I sentimenti religiosi
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Ne "I sentimenti religiosi" abbiamo la magistrale trattazione di un problema teologico fondamentale. L'accuratezza del metodo si unisce, poi, al rigore scientifico col quale Edwards affronta la questione che giunge fino alla scelta oculata e consapevole delle singole parole. Il valore di quest'opera è altissimo non tanto e non solo per la testimonianza storica che ci reca ma, ancora di più, per il contributo offerto nel rintracciare ed esporre i criteri oggettivi che devono regolare e con i qualideve confrontarsi ciò che, nel nostro tempo, è considerato il più soggettivo degli argomenti. Il modo in cui Edwards affronta e risolve la questione, a tutt'oggi, rimane insuperato e, forse, insuperabile. La riflessione di Edwards è un richiamo e un invito per tutti ad un serio e approfondito "esame di coscienza" e ad avere il coraggio di fare una severa cernita dei sentimenti religiosi e delle esperienze spirituali passate e presenti.
ISBN: 9788888747033
Producer: Alfa e Omega
Product Code: 9788888747033
Weight: 0,690kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

INDICE

Prefazione all'edizione italiana
Introduzione
Prefazione dell'autore

PRIMA PARTE
La natura dei sentimenti e la loro importanza nella religione

Capitolo 1
Osservazioni introduttive sui sentimenti.

Capitolo 2
La religione autentica è costituita, in gran parte, da sentimenti.

Capitolo 3
Alcune conclusioni dedotte dalla dottrina esposta.

SECONDA PARTE
I segni che non possono ritenersi certi per stabilire se i sentimenti procedono davvero dalla grazia oppure no

Capitolo 1
Il fatto che i sentimenti religiosi siano molto intensi o di grado elevato non ha alcun valore per determinarne l'origine.

Capitolo 2
Il fatto che i sentimenti abbiano un grande effetto sul corpo non ha alcun valore per determinare se possiedono la natura della religione autentica.

Capitolo 3
Il fatto che alcuni siano particolarmente loquaci, ferventi e abbondanti nel parlare di argomenti religiosi, non ha alcun valore per determinare se i loro sentimenti procedono o meno dalla grazia.

Capitolo 4
Il fatto che le persone non si sforzino di esercitare i sentimenti non ha alcun valore per determinare se questi procedono o meno dalla grazia.

Capitolo 5
Il fatto che certi sentimenti religiosi siano accompagnati da alcuni testi della Scrittura che si presentano alla mente in modo improvviso e inspiegabile non ha alcun valore per determinare se sono davvero santi e spirituali.

Capitolo 6
Il fatto che ci sia una certa apparenza di amore nei sentimenti religiosi non ha alcun valore per stabilire se la loro natura è salvifica o no.

Capitolo 7
Il fatto che le persone provino dei sentimenti religiosi di vario tipo, e che si armonizzano tra loro, non è sufficiente per determinare se questi procedono dalla grazia.

Capitolo 8
Il fatto che sentimenti di conforto e di gioia seguano al risveglio e alle accuse della coscienza secondo un certo ordine non è sufficiente per determinarne l'origine.

Capitolo 9
Il fatto che le persone siano inclini a spendere molto tempo in pratiche religiose o che si impegnino con zelo nei doveri esteriori dell'adorazione non ha alcun valore per determinare l'origine dei loro sentimenti religiosi.

Capitolo 10
Il fatto che le persone lodino e glorifichino Dio con la loro bocca non ha alcun valore per determinare con certezza l'origine dei loro sentimenti religiosi.

Capitolo 11
Il fatto che chi sperimenta tali sentimenti religiosi sia estremamente convinto dell'origine divina della sua esperienza e di essere in uno stato di grazia, non ha alcun valore per determinare l'origine dei suoi sentimenti religiosi.

Capitolo 12
Riguardo alla natura dei sentimenti religiosi, non si può stabilire nulla con certezza dai racconti che ne fanno le persone, quand'anche questi fossero molto commoventi.

TERZA PARTE
I segni caratteristici dei sentimenti autenticamente santi e prodotti dalla grazia
Osservazioni introduttive

Capitolo 1
I sentimenti autenticamente spirituali e che procedono dalla grazia derivano da influenze ed operazioni, prodotte nel cuore, che sono spirituali, soprannaturali e divine.

Capitolo 2
Il fondamento primario dei sentimenti autenticamente spirituali è la natura trascendentalmente eccellente ed amabile delle cose divine, per ciò che esse sono in loro stesse e non per il vantaggio che arrecano all'io o all'interesse personale.

Capitolo 3
I sentimenti autenticamente santi si fondano primariamente sull'amabilità dell'eccellenza morale delle cose divine, vale a dire che l'amore per le cose divine, per la bellezza e la dolcezza della loro eccellenza morale, è la sorgente di tutti i sentimenti santi.

Capitolo 4
I sentimenti che originano dalla grazia scaturiscono da una mente rettamente e spiritualmente illuminata per afferrare le realtà divine.

