L'opera di M. Noth segna una profonda svolta sia nei fondamenti sia nell'esposizione della storia d'Israele.
L'Antico Testamento è visto fin dall'inizio nel suo illimitato condizionamento umano e storico. Il coraggio di una tale considerazione dell'Antico Testamento, che si accosti al testo senza riserve, è un evento liberatore, perché non presuppone né una programmatica distruzione della storia della salvezza, né una costruzione guidata da una filosofia della storia o da una storia delle religioni.
Il Noth pone la storia d'Israele in rapporto con l'ambiente medio-orientale, anche mediante ricerche linguistiche (formazione dei nomi dell'A.T.; Mari) e storico-topografiche (lista palestinese dei Faraoni; libro di Giosuè) attribuendo importanza capitale alla critica letteraria e alla critica delle tradizioni.
Sebbene la vita religiosa occupi un posto preminente per gli Ebrei, l'autore non cade nell'errore di scrivere una storia della religione. In primo piano sta la sorte del popolo ebraico, e viene chiaramente mostrato come essa abbia assunto importanza centrale per la nascita e lo sviluppo delle correnti religiose.
Particolarmente riuscita è l'esposizione del classico moto profetico dell'ottavo secolo.