Achille Aveta

l periodo era la fine degli anni Settanta del secolo scorso; il luogo: una grande città dell’Italia meridionale; i personaggi: un manipolo diAchille Aveta uomini che avevano complessivamente dedicato decenni della propria esistenza al fedele servizio dell’Organizzazione dei Testimoni di Geova nella convinzione di essersi così incamminati nella via della “verità”. Costoro avevano vissuto a lungo nella convinzione che le “cose profonde della Bibbia” «sono rese note dallo spirito santo per mezzo dell’organizzazione teocratica dei testimoni di Geova. Mentre quelli che hanno la responsabilità di provvedere il cibo spirituale per il popolo di Dio investigano con diligenza le Scritture per acquistare accurata conoscenza, lo spirito amplia a poco a poco il loro intendimento. Così, in modo graduale, la luce dell’intendimento della Parola di Dio diviene sempre più brillante mentre ci avviciniamo alla data divinamente stabilita di Armaghedon» (La Torre di Guardia del 15 agosto 1960, p. 488). Questo gruppetto di Testimoni di Geova, quasi tutti con incarichi di responsabilità nelle congregazioni di appartenenza, si era inizialmente ritrovato con l’obiettivo di contrastare l’incalzante propaganda antigeovista che, all’epoca, si diffondeva rapidamente anche attraverso le nascenti tv e radio private. L’attività di ricerca sugli argomenti dottrinali più disparati produsse come effetto non previsto la messa in discussione di alcuni importanti insegnamenti dei Testimoni di Geova. Infatti, consultando principalmente letteratura pubblicata dalla Società Torre di Guardia, il gruppo di Testimoni in argomento aveva approfondito la conoscenza della vera storia delle dottrine del Movimento, cui avevano entusiasticamente aderito, e da tali ricerche, qualunque fosse l’ambito di indagine, emergeva sempre lo stesso problematico interrogativo: quale metodo sta dietro le acrobazie dottrinali del Corpo Direttivo? Come giustificazione non era più convincente la tesi della “rivelazione progressiva”, perché presso i Testimoni di Geova ogni tanto una “verità” diventa errore ed è sostituita da una nuova “verità”; dopo qualche tempo quest’ultima “verità” diventa anch’essa errore e se ne scopre una ancora più nuova. Argomentando in questa maniera, il Corpo Direttivo non fa altro che giustificare tutti i propri errori passati, sostenendo che oggi «interpreta» meglio le Scritture; ma, nello stesso tempo, questo concetto costituisce la premessa per mettere in preventivo errori futuri: domani il Corpo Direttivo comprenderà ancora meglio di oggi! Adottando questo criterio, ogni gruppo religioso potrà asserire di percorrere «la strada dei giusti» (Proverbi 4,18). Per tutti vale l’affermazione: se sarà volontà di Dio, correggeremo le nostre credenze. C’è qualche indicazione nella Bibbia che i profeti o gli apostoli abbiano insegnato “verità” così mutevoli? Per giunta, dov’era la garanzia dell’operato dello Spirito santo sul Corpo Direttivo geovista, allorquando a primitive affermazioni seguivano ripensamenti diametralmente opposti per poi tornare alle precedenti vedute? perché dal 1879 (anno d’inizio della pubblicazione dell’organo ufficiale del Movimento, la rivista La Torre di Guardia) ci sono state tante “verità” così diverse e contrastanti tra loro? Perché mai Dio avrebbe guidato questi uomini in direzioni del tutto lontane dalla “verità” per poi ricondurli ad essa? Come non ricordare, a questo punto, il monito biblico: «Forse che da una stessa fonte può uscire insieme acqua buona e acqua amara? No! Nessun albero di fichi produce ulive, e nessuna vite produce fichi. Così una sorgente d’acqua salata non può dare acqua da bere» (Giacomo 3,11-12; La Bibbia, Traduzione interconfessionale in lingua corrente). L’onestà intellettuale di quel gruppetto di Testimoni dubbiosi impose loro di rivolgersi per iscritto ai responsabili dell’Organizzazione; fin dall’inizio essi precisarono che «il nostro proposito è quello di entrare nella ricerca tecnica, vogliamo renderci conto delle motivazioni religiose, culturali e pratiche che inducono il Corpo Direttivo ad assumere nette posizioni in campi specifici». La filiale italiana del Movimento, nella sua risposta scritta, osservò tra l’altro: «Fate riferimento a “palesi errori dovuti ad eccessivo zelo” e chiedete, se abbiamo ben capito, come si possa esser certi che, seguendo le direttive dell’organizzazione, non si finisca per imitare l’errore di chi ha seguito fanatici tipo il “rev.” Jones. Sinceramente, fratelli, ci sembra che la nostra fede in Geova Dio e in Gesù Cristo debba farci credere che essi guidano e vigilano sull’organizzazione visibile. Se permettono degli errori umani è perché sanno che non può derivarne vero danno al popolo di Dio, ma anzi che esso imparerà lezioni utili dagli errori commessi … Se abbiamo atteso anzitempo la fine del sistema di cose, questo ci ha senza dubbio aiutati a “vigilare” anziché ad addormentarci. … In sostanza, chi può dire di essere stato spiritualmente danneggiato da tali “errori” umani?». La replica scritta di quei “fratelli” in ricerca fu esplicita: «Proprio perché ci siamo sentiti completamente integrati nella struttura organizzativa dei Testimoni