Affamati sempre più di Gesù
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Affamati sempre più di Gesù

Sperimentare la presenza di Dio in questi tempi difficili

 
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Non sono passati molti anni da quando l'autore osservò la crisi della Chiesa. L'euforia e lo spettacolo stavano sostituendosi alla devozione e alla comunione con il Signore Gesù Cristo.

David Wilkerson era convinto che i cristiani avessero bisogno di essere scossi da un messaggio forte, che li spronasse alla ricerca della giustizia e della santità. Con questa visione ben impressa nella mente, tornò a New York per predicarvi proprio quel messaggio. Fu così che nel mezzo della città simbolo della mondanità nacque una grande chiesa, la Times Square Church. 

Affamati sempre più di Gesù vuole essere una chiamata appassionata a compiere un cammino quotidiano di discepolato più profondo, una chiamata a voltare le spalle ai piaceri effimeri che offre il mondo. Questoo libro non offre uno spuntino veloce per cristiani che hanno fretta, ma offre del pane per chi sta imparando ad attendere davanti al Signore per ricevere la manna dal cielo.
ISBN: 9788880770329
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Original Title: Hungry for more of Jesus
Product Code: 9788880770329
Dimensions: 150 x 210 x 15 mm
Weight: 0,230kg
Binding: Brossura
Number of pages: 222
Language: Italian

Sample chapter

IL PANE DI DIO

La Chiesa attuale di Gesù Cristo sperimenta la peggiore carestia spirituale della storia. Moltitudini di pecore affamate supplicano i pastori di provvedere loro del cibo che dia vita, che sia un reale nutrimento che li sostenga durante questi tempi inquieti. Eppure, fin troppo spesso non viene data loro neppure una briciola di qualcosa di spirituale! Queste pecore lasciano la casa di Dio vuote, insoddisfatte e deboli. Sono ormai stanche di girare una settimana dopo l’altra attorno a una tavola sparecchiata.
Non è questo che Dio voleva per il Suo popolo ed Egli ne è profondamente rattristato. Il Signore ha provveduto pane sufficiente per sfamare il mondo intero e il pane che offre va molto al di là di un semplice mezzo di sopravvivenza: è cibo per la vita nel senso più pieno, quella vita abbondante di cui parlava Gesù.
Che cos’è questo pane di Dio che noi, affamati, ricerchiamo tanto disperatamente? Gesù ci ha dato la risposta; Egli disse: “Poiché il pane di Dio è quello che scende dal cielo, e dà vita al mondo” (Giovanni 6:33). In altre parole, è Gesù la risposta, Lui in Persona! Come la manna mandata per mantenere in vita i figli di Israele nel deserto, Gesù è il Pane di Dio per noi, il dono mandato per tenerci in vita ogni giorno.
Il pane di Dio, quando lo si mangia quotidianamente, produce la qualità di vita di cui lo stesso Gesù godeva. Cristo partecipò a quella vita che fluiva direttamente dal Padre celeste, una vita, come Egli disse, che ci avrebbe risvegliati a nuova vita: “Io vivo a motivo del Padre, così chi mi mangia vivrà anch’egli a motivo di me” (Giovanni 6:57).
Proprio questo pane manca al cristianesimo moderno; eppure ne ha un bisogno disperato. La mia preghiera sincera è che questo libro possa aiutare a soddisfare la fame spirituale che tante persone stanno sperimentando nella propria vita.
Questa carestia spirituale va avanti da anni. Vedete, più ci allontaniamo da Gesù, che è la Sorgente di tutta la vita, più la morte filtra dentro di noi. Allo stesso modo, anche le chiese e i vari ministeri muoiono quando perdono il contatto con quella fonte di vita. In effetti, molti di loro da diverso tempo stanno morendo; si tratta di una lenta decomposizione. Ecco perché così tanti santi insoddisfatti si sono svegliati di fronte a questa realtà e gridano nella disperazione a Dio, desiderosi di far parte di una chiesa dove ci sia una qualche forma di vita. E’ il motivo per cui una buona parte dei giovani definisce la propria chiesa “morta”.
Il profeta Amos parlò di un giorno in cui “le belle ragazze e i giovani verranno meno per la sete” (Amos 8:13). Il profeta esclamò:

