L'ascesa del puritanesimo
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L'ascesa del puritanesimo

La via alla Nuova Gerusalemme così come fu esposta dal pulpito e nella produzione letteraria, da Thomas Carterigh a John Liliburne e John Milton

 
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Il puritanesimo anglosassone è un aspetto della vasta crisi religiosa che percorre l'Europa dei secoli XVI e XVII ed assume forme caratteristiche nelle singole nazioni e culture. Il problema del divino ne è infine il canone fondamentale, mutuato dalla Scrittura. L'unico vero protagonista della storia è Colui che si nasconde dietro le apparenze più evidenti delle opere umane. Di fronte alla Sua forza provvidenziale tutto si piega, si trasforma, si alza o si abbassa secondo un volere insondabile. Solo in quell'abisso si radica ogni certezza, solo di là proviene ogni verità e giustizia. Gli accenti propriamente teologici della Bibbia, di Agostino, di Lutero, di Calvino costituiscono, per i Puritani, lo sfondo universale di ogni esigenza di conversione. L'energia suprema del divino si manifesta nell'umanità sofferente di Cristo, che mostra con tutto Se Stesso i caratteri della nuova legge di salvezza e dona la forza del Suo Spirito. L'essere umano acquista la sua dignità esclusivamente di fronte a questa ultima prospettiva teologica, dove tutto ha origine e trova il suo compimento. La problematica ecclesiastica, che tanto preoccupava i Cristiani di quel tempo, deve essere riportata a questa sua autentica origine, per evitare che la relatività storica delle opere umane, anche religiose, si frapponga tra la purezza trascendente e i peccatori alla ricerca di giustizia. Il divino delle Scritture si erge sempre di nuovo contro ogni idolatria, deformazione o menzogna che possa essere costruita attorno alla Sua grandezza e misericordia.
ISBN: 9788888747620
Producer: Alfa e Omega
Product Code: 9788888747620
Weight: 0,640kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

INDICE

1. Medici dell’anima
2. La confraternita spirituale
3. La chiamata dei santi
4. La retorica dello Spirito
5. Riforma senza indugio
6. La via sicura alla salvezza
7. Episkopomastix
8. Espulso dai prelati
9. Radici e rami
10. La legge di natura

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[...] di ogni classe di persone. Il puritanesimo era un movimento di questo
genere. Era pi? di un semplice problema di governo ecclesiastico, pi?
di una battaglia verbale tra prelati e scismatici. Era un nuovo modo di
vita, che oltrepassava tutte le divisioni che di volta in volta solcavano la
sua superfi cie e che minacciava in ogni sua manifestazione di smembrare
la societ? esistente. Alla fi ne avrebbe sottoposto la civilt? inglese a
un?attitudine mentale, a un codice di comportamento, a una psicologia,
a una modalit? espressiva la cui vitalit? superava di gran lunga le forme
particolari di vita religiosa che fi orirono di volta in volta nel corso della
sua irresistibile avanzata.
I veri autori di questa avanzata furono i predicatori, e fra loro ebbero
grande infl uenza quanti si dedicarono a esporre lo stile di vita puritano
mediante precetti, immagini ed esempi, attraverso il pulpito e la stampa,
piuttosto che tramite rivolte contro il governo esistente o il tentativo
di formare chiese separate sfi dando la legge. Questi ? e non i controversisti
dottrinari o i martiri della persecuzione ? furono gli uomini che,
a lungo andare, contribuirono maggiormente a formare il carattere del
Lungo Parlamento e a diffondere tra i loro compatrioti la caratteristica
versione puritana dell?antica epopea del combattimento spirituale dell?uomo.
La storia della lotta per la riforma del governo ecclesiastico e
dello stato nel diciassettesimo secolo ? ben nota. Lo stesso dicasi per la
storia delle importanti comunit? settarie che emersero da quella lotta.
