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Capitolo uno
Toccare i figli dei figli dei vostri figli
Un mendicante solitario giaceva ubriaco e tremante nella melma fangosa di un canale di scolo a Pechino, Cina. Mentre passavano le ore della notte e si avvicinava per lui la morte, la condizione del mendicante non veniva notata o veniva ignorata dai pochi passanti. Alla fine, mentre l’oscurità cedeva il passo alla luce dell’alba, uno straniero lo vide e si mosse a compassione. Dopo aver gentilmente sollevato il corpo freddo e miserabile dell’uomo dal canale, lo straniero lo portò a casa sua. Il mendicante fu curato finché guarì e lo straniero compassionevole gli parlò del Salvatore che era venuto nel mondo per attirare le anime perdute che si trovavano sull’orlo del precipizio della disperazione e del buio eterno; un Salvatore che era venuto a donare vita abbondante. Il mendicante ricevette Gesù nella sua vita e diventò il principale predicatore nazionale del vangelo.
Cinque generazioni dopo
Cinque generazioni dopo, sedevo ed ascoltavo il pro-pro-pronipote del mendicante che mi raccontava la storia di come il Signore aveva condotto alla salvezza la sua famiglia attraverso quel miracoloso intervento a Pechino. Il nipote mi assicurò che da quel momento, i membri di ogni generazione erano stati missionari, pastori ed evangelisti. Il mio giovane amico, che era anche lui un missionario dalla Cina, aveva dato la meravigliosa testimonianza di come uno straniero aveva tolto il suo bis-bis-bis nonno da un canale ed aveva dato interamente un nuovo corso alla sua vita.
Il nome dello straniero era Hudson Taylor.
Fino al giorno in cui fu tirato fuori della fognatura, il bis-bis-bis nonno del mio amico proveniva da generazioni di ladri e vagabondi. Mi chiedo se a Hudson Taylor sia mai passato per la mente che salvando un uomo, stava in realtà salvando molte generazioni. Se avesse potuto guardare nel futuro, Hudson Taylor avrebbe visto che un suo gesto di gentilezza aveva cambiato il destino di un’intera famiglia per le generazioni a venire. Sono stati trasformati da un’eredità di vuoto al possesso dei proposito di Dio e di nuova vita.
Dio ama le generazioni
La parola generazioni è menzionata più di 700 volte nella Scrittura. Dio è un Dio generazionale. Alcuni di noi hanno la tendenza a pensare che il Signore sia nato tre giorni prima che fossero salvati e che i Suoi propositi si esauriranno circa una settimana dopo che saranno con Lui. Il risultato di ciò è che non si prende tempo per riflettere sul passato o per sperare nel futuro. Raramente ci soffermiamo a considerare persone come Hudson Taylor, che ha servito Dio anni fa, i cui sacrifici hanno pavimentato la via che noi oggi stiamo percorrendo. Non ci rendiamo conto di come il sangue dei martiri e le sofferenze di tanti credenti nei secoli hanno preservato la torcia della presenza di Dio per consentire che anche noi, oggi, possiamo camminare con Lui.
Non riconosciamo nemmeno come le nostre azioni, le nostre speranze ed i nostri sogni influenzino le generazioni future. Che ne siamo coscienti o no, le nostre vite influenzano i bambini che ci circondano – i bambini della nostra famiglia, i bambini nella nostra chiesa, i bambini nel nostro vicinato. Noi portiamo la gloriosa torcia della Presenza di Dio. E dobbiamo portarla in alto, spargendo la sua luce e stabilendo la Sua gloria ovunque andiamo; e dobbiamo passare la torcia alla nuova generazione.
Dio sembra aver molto a cuore le generazioni. Nella Sua Parola ci sono 1314 passaggi che parlano di genitori e figli. Circa la relazione che il padre deve avere con il figlio, si trovano 2.208 versi; e ce ne sono 1426 che danno istruzioni ai padri. Le Scritture che parlano del passaggio della torcia da una generazione all’altra sono 180. Sembra ovvio che a Dio interessa che questo suo piano resti ben all’attenzione dell’umanità.
Dio tiene molto alla preservazione della Sua misericordia e della giustizia attraverso i secoli. Lui vede l’intero quadro, dall’inizio alla fine, ed il Signore vuole un popolo che viva non per se stesso ma che voglia trasmettere ai figli. Sta cercando cristiani che diano se stessi per l’equipaggiamento e la preparazione della prossima generazione.