di Geova, ora ci siamo chiesti: perché non proviamo più lo stesso zelo di prima? … Finché abbiamo avuta completa, anzi incondizionata fiducia nel fatto che questa Organizzazione potesse guidarci, nel migliore dei modi possibili, al perseguimento di sane mete cristiane, abbiamo dato il meglio di noi stessi a questa Organizzazione pensando di darlo a Dio; ma … ora siamo perplessi! Chi è disposto a riporre una fiducia completa in qualcun altro, deve ricevere da quest’ultimo garanzie consistenti: chiarezza di idee, correttezza nei rapporti, convinzione nelle piene capacità e possibilità del fiduciario. Su tale presupposto ci siamo accorti che sta venendo meno il rapporto fiduciario con l’Organizzazione. … Che significa poi che Geova “ti dà il tempo di capire che una cosa è sbagliata”? Chi deve capire? Come questi si convince dell’errore, ripensando forse a quello che egli stesso ha scritto o detto in precedenza? Che cosa c’entra Dio in questo processo di autoconvincimento? … Cercare a tutti i costi una giustificazione scritturale a cambiamenti di vedute umane può essere molto rischioso a lungo andare. Infatti la prova del tempo espone ad un giudizio insindacabile chiunque. Che dire poi dei frequenti cambiamenti scritturali oltre che organizzativi? Come fate a dire che errori umani non provocano alcun vero danno al popolo di Dio? A noi risulta il contrario in molti casi. Non entriamo nel merito dei cambiamenti, tuttavia il loro verificarsi pone dei precisi interrogativi: quando facciamo delle affermazioni che ci isolano dall’intero contesto scientifico, in senso lato, quali credenziali di competenza specialistica possono presentare gli scrittori delle nostre pubblicazioni: l’ispirazione dello spirito di Dio? No di certo! E allora per esempio, perché dobbiamo essere messi alla berlina in aule universitarie per la nostra ostinazione ad affermare che l’uomo vive sulla terra da 6.000 anni circa (per giunta)? Sapere che 17 cristiani sinceri e zelanti costituiscono un onnipresente Corpo Direttivo è troppo poco a questo punto per richiedere un’incondizionata sottomissione a tutti i loro dettati». Purtroppo, i vertici dell’Organizzazione geovista non tollerarono la presenza di questi interlocutori “scomodi” e procedettero alla loro espulsione; successivamente, lo scalpore suscitato da quelle disassociazioni indusse decine e decine di Testimoni di Geova ad abbandonare il Movimento, dopo aver appreso le ragioni delle perplessità espresse da quel gruppetto di ormai ex Testimoni. In definitiva, quel manipolo di ricercatori dovette arrendersi di fronte all’evidente l’ambiguità del geovismo: si pretende che i singoli Testimoni di Geova non giudichino le interpretazioni del Corpo Direttivo, essi devono solo ubbidire; eppure il Corpo Direttivo si riserva la facoltà d’essere giustificato nei propri errori interpretativi a causa delle proprie «limitazioni umane». In tal modo si delinea il quadro di un indiscutibile capo, il Corpo Direttivo, per i cui errori i sudditi pagano a proprie spese, ma che non è mai imputabile per le sue errate decisioni perché il giudizio sul suo operato è riservato solo a Dio! In effetti, quei sinceri ricercatori giunsero alla conclusione che, a parte le poche dottrine della cristianità dalle quali i Testimoni di Geova, fin dall’inizio della loro storia, avevano preso le distanze (negazione del dogma trinitario, di quello dell’immortalità dell’anima e dell’esistenza dell’inferno), la stragrande maggioranza dei ripensamenti dottrinali del Corpo Direttivo aveva riguardato il rigetto di insegnamenti propri del geovismo stesso! Da un attento esame della storia del Movimento geovista era emersa, quindi, una verità sconcertante: i vertici dei Testimoni di Geova hanno impiegato gran parte del secolo di esistenza di quel Movimento a tentare di liberarsi di erronei insegnamenti, ma non quelli proposti dalla cristianità, bensì quelli sostenuti dal geovismo stesso. E questo era vero particolarmente con riferimento alla cronologia e alla fissazione del 1914 come data di rilevanza storica fondamentale per le sorti future dell’umanità. Le previsioni escatologiche collegate alle date (si pensi, oltre al 1914, al 1918, 1925, 1940, 1975) non erano state proposte dalla cristianità, bensì si trattava di reiterati e pertinaci errori promossi dagli insegnamenti del geovismo, dai quali il Corpo Direttivo di turno era stato costretto ad emendarsi man mano che il trascorrere del tempo lo costringeva a farlo, pena la sua squalifica come “profeta” di Dio. In conclusione, tenuto conto anche dello scoccare del centenario del fatidico 1914, quale credibilità possiamo accordare ai Testimoni di Geova che si presentano alle nostre porte come araldi della “imminente fine della malvagia società umana”? Ricaviamo un commento appropriato proprio da una fonte geovista: «Geova, l’Iddio dei veri profeti, svergognerà tutti i falsi profeti o non adempiendo la falsa predicazione di tali sedicenti profeti o facendo adempiere le sue proprie profezie in senso opposto alla predicazione dei falsi profeti. I falsi profeti cercheranno di nascondere la ragione per cui proveranno vergogna»

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