Le ragioni della fede
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La mira di questo libro è quella di confermare la fondatezza e la ragionevolezza della fede cristiana.
Producer: Perciballi
Product Code: 1001000042228
Weight: 0,160kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

Prefazione Pag. 7


Capitolo 1
Nel principio Dio creò i cieli e la terra
(Genesi 1:1) Pag. 11


Capitolo 2
Queste cose sono scritte affinché crediate
che Gesù è il Cristo, il Figlio di Dio, e
affinché credendo abbiate vita nel suo nome
(Giovanni 20:31) Pag. 31

Capitolo 3
Ogni scrittura è ispirata da Dio
(2 Timoteo 3:16) Pag. 75

Capitolo 4
Non essere incredulo, ma credente
(Giovanni 20:27) Pag. 93

Sample chapter

Capitolo 1
Nel principio Dio creò i cieli e la terra

Ricordo che ero in campagna con mio padre. Mio padre è quel tipo di credente che non perde occasione di condividere la sua fede in Gesù Cristo con chiunque incontra; uno che ha trascorso la vita a leggere la Bibbia, e ad insegnarla anche alla sua famiglia. Mio zio stava tornando dai campi. Era un uomo che aveva combattuto durante tutte e due le guerre mondiali e che ancora portava sul volto il segno della sofferenza; un uomo semplice, senza istruzione, ma riflessivo e profondo. La strada sterrata che dalla campagna portava in paese passava accanto alla nostra proprietà. Appena egli arrivò là dove eravamo noi, ci salutammo e discorremmo per qualche minuto. Prima che andasse via, mio padre non perse l’occasione di invitarlo allo studio della Bibbia che quella sera si teneva in casa nostra. Era l’ennesima volta che lo invitava e che si sentiva dire: “non posso perché ho già preso un altro impegno.” Quella volta però mio padre volle andare oltre, gli chiese se ci credeva in Dio. Mio zio allora posò il bastone e il paniere che teneva sulle spalle, era una specie di cesta che i contadini usavano per raccogliere la frutta in campagna, e dal paniere prese in mano dei limoni, delle arance e dei mandarini. Con le mani piene di quegli agrumi si rivolse verso di noi e con tono convinto disse: “Certo che Dio c’è! Dio c’è perché esistono i sapori. Il limone ha un sapore diverso dall’arancia, e l’arancia ha un sapore diverso dal mandarino. Dio ha creato i sapori e ci ha dato i prodotti della campagna perché noi ne mangiassimo.” Quello era ancora il tempo in cui esistevano i sapori, prima che la manipolazione genetica creasse la bella frutta senza gusto. Inizialmente pensavo che quello dei sapori fosse un argomento non molto convincente per sostenere l’esistenza di Dio, però con il passar degli anni mi resi conto della validità della tesi sostenuta da quel vecchio contadino, e spesso mi capita di raccontare quest’aneddoto. Egli aveva saputo scorgere le impronte di Dio nel creato, di quel Dio che ha dato testimonianza di Sé “nel fare il bene alle persone, mandando dal cielo piogge e stagioni fruttifere, dando cibo in abbondanza e letizia nei cuori” (Atti 14:17).
E’ proprio vero che Dio è vicino a ciascuno di noi, come diceva l’apostolo Paolo agli ateniesi (Atti 17:27); ognuno può incontrare Dio nel proprio mondo. Il filosofo e il matematico vedranno Dio nei complicati sistemi del pensiero umano, nella riflessione e nel calcolo; l’uomo di scienze nelle leggi fisiche; il contadino nei prodotti della terra. Le evidenze che mostrano l’esistenza di un Dio personale “si vedono chiaramente sin dalla creazione del mondo, essendo intese per mezzo delle opere sue” (Romani 1:20). Dio c’è, e se guardi bene attorno, ti accorgerai che Egli è molto più vicino di quanto pensavi.



