L'autrice, Quacchera, ribelle, realista, prese la vita così come è, e la trovò buona. In un momento (il libro fu stampato la prima volta nel 1870) in cui le ombre dell'errore umano e dell'apostasia gravavano sul mondo, ella scrisse questo libro offrendolo alla sua generazione come una chiave per entrare nella casa della luce. Anche la posterità lo amò; il libro è sopravvissuto agli anni non solo per il suo ottimismo, ma maggiormente perchè non v'è nulla di superficiale, nè d'irreale nel suo ottimismo.