Ben Witherington III, sull'onda del successo di un'opera e di un film come Il codice da Vinci, cerca di rendere ragione delle convinzioni cristiane concernenti la natura di Gesù Cristo, la Bibbia (il canone del Nuovo Testamento) e le vicende del primo cristianesimo. Egli si confronta direttamente con il revisionismo neognostico che sta dietro il romanzo. Ci sarebbero "verità" imbarazzanti da portare alla luce, e una sapienza misteriosa e codificata da rintracciare nei meandri dell'interiorità del soggetto e dell'umanità tutta intera. Può essere che la versione accreditata e tradizionale della vita di Cristo sia in qualche modo incompleta? E' possibile che Cristo non sia morto sulla croce? E' possibile che Gesù si sia sposato, abbia avuto dei figli e che la Sua discendenza esista ancora? Dall'altro lato ci sono l'attendibilità e affidabilità dei documenti neotestamentari, la ragionevolezza e fondatezza della ricostruzione della storia dei primi secoli del cristianesimo e, soprattutto, la chiarezza e la semplicità del Vangelo di Gesù Cristo, il cui "codice" è molto diverso da quello dello gnosticismo antico e contemporaneo. Là dove lo gnosticismo antico e il neognosticismo sono elitari, il cristianesimo era ed è egalitario, esprimendosi con affermazioni quali: "nè giudeo nè greco, maschio o femmina, schiavo o libero". Là dove lo gnosticismo antico e il neognosticismo sono complessi, il cristianesimo conserva la semplicità dell'appello fatto da Chi ha affermato: "lasciate i piccoli venire a me...".