Capitolo 5
I sentimenti prodotti dalla grazia sono accompagnati da una convinzione della realtà e della certezza della cose divine.

Capitolo 6
I sentimenti che procedono dalla grazia sono accompagnati dall'umiliazione evangelica.

Capitolo 7
Un altro elemento che distingue i sentimenti autenticamente santi è che essi sono accompagnati dal cambiamento della natura.

Capitolo 8
I sentimenti che procedono davvero dalla grazia differiscono da quelli falsi ed ingannevoli per il fatto di generare e favorire lo stesso spirito amorevole, mansueto, pacifico, clemente e misericordioso che si manifestò in Cristo.

Capitolo 9
I sentimenti che procedono dalla grazia ammorbidiscono il cuore, e producono una sensibilità cristiana dello spirito.

Capitolo 10
Un altro segno che differenzia i sentimenti santi prodotti dalla grazia da quelli falsi risiede nella loro meravigliosa simmetria e proporzione.

Capitolo 11
Un altro segno preponderante e assai caratteristico dei sentimenti che procedono dalla grazia è che, più questi sono elevati, maggiore diviene la brama e il desiderio spirituale dell'anima di progredire spiritualmente. Al contrario, i sentimenti fasulli riposano soddisfatti di se stessi.

Capitolo 12
I sentimenti santi che procedono dalla grazia vengono esercitati e fruttificano nella pratica cristiana.

Capitolo 13
La pratica cristiana, ossia la vita santa, è una manifestazione ed un segno della sincerità di chi si professa cristiano agli occhi del suo prossimo e dei suoi fratelli.

Capitolo 14
La pratica cristiana è una prova distintiva e certa per la propria stessa coscienza.

