Luci sul dilà
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Possiamo avere relazioni con i morti?
Luci sul dilà spiega la verità sulla vita oltre la morte secondo l'insegnamento della Bibbia, il libro di Dio. Luci sul dilà affronta tutte le grandi domande che ognuno si pone:
  • L'origine e il senso della morte. Dove vanno i morti? E che cosa fanno?
  • La resurrezione: Quando? Come? Che cosa sappiamo noi dell'inferno? Le glorie celesti e che relazioni possiamo avere con i nostri morti?
Per tutti questi interrogativi esiste una risposta sicura nella Bibbia. L'autore, André Thomas-Brès, non più cittadino di questa terra, è stato un grande studioso della Bibbia e con il libro Luci sul dilà ci lascia un insegnamento ragguardevole sulla vita oltre la morte.
ISBN: 9788880772453
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Product Code: 9788880772453
Dimensions: 148 x 208 x 3 mm
Weight: 0,090kg
Binding: Brossura
Number of pages: 45
Language: Italian

Book contents

Prefazione; Origine e senso della morte; Dove vanno i morti? e che cosa fanno? La resurrezione: quando? come? Che cosa sappiamo dell'inferno? Le glorie celesti.

Sample chapter

Capitolo 1


Origine e senso della morte


In tutti i tempi, gli uomini sono stati tormentati dal problema dell’oltretomba. Tutti i popoli, senza eccezione, hanno creduto a un dilà, più o meno eterno, più o meno preciso. Vi hanno comunque creduto.
La preistoria, vale a dire la scienza che ha per oggetto lo studio della vita degli uomini prima che l’invenzione della scrittura aprisse sconfinate possibilità di registrazione dei fatti storici, ci rivela che anche i più primitivi fra gli antichissimi abitatori della terra credevano nella realtà di un altro mondo, successivo al presente. Vero è che di questi primi e lontanissimi avi nostri abbiamo ritrovato soltanto, qua e là, delle necropoli, ossia dei cimiteri di tombe. Ma quelle tombe sono una eloquente testimonianza della fede nella sopravvivenza. Oggetti svariati di uso comune, ed in particolare vasi ed anfore contenenti del cibo e delle armi, solevano essere deposti accanto ai cadaveri all’atto della loro inumazione.
Perché questa pratica costante, se gli antichi non avessero ritenuto che quegli oggetti di viatico dovevano essere utili ai morti in un’altra vita? E perché i vivi se ne sarebbero privati a beneficio dei morti? Inoltre, si è potuto ugualmente osservare che in quelle necropoli i morti non sono disposti in un modo qualunque, ma invece sono ripiegati su sé stessi, come un bambino nel seno materno, oppure orientati in una direzione precisa, spesso quella del ponente.
Non è nostra intenzione far qui un corso di storia delle religioni; ma quanto s’è detto era necessario per sottolineare che, per quanto risaliamo indietro nei millenni, gli uomini hanno sempre creduto a una vita dopo la morte. Come se la raffiguravano? Non lo sappiamo. Ma il fatto è che vi credevano. E ne troviamo conferma nelle ricerche etnologiche del nostro tempo, che presentano, nelle popolazioni arretrate di continenti ancora avvolti dalle barbarie, la stessa credenza in un dilà. Possiamo pertanto affermare, senza tema di essere smentiti, che la credenza in un dilà è un bisogno fondamentale dell’essere umano. L’uomo non si è mai rassegnato alla eventualità della morte come fine assoluto e totale della propria esistenza.
L’avversario delle anime ben conosce quel tormento ancorato nel cuore di ogni uomo, e ha tentato di sfruttarlo a suo profitto.
Ha fatto brillare, negli spiriti avidi di conoscere quanto accade nell’oltretomba, la possibilità di ottenere delle rivelazioni mediante una comunicazione diretta con i morti. è la tentazione dello spiritismo.
In realtà, lo spiritismo è una forma nuova dell’antico culto dei morti, assai comune in tutti i tempi e in tutti i luoghi. Le forme sono cambiate, ma lo scopo è rimasto, sempre uguale. Si tratta di fare ottenere dai morti un aiuto, di farne degli ausiliari, dei distributori di bene, in una parola delle vere e proprie divinità, alle quali gli uomini si rivolgeranno più volentieri e con maggior confidenza che non al vero Dio. In tal modo il diavolo consegue lo scopo che si era prefisso, quello di allontanare gli uomini da Dio! Adorino chi e quel che vogliono, purché non adorino il vero Dio, questa è la volontà di satana.