A noi preme ricapitolare solo quel tanto che basta a farci comprendere
ci? che non ? ancora stato adeguatamente compreso: cio? il contributo
dei predicatori nel preparare quell?habitus mentale di cui le guerre civili,
il Commonwealth puritano, l?Assemblea di Westminster e tutte le nascenti
sette, per non parlare del Paradiso perduto, del Pellegrinaggio del
Cristiano e di molto altro ancora, furono l?espressione fi nale.
Il programma presbiteriano presentato da Cartwright nel 1569 fu respinto,
e tutti i successivi tentativi di assicurarne l?accettazione generale
fallirono. Ma il puritanesimo era molto pi? che uno schema relativo alla
forma di governo della chiesa, e per questo continu? ininterrottamente
a fortifi care e a estendere la sua infl uenza sull?immaginazione collettiva
degli Inglesi. A Cambridge Cartwright si lasci? dietro amici e discepoli
che, per nulla scoraggiati dal suo fallito tentativo di purifi care il governo
ecclesiastico, dedicarono le proprie energie in misura sempre crescente
a istruire la gente sugli ideali puritani, ammaestrandoli in quello stile di
vita. La regina Elisabetta e i suoi vescovi non avrebbero permesso loro di stabilire direttamente per legge il calvinismo, ma non impedirono
loro di convertire al timore di Dio gentiluomini di campagna, avvocati,
mercanti e un numero sempre crescente di gente pi? umile. Di tanto
in tanto, un qualche predicatore puritano sarebbe stato trascinato in attivit?
faziose, come poteva essere un attacco diretto ai governanti della
chiesa o un?aperta secessione, ma la maggior parte di loro si accontentava
di dedicarsi, sotto copertura della legge, a predicare la dottrina di
fede e la sacra epopea della caduta e della redenzione dell?uomo.
Questi predicatori, avevano alle spalle la lunga tradizione del pulpito
popolare. Le opportunit? create dalle nuove condizioni, dallo spostamento
di popolazione verso le citt?, dalla crescita e della diffusione
della ricchezza, dalle folle, dalle tipografi e e dalle Bibbie della nuova
epoca, erano a portata di mano. Elisabetta all?inizio del suo regno disapprov?
l?attivit? di tipo profetico e cerc? di limitare la predicazione
alle semplici omelie. Tuttavia, come il tempo avrebbe dimostrato, non
c?era modo per il governo di allora di zittire il pulpito o la stampa. La
predicazione crebbe in popolarit?, fu sempre pi? utilizzata da tutti i
partiti e sotto Giacomo divenne di moda. L?incremento della circolazione
di Bibbie and? di pari passo con la predicazione. Perfi no i cattolici
ne approntarono una traduzione, e i vescovi ne elaborarono una che
potesse competere con quella degli esuli ginevrini, fi nch? la chiesa, col
beneplacito di re Giacomo, prepar? la versione autorizzata. La dottrina
calvinista, per quanto una reazione fosse gi? iniziata sia tra gli anglicani
che tra le sette radicali, prevalse da ogni parte. Ma ci? che distingueva
i predicatori puritani, ancor pi? della loro posizione dottrinale, era il
modo e lo scopo della loro predicazione. Disapprovati dalle autorit?, ma
intenzionati a salvare il mondo mediante un risveglio religioso e a portare
a termine la riforma ecclesiastica, furono costretti a cercare sostegno
ovunque potessero trovarlo tra la gente. Affermavano, come anche altri,
che l?uomo poteva essere salvato solo per fede, ma si sforzavano di farlo
usando termini che gli uomini comuni potessero comprendere, con immagini
espressive che avrebbero spinto gli altri a pentirsi, a credere e a
iniziare subito una nuova vita sotto la guida del predicatore.