Indice dei riferimenti biblici
Indice analitico

Foreword

Non esiste domanda di maggiore rilevanza per l’umanità, alla quale ciascuno deve poter dare una risposta precisa, di questa: Quali sono le caratteristiche che distinguono coloro che si trovano in uno stato di grazia nei confronti di Dio e che attendono la sua eterna ricompensa? Ovvero, che poi è la stessa cosa: Qual è la natura della vera religione? e quali sono i segni caratteristici di quella virtù gradita agli occhi di Dio? Tuttavia, sebbene l’importanza di una tale questione sia veramente grande e la Parola di Dio ci fornisca una luce chiara e sufficiente per guidarci in tale argomento, non esiste punto più controverso di questo sul quale i cristiani professanti differiscono maggiormente gli uni dagli altri. Ci imbarcheremmo in un’impresa senza fine se provassimo a raccogliere ed esporre tutte le opinioni che dividono il cristianesimo e rendono manifesta la verità dichiarata dal nostro Salvatore: «Stretta è la porta e angusta la via che conduce alla vita, e pochi sono quelli che la trovano» (Matteo 7:14).
La riflessione su queste cose mi ha condotto ad un lungo studio dell’argomento in questione, del quale mi sono occupato col massimo della diligenza e dell’attenzione, compiendo le ricerche e le indagini con tutta la precisione di cui sono stato capace. Si tratta, infatti, di un soggetto al quale la mia mente è stata particolarmente intenta, fin da quando iniziai i miei studi teologici. Tuttavia, quanto al “successo” delle mie ricerche, rimetto il giudizio al lettore.
So molto bene che è difficile farsi un’opinione imparziale su un tale soggetto, proprio adesso che ci troviamo in mezzo alla polvere ed al fumo prodotti dall’attuale controversia sorta intorno alle cose di cui tratterò. Così come è difficile “scrivere” in modo imparziale, tanto più lo è “leggere” equanimamente. Molti, probabilmente, si dispiaceranno del fatto che io scarti e condanni apertamente molte cose che riguardano i sentimenti religiosi; mentre, in altri, forse susciterà indignazione e astio scoprire che molto viene da me giustificato ed approvato. Può darsi che altri ancora mi accuseranno di incoerenza poiché approvo alcune cose e, allo stesso tempo, ne condanno altre. Infatti, ho potuto osservare che è sempre stata questa l’obiezione rivoltami da alcuni, fin dalle prime fasi della nostra ultima controversia intorno alla religione. è cosa veramente difficile essere sostenitore appassionato e zelante di quanto c’è stato di “buono” e di glorioso nelle ultime manifestazioni, rallegrandosene molto e, allo stesso tempo, vedere il male e la tendenza perniciosa di quanto c’è stato di “cattivo”, opponendovisi fieramente. Eppure, sono umilmente, ma pur pienamente, persuaso che non saremo mai nella via della verità, né procederemo in modo da piacere a Dio – tendendo al progresso del regno di Cristo – fino a quando non ci comporteremo proprio in questo modo. Infatti, è qualcosa di veramente misterioso che «nella chiesa di Dio» debba coesistere e mescolarsi così tanto bene con così tanto male. Allo stesso modo, è altrettanto misterioso il fatto irrefutabile, che tra l’altro ha impensierito e meravigliato tanti buoni cristiani, che qualcosa di talmente divino e prezioso, come la grazia salvifica di Dio, debba coabitare nel medesimo cuore insieme a tanta corruzione, ipocrisia e iniquità in “un singolo santo”. Eppure, queste cose sono tanto misteriose quanto reali, e non costituiscono per nulla delle novità! Non è affatto nuovo che, in tempi di grande risveglio, la falsa religione prevalga e che, in tali momenti, sorgano, tra i santi autentici, moltitudini di ipocriti. Fu così nel corso della grande riforma e del risveglio religioso che si verificò al tempo di Giosia, come traspare da Geremia 3:10 e 4:3, 4, ed anche dalla grande apostasia che si verificò immediatamente dopo il suo regno. Una cosa simile accadde quando Dio sparse il suo Spirito sui Giudei nei giorni di Giovanni il battista, come si evince osservando la grande apostasia di quel popolo che avvenne tanto rapidamente quanto il generale risveglio e il temporaneo conforto religioso e la gioia di cui godette: «Egli era la lampada ardente e splendente e voi avete voluto per breve tempo godere alla sua luce» (Giovanni 5:35). E così fu anche in quelle grandi commozioni di folla che si verificarono in seguito alla predicazione di Gesù Cristo. Di quei molti che allora furono chiamati, solo pochi erano eletti; di quelle moltitudini che si emozionarono alla sua predicazione – e che in certi momenti sembravano grandemente coinvolte, piene di ammirazione per Cristo ed in preda alla gioia –, solo pochi divennero veri discepoli che sopportarono la violenza delle prove e perseverarono fino alla fine. Molti furono come il «suolo roccioso» o quello “spinoso” e solamente pochi, in proporzione, come il «buon terreno». Di tutto il raccolto, gran parte si rivelò pula che, in seguito, il vento portò via, mentre la parte di grano che si poté conservare fu relativamente piccola. Questo appare evidente dalla storia del Nuovo Testamento e lo stesso fenomeno si verificò nel corso della grande Riforma protestante. Risulta chiaro che, in tempi di grande risveglio, nella chiesa visibile si verifica quanto accade in primavera con gli alberi da frutto: ci sono quantità di gemme fiorite che danno a quegli alberi un aspetto veramente gradevole, e si vede anche la promettente apparizione di piccoli frutti. Ma, molti di questi non proseguono il loro sviluppo, cadono o si seccano e non giungono a maturazione.