Educare con l’esempio
Le vite dei figli sono in primo luogo plasmate da ciò che sperimentano a casa. C’è una connessione spirituale tra i figli ed i loro genitori. Dio ha voluto così. Ha preordinato che i giovani fossero influenzati, educati e formati dalle loro madri e dai loro padri. I figli ci seguiranno e si adatteranno al modello che noi stabiliamo.
Durante gli anni a casa nostra, Cathy ed io abbiamo spesso notato che i figli volevano stare dove eravamo noi. Se eravamo in soggiorno a guardare la televisione, si mettevano rannicchiati accanto a me. Se spegnevo la televisione e prendevo un libro, lo facevano anche loro. Se stavo leggendo la mia Bibbia, ecco i nostri figli, sparsi per la stanza, che leggevano le loro Bibbie.
Il comportamento e lo stile di vita che costruiamo ai nostri figli avrà la massima influenza su quello che diventeranno. L’ascendente che i genitori hanno in casa sopraffarà assolutamente le influenze della scuola sui nostri figli; annullerà anche il lavaggio del cervello più deliberatamente mondano. I figli sono stati strutturati da Dio con il cuore aperto verso i loro genitori. Apprendono innanzi tutto da noi. Se viviamo una vita mediocre di attività religiose, si evidenzierà nei nostri figli. D’altra parte, sarà anche evidente se la nostra vita spirituale è sana e vibrante della vita, dell’amore e della potenza di Dio.
Costruire chiese con un’attitudine generazionale
“Quanti siete nella tua chiesa?” spesso viene chiesto; e la risposta più comune è questa: “Siamo circa 200 adulti…più i bambini.” La prossima volta che vi viene rivolta questa domanda, vi sfido a dare una risposta fuori del comune, che potrebbe essere questa: “Oh, abbiamo 85 bambini…più gli adulti.”
Noi rendiamo i bambini dei cittadini di seconda classe invece di capire che essi sono quelli che porteranno la torcia della presenza di Dio nel futuro. Se riconoscessimo ciò che è in noi, e se capissimo veramente cosa morirebbe se non lo trasferiamo, le nostre vite ed i nostri ministeri sarebbero molto diversi da come sono.
Tenere lo sguardo verso il futuro
C’è qualcosa di potente nei nostri figli. I nostri figli e le nostre figlie hanno una chiamata ed uno scopo. Dio ha sognato un sogno per ognuno di loro ed ha scritto il nome di quel bambino sul sogno. Se da quando sono nel grembo, noi insegnassimo ai nostri figli a capire che Dio ha un destino per le loro vite, il risultato sarebbe di renderli giovani fiduciosi che sanno chi sono. E dopo aver riconosciuto che le nostre decisioni di adesso influenzano il futuro dei nostri figli, ci ritroveremo ad usare molta più cautela e saggezza nelle nostre vite quotidiane.
Le popolazioni del Terzo Mondo capiscono questo concetto molto meglio di noi occidentali. Un mio amico, un pastore cristiano del Terzo Mondo, era stato “alleggerito” di $ 5.000 da un altro pastore. Gli chiesi: “Bene, gliela farai passare così liscia? Cosa hai intenzione di fare?” La sua risposta tranquilla fu: “Non farò niente. Un giorno mio figlio potrebbe avere bisogno del suo. Non posso rischiare di rompere questo rapporto. Una disputa di questo genere potrebbe domani impedire a mio figlio di ricevere l’aiuto di cui ha bisogno nella vita.”
Quell’uomo viveva con la mentalità generazionale. Le relazioni che intratteneva, le amicizie che manteneva, gli accordi d’affari che firmava – ogni cosa che faceva ogni giorno – venivano fatte con lo sguardo sui suoi bambini e su come le sue decisioni avrebbero influenzato il loro futuro.
Ezechia non la subì (ma la subirono i suoi figli)
Ezechia era un re che non aveva capito l’essenza delle generazioni. Isaia 38 narra di come il re si ammalò mortalmente. Il profeta si recò da lui e gli disse: "Metti in ordine la tua casa, perché morirai e non guarirai" (Isaia 38:1). Quando il profeta se ne andò, Ezechia si rotolò sul letto e gridò a Dio. Il suo pianto ed il suo pentimento furono così sinceri che il Signore disse al profeta: "Va e dì a Ezechia… Ho udito la tua preghiera, ho visto le tue lacrime; ecco, io aggiungerò ai tuoi giorni quindici anni.” (Isaia 38:5) Più avanti, nel capitolo 39, Dio dice: “Dì a Ezechia che la calamità che ho promesso che sarebbe accaduta, non accadrà fino alla sua morte. Non dovrà affrontare la calamità, ma lo faranno i suoi figli.” (vedi Isaia 39:5-7).