“Ecco, vengono i giorni, dice il Signore, Dio, in cui io manderò la fame nel paese, non fame di pane o sete d’acqua, ma la fame e la sete di ascoltare la parola del Signore. Allora, vagando da un mare all’altro... correranno qua e là in cerca della parola del Signore, ma non la troveranno” (Amos 8:11-12).

Molti cristiani si mostrano contrariati quando viene loro detto che Dio sta mandando una carestia così grave della Parola di verità. Certo, bisogna ammettere che oggi circolano innumerevoli predicazioni e insegnamenti vigorosi che vengono definiti “rivelazione”. Le Bibbie sono più disponibili che mai. Folle immense si accalcano per sentire parlare i loro predicatori e dottori preferiti. C’è addirittura qualcuno secondo cui questo periodo della storia cristiana è un giorno di grande risveglio, un tempo glorioso in cui il Vangelo fa risplendere la sua luce e vengono affermate nuove verità. Eppure, se quanto viene offerto al popolo di Dio non è il Suo Pane che scende dal cielo, allora non è vero cibo spirituale. Non produrrà vita. Sarà, invece, la causa di una terribile carestia che porterà a morire di inedia.
Purtroppo è vero che oggi si muore di fame proprio nella casa di Dio. La carestia costringe i credenti ad abbandonare la chiesa alla ricerca di qualcosa che possa soddisfare i loro bisogni più profondi. Ormai le chiese sono infestate da adulteri e da divorzi, dal rock and roll “cristiano”, da psicologia non biblica e dai falsi vangeli della New Age (Nuova Era). Tanti giovani cristiani si rivolgono ora alla droga e al sesso per cercare di ottenere qualche soddisfazione.
Tutto questo avviene perché una buona parte di quel che sentiamo oggi dal pulpito è nella migliore delle ipotesi un rinfresco gradevole: i sermoni non sono difficili da masticare, mancano di sostanza e si mandano giù con facilità. A dire il vero, sono anche una forma di “divertimento”. Le storielle sono raccontate vivacemente, le applicazioni sono facili e pratiche e non c’è mai una parola che offenda la sensibilità di qualcuno. Nessuno avrà problemi a portare con sé la moglie o il marito non credente al culto domenicale, perché non si sentirà in imbarazzo. Non ci sarà nessun confronto diretto riguardante il peccato, né i carboni ardenti dell’altare di Dio bruceranno nelle coscienze; non ci saranno frecce infuocate che dal pulpito penetrino nei cuori convincendo di peccato e costringendo a piegare le ginocchia. Nessun dito profetico verrà puntato direttamente ai cuori, né si udrà tuonare: “Sei tu quell’uomo!”. E se il martello si abbatte realmente per condannare il peccato, il colpo viene prontamente attenuato.
E’ incredibile, ma vero: il luogo più comodo per trovare riparo dagli occhi fiammeggianti di un Dio santo e recare sollievo alla propria coscienza, è dentro una chiesa morta. Là i predicatori servono più da portatori di bare che da apostoli di vita. Invece di guidare i credenti stremati dalla fame alla vita abbondante offerta da Gesù, danno qualche morbida rassicurazione, tanto per alleviare i dolori della fame. “Va tutto bene. Avete fatto il vostro dovere. Non vi preoccupate di cibarvi della Parola di Dio, rimanendo saldi nella preghiera, spolverando le vostre Bibbie o mettendo il vostro cuore in sintonia con il Suo”.
Qualche predicatore protesterà. Ci dirà che ben lontano dall’essere morte, le loro chiese sono strapiene delle lodi gloriose e dell’adorazione di Dio. Ma resta vero che non tutte le chiese, per il solo fatto di essere esuberanti e cariche di una forte emotività contagiosa, sono necessariamente piene di vita. L’adorazione che scaturisce da labbra impure è in realtà un abominio a Dio. La lode che fluisce da cuori inzuppati di adulterio, di concupiscenza o di superbia è un puzzo fetente che sale alle narici di Dio. Gli striscioni cristiani tenuti in alto da mani macchiate di peccato non sono altro che uno sfoggio di arroganza e di ribellione.
Una volta ho sentito un ministro di culto “profetizzare” che molto presto le riunioni di chiesa saranno costituite per il novanta per cento dalla lode. Se dovesse succedere, ammesso pure che la lode sia veramente sentita, rimarrebbe solo il dieci per cento per il resto, che immagino debba includere anche la Parola di Dio. Ma non diventeremo deboli spiritualmente se ci mettiamo a gridare e a lodare, senza però mangiare il Pane di Dio? Significa forse che siamo arrivati al punto raggiunto dai figli di Israele, quando si misero a brontolare: “E ora siamo inariditi; non c’è più nulla! I nostri occhi non vedono altro che questa manna!” (Numeri 11:6)? Sarà mai possibile che siamo stufi di sederci alla tavola preziosa del Signore?
Bisogna capire che la vera lode procede solo da cuori riconoscenti, da cuori che traboccano della vita pura di Gesù Cristo!
L’apostolo Giovanni udì una voce che gridava dalla sala del trono di Dio: “Lodate il nostro Dio, voi tutti suoi servitori, voi che lo temete, piccoli e grandi” (Apocalisse 19:5). Questi servi gioivano e davano a Dio la gloria, perché avevano camminato come fedeli discepoli e si erano preparati come la Sua sposa (versetto 7). Avevano mangiato il Pane di Dio con fedeltà e riverenza, essendo rimasti profondamente toccati dalla magnificenza e dalla santità della Sua potenza che dà vita.
Quanti cristiani al giorno d’oggi comprendono fino in fondo che cosa avviene quando ci accostiamo al Pane di Dio, quando mangiamo il corpo di Cristo e beviamo il Suo sangue? La forza pura, vitale e onnipotente di Cristo agisce per espellere e per distruggere tutto quello che è della carne e del diavolo, una volta che viene infusa nell’uomo o nella donna spirituale. Non c’è nulla che possa espellere da noi il cancro del peccato se non questa inondazione di vita divina!