Ad ogni modo, non bisogna supporre che sia “sempre” così. Sebbene in questo mondo non si raggiunga mai la perfetta purezza – perché, come un singolo santo non sarà mai pienamente affrancato da una parte di corruzione e nella chiesa di Dio non mancheranno mai degli ipocriti che si confonderanno con i santi –, una religione contraffatta e delle false manifestazioni della grazia si troveranno sempre frammiste alla vera religione e all’autentica santità. Eppure, verranno tempi in cui nella chiesa ci sarà una purezza molto maggiore di quella che si è conosciuta in passato, e questa affermazione è dimostrata dai seguenti testi della Scrittura: Isaia 52:1; Ezechiele 44:6-7,9; Gioele 3:17; Zaccaria 14:21; Salmi 69:32,35-36; Isaia 35:8,10; 4:3-4; Ezechiele 20:38; Salmi 37:9-11, 29. Il motivo principale di questo fenomeno è che, in tali momenti di risveglio, Dio dona al suo popolo molta più luce per poter distinguere tra la vera religione e le sue contraffazioni: «Egli si metterà seduto, come chi raffina e purifica l’argento, e purificherà i figli di Levi e li raffinerà come si fa dell’oro e dell’argento; ed essi offriranno al Signore offerte giuste» (Malachia 3:3). Si confronti questo testo con il versetto 18, che è la continuazione della stessa profezia e riguarda il medesimo tempo felice: «Voi vedrete di nuovo la differenza che c’è fra il giusto e l’empio, fra colui che serve Dio e colui che non lo serve» (Malachia 3:18). Proprio a causa di questa mistura di religione contraffatta ed autentica, non compresa né distinta, il Diavolo ha tratto il massimo vantaggio a capito della causa del regno di Cristo. è chiaro che, servendosi principalmente di questi mezzi, egli è riuscito ad avere la meglio su ogni risveglio religioso, fin da quando la chiesa cristiana venne fondata. In questo modo, egli ha compromesso la causa del cristianesimo, sia nell’èra apostolica che in seguito, molto più di quanto abbiano potuto farlo le persecuzioni e dei Giudei e dei pagani. Gli apostoli, in tutte le loro epistole, dimostrano di preoccuparsi maggiormente di questo, piuttosto che delle persecuzioni. In questo modo Satana pregiudicò la Riforma avviata da Lutero, Zwingli, ecc., per bloccarne l’avanzamento e farla cadere in disgrazia, riuscendo a compiere un danno dieci volte maggiore di quanto abbiano potuto crearne tutte le sanguinose e crudeli persecuzioni operate dalla chiesa di Roma. è così che egli ha avuto la meglio sul risveglio religioso nella nostra nazione. Così riuscì circa cento anni fa a spegnere l’amore della Nuova Inghilterra e derubarle la gioia delle sue nozze. Inoltre, credo di avere avuto sufficienti occasioni per osservare chiaramente che, allo stesso modo, il Diavolo ha avuto la meglio sull’ultimo grande risveglio religioso nella Nuova Inghilterra il quale, all’inizio, era così felice e promettente. è quindi evidente che proprio in ciò è consistito il maggior vantaggio che Satana ha avuto nei nostri confronti: è così che ci ha giocati! è stato ricorrendo a tali mezzi che la figlia di Sion, in questo paese, adesso giace a terra, in una situazione pietosa, con gli abiti strappati, il volto sfigurato, la sua nudità scoperta, gli arti spezzati, rotolandosi nel sangue delle sue stesse ferite, assolutamente incapace di rialzarsi. Tutto ciò è avvenuto solo poco tempo dopo le sue ultime grandi gioie e speranze: «Sion stende le mani... non c’è nessuno che la consoli; il Signore ha comandato ai nemici di Giacobbe di circondarlo da tutte le parti. Gerusalemme è, in mezzo a loro, come una cosa impura» (Lamentazioni 1:17). Personalmente ho visto il Diavolo avere la meglio, nello stesso modo, su due grandi risvegli religiosi in questo paese. Satana continua ad agire con l’umanità così come quando cominciò. Egli ebbe la meglio sui nostri progenitori, causando la loro espulsione dal Paradiso e facendo cessare tutta la loro felicità e gloria, fingendosi amico e pretendendo di offrire loro il modo di raggiungere livelli più elevati di felicità. Così, la perfidia del medesimo serpente, che ingannò Eva con la sua astuzia, ha agito per sviarci dalla semplicità che è in Cristo, privandoci della meravigliosa aspettativa, coltivata fino a poco tempo fa, che nella Nuova Inghilterra la chiesa di Dio potesse godere di una sorta di condizione paradisiaca.
Quando nella chiesa di Dio si manifesta un risveglio religioso, ed appaiono i nemici, chi è impegnato a difenderne la causa è maggiormente esposto proprio in quelle aree in cui è meno sensibile al pericolo. Mentre ci si impegna interamente a fronteggiare l’opposizione aperta e palese, tenendo testa ai nemici che attaccano frontalmente, si trascura di fare grande attenzione a ciò che accade intorno; così il Diavolo colpisce alle spalle e, occultamente, sferra il suo colpo fatale. In tal modo ha la possibilità di colpire nel segno perché agisce indisturbato e senza nessuna opposizione.