Le Isole Galapagos

Le Isole Galapagos per molti richiamano alla mente uno degli ultimi “paradisi” terrestri, dove ancora la mano dell’uomo non ha portato distruzione, almeno fino a poco tempo fa. E sì, perché sono ancora sotto gli occhi di tutti le immagini che le televisioni di tutto il mondo trasmisero della petroliera HMS Beagle che, non più di un anno fa, riversò in mare, proprio alle Galapagos, tonnellate di petrolio, distruggendo parte della flora e della fauna di quei posti d’incanto. Forse però non tutti sanno che le Galapagos sono le isole dove Charles Darwin sostenne di aver trovato conferma alla sua teoria sull’evoluzione delle specie, formulata e pubblicata nel libro Origin of Species del 1859. Ancora oggi per molti evoluzionisti le specie animali che abitano quell’isola dimostrerebbero che l’uomo non è stato creato da Dio, ma è semplicemente il prodotto di un lungo processo evolutivo. Se la vita è venuta per caso dal nulla, perché tanta amarezza e disperazione nel vedere distruggere l’ultimo paradiso sulla terra? Perché essere angosciati per il timore che certe specie animali si estingueranno per sempre? Quale pericolo corre l’uomo? Tanto, se l’evoluzione è un fatto certo, sicuramente in qualche parte remota dell’universo, in un tempo che non conosciamo, la storia tornerà a ripetersi; ci sarà pure un pianeta dove le condizioni renderanno nuovamente possibile la vita e dove, mediante un lungo processo di miliardi d’anni, avremo nuovamente l’albero evoluzionistico, adesso si chiama così, con tante specie animali e vegetali e, perché no, forse anche tante forme di esseri umani. Ironia a parte, anche noi ci siamo mostrati preoccupati di ciò che è successo alle Galapagos: non è possibile che in nome del guadagno, compagnie senza scrupoli, stanno distruggendo il meraviglioso mondo che Dio ha creato. Però una riflessione vorremmo farla. A nostro avviso il disastro delle Galapagos evidenzia ancora di più l’inconsistenza scientifica delle tesi evoluzionistiche, perché mostra come non sia affatto possibile ricreare la vita o chiamare all’esistenza le specie animali e vegetali che si sono estinte. Una cosa è certa, se l’uomo non interviene a proteggere ciò che esiste sul nostro pianeta, allora non sarà più possibile “contare ciò che manca” (Ecclesiaste 1:15), perché la vita non viene dal nulla. Solo di ciò che “esisteva nei secoli che ci hanno preceduto ne rimane memoria” (Ecclesiaste 1:10-11), perché in questo mondo non si crea un bel nulla di nuovo. “Ciò che è stato è quello che sarà; ciò che si è fatto è quello che si farà; non c’è nulla di nuovo sotto il sole” (Ecclesiaste 1:9). Se l’evoluzione è un fatto certo, perché non si ricreano nuovamente sulla terra le condizioni adatte per la vita? Perché il processo evoluzionistico non è più attivo? Come mai le cose che accadono sulla terra mostrano il contrario? Tutto tende verso il disordine e la morte e non verso l’ordine e la vita. Aver negato l’evidenza di una creazione fatta da Dio non solo ha disonorato il Creatore, ma ha anche gettato l’uomo nella disperazione e nel non senso. Non soltanto non sappiamo più chi siamo e da dove veniamo, ma viviamo anche nella paura che tutto un bel giorno possa finire senza motivo. Che mondo triste propone chi non crede in Dio! Anche noi eravamo senza speranza, e Dio ci ha chiamati alla speranza in Cristo (Efesini 2:12; 4:4). Nella Bibbia è scritto che: “Dio ha fatto il mondo e tutte le cose che sono in esso; Egli dà a tutti la vita, il fiato ed ogni cosa; in Lui viviamo, ci moviamo e siamo; noi siamo progenie di Dio; Egli non ha bisogno di noi per esistere; siamo noi che dobbiamo prendere la mano che Egli ci tende in Gesù Cristo; se rifiutiamo saremo un giorno giudicati” (Atti 17:24-31).

Creazione o evoluzione: Dio o il caso?

L’esistenza dell’universo avvenne per puro caso oppure è stato creato da una mente intelligente? Esso è un prodotto evolutivo o un progetto di Dio? La formazione di un qualunque organismo vivente è solo una combinazione casuale d’atomi e di molecole, oppure è l’opera di un Dio creatore? Queste sono solo alcune delle domande alle quali bisogna dare una risposta quando si affronta la questione dell’origine dell’universo. Scopo di questo primo capitolo è di sostenere la tesi creazionista, secondo la quale l’universo e la nostra stessa esistenza sono opera di Dio.