IL RESIDUO SANTO

E’ vero il vecchio adagio: Ognuno è quello che mangia. Gesù disse che la Sua carne avrebbe dovuto essere il nostro cibo, la nostra dieta regolare: “Se non mangiate la carne del Figlio dell’uomo e non bevete il suo sangue, non avete vita in voi” (Giovanni 6:53).
Ai giudei era impossibile capire certi pensieri e “molti dei suoi discepoli si tirarono indietro e non andavano più con lui” (versetto 66). Dicevano: “Questo modo di parlare è duro; chi può ascoltarlo?” (versetto 60). Anche oggi coloro che limitano l’atto di nutrirsi del corpo del Signore alla tavola della Comunione non hanno compreso che cosa intendeva dire Gesù. Il motivo per cui noi osserviamo la Cena del Signore è quello di ricordarci che Egli è diventato la nostra fonte di vita mediante la Sua morte. Eppure, la cena della Comunione è più che simbolica; più noi mangiamo e beviamo di Cristo e più vedremo la Sua vita manifestarsi in noi. Ci è stato rivolto un invito aperto dal cielo ad accostarci alla Sua tavola, a mangiare e diventare forti.
Conosco molti discepoli che stanno facendo proprio questo! In mezzo a una generazione di pastori mercenari e di seguaci stufi di nutrimento, si sta formando sulla nostra terra un sacerdozio santo e levitico: sono i servi e le serve che desiderano diventare pastori secondo il cuore del Signore. Lo Spirito li ha unti perché conducano un popolo separato che li seguirà nella pienezza di Cristo.
Questi credenti sono totalmente presi dall’amore per il Signore, privi come sono della superbia e delle ambizioni di questo mondo; ardono di zelo per la santità di vita. Certo, sono ancora in pochi, ma il loro numero cresce. Non hanno altro alimento se non Cristo, perché sanno che non v’è altra fonte di vita. Scoppiano di vitalità perché sono venuti diligentemente e spesso alla tavola del Signore. Amano secondo verità e non hanno paura di niente. Denunciano il peccato senza chiedere scusa, abbattono fortezze e idoli. Tutto questo lo fanno per portare libertà ai fratelli e alle sorelle, per suscitare in loro la fame della realtà di Cristo Gesù e per insegnare come cibarsi di Lui.
Questo residuo santo presente oggi nella nostra terra adora il Signore in spirito e in verità. Sono più innamorati di Gesù che dei Suoi doni e delle Sue benedizioni. Lo lodano con mani pulite e cuori puri perché lo Spirito Santo ha insegnato che il corpo di Cristo non verrà mai offerto come cibo alle persone impure. Lo Spirito Santo non permetterà che il Pane di Dio venga presentato dove la gente rimane attaccata alle passioni peccaminose e agli idoli. Eppure, tragicamente, molti oggi continuano a mangiare alla tavola dei demoni, servendo i loro appetiti lussuriosi, e pretendono poi di potersi avvicinare alla tavola del Signore per banchettare con i giusti. Ciò porta solo alla malattia spirituale e alla morte, perché queste persone, essendo ingannate, non possono discernere il vero Pane di Dio.