Questo è quanto accade sempre nella chiesa quando la religione viene ravvivata in modo evidente, e continuerà ad accadere fino a quando non impareremo a distinguere bene la vera religione dalla falsa e a discernere i sentimenti e le esperienze che procedono dalla salvezza, distinguendoli dalle varie gradevoli manifestazioni e abbacinanti apparenze che ne sono la contraffazione. Molto spesso, le conseguenze di questa mancanza di discernimento sono terribili. è così che il Diavolo gode nell’osservare le moltitudini che, ritenendo di offrire il loro servizio a Dio e di rendergli un culto accettevole, in realtà, fanno cose che egli aborrisce. è così che inganna grandi masse intorno allo stato della loro anima, inducendo le persone a credere di essere qualcuno quando, in realtà, non sono nulla, soggiogandole, così, eternamente; inoltre, egli fa in modo che nella gente si consolidi un tipo di fiducia presuntuosa e falsa che la convince di essere eminentemente santa, mentre, agli occhi di Dio, non è altro che la più vile schiatta di ipocriti. è così che egli indebolisce la forza della religione nei cuori dei santi, l’oscura e la corrompe inquinandola con elementi spurî, porta alla degenerazione i sentimenti religiosi e a volte la fa rimanere, anche per molto tempo, come la manna che imputridì e fu infestata dai vermi; sicché, confondendo le menti dei santi, li spinge in grandi difficoltà e tentazioni e li fa smarrire nella via del deserto in modo da non riuscire più ad orientarsi e trovare la via d’uscita. è così che Satana fortifica potentemente il cuore dei nemici dichiarati della fede, rinforzando le loro mani, fornendoli di armi e consolidando le loro fortezze; mentre, allo stesso tempo, la religione e la chiesa di Dio rimangono alla loro mercé, come delle città senza mura. è così che egli fa in modo che gli uomini operino iniquità sotto la parvenza del servizio divino e continuino a peccare senza ritegno, con slancio, zelo e con tutte le loro forze. è così che perfino chi è favorevole alla religione, a sua stessa insaputa e pur credendo di operare in favore della promozione e del progresso del regno di Dio, si ritrova a compiere l’opera del nemico e a distruggere la religione con maggior efficacia di quanto lo facciano gli stessi avversari dichiarati. è così che il Diavolo disperde il gregge di Cristo e lo divide, mettendo i cristiani l’uno contro l’altro, inasprendone gli spiriti con il pretesto del santo zelo, e la religione stessa, piano piano, degenera in vane dispute. Nel corso delle lotte, Satana porta entrambe le parti lontano dalla retta via, spingendole a grandi estremismi sia a destra che a sinistra, secondo le loro inclinazioni, finché la via giusta, che sta nel mezzo, viene quasi del tutto trascurata. Tutta questa confusione offre al Diavolo grandi opportunità per ben curare i propri interessi, per rafforzare le proprie posizioni in mille modi e per controllare ogni situazione secondo la propria volontà.
Infine, la peggiore conseguenza di tali contraffazioni che si verificano quando non vengono distinte dalla vera religione, è che la mente del popolo di Dio in generale diviene confusa, disorientata, incapace di comprendere, e molte persone sono trascinate nel dubbio perfino a riguardo della religione stessa. In tal modo l’eresia, l’infedeltà e l’ateismo prevalgono grandemente.
Pertanto, spetta a noi, e con una grande urgenza, impiegare tutte le nostre forze per discernere chiaramente e stabilire bene in cosa consista la religione autentica. Fino a quando ciò non sarà fatto, dobbiamo aspettarci che ogni risveglio religioso abbia breve durata e dovremo aspettarci molto poco da tutti i nostri accesi dibattiti, dalle conversazioni e dai nostri scritti, perché non saremo giunti ad individuare chiaramente e distintamente per cosa combattere.
Con il presente trattato mi sono prefisso di dare il mio modesto contributo in questo senso e di impiegare tutte le mie forze (per quanto siano poche) per raggiungere questo scopo. Bisogna notare che si tratta di qualcosa di diverso da quanto ho pubblicato in passato, dove mostravo i segni caratteristici di un’opera dello Spirito di Dio, in cui trattavo sia delle operazioni comuni dello Spirito Santo sia di quelle straordinarie. Ciò che adesso cerco di fare è mostrare la natura e i segni delle operazioni dello Spirito di Dio “che procedono dalla grazia” e che possono essere distinte da tutto ciò che non possiede nulla di divino. Se riuscirò a raggiungere il mio scopo, in qualche minima misura, spero che ciò gioverà al progresso e all’interesse della religione. Se contribuirò a fare un po’ di luce su questo argomento, o se non l’avrò fatto, o, comunque, se i miei tentativi saranno biasimati, in tempi così insidiosi e critici, spero tuttavia che, nella misericordia dell’Iddio giusto e pieno di grazia, sia almeno accettata la sincerità dei miei sforzi; e spero anche nell’imparzialità e nelle preghiere dei veri seguaci del mansueto e amorevole Agnello di Dio.