L’ipotesi del caso non fornisce
la risposta soddisfacente

L’ipotesi che attribuisce al caso la formazione dell’universo, se fosse vera, dovrebbe apparire in tutta la sua evidenza anche ad uno sguardo superficiale, ma non è così; ciò che appare chiaramente è solo la sua debolezza, come vedremo. Essa presuppone l’esistenza della materia, così come è pervenuta a noi nella forma attuale, ma proprio la scienza ha dimostrato il contrario. Tanto per cominciare, ci chiediamo come la materia sia stata creata dalla non materia, e come sia possibile che questa poi abbia dato vita a un organismo vivente. Noi, alla luce anche delle recenti scoperte scientifiche sul DNA, sosteniamo che la vita sulla terra sia matematicamente impossibile senza Dio. E’ molto più ragionevole e in accordo con la moderna scienza credere che Dio abbia creato la vita, come è scritto nella Bibbia: “Egli dà a tutti la vita, il fiato e ogni cosa” (Atti 17:25).
Quando nel lontano 1953 il dottor Stanley Miller pubblicò la sua ricerca sugli amminoacidi, i giornali annunciarono in modo sensazionale che gli scienziati erano riusciti a creare la vita. Oggi quella “creazione” appare del tutto insostenibile. Oggi, i biologi hanno dimostrato che l’elemento iniziale e basilare per la vita di un organismo è la molecola del DNA. E’ questa molecola che presiede alla composizione genetica della vita e del corpo di un essere vivente. Essa contiene ben oltre 40 mila atomi, e può essere scissa da reazioni chimiche, la maggior parte delle quali comprendono un prodotto chimico simile alle proteine. Se consideriamo il DNA nella sua complessità appare proprio alquanto difficile sostenere che la vita possa essere creata per caso da semplici amminoacidi, come fece Stanley Miller. Le probabilità matematiche e il tempo richiesto dagli amminoacidi per dare solo inizio alle proteine rendono insostenibile la tesi che la vita possa prodursi per caso. La proteina è una molecola composta solo di 5 dei 92 elementi che naturalmente si trovano sulla terra. Questi 5 elementi sono: il carbonio, l’idrogeno, l’ossigeno, lo zolfo e il nitrogeno. Quante probabilità avrebbe una molecola di proteina di prodursi per caso? Un noto matematico svizzero, Charles Eugene Guye, ha calcolato che avrebbe una probabilità su 10 elevato alla 160 (centosessantesima) potenza, cioè 1 seguito da 160 zeri. Queste sono le probabilità perché si produca una sola piccola molecola proteica che a sua volta deve reagire con molte altre molecole affinché alla fine produca la molecola del DNA, vale a dire il punto iniziale della vita. Il dottor Guye ha anche calcolato il tempo che una molecola impiegherebbe per formarsi casualmente, esso equivale a un numero di anni pari a 10 seguito da 243 zeri. Ora, la stima più larga che si è fatta dell’età della terra si aggira al massimo intorno ai 6 miliardi di anni. Dunque, se paragoniamo l’età della terra con il tempo richiesto perché si formi una molecola si vede come la vita sia matematicamente impossibile senza un Dio creatore. Il biologo inglese, dottor J.B. Teathes, ha anche calcolato il numero di modi diversi che hanno gli atomi di adattarsi per caso in una molecola proteica, ed