Il dibattito, negli ultimi anni, sulle origini di Israele, ha creato spesso smarrimento e anche scetticismo. L'istanza storiografica ha cercato delle conferme documentate e documentabili, e - non trovandole o trovandole solo indizialmente - ha posto il testo biblico sotto processo, se non proprio sul banco degli imputati. La critica letteraria si è indirizzata, non raramente, in frammentazioni sparse o disarticolate, non ancorandosi più a metodi adeguati o a regole fisse o comunque riconosciute da tempo. Conseguentemente la critica storico - letteraria - che aveva vissuto 50 anni d'oro - è stata scossa bruscamente, e ogni metodo è stato rimesso in discussione. Anche i metodi sorti al di fuori della Bibbia - dall'analisi strutturale all'analisi del linguaggio e alla stessa lettura materialista del testo sacro - non sembrano avere lunga durata, rivelandosi più che altro mode passeggere. Inoltre, l'affermarsi di discipline autonome - come l'archeologia - ha interpellato in modo nuovo e diretto - e a volte aspro - il documento biblico, principalmente nelle sue parti più antiche e arcaiche, come appunto quelle delle origini. Questa indagine si propone di riprendere la discussione di questi ultimi 50 anni, sia cercando di non vanificare il notevole lavoro che si è fatto sulle origini d'Israele, sia per cogliere elementi positivi e meno pessimistici di quanto appaiano attualmente, in vista di un proseguimento della ricerca biblica su basi nuove senz'altro, ma non per questo distruttive, valorizzando anche l'interdisciplinarietà, che va dalla storia all'esegesi, dall'archeologia alla teologia, senza che una disciplina mortifichi o nullifichi l'altra.