La morte di Gesù sulla croce è il fatto più sicuro e indiscutibile del Nuovo Testamento. Le difficoltà nascono quando ci si chiede quale ne sia il significato e quali le conseguenze. È stato forse l'incidente finale che ha chiuso tragicamente la carriera di un utopista, com'è accaduto molte volte nella storia? Ovvero, un atto di Dio per la salvezza dell'umanità, come hanno dichiarato subito le prime generazioni cristiane? Eppure, anche seguendo le loro spiegazioni, c'imbattiamo presto in grosse difficoltà.
I primi cristiani fecero ricorso all'analogia con i sacrifici di animali dell'Antico Testamento; compresero la morte del loro Maestro come un .. riscatto .. pagato per la liberazione dalla schiavitù del peccato; parlarono di .. espiazione .. della pena, di una .. vittima .. che prende su di sé la pena di altri: tutti concetti lontani dalIa nostra esperienza e diventati per noi estranei, quasi inconcepibili.
Ci risulta inoltre molto difficile vedere in questa luce il Dio d'amore annunciato da Gesù. Come accadeva agli dèi pagani di fronte al fato, anche il Padre celeste sarebbe dunque soggetto a una legge inabrogabile che lo costringe a sacrificare il proprio Figlio, se vuole perdonare gli esseri umani? Quindi, l'ira di Dio dev'essere placata con un sacrificio umano perché Egli possa perdonare i peccatori? Ma dov'è qui il Dio onnipotente? Il suo grande amore non gli consentirebbe forse di perdonare anche senza un simile sacrificio? Sono interrogativi che hanno travagliato il pensiero cristiano per quasi 2000 anni.
Con una ricerca di esemplare chiarezza, questo libro intende accertare il modo in cui la morte di Gesù è stata compresa e spiegata dai vari autori del Nuovo Testamento e quel che ciò ha comportato per la cristianità primitiva.
La prima constatazione è che il N.T. non ci offre una sola risposta ma ce ne offre molte. Assistiamo a uno sforzo continuato e mai concluso di riformulazione per cogliere il senso di quella morte in tutta la sua completezza e per tradurlo in un linguaggio comunicabile. Sono ogni volta dei tentativi diversi per esprimere l'azione di Dio mediante un linguaggio umano sempre approssimativo. Nostro compito non è quello di scegliere fra le tante interpretazioni quella a noi più congeniale, ma di coglierle tutte nelle loro capacità espressive peculiari e nei rapporti reciproci, tentando di abbracciare una realtà complessa che trascenderà sempre i nostri limiti umani. Tuttavia, una cosa almeno possiamo dire con sicurezza: Cristo è morto per noi, per la nostra salvezza, e questo non viene da noi ma è il dono di Dio.