è risultato essere di 10 elevato alla 48 (quarantottesima) potenza. Ancora una volta vediamo che le possibilità per ottenere la giusta combinazione necessaria ad ottenere la vita sono così minime, irrisorie, che da un punto di vista matematico è preferibile credere in un Essere intelligente, creatore della vita. Va infine osservato che tutti questi calcoli sono stati fatti da esperti in laboratorio e in condizioni ritenute ideali. Ora se si pensa che in natura le condizioni sono tutt’altro che favorevoli al sorgere della vita, diventa più evidente che la vita non può essere il prodotto del caso, ma è opera di Dio.
Ancora un altro argomento. Riguarda il mondo in cui viviamo. Se la terra avesse delle dimensioni diverse da quelle che ha, la vita non sarebbe possibile. La gravità terrestre, che è dipendente dalle dimensioni della terra, non solo impedisce alla nostra atmosfera di disperdersi nello spazio, ma la mantiene in quella densità sufficiente a proteggerci dai raggi solari ed a consumare, bruciandole, le meteore prima che vengano a colpire l’uomo come proiettili piovuti dal cielo. Inoltre, la gravità terrestre mantiene i prodotti chimici adatti a piante e animali, vicini alla superficie della terra affinché questi se ne servano nel loro metabolismo. Se la terra non avesse un’inclinazione di 23,5 gradi e se non ruotasse intorno al sole esattamente come avviene, la vita non sarebbe possibile sulla terra: i due poli sarebbero inevitabilmente freddi; i venti soffierebbero dai poli all’equatore a una velocità indescrivibile, causando solo continui cataclismi; le stagioni non esisterebbero; la vita non sarebbe proprio possibile. Se il mondo in cui viviamo non fosse composto per il 75% d’acqua, il ciclo dell’acqua non sarebbe sufficiente e il clima secco non permetterebbe la vita animale e vegetale sulla terra. La struttura della molecola dell’acqua così come è ora fa sì che l’acqua, a temperature sotto lo zero, diventi ghiaccio in superficie e non in profondità; l’evaporazione e il congelamento dell’acqua, dovuti proprio alla particolare struttura molecolare, garantisce così la quantità di umidità necessaria agli esseri viventi. La vita non sarebbe affatto possibile, se il mondo in cui viviamo fosse diverso da quello che è ora.
Gli argomenti fin qui esaminati mostrano come sia insostenibile la tesi che vuole il caso creatore di tutte le cose. E’ infinitamente più ragionevole credere in un Dio creatore. Altri esempi potrebbero essere menzionati a favore di questa seconda tesi, come: la riproduzione di tipo “asessuale” delle api (dove la fecondazione per la riproduzione non è necessario che avvenga); la complessità della riproduzione animale; le catene nutritive del cielo, del carbonio e del fosforo; la fisica e la chimica dell’elettricità; il vastissimo mistero dell’astronomia e la miriade di altre scienze. Tutto mostra la saggezza e l’intelligenza di Dio creatore, il disegno per cui la terra e l’uomo sono stati creati. Che gioia vivere in un’epoca in cui possiamo pensare, studiare ed imparare queste cose tanto meravigliose e misteriose, le quali ci permettono di ammirare la potenza e la saggezza del nostro Creatore!