Né il padre della menzogna teme le contraddizioni. Non si limita a falsare la realtà dell’oltretomba; ma se vede che qualche spirito onesto si prepara a credervi, egli non pone tempo in mezzo e cambia tattica: “La vita avvenire non esiste! Abbandonate le illusioni che degli uomini ingenui hanno coltivato: tutto finisce con la tomba, nella terra umida e nera!”
Satana non ignora le conseguenze di codesta tragica negazione. Sopprimere l’oltretomba, in sostanza, equivale a sopprimere Dio medesimo. Dio è perfetto. Dunque, egli è anche perfettamente giusto. Ora, se una vita d’oltretomba non esiste, nella quale sia posto un rimedio alle ingiustizie di questa terra, ciò significa che Dio è del tutto indifferente di fronte alle ingiustizie di quaggiù. Nessun rimedio, dunque: il giusto avrà la stessa sorte dell’oppressore! La giustizia diventa così un semplice termine senza alcun significato reale; è una beffa. Che specie di Dio è colui che non può ristabilire la giustizia? Oppure egli è impotente di fronte al male; ovvero egli è indifferente. In ambedue i casi, possiamo mangiare e bere e divertirci e fare quello che ci garba: il risultato non cambierà. E così, il trionfo di satana è completo.
Grazie a Dio, proprio in mezzo alle tenebre suscitate dall’avversario delle anime nostre, noi abbiamo una luce: la luce della Parola di Dio. Un giorno, un tale diceva sospirando: “Che peccato che la Bibbia non dica nulla, o così poco, intorno al problema della sopravvivenza umana dopo la morte!” Questa opinione erronea spinge molte persone a ricercare una luce in libri contenenti ogni sorta di fantasticherie umani, o addirittura delle pretese rivelazioni, in realtà delle costruzioni menzognere, su idee false, in contraddizione con la verità della Parola di Dio.
Ecco perché noi desideriamo esaminare in questi capitoli ciò che la Bibbia insegna al riguardo. E si vedrà che non si tratta per nulla di un insegnamento incerto, o troppo succinto. La Bibbia risponde in modo completo ed esauriente a tutti i problemi che concernono la sorte dell’uomo dopo la morte. E quel che essa ci dice non è frutto di immaginazione, o ipotesi senza possibilità di conferma, ma è la Verità, la Verità Divina. Dobbiamo augurarci con tutto il cuore di trovare in essa l’appagamento di quanto i nostri cuori desiderano.
Prima di chiedere alla Bibbia che cosa viene dopo la morte, domandiamole: perché esiste la morte?
Non sembri questa una domanda ingenua, addirittura infantile! Lo scienziato risponderà: “Perché morire? Ma è una legge della natura!” L’uomo della religione aggiungerà: “Così Dio ha voluto; la domanda che fate non ha senso”.
Infatti, l’intelletto umano non offre alcuna spiegazione reale, attendibile. Ma la Parola di Dio ha una risposta alla nostra domanda.
Richiamiamoci al giardino di Eden in cui Dio aveva posto Adamo “perché lo lavorasse e lo custodisse”, dopo avergli dato un esplicito divieto: “...dell’albero della conoscenza del bene e del male non ne mangiare; perché nel giorno che tu ne mangerai, certamente morirai” (Genesi 2:16-17).
Il divieto potrebbe essere inteso così: “Se tu ne mangi, cadrai morto sul posto”. Ma non era evidentemente questo il significato che Dio voleva dare al suo divieto, visto che Adamo visse ancora a lungo, dopo averlo trasgredito! La divina minaccia significava invece: “Nel giorno in cui tu disubbidirai, tu diventerai mortale, cioè soggetto alla morte. Le tue energie non si rinnoveranno più, ma declineranno con il crescere degli anni. Le tue membra diventeranno pesanti ed inferme, e tu scenderai per tal modo carico di acciacchi nella tomba”.
Il decreto di Dio è divenuto realtà. Adamo è invecchiato, e dopo di lui, tutti i suoi discendenti sono stati esposti alla stessa legge. La morte è divenuta “il re degli spaventi” (Giobbe 18:14). L’apostolo Paolo scriverà in 1 Corinzi 15:26: “L’ultimo nemico che sarà distrutto, sarà la morte!” è chiaro? Malgrado tutte le teorie che pretendono di scorgere nella morte un fatto della natura, un evento normale, la Bibbia dichiara che la morte è un avversario dell’uomo. E la sua origine è evidente: la disubbidienza, il peccato.