Questo genere di predicazione cominci? ben presto a essere defi nita
?spirituale?, in contrapposizione alla ?sofi sticata? predicazione dei prelati
anglicani pi? conservatori. Ebbe origine a Cambridge, pi? o meno al
tempo dell?espulsione di Cartwright, e fu grandemente incoraggiata dalla
fondazione di due nuovi college: l?Emmanuel, fondato nel 1584 da Sir Walter Mildmay, nientemeno che Cancelliere dello Scacchiere1, e il Sidney
Sussex, fondato nel 1596 dalla Contessa del Sussex, zia di Sir Philip
Sidney. Entrambi furono istituiti espressamente allo scopo di addestrare
predicatori per l?esercizio del ministero pastorale. Fuller racconta che
quando la regina Elisabetta chiese al cancelliere se avesse dato vita a
una ?fondazione puritana?, Sir Walter replic?: ?No Signora, lungi da me
fare qualcosa di contrario alle leggi da voi stabilite: ho solo piantato una
ghianda che, quando diverr? quercia, Dio solo sa quali frutti dar??2.
Da Cambridge, cos? foraggiati e in numero sempre crescente, i predicatori
?spirituali? presero a occupare le posizioni che erano create da
un interesse pubblico in costante aumento. Di conseguenza, molto prima
che Laud salisse al potere, i predicatori spirituali erano le fi gure
dominanti sui pulpiti di Londra, Cambridge e non pochi centri provinciali
e parrocchie di campagna. Guadagnando rapidamente un numero
sempre maggiore di convertiti allo stile di vita puritano, ed estendendo
la loro infl uenza attraverso la pubblicazione dei sermoni e l?esempio della
loro stessa condotta, costoro divennero indubbiamente la principale
forza propulsiva nella diffusione del puritanesimo tra tutte le classi sociali.
Tra loro, singoli individui presero parte di quando in quando allo
sforzo di organizzare l?opposizione nella chiesa o in Parlamento. Alcuni
si staccarono e scelsero la strada del separatismo, senza dar garanzia di
volersi conformare strettamente a tutte le prescrizioni. Tuttavia, la maggior
parte di loro, certamente i pi? importanti, di norma non s?impegn?
in aperte ostilit? verso l?establishment. Piuttosto, giur? fedelt? al regime,
e fu altrettanto, se non pi?, risoluta degli altri contro papisti, arminiani
e antinomiani, per non parlare di streghe, bestemmiatori e atei. Anche i
pi? conservatori erano poco meno risoluti contro brownisti, anabattisti
e familisti. Non chiedevano altro che la libert? di predicare la parola, la
quale, nelle anomale condizioni del tempo, fu loro concessa senza grosse
interferenze fi nch? non fu troppo tardi per fermarli senza distruggere
tutto. Finch? Laud non adott? delle misure legali per zittirli, gran parte
dei predicatori spirituali non si rifi ut? di conformarsi. Potevano permettersi
di aspettare. Avevano i loro pulpiti e il crescente sostegno di uomini
ricchi e potenti. Da questa posizione avvantaggiata poterono lavorare all?erezione di un sentimento popolare che alla fi ne si sarebbe dimostrato
pi? effi cace di qualsiasi prematura separazione dall?esistente ordine di
cose. Convinti piuttosto sinceramente di non avere altro obiettivo che
quello di formare seguaci nel Signore Ges?, poterono creare tra il popolo
un clima che si sarebbe rivelato pi? forte del rispetto per i vescovi
o persino per la corona, un?atmosfera morale in cui i governi avrebbero
ben presto trovato impossibile imporre certe cose e proibirne altre.
