Una serie di riflessioni etiche - semplici e agili ma non disimpegnate - del noto pubblicista e collaboratore del "Manifesto", che intendono segnalare, in una generale crisi delle virtù, soprattutto quelle più piccole, modeste, leggere: povere appunto. Si tratta soprattutto di fotografare uno «stile di vita», nei suoi risvolti, nelle sue varie facce. Uno stile quotidiano, per tutti i giorni, che vuoi indicare serena modestia, ma anche non convenzionalità, non assuefazione ai modelli che la nostra società vorrebbe imporre.La fine del secolo XX non si presenta bene: la società mostra un volto tagliato a metà: da una parte il progresso tecnico e scientifico (Internet!), dall'altra il vizio diffuso, la violenza dei rapporti, le guerre, la difficoltà dell'amore. Anche chi non vuole passare per «Iaudatore del tempo passato» non può non constatare il dominio del denaro e della sua figlia primogenita: la furbizia. Ambedue si sono rafforzati negli ultimi secoli a motivo di un «cultura» sociale che li ha posti in evidenza più di prima, operazione tipica di quella cultura che chiamiamo «borghese» o «capitalista». Il dominio del denaro e della furbizia ha messo in crisi anche quei soggetti forti che, fino a ieri, riuscivano a contrastarlo: il magistero delle autorità religiose, da un lato, e dottrine etiche diverse e contrapposte, dall'altro, come quella del movimento operaio. Si dirà che era inevitabile, che non c'è niente da fare se non constatare. E invece queste pagine vorrebbero mostrare che qualche cosa si può fare, a partire proprio dalle virtù povere, cioè dal basso.Nell'atrio della casa in cui le singole virtù abitano in condominio qualche passo avanti è possibile. Il primo passo riguarda l'altro: le virtù sono per lui, non per meritare qualcosa ma per dare, offrire, per dimenticarsi a favore dell'altro. Il secondo passo riguarda la finitezza: le virtù sono povere proprio perché all'insegna di qualcosa di preciso, limitato, ben definito, circondato da paletti. L'infinito è stato spesso, infatti, fonte di alienazione: è una bandiera che serve a sfuggire, a disimpegnarsi, a fornire alibi. Le virtù povere guardano invece all'oggi, anche se non escludono un domani. Due «passioni» sono dunque a guardia dell'atrio del condominio delle virtù povere: la passione per l'altro e quella per il finito.