Soltanto, una simile affermazione risulta pericolosa per il diavolo. Se gli uomini si rendessero davvero conto che la morte (di cui tutti soffriamo) viene dal peccato, finirebbero per considerare il peccato con maggiore serietà. Ne afferrerebbero la incalcolabile gravità e ne valuterebbero tutte le conseguenze.
Al contrario, se la morte è un evento naturale, senza alcun rapporto con il peccato, e che sarebbe ugualmente esistito per tutte le creature, anche se il peccato non fosse esistito, è chiaro che l’uomo sarà condotto di necessità a renderne responsabile Dio, a fargliene un addebito, anziché prendersela con sé stesso.
Niente da stupire, dunque, che si odano uomini in atto di accusare Dio d’essere crudele, mentre, all’opposto, dovrebbero umiliarsi davanti al Signore a causa dei loro peccati e degli effetti che ne derivano. La morte è un tormento, uno scandalo, un problema insolubile al di fuori della rivelazione divina.
Qualcuno si domanderà: “Ma dunque l’uomo avrebbe dovuto vivere eternamente sulla terra?” La Bibbia tace a questo riguardo; ma è lecito ritenere che, quando il tempo della sua preparazione sulla terra fosse adempiuto, Dio avrebbe trasferito l’uomo nel suo cielo, senza passare attraverso la malattia, le infermità e la morte. Il contadino che ha seminato il grano, non aspetta certo, per raccoglierlo, che le spighe marciscano o spandano il loro tesoro per terra: infatti le miete e le raccoglie quando esse hanno raggiunto la loro bella maturità!
Rimane ancora un punto, per ora, da precisare: nella Bibbia, il termine “morte” ha tre significati distinti l’uno dall’altro.
Anzitutto, il significato della morte fisica: è quello al quale pensa la maggior parte degli uomini. Il corpo cessa di vivere e tutto torna alla polvere donde siamo stati tratti. Lo spirito che “animava” quel corpo varca le soglie dell’eternità.
Ma la Parola di Dio adopera il termine “morte” anche per indicare la condizione spirituale in cui si trova ogni uomo che sia senza Cristo. Paolo scrive agli Efesini: “Eravate morti nelle vostre colpe e nei vostri peccati...
Ma Dio... ci ha vivificati con Cristo” (Efesini 2:1 e 4). L’apostolo non scrive certo queste parole a degli esseri usciti dalla tomba. Ma il fatto di essere separati da Dio a causa del peccato costituisce una condizione di morte spirituale. Ogni vita proviene da Dio. Essere lontani da lui, significa aver perduto la vita. Un ramo d’albero reciso è pur sempre un ramo d’albero, ma è un pezzo di legno secco, senza più vita. Così, noi possiamo esistere e continuare per degli anni ad esistere ancora, pur essendo morti, cioè recisi dalla fonte della vita, che è Dio.
Infine, il termine “morte” significa la condizione in cui si trova l’anima che non è soltanto separata da Dio, ma per la quale non sussiste più alcuna possibilità di riunirsi con lui un giorno.
Quell’anima ha respinto gli appelli del Signore, si è indurita volontariamente. Trascorrerà perciò tutta l’eternità lungi da Dio. è quel che la Bibbia chiama la seconda morte, vale a dire la condizione definitiva in cui si trova l’anima che ha respinto la grazia misericordiosa.
Stiamo ora per affrontare il nostro argomento. Ricordiamoci fin da questo momento le parole di Gesù Cristo: “In verità, in verità vi dico: chi ascolta la mia parola e crede a colui che mi ha mandato, ha la vita eterna; e non viene in giudizio, ma è passato dalla morte alla vita” (Giovanni 5:24).
Siamo noi pronti a passare dalla morte alla vita? Abbiamo accolto il Signore Gesù come il nostro personale Salvatore?

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André Thomas Brès
André Thomas Brès

André Thomas Brès (1901-1978) è tra le figure più rilevanti del movimento pentecostale in Francia.

Dopo undici anni di servizio pastorale in Svizzera, periodo di potente risveglio nello Spirito Santo, svolse il suo ministero dal 1939 al 1974 nella chiesa delle Assemblée de Dieu di Nizza.

Fu anche un prolifico scrittore.


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