Queste pecore malaticce si sono indebolite spiritualmente e sono state colpite a tal punto dal morbo del peccato che non riescono più a mangiare cibo solido. Invece, preferiscono rosicchiare i gusci di insegnamenti che solleticano le orecchie. Subiscono fortemente l’attrazione della leggerezza e dei divertimenti, piuttosto che della Parola genuina. Il loro appetito spirituale si è affievolito fino a venire a mancare a forza di ingerire tanta robaccia priva di sostanza.
Prendiamo la televisione come esempio lampante. Poche sono le attività che seducono i cristiani più di questa. La televisione è una forma particolarmente insidiosa di idolatria, contro la quale mi trovo sempre più a gridare mentre assisto all’inedia spirituale di una intera nazione. In che cosa consiste buona parte della programmazione televisiva, se non in un banchetto satanico a cui ci viene chiesto di brindare? L’annuncio pubblicitario radiofonico di un network televisivo invitava i telespettatori a seguire un programma particolare per “ottenere una buona dose di avidità, di lussuria e di passione, così come vi piace”. Non importa come vogliamo chiamarla noi cristiani, perché sono gli stessi produttori televisivi a chiamare la TV con il suo vero nome: una fonte di lussuria! Ma pur sapendolo, sono letteralmente milioni i cristiani che si siedono davanti al televisore ora dopo ora, giorno dopo giorno, per assimilare una dieta costante di immondizia che deve certamente affliggere il cuore di Dio!
Nulla mi è più chiaro del dolore di Dio per questa idolatria; non tanto per la televisione in sé, ma per la teledipendenza dei cristiani! Si tratta di una ostentata ribellione contro un Dio santo.
Lo Spirito Santo piange le moltitudini di credenti spiritualmente accecate che rifiutano di ubbidire alla voce interiore che li sprona a smettere di bere da quella sudicia cisterna. Se Geremia avesse potuto testimoniare di questo triste spettacolo, milioni di membri del popolo di Dio a trastullarsi e a bere copiosamente ogni domenica alla fonte della lussuria, del crimine e dell’avidità, invece di sedersi nella casa di Dio per mangiare del Suo Pane... quanto avrebbe pianto, quanto si sarebbe lamentato nella cenere! Avrebbe urlato dal profondo dell’animo la parola del Signore: “Ma il mio popolo ha cambiato la sua gloria per ciò che non giova a nulla... ha abbandonato me, la sorgente d’acqua viva, e si è scavato delle cisterne, delle cisterne screpolate, che non tengono l’acqua” (Geremia 2:11 e 13).
Quanto rendiamo geloso il Signore! Dedichiamo tanto generosamente il nostro tempo a mangiare alla tavola dei Suoi nemici (la TV ne è solo un esempio) ma abbandoniamo e ignoriamo la Sua tavola. Quanto Egli bramerebbe invece avere quel tempo per cibarci del vero Pane della Vita! Non è giunta da tempo l’ora di buttare all’aria la tavola del diavolo apparecchiata nella nostra vita? Di entrare nello sgabuzzino della preghiera per banchettare con il vero Pane di Dio? Di sbarazzarci, sia noi sia le nostre case, di tutto quello che macchia e inquina la nostra mente spirituale? Ci dobbiamo chiedere in tutta onestà: alla tavola di chi saremo noi seduti quando il Redentore arriverà improvvisamente a Sion?