Bibbia e scienza: alla ricerca di un equilibrio

Fin qui la nostra attenzione ha puntato sulle evidenze che mostrano l’esistenza di Dio e le ragioni della fede. Una mente aperta, priva di pregiudizi e di scetticismo, che esamini seriamente i fatti non può trarre altra conclusione che quella plausibile: ammettere l’esistenza di un Dio creatore. Lord Kelvin, eminente medico e conferenziere scientifico, una volta disse: “Se ci si mette a meditare abbastanza profondamente si é ‘costretti’ dalla scienza a credere in Dio”. Malgrado ciò, sono ancora molti coloro che affermano esservi contraddizione tra i fatti scientifici e le affermazioni della Parola di Dio, la Bibbia. Sostenere che Bibbia e scienza siano in contraddizione non corrisponde al vero; si tratta di un comune malinteso. Il contrasto non è tra la Bibbia e la scienza, ma tra le interpretazioni che gli uomini danno. Noi crediamo che le affermazioni della Bibbia e i fatti scientifici siano in armonia, perché Dio non può essere un Dio di confusione (1 Corinzi 14:33), e il Dio della Bibbia è lo stesso Dio e Signore del creato. Essendo Egli il comune autore della rivelazione e della creazione, noi crediamo che non può esserci contraddizione tra quanto ha fatto scrivere nelle pagine della Bibbia e quanto fa conoscere nel “libro” dell’universo. La controversia è tra le interpretazioni che i teologi danno della Bibbia e le teorie degli scienziati sui fatti scientifici. Spesso il teologo fa lo scienziato, e d’altra parte lo scienziato non perde occasione per dare giudizi su questioni che esulano dal campo scientifico o spacciare per verità scientifica delle semplici ipotesi. Per esempio, la teoria dell’evoluzione di Charles Darwin, formulata nel suo libro Origin of Species (1859), continua ad essere insegnata nelle scuole, anche se con opportune modifiche, come fatto scientifico, quando tutti sanno ormai che si tratta semplicemente di un’ipotesi non dimostrabile. Il punto di vista creazionista invece non è preso nemmeno in considerazione, eppure eminenti scienziati americani e di tutto il mondo lo sostengono con argomentazioni altrettanto scientifiche. Non sarebbe meglio esporre e mettere a confronto tutte le tesi, e lasciare poi che ognuno faccia la propria scelta? Si accusano gli scienziati creazionisti di dogmatismo, ma dogmatico è anche chi espone solo il proprio punto di vista e non permette agli altri di dissentire. In certe università “laiche” la sola “verità” insegnata è il credo di eminenti cattedratici. La nostra speranza è che un giorno, nel nostro Paese, sia data la possibilità di esporre le proprie tesi anche a chi sostiene l’esistenza di Dio. Dopo questa breve dissertazione torniamo alla nostra argomentazione. L’uomo di fede dovrebbe sempre ricordare che la Bibbia non c’insegna come funzionano i cieli, ma come andare in cielo, come diceva uno studioso cattolico. Lo scienziato da parte sua dovrebbe ricordare che la ricerca scientifica non è la verità ultima, ma semplicemente un metodo per indagare la realtà delle cose. Conoscere la struttura cellulare dell’uomo o la sua anatomia non è tutta la verità sull’uomo. La scienza è libera di indagare per cercare di capire come funziona la realtà, ma non potrà mai rispondere ai perché della vita. Essa studia fatti ed esperienze a posteriori, ma non sa dirci nulla dei problemi a priori. Non ci sono domande che credenti e scienziati non possono porre, ma ci sono delle risposte che non possono essere date, perché contrarie ai fatti e alla ragione delle cose. Ci sono poi le domande ulteriori, come diceva Carlo Rubbia, che sono altrettanto legittime e alle quali bisogna dare una risposta. Noi crediamo che Dio abbia risposto alle nostre domande, e che le Sue risposte siano contenute nella Bibbia e nella creazione. La prima ci fa conoscere la volontà di Dio e l’origine di tutte le cose, la seconda ci mostra un Dio creatore e ci aiuta a comprendere il funzionamento e la natura delle cose. A nostro parere, non c’è alcun conflitto tra Bibbia e fatti scientifici. Quando sorge una controversia, dovremmo avere l’umiltà di ammettere che o non si è capito bene la Bibbia, oppure le conclusioni alle quali si è giunti attraverso l’osservazione scientifica non sono quelle giuste. Sostenere, dunque, che Bibbia e scienza siano in contraddizione è un’affermazione semplicemente non vera!