L'autore

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CAPITOLO 6
I sentimenti che procedono dalla grazia sono accompagnati dall’umiliazione evangelica

L’umiliazione evangelica è la consapevolezza posseduta da ogni cristiano della propria assoluta insufficienza, spregevolezza e ripugnanza, che si accompagna ad un’appropriata attitudine del cuore.
Bisogna distinguere tra l’umiliazione legalistica e quella prodotta dal Vangelo. La prima può essere sperimentata anche da coloro che permangono nello stato naturale e non possiedono nessun sentimento prodotto dalla grazia; la seconda è caratteristica solamente dei santi autentici. La prima deriva dalle influenze comuni dello Spirito di Dio, che assiste le facoltà naturali e, in particolare, la coscienza naturale; la seconda è l’effetto delle influenze speciali dello Spirito di Dio, che impianta ed esercita delle facoltà divine e soprannaturali. La prima deriva dal fatto che la mente viene assistita per ottenere una maggiore comprensione delle cose delle religione, per quanto concerne le loro proprietà e le qualità naturali e, in particolare, quelle delle perfezioni naturali di Dio, come la sua grandezza e la sua tremenda maestà, che furono manifestate al popolo d’Israele quando gli fu data la legge al monte Sinai, mentre la seconda deriva dalla percezione della bellezza trascendente delle cose divine a motivo delle qualità morali possedute. Nella prima, il senso della tremenda grandezza e dell’infinità delle perfezioni divine di Dio e della severità della sua legge convincono gli uomini di essere dei grandi peccatori, colpevoli e soggetti all’ira di Dio, ed è ciò che convincerà i malvagi e i demòni nel Giorno del Giudizio; ma costoro non vedono quanto essi stessi siano odiosi a causa del peccato, e non scorgono l’orrenda natura del peccato, mentre tutto ciò è concesso a coloro che sperimentano l’umiliazione evangelica, allorché scoprono la bellezza della santità divina e della sua perfezione morale. Nel caso dell’umiliazione legalistica, le persone si rendono conto di essere poco o nulla al cospetto del Dio grande e tremendo, di essere perdute e del tutto incapaci di aiutarsi da sole, proprio come accadrà ai malvagi nel Giorno del Giudizio; tuttavia la condizione del loro cuore non corrisponde a tale umiliazione e non produce quella disposizione ad abbassarsi per innalzare Dio soltanto. Questa disposizione viene sperimentata solamente nel caso di una umiliazione autenticamente evangelica, allorché il cuore è sopraffatto e la sua inclinazione viene mutata dalla scoperta della bellezza della santità divina. Nel caso dell’umiliazione legalistica, la coscienza viene convinta proprio allo stesso modo in cui le coscienze di tutti gli uomini saranno perfettamente convinte nel Giorno del Giudizio; tuttavia, poiché manca l’intelligenza spirituale, la volontà non viene piegata né l’inclinazione mutata: ciò accade soltanto nel caso dell’umiliazione evangelica. Nell’umiliazione legalistica, le persone giungono a disperare delle proprie forze; nel caso di quella evangelica, esse sono indotte a rinnegare e a rinunciare volontariamente a se stesse; con la prima, vengono sottomesse e forzate a piegarsi; con la seconda, sono indotte dolcemente ad arrendersi e a prostrarsi con gioia ai piedi di Dio.
L’umiliazione legalistica non ha in sé il bene spirituale e nulla della natura della virtù autentica; invece, l’umiliazione evangelica è quella in cui ritroviamo l’eccellenza e la bellezza divina della grazia cristiana. L’umiliazione legalistica è utile quale mezzo per indurre verso quella evangelica, allo stesso modo in cui la conoscenza naturale e comune delle cose della religione è un mezzo e un requisito necessario per ottenere la conoscenza spirituale. è possibile che la gente venga umiliata dalla legge pur senza possedere alcuna umiltà, proprio come accadrà nel Giorno del Giudizio ai malvagi, i quali saranno pienamente convinti di non possedere alcuna giustizia e di essere soltanto dei peccatori, tremendamente colpevoli, giustamente soggetti all’eterna condanna e pienamente consapevoli della loro condizione disperata, pur rimanendo privi della benché minima mortificazione dell’orgoglio del loro cuore. Tuttavia, l’essenza dell’umiliazione evangelica consiste in quel genere di umiltà che si addice a chi, essendo un grande peccatore, è influenzato dalla grazia. Questa umiliazione evangelica è quella provata da coloro che possiedono la minima stima di sé stessi, che comprendono di essere nulla e di essere del tutto spregevoli ed odiosi, ed è accompagnata dalla mortificazione di quella tendenza ad innalzare se stessi e dalla volontaria rinuncia alla propria gloria.
Tutto questo è qualcosa di essenziale ed importantissimo nella religione autentica. La costituzione stessa del Vangelo, tutto ciò che appartiene al Nuovo patto e tutto ciò che Dio ha disposto in favore di uomini decaduti è stato calcolato in modo da produrre tale effetto nel cuore degli uomini. Coloro che non lo possiedono non hanno nulla della religione autentica, qualunque sia la professione di fede fatta e per quanto possano essere elevati i sentimenti religiosi provati: «Egli è pieno d’orgoglio, non agisce rettamente; ma il giusto vivrà per la sua fede» (Abacuc 2:4), il che significa: «Egli vivrà per la sua fede nella grazia e nella giustizia di Dio e non per la sua bontà e la sua rettitudine». Dio ha manifestato abbondantemente nella sua Parola che proprio in questo risiede la considerazione che egli ha dei suoi santi, e che nulla gli è gradito se manca tutto questo. «Il Signore è vicino a quelli che hanno il cuore afflitto, salva gli umili di spirito» (Salmi 34:18); «Sacrificio gradito a Dio è uno spirito afflitto; tu, Dio, non disprezzi un cuore abbattuto e umiliato» (Salmi 51:17); «Sì, eccelso è il Signore, eppure ha riguardo per gli umili, e da lontano conosce il superbo» (Salmi 138:6); «Se schernisce gli schernitori, fa grazia agli umili» (Proverbi 3:34); «Infatti così parla Colui che è l’Alto, l’Eccelso, che abita l’eternità, e che si chiama il Santo. “Io dimoro nel luogo eccelso e santo, ma sto vicino a chi è oppresso e umile di spirito per ravvivare lo spirito degli umili, per ravvivare il cuore degli oppressi”» (Isaia 57:15); «Così parla il Signore: “Il cielo è il mio trono e la terra è lo sgabello dei miei piedi; quale casa potreste costruirmi? Quale potrebbe essere il luogo del mio riposo? Tutte queste cose le ha fatte la mia mano, e così sono