Dopo l'11 settembre le religioni - spesso nella forma inquietante degli integralismi e fondamentalismi - sono tornate a occupare la scena della storia reclamando il riconoscimento del loro status pubblico, quasi che la secolarizzazione, giunto al punto culminante, si capovolgesse nel suo contrario.
Quella delle relazioni tra Stati e confessioni religiose torna così a essere questione di grande rilievo culturale e politico in stretta connessione con l'interrogativo di fondo: quale laicità per le odierne società complesse segnate dal pluralismo?
Ci si deve attenere al modello classico di laicità liberale che, prospettando la separazione tra Stato e chiese, cancella le convinzioni morali e religiose dalla sfera pubblica confinandole in quella privata? O si deve invece scommettere su una nuova idea di laicità, da intendersi in positivo come strategia del confronto pubblico tra le differenze culturali e religiose?