La parola evoluzione non è una bestemmia

Ora ci occuperemo del vocabolo evoluzione col proposito di evidenziare fino a che punto sia compatibile con la Bibbia e con i fatti scientifici. Daremo anche alcuni esempi atti a provare che la fonte del contrasto, quando c’è, è da attribuirsi ad una cattiva “teologia” o ad una cattiva “teoria della scienza”, come abbiamo poc’anzi detto. Parlare di evoluzione all’interno della specie non è in contraddizione con il racconto biblico della Genesi. In alcuni ambienti religiosi si è giunti al punto in cui il solo pronunciare la parola “evoluzione” causa disagio, sbalordimento e mancanza di respiro. Una persona che dice di credere nell’evoluzione è considerata, secondo alcuni scrittori, miscredente. Molti hanno scritto a caratteri cubitali che credere in qualunque argomento evoluzionistico significa respingere Dio e ripudiare il cristianesimo. Queste affermazioni mettono a nudo l’ignoranza di chi non capisce il significato della parola “evoluzione” o i fenomeni evoluzionistici. “Evoluzione” letteralmente significa mutamento. Dall’Impero Romano ad oggi il mondo ha subito notevoli mutamenti, è in continuo divenire. Così l’Italia che non è quella dei secoli scorsi, è venuta via via mutando sino a raggiungere la situazione attuale. Cambia il modo di vestire, di viaggiare; cambiano le abitudini e i costumi, la politica, l’economia, la cultura. Un bambino cresce e muta sino a raggiungere la virilità. Anche certi animali e certe piante hanno subìto con l’intervento dell’uomo un’evoluzione o un mutamento. Cento anni fa, ad esempio, non esistevano il cane barbone e il gatto siamese in miniatura o l’arancia senza semi. Questi animali e piante si sono evoluti tramite una coltura selettiva o attraverso l’intervento umano nei processi biologici. Durante la storia umana molte specie di piante e di animali si sono evoluti: rose, cani, gatti e altri ancora. Negare che questi mutamenti si siano verificati, specialmente in nome della Bibbia, è sciocco, perché essi sono sotto gli occhi di tutti e la Bibbia stessa non dice nulla che contraddica questi avvenimenti. E’ altrettanto vero però che nessuna variazione si ha al di fuori della specie, vale a dire, l’evoluzione o i mutamenti si sono avuti sempre all’interno della specie, mai da una specie ad un’altra e non hanno mai dato vita ad una nuova specie. Il cane non può diventare una farfalla, ma all’interno della specie si possono avere vari tipi di cane. Tutte le nuove famiglie di cani sono sempre cani; tutte le nuove piante ibride di frumento sono sempre piante di frumento; tutte le rose brevettate di recente sono sempre rose. Tutte queste cose ci sono familiari e parlarne non costituisce certamente irreligiosità o bestemmia. Non stiamo parlando di un’eresia!

L’evoluzione e la Bibbia

L’evoluzione per come l’abbiamo descritta è in armonia con la Bibbia. Se si legge il racconto della Genesi attentamente, si noterà che la Bibbia non offre elenchi specifici di animali o piante, ma si limita a nominare le specie animali e quelle vegetali. Espressioni come: “Producano le acque animali in abbondanza secondo la loro specie...produca la terra…bestiame... gli animali dei campi...” indicano gruppi di animali in generale; non vacche, cavalli o zebre di particolare razza. Dire che il cane collie è derivato da una primitiva specie di cane è in armonia con il racconto del libro della Genesi. Dire, invece, che il cane si sia evoluto da un organismo unicellulare o da una forma di vita preesistente è contrario alla Bibbia e ai recenti dati scientifici. Similmente, sostenere che Dio abbia dato solo il fiat e poi le specie animali e vegetali si siano evolute da sole fino a raggiungere la forma attuale è contrario al racconto biblico della creazione, il quale sostiene che Dio creò ogni cosa secondo la propria specie (Genesi 1).

L’uomo: il capolavoro di Dio

Se l’uomo si è sviluppato da un organismo unicellulare e in modo del tutto naturale, allora egli non è quella creatura unica fatta ad immagine e somiglianza di Dio, e quindi non ha un’anima o lo spirito. Essere creato ad immagine di Dio non significa che Dio sia fisicamente come siamo noi; la somiglianza con Dio non comporta fisicità o corporeità, ma significa che l’uomo ha una struttura spirituale unica fra tutti gli esseri viventi esistenti. Se così non fosse, parlare, per esempio, di salvezza dell’anima sarebbe sciocco e inutile. Che il cane, nel tempo, abbia potuto subire dei mutamenti all’interno della specie rispetto all’esemplare primitivo non crea difficoltà per dei credenti, ma sostenere che l’uomo sia il risultato ultimo di un semplice processo evolutivo non può per niente essere accettato, né biblicamente né scientificamente. L’uomo porta con sé la somiglianza di Dio. Egli è il capolavoro della creazione di Dio. E le tesi di chi sostiene il contrario possono offuscare ma non togliere la dignità dell’uomo e il posto che occupa nel creato. Come fece il salmista Davide, noi vogliamo lodare il Signore per come siamo stati creati: “Io ti celebrerò, perché sono stato fatto in modo meraviglioso, stupendo!” (Salmo 139:14).