tutte venute all’esistenza”, dice il Signore. “Ecco su chi io poserò lo sguardo: su colui che è umile, che ha lo spirito afflitto e trema alla mia parola”» (Isaia 66:1-2); «O uomo, Egli ti ha fatto conoscere ciò che è bene; che altro richiede da te il Signore, se non che tu pratichi la giustizia, che tu ami la misericordia e cammini umilmente con il tuo Dio?» (Michea 6:8); «Beati i poveri in spirito, perché di loro è il regno dei cieli» (Matteo 5:3); «In verità vi dico: se non cambiate e non diventate come i bambini, non entrerete nel regno dei cieli. Chi pertanto si farà piccolo come questo bambino, sarà lui il più grande nel regno dei cieli» (Matteo 18:3-4); «In verità io vi dico che chiunque non avrà ricevuto il regno di Dio come un bambino, non vi entrerà affatto» (Marco 10:15). Il centurione di cui si parla in Luca 7 riconobbe di non essere degno che Cristo entrasse in casa sua e di non essere degno nemmeno di andare a lui. Osserviamo anche il modo in cui la donna peccatrice andò a Cristo: «Ed ecco, una donna che era in quella città, una peccatrice, saputo che egli era a tavola in casa del fariseo, portò un vaso di alabastro pieno di olio profumato; e, stando ai piedi di lui, di dietro, piangendo, cominciò a rigargli di lacrime i piedi; e li asciugava con i suoi capelli; e gli baciava e ribaciava i piedi e li ungeva con l’olio» (Luca 7:37-38). Quella donna non ritenne che la propria chioma, che è la corona e la gloria delle donne (I Corinzi 11:15), fosse troppo preziosa per essere impiegata ad asciugare i piedi di Cristo. Gesù la ricevette con grazia e accettò il suo atto dicendole: «La tua fede ti ha salvata; va’ in pace» (Luca 7:50). La donna cananea si sottomise a Cristo che le aveva risposto: «Non è bene prendere il pane dei figli per buttarlo ai cagnolini», ammettendo che il paragone con i cani non fosse inappropriato per lei. Per questa ragione Gesù le disse: «Donna, grande è la tua fede; ti sia fatto come vuoi» (cfr. Matteo 15:26-28). Il figlio prodigo disse: «Io mi alzerò e andrò da mio padre, e gli dirò: “Padre, ho peccato contro il cielo e contro di te: non sono più degno di essere chiamato tuo figlio; trattami come uno dei tuoi servi”» (Luca 15:18-19). Osserviamo anche il proposito e il contenuto della parabola del fariseo e del pubblicano: «Disse ancora questa parabola per certuni che erano persuasi di essere giusti e disprezzavano gli altri […]. Ma il pubblicano se ne stava a distanza e non osava neppure alzare gli occhi al cielo; ma si batteva il petto, dicendo: “O Dio, abbi pietà di me, peccatore!”. Io vi dico che questo tornò a casa sua giustificato, piuttosto che quello; perché chiunque s’innalza sarà abbassato; ma chi si abbassa sarà innalzato» (cfr. Luca 18:9-14). «Quand’ecco, Gesù si fece loro incontro, dicendo: “Vi saluto!” Ed esse, avvicinatesi, gli strinsero i piedi e l’adorarono» (Matteo 28:9); «Rivestitevi, dunque, come eletti di Dio, santi e amati […] di umiltà» (Colossesi 3:12); «Io mi compiacerò di voi come di un profumo di odore soave, quando vi avrò condotti fuori dai popoli […]. Là vi ricorderete della vostra condotta e di tutte le azioni con le quali vi siete contaminati; sarete disgustati di voi stessi, per tutte le malvagità che avete commesse» (Ezechiele 20:41-43), «Vi darò un cuore nuovo […]. Metterò dentro di voi il mio spirito e farò in modo che camminerete secondo le mie leggi […]. Allora vi ricorderete delle vostre vie malvagie e delle vostre azioni, che non erano buone, e avrete disgusto di voi stessi a motivo delle vostre iniquità e delle vostre abominazioni» (Ezechiele 36:26-31); «Affinché tu ricordi, tu arrossisca e tu non possa più aprir la bocca dalla vergogna, quando ti avrò perdonato tutto quello che hai fatto, dice Dio, il Signore”» (Ezechiele 16:63); «Perciò mi ravvedo, mi pento sulla polvere e sulla cenere» (Giobbe 42:6).
Siccome noi vogliamo che la Scrittura sia la nostra regola per giudicare tanto la natura della religione autentica quanto la nostra condizione e le nostre qualità cristiane, dobbiamo considerare con grande attenzione tale umiliazione e stimarla la parte più essenziale del cristianesimo autentico. è questa la parte principale del fondamentale dovere cristiano della rinuncia a se stessi. Tale dovere è costituito da due parti: la prima attiene al rinnegamento delle inclinazioni mondane della persona, dimenticando e rinunciando a tutti gli oggetti della gioia mondana; la seconda, al rinnegamento della naturale esaltazione di sé, rinunciando alla propria dignità e gloria e svuotandosi di se stessi; in tal modo si è del tutto liberati dall’amor proprio, ed è come se si rinunciasse e ci si annichilisse. Ciò è esattamente quanto compie il cristiano nella sua umiliazione evangelica. Quest’ultima parte è la più importante, la più impegnativa e difficile della rinuncia a se stessi. Sebbene le due parti siano sempre congiunte e l’una non sarà mai autentica fintanto che l’altra mancherà, eppure gli uomini naturali riescono a giungere più vicino alla prima piuttosto che alla seconda. Molti anacoreti e reclusi hanno lasciato (sebbene senza l’autentica mortificazione) le ricchezze e i piaceri mondani comuni, pur rimanendo ben lungi dall’aver rinunciato alla propria dignità e giustizia. Costoro non hanno mai rinnegato se stessi per seguire Cristo, hanno solamente barattato una passione con un’altra; hanno venduto una passione bestiale per nutrirne una diabolica e, in tal modo, non sono mai divenuti migliori, ma la loro condizione successiva è divenuta peggiore della precedente. Hanno rivolto le spalle a un demonio nero per accoglierne altri sette, bianchi, che sono peggiori del primo, sebbene possano apparire migliori. è inesprimibile e quasi inconcepibile la forza dell’inclinazione dell’uomo naturale, che lo induce ad innalzare se stesso e a confidare nella propria giustizia, come anche gli innumerevoli tentativi e stratagemmi che egli riesce ad escogitare per nutrire e soddisfare tali disposizioni. è stupefacente osservare fino a che punto si siano spinti per fare apparire come autentica la rinuncia a se stessi gli esseni e i farisei tra gli Ebrei, i papisti e molte sette di eretici e di entusiasti tra i cristiani professanti, molti maomettani e filosofi pitagorici tra i pagani. Tutti costoro hanno sacrificato se sessi al Moloc dell’orgoglio spirituale e della fiducia nella propria giustizia, in modo da avere qualcosa di cui potersi vantare e innalzare al cospetto di Dio rispetto ai loro simili.