Inevitabilmente i predicatori puritani esercitarono un?infl uenza incalcolabile
sullo sviluppo del gusto e dell?espressione letteraria popolare,
un?infl uenza non minore per il fatto di essere stata ignorata da
critici e storici1. Dal momento che parlavano in una forma che sarebbe
divenuta ben presto fuori moda e in nome di una causa destinata a tramontare,
dopo la Restaurazione su di loro scese l?oblio. La cultura letteraria,
sebbene presentata come un obiettivo di primaria importanza per
le lotte spirituali delle classi media e bassa in periodi successivi, ? stata
associata nella tradizione del buon gusto all?anglicanesimo e a tutto ci?
che esso implica. L?apostolo della cultura ai Filistei non assicur? forse
con solennit?, ai sudditi della regina Vittoria, che Milton stesso non
avrebbe mai potuto scrivere il suo poema se non avesse avuto la buona
sorte di essere almeno nato entro la chiesa stabilita? Perci?, malgrado
i predicatori puritani abbiano preparato la via al Paradiso perduto, al
Pellegrinaggio del Cristiano e a Robinson Crusoe, sono stati ampiamente
dimenticati. Solo Milton e Bunyan si sono guadagnati fama sopravanzando
la notte che ? calata sul resto della precedente letteratura della
dissidenza. Eppure, perfi no la grandezza di Milton, quando non appar?
quasi inevitabilmente deplorabile, ? parsa terribile e sui generis, sorprendente
e da spiegare. Per quanto riguarda Bunyan, egli da bravo
stagnino s?infi l? nel canone dei classici inglesi dall?entrata di servizio,
dal momento che nessuno sa da dove venne.
La storia della letteratura di tradizione aristocratica, prendendo in
considerazione i predicatori del diciassettesimo secolo, ha riservato la
maggior parte della sua attenzione, e praticamente tutti i suoi elogi, ai
rappresentanti dell?ideale anglicano di chiesa e di vita religiosa. La posizione
degli ecclesiastici anglicani nella Riforma richiese che difendessero
la separazione da Roma. La loro posizione successiva, come portavoce della religione stabilita sotto Elisabetta, richiese che sviluppassero
la storica tradizione ecclesiastica cattolica in una direzione compatibile
con lo spirito d?indipendenza nazionale, ma in contrapposizione alla rivoluzione
sociale. Assumendo una via media tra cattolici e puritani, essi
difesero la chiesa stabilita sotto la corona, atteggiamento stigmatizzato
come ?erastiano? dai loro avversari. Dal punto di vista dottrinale, si allontanarono
rapidamente dal calvinismo ortodosso, con le sue scomode
implicazioni egualitarie, in favore di una teologia di elastico compromesso
e di continuo adeguamento tra legge divina e natura umana, di
un razionalismo che sosteneva la pubblica sicurezza, ammettendo nello
stesso tempo il vantaggio di quei cambiamenti che nel corso del tempo
si fossero dimostrati inevitabili e relativamente indolori. Questo era l?arminianesimo
della chiesa che, insieme all?antinomismo dell?ala sinistra
del movimento puritano, fi n? con lo smembrare le fi la del calvinismo
ortodosso militante.
I principi fi losofi ci dell?anglicanesimo furono defi niti da Hooker
alla fi ne del sedicesimo secolo, e brillantemente portati avanti da Chillingworth
alla vigilia della crisi rivoluzionaria. Il primo grande rappresentante
dell?anglicanesimo dal pulpito fu Lancelot Andrewes. Il suo
maggior genio (che, nato in altre circostanze, avrebbe potuto tranquillamente
essere collocato tra i predecessori di Milton e Bunyan) fu John
Donne. I temi della predicazione anglicana erano l?autorit? divinamente
stabilita della chiesa e della corona, i loci classici dell?epopea sacra consacrati
dalla tradizione cattolica, e le virt? e i vizi defi niti dalla dialettica
storica della scienza morale medievale. Fin dall?inizio, gli anglicani si
assicurarono un posto nella nascente tradizione del gusto letterario, ma
non solo a motivo delle loro capacit? e delle loro doti. Rifacendosi tanto
all?umanesimo del sedicesimo secolo quanto ai padri della chiesa, portarono
sul pulpito gli stilemi del gusto letterario dell?epoca. Come altri
scrittori del tempo, si deliziavano soprattutto della ricercatezza e dei
giochi di parole, facendo mostra di quella sorprendente combinazione
di emozionalismo drammatico e di brillante intellettualit?, di immaginazione
poetica e di immaginazione realistica, che era la caratteristica
distintiva dell?ingegno metafi sico. I loro sermoni erano elaboratamente
tempestati di allusioni ad autori classici, patristici e medievali, punteggiati
di improvvise incursioni nel familiare e nel bizzarro. Fin troppo
spesso si limitavano a far bella mostra di oscura erudizione e ingegnosit?