Sono stati predicati innumerevoli sermoni sulla grande preghiera di pentimento di Ezechia. I predicatori si sono soffermati su quanto sia meraviglioso il fatto che Ezechia abbia gridato a Dio ed il Signore gli abbia concesso altri 15 anni.
Io non penso che Ezechia sia stato meraviglioso. E’ stato un egoista egocentrico. Ha forse voltato la faccia verso la parete e gridato a Dio pregando per la vita dei suoi figli con la stessa intensità di quando la sua vita era in pericolo? No, non lo ha fatto. Ha semplicemente replicato:" La parola dell'Eterno che hai pronunciata è buona". Poi ha aggiunto: "Vi sarà almeno pace e sicurezza durante la mia vita". (Isaia 39:8)
"La parola dell'Eterno che hai pronunciata è buona." ?! Cosa c’era di buono? Nell’egocentrismo superficiale di Ezechia, era sufficiente per lui poter vivere e che il nemico non attaccasse mentre era in vita. Gli andava bene che la calamità e la guerra ricadessero sui suoi figli. “Benedetto sia Dio; grazie Gesù; vivrò.” Fine della preghiera. A Ezechia sembrava non importare che le calamità ricadessero sui suoi figli anziché su di lui. La sua risposta indica che era soddisfatto di poter vivere la sua vita in pace. Oh, se Ezechia avesse gridato anche più enfaticamente per i suoi figli: “Signore, mi hai risparmiato. Ora risparmia i miei figli ed i loro figli fino alla quarta generazione.”
Se i padri gridano a Dio, il giudizio è spostato di un’altra generazione. Ma non basta nemmeno pregare per la prossima generazione, se noi non diamo noi stessi nell’educarli, nell’amarli e nell’istruirli quotidianamente a vivere per il Signore.
Il vostro ministero più importante
Madri e padri che riconoscete il valore dell’allevamento dei figli, mi raccomando a voi! Adesso potrete anche non vedere la forza che state mettendo in questi piccoli, ma Dio la vede. Lui osserva le montagne di giustizia che state alzando e vede chi stanno diventando i vostri figli e le vostre figlie.
Quindi fatevi coraggio! Quando non riuscite a vedere oltre le montagne di biancheria sporca, i mucchi di conti e le tracce di sporcizia che i bambini hanno disseminato per casa, Dio vede la Sua chiamata per le vite dei vostri figli. Ricordatevi di questo. Lui sa che il frutto del vostro lavoro – le ore che impegnate accompagnando i figli a far pratica, assicurandovi che abbiano finito i loro compiti – sta crescendo nel vostro bambino, anche se per il momento non è evidente per voi. Egli vede la gloria che state piantando in loro, anche se voi non ci riuscite. Quindi lasciate che questa scrittura vi incoraggi: “Il regno di Dio non viene in maniera che si possa osservare!”. (Luca 17:20)
Dio vi ha affidato i vostri figli per un tempo per crescerli per i suoi propositi. Le ore che trascorrete lavorando, insegnando e pregando sono senza prezzo; solo Dio sa cosa quel lavoro sta producendo. I vostri figli influenzeranno il mondo. Saranno uomini e donne che toccheranno re e cambieranno nazioni. Non scoraggiatevi per il tempo e lo sforzo che vi costa crescere i vostri figli e le vostre figlie. Non ascoltate le bugie del nemico che sta cercando di rubarvi la vostra corona dicendovi che state sprecando il vostro tempo quando vi date con amore ai vostri figli.
Quando i nostri figli erano piccoli, ero sia un uomo d’affari che un pastore. Avevo veramente pochissimo tempo libero. Avrei potuto facilmente essere fuori di casa ogni sera della settimana; invece, ogni sera alle sei in punto, con pile di lavoro che mi urlavano di restare, chiudevo la porta del mio ufficio ed andavo a casa. Mia moglie e cinque piccole persone mi stavano aspettando e sapevo che la mia prima responsabilità era verso di loro. Ero ben conscio dell’impatto che la mia presenza aveva su di loro, e di quanto significassero le mie parole di incoraggiamento.