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Jonathan Edwards
Jonathan Edwards

Jonathan Edwards (1703-1758) è stato un teologo americano. Laureatosi a Yale, iniziò a curare la chiesa di Northampton, in Massachusetts, dopo due anni di apprendistato con suo nonno.
Nel frattempo, aveva sposato Sarah ed insieme ebbero 11 figli.

Nel 1734, in seguito ad una sua predica sulla giustificazione per grazia, ci fu un risveglio spirituale nella sua chiesa e iniziarono esserci decine di conversioni a settimana. Come notò un osservatore, tutto questo avvenne senza alcuna tecnica teatrale, in quanto lui gesticolava e addirittura si muoveva pochissimo, ma convinceva con il peso delle sue argomentazioni e l'intensità del suo sentimento.

Edwards tenne un accurato resoconto delle sue osservazioni annotandole in A Faithful Narrative of the Surprising Work of God, mentre i suoi sermoni più efficaci furono pubblicati come Justification by Faith, largamente diffusi in America e in Inghilterra, opere che contribuirono a supportare il grande risveglio degli anni successivi (1739–1741), durante i quali migliaia di persone furono compunte dalle predicazioni dell'inglese George Whitefield.
Durante il grande risveglio, Edwards predicò il sermone forse più famoso della storia d'America, Sinners in the Hands of an Angry God (disponibile in italiano come Peccatori nelle mani di un Dio adirato).

Nonostante il suo stile non emotivo, Edwards era convinto che la vera religione fosse radicata nei sentimenti e non nella ragione e per questo difese gli slanci emotivi del grande risveglio, soprattutto nel suo Treatise on Religious Affections (disponibile in italiano con il titolo I sentimenti religiosi), un'opera di discernimento spirituale e psicologico, e in Some Thoughts Concerning the Present Revival of Religion in New England (nel quale incluse un resoconto del risveglio spirituale di sua moglie).

In un'epoca in cui nelle chiese l'unica musica era il canto dei Salmi, Edwards incoraggiò il canto di nuovi inni cristiani.
Siccome egli dava molta importanza alla conversione personale, insistette che solo quanti avevano fatto professione di fede dando una descrizione della loro esperienza di conversione potevano prendere parte alla comunione. Questo rappresentava uno stravolgimento nella politica dei suoi predecessori e gli rese ostile la congregazione che lo espulse dopo 21 anni di pastorato.

Negli anni successivi fu pastore missionario presso i nativi Americani a Stockbridge, in Massachusetts, e scrisse, tra gli altri trattati teologici, Freedom of the Will, una difesa della sovranità divina nel quale affermava che l'uomo è libero di fare ciò che vuole, ma non vorrà mai fare la volontà di Dio senza una visione della sua natura divina impartita dallo Spirito.

Il College of New Jersey (che successivamente divenne Princeton) lo chiamò come preside nel 1758, ma subito dopo il suo arrivo Edwards morì all'età di 55 anni.
Per tutta la sua vita conservò l'abitudine di alzarsi alle 4 del mattino e studiare 13 ore. Per l'eredità lasciata è considerato uno dei più grandi teologi americani.


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