IL PANE DELLA FORZA

Un tempo ho trascorso intere settimane davanti al Signore in lacrime, supplicandoLo di dare un messaggio di consolazione e di speranza a tutti quei credenti feriti che scrivono alla Times Square Church. Lavorando a New York con i tossicodipendenti, con gli alcolisti e con i senzatetto, mi sono spesso trovato a pregare: “Signore, dovunque mi giro vedo dolore, sofferenza, angoscia e inquietudine. Che messaggio posso rivolgere a persone tanto disperate? Qual è la Tua parola per loro? Sicuramente ti curi di questa gente che per Te è preziosa. Sicuramente desideri con tutto il cuore dare una parola che spezzi le loro catene”.
Una parola il Signore l’ha data, ed è questa: Egli ha provveduto una via per fortificare tutti i Suoi figli e le Sue figlie, nessuno escluso, perché possano resistere al nemico. Questa forza viene solo quando si mangia del Pane disceso dal cielo. Salute e forza spirituali dipendono da quanto noi assimiliamo questo Pane.
Ascoltiamo attentamente una volta ancora le parole di Gesù: “Io vivo a motivo del Padre; così, chi si ciba di me vivrà a motivo di me”. Gesù era in comunione talmente stretta con il Padre, si era consacrato alla Sua volontà a tal punto che le parole del Padre erano diventate il Suo cibo e la sua bevanda di ogni giorno. Gesù si manteneva quotidianamente ascoltando e vedendo ciò che il Padre richiedeva, ma questo era il risultato di molto tempo trascorso da solo con Lui.
Cristo disse ai Suoi discepoli: “Io ho un cibo da mangiare che voi non conoscete... il mio cibo è far la volontà di colui che mi ha mandato, e compiere l’opera sua” (Giovanni 4:32 e 34). Li istruì poi con queste parole: “Adoperatevi non per il cibo che perisce, ma per il cibo che dura in vita eterna e che il Figlio dell’uomo vi darà” (Giovanni 6:27). Non osiamo perdere questo segreto di forza: proprio come Cristo visse grazie al Padre, così noi pure dobbiamo ricevere la nostra vita cibandoci di Cristo.
Un caro anziano di ottantasei anni ha scritto al nostro centro di consulenza, raccontandoci come si prende cura teneramente della sua moglie invalida. Sono troppo poveri, non si possono permettere un ricovero; il suo timore è di morire, lasciandola senza nessuno disposto a prendersi cura di lei. A quest’uomo io dico: “Non ti disperare! Guarda in alto e bevi alla presenza di Cristo. Lasciati cibare dallo Spirito Santo, dalla manna del cielo. InvocaLo. Egli può sentire il gemito più fioco. Egli promette di darti Sé Stesso in nutrimento. Egli entrerà nel tuo essere più profondo con luce e vita rinnovate. Dio ha detto che Gesù è il nostro Pane della Vita, è da Lui che riceviamo la nostra vita e il nostro sostentamento. Perciò, confida in Lui cibandoti di Cristo. Egli ti darà la forza!”
La moglie di un contadino del Montana ha scritto di essere arrabbiata, perplessa e di aver raggiunto il colmo della disperazione perché la fattoria di famiglia sta andando in fallimento. Il marito ha fatto quel che ha potuto, ma la situazione pare grigia e senza soluzione; inoltre, non sembra importare a nessuno. Io dico a questa amata sorella: “Rimani alla tavola del Signore! Ritorna alla tua sorgente di vita, il Pane di Dio!”
L’autore della lettera agli Ebrei si rivolgeva così al popolo di Dio: “Accettaste con gioia la ruberia dei vostri beni, sapendo di possedere una ricchezza migliore e duratura” (Ebrei 10:34). Insieme con questo scrittore, io continuo a ripetere: “Non abbandonate la vostra franchezza, che ha una grande ricompensa” (versetto 35). Non lasciamo la tavola del Signore per l’autocommiserazione, isolandoci in qualche angolo oscuro di disperazione. Attendiamo alla Sua presenza finché non ci abbia soddisfatti; alla Sua tavola troveremo tutto quello che è necessario alla vita e alla santità. Nessuno potrà mai portarvi via quel Pane eterno e largitore di vita. Vivi di Lui. Mangia Cristo e vinci!