L’età della terra

Una delle più grandi dispute tra creazionisti ed evoluzionisti riguarda l’età della terra. Coloro che credono nella Bibbia sostengono che la terra non è poi così vecchia come certi geologi affermano. Fra gli studiosi della Bibbia c’è chi sostiene che la terra non possa avere più di diecimila anni. Addirittura c’è chi ha fissato la creazione del mondo al 4004 avanti Cristo. Da parte loro gli evoluzionisti parlano dell’età della terra espressa in miliardi d’anni. Noi crediamo che l’origine del mondo sia un fatto storico, vale a dire, un evento unico che può essere studiato solo dal punto di vista storico, perché non è ripetibile e osservabile. Bisogna riconoscere che la Bibbia è il solo libro che descrive mirabilmente la creazione del cielo e della terra, e le affermazioni che essa fa non sono ancora state smentite da fatti scientifici certi. Gli scienziati che datano l’età della terra, usano degli “orologi” biologici che danno misurazioni diverse. In ogni modo, rimane troppa differenza tra i miliardi di anni dei geologi evoluzionisti e i millenni dei creazionisti. Come si concilia? Spesso, come si è più volte detto, le conclusioni alle quali si giunge sono solo le logiche conseguenze dei metodi preconcetti. Trattandosi di un evento storico non ripetibile e non osservabile, tutti possono dire quello che vogliono. Noi crediamo che sia difficile stabilire con certezza l’età della terra o arrivare a datare il giorno della creazione. Ogni tentativo fatto per attribuire con la Bibbia un’età specifica all’uomo e alla terra è sbagliato, e le conclusioni alle quali si giunge sono solo delle ipotesi, non certezze, per la semplice ragione che la Bibbia non riporta alcuna data in merito alla creazione, essa inizia dicendo semplicemente “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1).
Servirsi delle genealogie per ottenere date cronologiche certe, presume che i nomi dati siano in ordine di nascita, e che le stesse genealogie siano complete in ogni sua parte. Ciò non sempre accade oggi, né si verificava ai tempi della Bibbia. In Genesi 5:32, ad esempio, leggiamo che “Noè visse 500 anni, e Noè generò Sem, Cam e Jafet.” Da questo si dedurrebbe che Sem era più anziano di Cam, il quale a sua volta era più anziano di Jafet. Però leggendo Genesi 9:24, apprendiamo che Cam è il più giovane dei tre. Quest’esempio mostra come in certi casi gli autori biblici non intendevano riferire dei dati cronologici. In alcune genealogie essi omisero dei personaggi per ragioni teologiche o inserirono dei nomi che non facevano parte della genealogia vera e propria. Se si confronta 1 Cronache 6:3-14 con Esdra 7:2 si trova che lo scriba Esdra omise vari nomi che si trovano invece nel primo libro delle Cronache e ne aggiunse due che non vi si trovano. Altro esempio è quello di Matteo 1:7-11 dove troviamo la seconda divisione della genealogia di Gesù. Se la confrontiamo con quella di 1 Cronache 3:11-12 noteremo che Matteo omise tre nomi: Achazia, Joas, Amatasia. Non si tratta certo di una svista da parte di Matteo, che era autore attento, ma di una omissione intenzionale: l’evangelista voleva creare una simmetria di tre gruppi di quattordici nomi ciascuno (Matteo 1:17). Tuttavia, le genealogie più complete del VT non annullano lo scopo dell’elenco abbreviato di Matteo, che voleva solo dimostrare la discendenza davidica di Gesù. L’aggiunta di altri nomi in più, come i fratelli di Giuda, Tamar, Rahab, Rut, Betseba e i fratelli di Ieconia (Matteo 1:2-11), che normalmente non fanno parte delle genealogie del VT, non invalida affatto la genealogia data da Matteo, ma serve solo a raggiungere lo scopo che l’evangelista si era proposto: mostrare che il Messia Gesù non è puro sangue ebreo, Egli non è il prodotto degli sforzi d’Israele o della casa davidica, giunta al declino, in esilio e sotto la dominazione straniera; Gesù è il dono di Dio all’umanità perduta. Perciò servirsi solo delle genealogie per stabilire l’età della terra non è convincente.