verbali. In un?epoca in cui l?ascolto dei sermoni era un popolare diversivo oltre che una pratica devota e uno stimolo intellettuale, anche loro
avevano un proprio pubblico, ma, se ci basiamo sulla diffusione dei loro
sermoni tramite la stampa e sul numero e sull?importanza dei loro imitatori
e discepoli, vediamo che la loro infl uenza sulla mente del popolo
diminu? rapidamente di fronte a quella dei loro rivali puritani.
La differenza tra la predicazione degli anglicani e quella dei puritani,
tra la predicazione sofi sticata e quella cosiddetta spirituale, tra ?la
sapienza delle parole? e ?la parola di sapienza?, non era unicamente
stilistica1. Per convinzione e per convenzione, i puritani facevano professione
di disapprovare le citazioni di autori umani e di attenersi solo
alla Scrittura. Fecero perfi no assurgere una dialettica del tutto arida e
schematica a modello discorsivo ideale, pur rendendosi conto di non
poterla applicare in ogni occasione. La verit? ? che sin dapprincipio essi
condivisero appieno l?amore elisabettiano per l?eloquio brillante e l?immaginazione
poetica, e lungi dall?abbandonare questi espedienti, li svilupparono
a modo loro, a volte in misura assai notevole. Accantonarono
allusioni letterarie, volontari eufuismi2 e ricercate metafore metafi siche,
in favore di similitudini familiari, parabole, exempla, modelli morali e
via dicendo. Il risultato fu uno stile diverso ma non meno fantasioso,
derivato direttamente dalla tradizione medievale ed elisabettiana in risposta
ai bisogni e ai gusti del pubblico da cui i predicatori dipendevano
tanto per il sostegno personale quanto per l?eventuale trionfo della loro
causa. I predicatori, se volevano sopravvivere, dovevano trovare i mezzi
per stimolare l?immaginazione, indurre eccitazione emotiva, avvincere
il cuore dei peccatori, conquistare anime al Signore, in altre parole per
farsi capire e per farsi sentire. Questa necessit? determin? la natura del
loro metodo omiletico. Non sarebbero stati fi gli del loro tempo se non
avessero provveduto una scienza teologica appropriata ai loro fi ni, convincendosi
che, quando tutti i giusti sarebbero stati radunati e gli empi
sbugiardati e confusi, non sarebbe servito altro che sillogismi. Nell?attesa
di quel giorno glorioso, tuttavia, avrebbero permesso alle limitazioni
della mente carnale il pi? audace sfruttamento delle drammatiche immagini
della tentazione, della battaglia e del trionfo che la Bibbia che,
avendo da poco acquistato popolarit?, metteva a loro disposizione.