Ai divorziati, ai disoccupati, alle persone sole, ai genitori che piangono i loro figli morti, agli schiavi del peccato che vogliono la libertà io dico: state forse cercando aiuto nei posti sbagliati? Fate ciò che già sapete di dover fare: ritornate di corsa alla presenza del Signore e cercateLo con tutto il vostro cuore! Tornate a mangiare il cibo spirituale giusto, buttate via tutta la robaccia preconfezionata che non sazia. Troverete tutta la potenza e la forza di cui avete bisogno, man mano che la Sua vita penetra in voi attraverso il Pane di Dio.
Gioisco con coloro che hanno motivo di rallegrarsi, piango con chi piange. Eppure, talvolta sono convinto di udire lo Spirito Santo che mi bisbiglia all’orecchio: “Non affliggerti per quei cristiani che hanno abbandonato la Mia tavola. Non piangere per loro e non caricarti dei loro problemi. Essi non pregano più, non leggono più la mia Parola, sebbene sprechino ore a pensare esclusivamente a sé. Giorno dopo giorno confermano di avermi dimenticato. Essi continueranno a soffrire finché non torneranno a mangiare il Pane che io ho provveduto loro per guarirli e fortificarli”.
Il nostro centro di consulenza riceve anche lettere da cristiani che hanno sopportato gravi afflizioni ma si nutrono quotidianamente del Pane di Dio. Molti di questi cristiani sono cresciuti nella fede e nella forza, tanto è vero che manifestano sempre più la Presenza di Dio nella propria vita. Anche in mezzo alle prove permesse da Dio, si sono rivolti al Signore con tutto il cuore. Lo hanno cercato nei problemi e nei dispiaceri ed Egli ha udito il loro grido, saziando la loro anima affamata, dando loro il necessario per sopportare i tempi duri. Dio li ha elevati al di sopra dei loro problemi, al punto che conoscere Cristo è diventato per loro più importante di trovare un sollievo. Vivono letteralmente di Cristo, perché in Lui hanno scoperto la loro potente sorgente di forza. Un giorno essi brilleranno come oro colato, essendo stati provati con il fuoco. Saranno totalmente purificati dal proprio “io” e dalla loro superbia. Come Cristo, il loro unico desiderio sarà quello di compiere la volontà del Padre e di completare la Sua opera.
Il Pane di Dio viene dispensato giornalmente, proprio come la manna agli Israeliti. La Bibbia dice che Dio diede al Suo popolo la manna per umiliarlo (Deuteronomio 8:16). L’umiliazione non derivava dal fatto che fosse cibo per i poveri perché in realtà era il “cibo degli angeli” (vedi il Salmo 78:25). No, si sentirono umiliati perché dovevano ricercare questo cibo su base giornaliera. Questa prassi ricordava a loro che era Dio che teneva la chiave della credenza. Si vedevano costretti ad attendere alla Sua presenza e a riconoscere del continuo che Lui solo era la loro Fonte.
Anche oggi i cristiani vengono umiliati allo stesso modo: Dio ci sta dicendo che quanto abbiamo mangiato di Cristo ieri non potrà supplire al bisogno di oggi. Bisogna ammettere che patiremo la fame spirituale e ci indeboliremo fino a diventare completamente distrutti, senza quella fornitura quotidiana di Pane celeste. Dobbiamo accostarci spesso alla tavola del Signore. Dobbiamo essere diligenti nell’attendere a questo banchetto. Dobbiamo convincerci una volta per tutte che non verrà mai il giorno in cui la provvista di forza quotidiana basterà per quelli successivi.
A quanti tra noi amano il Signore Gesù e desiderano essere ritenuti parte del residuo fedele, c’è una cosa che posso promettere: le carestie non durano in eterno. Dio tornerà a visitare il Suo popolo. Come si vedrà nel prossimo capitolo, Egli desidera appagarci in pieno. Vuole donarci quella vita abbondante alla quale tanto aspiriamo. Egli desidera intensamente incontrarsi con ogni cuore sincero che è sempre affamato per più di Gesù.

