Dopo la Rivoluzione Francese e la bufera napoleonica in Europa nasce in gruppi di cristiani - con tre radici: in Inghilterra e Irlanda, in Svizzera e in Italia - il sogno di superare lo scandalo delle divisioni fra le chiese, ritrovandosi insieme a spezzare il pane con tutti gli uomini disposti ad accettare il vangelo di Cristo e a separarsi dal male. Questa utopia - come spesso è accaduto nella storia del cristianesimo - , se non riesce a riunire la cristianità, genera però nuove vivaci correnti religiose. I pionieri di quest'opera - tra cui John Nelson Darby, Anthony Norris Groves, George Muller, il conte Piero Guicciardini - sono uniti da un comune interesse per i temi della fine del mondo e dall'aspirazione a una chiesa rinnovata e purificata, ma si dividono su un punto. Mentre per i suoi amici le nuove assemblee dette dei Fratelli devono accogliere qualunque cristiano, non importa di quale provenienza, purchè condivida uno spirito e un ideale comune (enunciato secondo una teologia che si vuole rigorosa e conservatrice), Darby è convinto che si debba innanzitutto separarsi dal male e dall'apostasia che ha coinvolto tutte le chiese, di origine antica e recente. Ma la distinzione tra Fratelli "stretti", seguaci di Darby, e "larghi", per quanto colga un elemento di distinzione fondamentale, non riproduce l'estrema varietà di atteggiamenti dei Fratelli e anche la reciproca influenza fra correnti diverse. Nel 1936 l'Ufficio del Censimento Americano ne distingue otto grandi gruppi, dai "Fratelli I" ai "Fratelli VIII"; più tardi gli storici ne aggiungeranno almeno altri due, e la situazione anglo - americana non corrisponde esattamente a quella dell'Europa continentale. Comunque sia, lo studio dei Fratelli è essenziale sia per la storia del protestantesimo moderno - di cui costituiscono parte integrante - sia per riflettere su categorie come fondamentalismo e conservatorismo, oggi di grande attualità non solo nell'ambito cristiano.