Come dichiarano gli autori, questo commento a Michea, «uno dei più grandi incompresi dell'Antico Testamento», è soprattutto polemico e pedagogico, e infine anche esegetico; tutto ciò nell'intento di attenuare la distanza che ci separa dai profeti, per meglio comprendere il nostro tempo e riconoscere gli attuali portatori del messaggio divino.
Maillot e Lelièvre cercano di spiegare, nei limiti del possibile, la personalità di un profeta e l'originalità del suo messaggio: di qui la scelta di Michea che, oltre ad appartenere al periodo classico del moto profetico, non è né troppo lungo né troppo breve e resta uno dei più aggressivi e dei più sociali tra i profeti veterotestamentari.
La costante volontà di attualizzazione di questo agile commento deriva dal convincimento che è impossibile tradurre e leggere un libro come quello di Michea senza tradurlo negli eventi contemporanei e senza leggere il nostro tempo attraverso di esso.
Le note esegetiche che accompagnano il testo biblico, facilmente accessibili e non appesantite da continue citazioni, si trovano quindi subordinate a questo intento: vogliono renderci contemporaneo un profeta per farci contemporanei della nostra epoca.