Quando Dio chiama
Quando Dio chiama

Quando Dio chiama

 
0,0 (0 vote(s))

€8,00


Più di 15 copie con disponibilità immediata

  Add to cart

La testimonianza dell'autrice: dalle tenebre della paura, della malattia, dell'astrologia e del New Age, passando anche attraverso l'esperienza della morte, per poi finalmente uscire alla luce di Cristo, luce del mondo...
Producer: Publielim
Product Code: 1001000049852
Weight: 0,190kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Sample chapter

“Nessuna arma fabbricata contro di te riuscirà” dice il Signore.
Isaia 54:17

Capitolo 1

Sopravvivo all’infanzia!

Sono nata da genitori anziani. Avevano entrambi passato i 40 anni quando sono nata e sarei poi rimasta figlia unica. Mio padre aveva vissuto in Africa a lungo, costruendo strade e ponti per il Governo italiano e poi era rimasto per anni in India, prigioniero di guerra degli inglesi.
Il mio arrivo è stato un dono nel quale non speravano neanche più e sono stata sempre molto amata. Il diavolo ha fatto del suo meglio per farmi fuori prima ancora che nascessi, tentando poi ripetutamente anche in seguito, ma per grazia di Dio sono qui a raccontare la storia. Mia madre ebbe bisogno, verso i sette mesi di gravidanza, di un’iniezione di penicillina. Le venne somministrata un’iniezione avariata, forse un avanzo del tempo di guerra, chissà!, e il risultato fu che finimmo entrambe in fin di vita.
Verso i 2 anni, vivace e “trottolina”, stavo prendendo il sole con mia madre sul terrazzo che si trovava sui tetti di casa nostra. Le case degli antichi villaggi liguri come il mio, Vezzano Ligure, sono alte e tutte attaccate fra di loro e i tetti hanno una notevole pendenza perché in Liguria piove molto, specialmente nella provincia di La Spezia, che è la nostra provincia. Mia madre, forse cullata dal primo sole estivo, si addormentò, e svegliandosi di soprassalto si accorse che avevo scavalcato in qualche modo la ringhiera che fungeva da parapetto e stavo correndo a tutto spiano sui tetti, a grande altezza dal suolo. Pensandomi sul punto di precipitare e fracassarmi a terra svenne dallo spavento.
Come feci a tornare indietro sana e salva non si sa, ma considerando la protezione angelica che mi sono più tardi accorta di avere, e di cui parlerò, non mi meraviglierebbe sapere un giorno, quando tutto ci sarà rivelato, che furono proprio gli angeli a riportarmi indietro.
A 4 anni, verso la metà di agosto, si abbatté su Vezzano Ligure un furioso temporale estivo.
Essendo estate avevamo le finestre aperte e un fulmine entrò nella mia camera, bruciando tutti i fili elettrici, che a quell’epoca correvano ancora esterni sui muri, e parte dei mobili, e lasciando nell’aria un acre odore di zolfo. Io mi ero rifugiata sotto un guanciale di lana e dicono che fu quello a salvarmi. Il fulmine fece un bel buco nel pavimento, fece uguali danni al piano di sotto e si andò poi a scaricare in cantina dove trovarono sul pavimento un lungo pezzo di ferro contorto che prima non c’era.
La “botta” mi aveva lasciato come morta. Mio padre, che era un omone grande come un armadio, urlando disperatamente mi scosse con tanta violenza che alla fine tornai in me. Più grandicella precipitai dalle scale, le lunghe e ripide scale di marmo della nostra casa, molto comuni in Liguria, battendo la testa ad ogni gradino. Altra morte evitata.
Passa ancora qualche anno e sono ora una ragazzetta adolescente che gioca nel borgo antico assieme ad altri ragazzi e ragazze; mi viene lanciato un sasso grosso e appuntito che mi colpisce vicinissimo alla tempia. Sarebbe stata morte sicura, disse il dottore, era solo questione di millimetri.
A 13 anni vengo mandata in collegio a Genova, dalle suore. Chissà, forse a causa della lontananza da casa, o forse per altre ragioni ancora inspiegate, mi viene addosso un’insonnia totale. A 13 anni non è facile gestire un’insonnia grave; piangevo per ore nel mio letto, cercavo di farmi venire sonno leggendo e studiando con una pila sotto le lenzuola, trattenevo addirittura il respiro il più a lungo possibile cercando di trovare il sonno nella mancanza di ossigeno! Nulla funzionava. Pensai di rivolgermi alla Madonna. Con tutta la serietà e l’impegno possibile per una ragazzetta di 13 anni pregai e pregai e pregai. Mi rivolsi a lei con amore e fiducia ma non ottenni aiuto. Era stato come parlare al muro. Persi molto peso e mi venne addosso un esaurimento. Le suore avvertirono mio padre che ero sempre più magra e allampanata e che mi trovavano spesso e volentieri svenuta in chiesa. Come “cura” mi forzarono a mangiare della carne di cavallo e a mio padre fu consigliato di portarmi da uno psichiatra. In mezzo a queste traversie mi accorsi di avere un dono misterioso.
