I tempi di Dio
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Producer: Claudiana
Product Code: 1001000066941
Dimensions: 170 x 240 x 20 mm
Weight: 0,610kg
Binding: Brossura
Number of pages: 364
Language: Italian

Foreword

Queste pagine non sono e non vogliono essere altro che una testimonianza resa all'Evangelo, per comprenderlo e ubbidirgli con più chiara e coerente fermezza. In questo tempo in cui tutto è messo in questione, in cui si vanno trasformando abiti secolari di pensiero e di costume, in cui sempre più vasti settori umani sono animati dalla speranza tenace e convinta di poter mettere fine a un sistema di cronica ingiustizia per sostituirgli una ristrutturazione sociale più umana, senza privilegi, ma in cui appare realmente difficile svincolarsi dalla cattività dei miti degli opposti settori, la necessità di meditare su certi temi ultimi s'impone. I motivi trattati in questi studi di disuguale elaborazione sono suggeriti dalla preoccupazione dell'orientamento della fede e della testimonianza evangelica nel tempo presente: non intendono proporre delle soluzioni nuove, ma semplicemente valutare e comporre dati presenti nella coscienza teologica contemporanea, per esercitare una certa pressione critica sul presente e tentare di aprire sbocchi sul futuro.
Se si guarda la contingenza degli interessi in corso, il discorso qui pronunciato potrà apparire a più d'uno come inattuale e sfasato. Ma se si spinge lo sguardo più in fondo si può comprendere che il discorso cerca di risalire alle cause lontane della nostra situazione spirituale. Per mettere a fuoco i termini di questa situazione e quindi essere in grado di superarli, bisogna necessariamente rifarsi al passato, talvolta a un passato molto lontano, di cui il tempo presente non è che la fermentazione tardiva e bisogna percorrere continuamente la linea di frontiera tra la teologia e la filosofia, cioè tra la presa di coscienza dell'Evangelo e delle grandi tendenze che determinano il pensiero dell'uomo attuale, collegato inscindibilmente con l'uomo di altre epoche che l'hanno preceduto. La via per operare questa riflessione è di isolare, di astrarre l'essenziale, il duraturo dal contingente, per riferire il reale, nella sua totalità, all'Evangelo, senza evadere con spiritualistiche evasioni dalle situazioni concrete e dai fattori storici che le condizionano, ma penetrandoli nella loro problematica segreta, onde individuare le linee di forza del loro superamento. Ernst Bloch ha detto che «pensare vuoI dire oltrepassare »: «il superamento reale conosçe e attivizza le tendenze fondamentali nella storia ». Ovviamente, nella prospettiva di questa speranza anticipatrice, il rischio è di operare sintesi che ai non allenati o ai pragmatisti possono apparire staccate dalla realtà presente e constatabile, agli informati possono apparire animate dalla volontà artificiosa di ridurre ad un solo denominatore arbitrario pluralismi culturali incomponibili. Ma il popolo di Dio è debitore al mondo di un messaggio che coinvolge tutti gli elementi della realtà, teologica e non teologica, in una tensione di speranza liberatrice. E questo messaggio deve essere pronunciato, anche se il vecchio linguaggio è sfasato, anacronistico, sopravvissuto al contesto in cui è sorto e il nuovo non convince.
Si dice oggi che l'Iddio trascendente la realtà dell'universo e le vicende del mondo è diventato impensabile, inadeguato per la mentalità laica e secolarizzata dell'uomo scientifico, per cui non vi può più essere nessun ,presupposto fermo, che per irrinunciabile abito culturale sottopone tutto ad analisi critica e riduce tutto allo stato di ipotesi, in marcia su una. via di continua ricerca, di cui ogni tappa è supera mento della tappa precedente e premessa della tappa successiva, all'infinito. Si afferma che l'Iddio metafisico è ormai diventato straniero per l'uomo antimetafisico dell'età della fisica. Si è segretamente convinti che l'Iddio unico, solitario nella sua divina maestà, incomparabile nella sua sovrana alterità, che pronuncia una Parola senza analogia con le parole degli uomini, è ormai inadattabile all'uomo socializzato dell'età della sociologia, dei confronti, dei dialoghi, delle discussioni, delle tendenze egualitarie, della messa in comune di ogni cosa, della ispirazione collettiva, in cui il carisma del predicatore, del docente è contestato. Si ritiene quindi necessario trovare un Dio più adatto e famigliare per la sua mentalità, più utilizzabile per i suoi metodi e per i suoi programmi.
Ma quando mai, in quale epoca e in quale ambiente culturale, il Dio vivente è stato famigliare per l'uomo vecchio, cosl da poter essere utilizzato per la riuscita delle sue pianificazioni? L'Iddio costantiniano, diventato oggetto di cultura, di costume, non di fede, gl'idoli che presiedono alle mistificazioni dell'uomo e della sua storia, gli dèi garanti della sua mentalità, dei suoi sistemi e dei suoi interessi, gli sono famigliari e sono sempre disposti a prestargli i servizi richiesti: non l'Iddio vivente, che taglia le radici dei suoi presupposti e delle sue illusioni. Non si può procedere alla socializzazione di questo Dio, irreggimentandolo in un regime costantiniano aggiornato. Tra i due - l'uomo moderno che rigetta le ripetizioni, e questo vecchio Dio, che pure è sempre oltre le modernità più audaci e più spinte dell'uomo - non è Lui che deve cambiare per adattarsi alle esigenze dell'uomo, della società, della cultura. Secondo la plastica espressione di Calvino, Dio non è un nez de cire, un Dio conformista, che assume l'impronta «che gli si fa assumere, «selon l'appetit d'un chacun».
Di Lui queste pagine intendono in qualche modo testimoniare.
Non perché chi le ha scritte e ha lungamente esitato a pubblicarle ritenga che quello che vi è detto sia adeguato allo scopo: ma perché la testimonianza di Lui non può essere taciuta, anche se non supera i limiti di un balbettìo costituzionalmente incapace di un discorso competente su Dio. Non si tratta dunque in nessuna misura di pagine definitive, di « Sistematica ». Quali parole umane potrebbero esserlo? Particolarmente in questo tempo. E nel discorso su Dio in questo tempo nessuna disciplina teologica può essere cosl intensamente consapevole del proprio carattere non sistemato quanto la « Sistematica ». In quanto costretta continuamente a riproporre la questione di Colui che, lungi dall'essere un Dio sistemato, è un Dio che continuamente contesta le nostre sistemazioni, anche teologiche. Il nostro discorso è quindi da considerare semplicemente una introduzione, che dovrà essere riveduta, corretta, proseguita.
Queste pagine, tormentate eppure fiduciose, non sono scritte in una prosa ermetica: ma il tema stesso vieta al libro di essere un libro facile. Le tre parti in cui è diviso non intendono confezionare soluzioni prefabbricate, applicabili a tutti i casi concreti e tali da dispensare chi deve risolverli dalla responsabilità del pensiero e della decisione. Intendono soltanto porre questioni, suscitare interrogativi, che ci stimolino a non acquietarci nell'acquisito e nello stabilito: né in quello della tradizione, né in quello della contestazione.

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