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David Ray Wilkerson (David Wilkerson)
David Ray Wilkerson (David Wilkerson)

David Wilkerson (1931-2011) è stato un evangelista e pastore americano.
Dopo la scuola superiore, entrò al Central Bible College, fu ordinato ministro, e servì come pastore in piccole chiese della Pennsylvania.

Nel 1958 fu chiamato da Dio a New York per ministrare ai membri delle gang e ai tossicodipendenti della città, come racconta nel suo bestseller The Cross and the Switchblade (in italiano pubblicato come La croce e il pugnale che è successivamente diventato anche un film). Dal suo lavoro nelle strade con ragazzi problematici e affetti da dipendenze, nacque il ministero TeenChallenge, che offre diversi programmi di recupero a giovani, adulti e alle loro famiglie.

Wilkerson fondò anche Youth Crusades, CURE Corps e World Challenge e, nel 1987, la chiesa di Times Square.

Sentiva anche il forte peso di incoraggiare e fortificare i pastori e dal 1999 al 2008 viaggiò in tutto il mondo tenendo conferenze a questo scopo.

Per più di 40 anni, il suo ministero evangelistico incluse la predicazione, l'insegnamentoi e la scrittura. Ha scritto oltre 30 libri, tra cui Revival on Broadway (in italiano pubblicato come Risveglio a Boroadway), It Is Finished, Hungry for More of Jesus (in italiano pubblicato come Affamati sempre più di Gesù), Have You Felt Like Giving Up Lately? (in italiano pubblicato come Non gettare la spugna) e The Vision (in italiano pubblicato come La Visione).

Wilkerson ha sempre sfidato la sua chiesa ad ubbidire agli insegnamenti di Gesù. Egli predicava la santità di Dio, la sua giustizia e il suo amore, potenti messaggi biblici che incoraggiavano a vivere in modo giusto e in totale dipendenza da Dio.

David era sposato con Gwen, avevano quattro figli e 11 nipoti.


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