Un?analisi dei cataloghi di libri inglesi stampati dalla fi ne del sedicesimo
secolo allo scoppio della rivoluzione, mostra che furono probabilmente
gli autori puritani ad aver fatto pi? di chiunque altro a quel tempo
per occupare stampatori e librai nel fornire al pubblico comune del
materiale di lettura1. La natura e l?ampiezza di questa letteratura sono
evidenti in particolare nella bibliografi a sistematica che John Wilkins,
nipote di John Dod e cognato di Oliver Cromwell, raccomanda per la
biblioteca di un predicatore nel suo Ecclesiastes, or a Discourse concerning
The Gift of Preaching del 16462. Questa lista abbonda, neanche a
dirlo, di scritti tecnici e polemici, inevitabile contorno della crescente
tensione del tempo, ma queste cose probabilmente non monopolizzarono
per molto l?attenzione di un gran numero di persone. I ponderosi in
folio e i fi tti in quarto in cui la Scrittura veniva esegeticamente sviscerata
alla luce della dottrina puritana, insieme agli opuscoli polemici in
cui si dibatteva senza fi ne la grande questione di quale tipo di governo
ecclesiastico fosse stato prescritto dallo Spirito Santo e praticato dagli
apostoli, cominciarono ben presto ad avviarsi verso il dimenticatoio, i
ripiani pi? alti delle librerie e i cestini della carta straccia. Il puritanesimo,
pur non potendo evitare di produrre questo genere di libri, non
deve a essi la sua crescita e la sua espressione di forza primaria. I predicatori
non avrebbero mai avuto il successo che riscossero tra il popolo
se non fossero stati profeti e poeti, oltre che specialisti e controversisti.
Abbiamo un?autorit? del calibro di Richard Baxter che ci aiuta a
rintracciare, nella mole di libri segnalati dalla bibliografi a di Wilkins,
quelli che giunsero a essere particolarmente stimati per la loro popolarit?.
Scrivendo, certamente anni dopo, in un periodo in cui era necessario
fare ogni sforzo per tenere in vita la vecchia devozione, Baxter stil? un
elenco di autori che, a suo avviso, avrebbero dovuto trovarsi ?anche
nelle biblioteche pi? povere e piccole?3. Si tratta della quintessenza
della letteratura popolare puritana. Per prima viene la Bibbia con una concordanza, un commentario e uno o due catechismi. Poi Baxter raccomanda
quattro dei ?migliori libri inglesi che dischiudono la dottrina
della grazia?, e conclude esortando i suoi lettori a procurasi ?tutti gli
autori inglesi pratici e toccanti?. Nomina non meno di cinquantotto di
tali autori, ordinandoli per data dalla fi ne del sedicesimo secolo ai suoi
giorni. Le opere di molti di loro erano gi? state inviate oltreoceano a
formare parte della biblioteca di William Brewster1 e anche di quella biblioteca
che John Harvard don? in eredit? al college che avrebbe portato
il suo nome nella Cambridge del New England2. Baxter fornisce anche
ulteriori elenchi di opere tecniche e polemiche, desiderando tuttavia
che prima di tutto ognuno nutra la propria mente e rafforzi la propria
risolutezza con ?tutti gli autori inglesi pratici e toccanti?.
Questi autori erano defi niti ?pratici? perch? insegnavano che cosa
credere e come comportarsi. Venivano defi niti ?toccanti? perch? tramite
l?immaginazione facevano appello ai sentimenti umani. Per lo pi? erano
tutti predicatori che, con poche eccezioni, scrissero sermoni popolari o
opere di edifi cazione spirituale derivate direttamente da sermoni. Il loro
scopo era quello di spingere ogni uomo a porsi l?antica domanda che il
carceriere rivolse a Paolo e a Sila: ?Signori, che debbo fare per essere
salvato?? (At 16,30) e di incoraggiare ognuno a trovare da se stesso una
risposta. Il loro metodo per conseguire questo obiettivo consisteva nel
far s? che ognuno si percepisse attraverso le eterne immagini del pellegrino
e del guerriero. Per almeno un secolo questo fu uno dei metodi
principali per stimolare l?immaginazione popolare.
Se vogliamo comprendere l?origine dell?epopea puritana e dello stile
di vita che tanto s?impegn? a promuovere, dobbiamo fi ssare la nostra
attenzione sugli uomini che se ne servirono cos? liberamente di tale
tipo di letteratura. I primi nomi menzionati da Baxter sono Richard
Greenham, John Dod, Arthur Hildersam, Henry Smith e Richard Rogers.
Dod e Hildersam erano destinati a sopravvivere a lungo nel secolo [...]
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