Un giorno, parlando con la suora che si occupava con tanto amore di me, Suor Céline de la Trinité, le dissi di punto in bianco: “Peccato che te ne vai. Perché hai scelto di trasferirti in un convento sulla costa Adriatica?” La cara suora impallidì e guardandomi stupefatta mi chiese come facevo a sapere una cosa così segreta, visto che non ne aveva neanche informato la Madre Superiora. Le risposi che non sapevo perché lo sapevo, semplicemente lo sapevo: il Signore aveva forse cominciato a versare i Suoi doni su di me? Quando mi confessavo al prete del collegio scoppiavo in pianti dirotti con grandi singhiozzi e il cuore spezzato. Sentivo l’orrore del peccato, l’orrore della morte eterna, ma non sapevo come gestire tutto questo.
Promisi a Dio di servirLo come missionaria, avrei voluto andare in Africa per aiutare gli orfani, ma avevo solo 13 anni e forse davo solo l’impressione di straparlare.
A volte nel mio lettino di collegio mi divertivo a parlare una lingua strana che mi usciva facilmente dalla bocca. Non conoscendo allora l’inglese, pensavo che fosse “inglese”. Parlavo già in lingue nuove ? “Perché chi parla in altra lingua non parla agli uomini, ma a Dio” (1 Corinzi 14: 2).
L’insonnia era stata il mezzo che satana aveva scelto per staccarmi dalla mia comunione di adolescente con Dio. Ormai non dormivo quasi più, né di giorno né di notte, e avevo una tachicardia costante. Passavo le notti nella disperazione con la testa che mi rimbalzava sul cuscino. I miei studi ne soffrirono, la mia personalità, la mia salute, tutto.
Il famoso psichiatra non capì nulla fin dall’inizio e mi caricò di pillole forti, definendomi una “caratteriale”, cioè, in parole povere, una ribelle.
Ero molto cosciente dell’esistenza di una dimensione spirituale, ero anche cosciente delle forze del maligno, ma a nulla riuscivo a dare un nome, perché non conoscevo la Bibbia, né il Signore come mio Salvatore.
Dio c’era anche per me, ma lo sentivo lontano, totalmente preso, pensavo, dai grandi problemi internazionali e dal problema di gestire l’Universo.
Avevo bisogno di aiuto, ma mi sarebbe sembrato di disturbarlo se lo chiedevo a Lui.
E Gesù? direte voi. Perché non ti sei rivolta a Gesù?
Francamente non avevo proprio capito che Dio e Gesù erano due persone diverse e distinte. Oltretutto Gesù lo vedevo sempre appeso ad una croce, in qualunque chiesa andassi, e mi faceva strizzare il cuore anche il solo vederlo ridotto così, e mai me lo ero immaginato gloriosamente seduto alla destra del Padre.
Per quanto riguarda poi lo Spirito Santo, si trattava a questo punto, per me, del mistero più totale, una specie di “segreto” gelosamente custodito dal clero o forse solo rivelato al Papa!
Ero una tipica ragazzina cattolica e avevo caso mai più confidenza con la Madonna: donna, madre, me la immaginavo perennemente sospesa fra cielo e terra col suo vestito azzurro, in ascolto delle suppliche che le venivano rivolte.
Dovevo però ammettere che non mi aveva aiutato per nulla.
Ragionando a modo mio su tutto questo decisi di accantonare per un po’ i sogni missionari e di cercare di diventare il più “normale” possibile.
Conobbi più tardi un gran bravo ragazzo, ancora studente, che mi aiutò veramente ad uscire dal tunnel dell’insonnia, dimostrandomi tanta pazienza e amore.
Forse tutto fra di noi sarebbe rimasto a livello di un’ affettuosa amicizia e profonda gratitudine da parte mia se non fosse intervenuto mio padre costringendoci a sposarci: eravamo solo due studenti! Il matrimonio alla fine non durò perché nella vita cercavamo cose diverse: io cercavo sotto ogni pietra quella dimensione spirituale a cui anelavo con tutta me stessa e leggevo un libro dopo l’altro di filosofie varie; il mio giovane marito invece aveva i piedi ben piantati per terra e, una volta laureatosi, cercò subito di farsi strada con ambizione e grinta.
Io mi attenevo al principio “non di solo pane vive l’uomo” e lui a quello “la salute senza i soldi è una mezza malattia”.
Mio marito si definiva ateo ed era letteralmente “allergico” a qualunque menzione di religiosità, di qualunque tipo. Io purtroppo cominciavo a diventare “allergica” al suo materialismo.
Ci separammo, e la Sacra Rota annullò il nostro matrimonio, con la dicitura: “Non scritturale”. Effettivamente eravamo stati trascinati all’altare con le minacce.

Comments and reviews

Write a review for this product

You must be logged in to add a product review.