La prima correlazione biblica con la storia secolare si ha in Genesi 11:26-28, e questo si deve all’opera dell’archeologo Sir Charles Leonard Woolley svolta a Hur dei Caldei nel 1922 e 1934. Non è stato trovato, almeno finora, un riscontro tra i fatti riportati nei primi undici capitoli della Genesi e la storia degli altri popoli della terra. Questo ha fatto sì che molti storici considerassero i primi capitoli della Genesi come preistoria: una narrazione mitologica priva di fondamento storico. E’ come dire che storicamente non è possibile avere dati certi che vadano oltre i 2000 anni circa avanti Cristo. Tuttavia, la mancanza di tali riscontri storici non invalida certo il racconto della Genesi, primo perché il silenzio delle fonti non significa la negazione di un fatto; e poi perché la storia riportata da Genesi 12 in poi, e di cui si hanno dei riscontri nelle testimonianze profane, presume un inizio: la storia di Abramo è la naturale continuazione di ciò che viene detto nei primi undici capitoli della Genesi. Chi meglio di Dio poteva raccontarci l’inizio di tutte le cose?
C’è chi sostiene giustamente che il Dio onnipotente avrebbe potuto creare il mondo in un solo attimo; per il Signore, che vive nell’eternità, il tempo non trascorre, perché per Lui non esiste il tempo: “Un giorno è per il Signore come mille anni, e mille anni sono come un giorno” (2 Pietro 3:8). Amen! Il fatto però è che per noi il tempo passa, per noi mille anni sono mille anni e un giorno è un giorno; noi viviamo nel tempo e nello spazio; il 2001 non esisterà mai più nella storia dell’umanità. E nella Bibbia non è l’uomo che rivela a Dio quello che ha fatto, ma è Dio che lo rivela a l’uomo. E’ vero che Dio può usare mille modi per fare una cosa, ma va da se che quando Egli decide di usare un modo, ha scelto di non servirsi degli altri. Non si tratta dunque di sapere quello che Dio avrebbe potuto fare o come avrebbero potuto essere le cose, ma di quello che è la realtà dei fatti. Perché per forza bisogna scartare come possibile ciò che Egli ha rivelato?
Quando i geologi adottano un metodo per datare la terra, essi non si pongono di fronte al fatto della creazione, vale a dire, non tengono conto che la terra così come si presenta all’osservazione è stata creata da Dio. I loro orologi biologici, tenuto conto del margine degli errori, danno alla terra una età espressa in miliardi di anni. Il fatto è che se ciò che esiste è stato creato da Dio, come dice la Bibbia, allora è logico e ragionevole pensare che la terra abbia una età apparente e una età storica. L’età apparente rispecchia il tempo che la cosa creata mostra di avere all’osservazione dello scienziato. L’età storica è l’effettivo tempo che la cosa ha. Se, per esempio, Dio ha creato Adamo già uomo e non neonato, come è ragionevole supporre, nel giorno in cui fu creato, ai nostri occhi egli avrebbe mostrato di avere almeno quarant’anni, quando in realtà egli aveva solo un giorno di vita. Altro esempio. Quando Gesù mutò l’acqua in vino (Giovanni 2:1-11), per il maestro di tavola, che non sapeva del miracolo, il vino appariva come un ottimo vino invecchiato. In realtà però quel vino esisteva solo da poche ore. Forse sarebbe buona cosa per i “maestri di tavola” ricordare che alle nozze era presente il Signore!
La Parola di Dio, la Bibbia, dice che: “Nel principio Dio creò i cieli e la terra” (Genesi 1:1). Dio è il Creatore di tutte le cose; le quali cose esistono perché il Signore le ha chiamate all’esistenza. Quanti hanno rigettato questa verità non hanno saputo dare spiegazioni ragionevoli circa l’esistenza di un creato così bello e armonioso. Ci vuole veramente molta più fede per credere che il caso abbia prodotto l’universo, che credere che un Dio l’abbia creato. Le speculazioni degli scettici conducono soltanto a formulare delle ipotesi, che non soddisfano certamente né la ricerca scientifica onesta né i bisogni e le domande che l’uomo pensante si pone. Diceva Agostino di Ippona: “Tu, o Signore, ci hai fatti per appartenere a Te, e il nostro cuore è inquieto finché non riposa in Te”.

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