Genitori, il vostro ministero più importante è a casa. I vostri figli hanno bisogno di voi. Le vostre parole ed azioni a casa hanno una valenza eterna.
Le parole sono potenti
La prima opinione di sé stessi dei bambini, si forma tramite le parole che noi pronunciamo. Troppo spesso i genitori parlano per rabbia o per dolore. Dicono ai loro figli le stesse parole dolorose che i loro genitori dicevano loro.
Quanti madri o padri si sono fatti sentire dicendo in luglio o agosto: “Non vedo l’ora di riportare questi ‘dannati bambini’ a scuola”? Poi quei genitori si chiedono perché quei ‘dannati bambini’ crescono dannati. Oppure dicono: “Oh no, i piccoli confusionari sono a casa e questo significa che la mia giornata è finita. Non riesco a fare niente quando sono in giro!” I genitori spesso dicono questo genere di cose per burla, ma i bambini non lo prendono come uno scherzo. Cosa pensano i bambini? “Sono un confusionario. Creo sempre problemi. Ora me ne starò chiuso nella mia stanza così non starò loro tra i piedi. Starò fuori con i miei amici così non darò fastidio ai miei genitori.”
Conosco una madre che diceva continuamente che i suoi bambini erano delle pesti. “Sei una peste. Sei una peste.” I bambini lo hanno sentito così spesso durante la loro infanzia, che si è radicato in loro. Oggi sono cresciuti, ma ancora pesano sul bilancio di casa dei genitori, sperando in qualche gratificazione, che ancora non ricevono.
I nostri figli non sono stati mai e non sono nemmeno ora pesti! Noi li amiamo e li vogliamo attorno a noi. Possono parlarci quanto vogliono, e noi li ascoltiamo. Verrà il giorno in cui scongiureremo Dio che vengano ad importunarci, ma ormai saranno andati. Usiamo i momenti fugaci e preziosi dell’infanzia per riversare amore e sicurezza nei nostri figli; per riempirli con parole di speranza sul destino che hanno in Dio. Prendiamo tempo per ascoltarli e per far loro sapere quanto valgono per noi.
Ricordo con tenerezza e con cuore afflitto tutte le conversazioni notturne che Cathy ed io abbiamo avuto con i nostri figli mentre crescevano. C’è qualcosa negli adolescenti che ama fare le ore piccole. Non riesco a contare le volte che Cathy ed io eravamo stanchissimi ed arrivava uno di figli che voleva parlare. Molte notti siamo stati alzati con loro anche fino alle due o alle tre del mattino, anche se il giorno dopo c’era scuola. A volte ciò di cui ci volevano parlare non ci sembrava così importante, ma potevamo sentire che volevano avvicinarsi a noi. Avevano bisogno di stare vicino a noi, desideravano comunicare. Cathy ed io rimanevamo alzati finché loro volevano.
I nostri figli hanno molto valore per Cathy e per me. Che il loro rapporto con noi rimanga forte è più importante rispetto a cosa impareranno a scuola il giorno dopo. Non abbiamo mai voluto che i nostri figli sentissero che eravamo troppo stanchi e troppo occupati per loro. Cerchiamo tuttora di dare loro tutta l’attenzione di cui hanno bisogno.
A volte quando venivano da noi, dovevamo rimandare perché eravamo nel bel mezzo di qualcos’altro. Allora dicevamo: “Ascoltatemi, datemi un’ora per finire questo, e staremo con voi tutto il tempo che volete.” Un’ora più tardi, spaccando il minuto, arrivavano, pronti a parlare. Anche se noi non avevamo finito, dovevamo per forza accantonare tutto e dare loro la nostra completa attenzione.
Il tempo passa, che noi lo vogliamo o no. I figli non rimangono piccoli per sempre. Un giorno saranno cresciuti, ma adesso abbiamo il meraviglioso privilegio di riempire le loro vite e di influenzare il loro futuro. Cresciamo i nostri figli come persone che ascoltano Dio, sensibili e ripiene di Spirito. Insegniamo loro a pregare ed a vivere con passione verso il Signore.
Ricordate: voi avete un destino che porta la torcia della Presenza di Dio dalla generazione passata, alla vostra generazione e verso la prossima. Un giorno questa torcia sarà data in mano ai vostri figli. Questa è la vostra responsabilità ed opportunità, la vostra sfida e la vostra gioia.
Vivete uno stile di vita generazionale.
La direzione nella quale andate oggi,
pavimenterà la via per i vostri figli domani.