Gli Ebrei popolo del futuro
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Le priorità di Dio sono il suo popolo, la sua terra e il suo piano di salvezza. Mai come ora è importante comprendere il ruolo vitale di Israele e degli Ebrei nella storia dell’umanità.
In questo libro Ulf Ekman rende chiare le verità basilari sul popolo e la sua terra. Fatti storici e profezie bibliche si integrano per rivelare la pienezza del Piano di Dio per gli ultimi tempi.
ISBN: 9788880771449
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Product Code: 9788880771449
Weight: 0,190kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Sample chapter

Capitolo 1


IL POPOLO

“Il Signore ti ha fatto oggi dichiarare che sarai un popolo che gli appartiene, come egli ti ha detto, e che osserverai tutti i suoi comandamenti, affinché egli ti metta al di sopra di tutte le nazioni che ha fatte, quanto a gloria, rinomanza e splendore e tu sia un popolo consacrato al Signore tuo Dio com’egli ti ha detto”(Deuteronomio 26:18-19).


“Il Signore ti costituirà suo popolo santo, come ti ha giurato, se osserverai i comandamenti del Signore tuo Dio, e se camminerai nelle sue vie. Tutti i popoli della terra vedranno che tu porti il nome del Signore, e ti temeranno” (Deuteronomio 28:9-10).

Abramo fu una figura centrale nel piano di benedizione di Dio per tutta l’umanità. Egli doveva diventare il progenitore del popolo eletto di Dio, quello degli Ebrei, e Dio aveva una terra preparata per loro: Israele.
Questo popolo, messo da parte e santificato per Dio, doveva essere il canale divino delle benedizioni e della salvezza per l’umanità intera. Il mondo sarebbe stato ristabilito per mezzo del popolo Ebreo. Perciò Dio disse ad Abramo, quando lo chiamò fuori dalla terra di Ur dei Caldei, “Io farò di te una grande nazione e ti benedirò” (Genesi 12:2). Questo è anche il motivo per cui Dio disse ad Abramo, quando lo chiamò: “Io sono il Dio onnipotente; cammina alla mia presenza e sii integro”(Genesi 17:1).
Infine, dopo anni di attesa, il figlio di Abramo nacque e Isacco ricevette la stessa promessa e la stessa benedizione, cioè che avrebbe dato origine a una grande nazione. Anche Giacobbe, uno dei figli di Isacco, ebbe dodici figli, uno dei quali, Giuseppe, fu venduto schiavo dai suoi fratelli più grandi. Essi convinsero il loro padre che Giuseppe era stato ucciso.
In seguito, quando scoprì che Giuseppe non era morto, ma era, in realtà,vivo e reggente d’Egitto, Giacobbe si recò da lui con l’intero clan familiare. Erano 70 persone in tutto. La famiglia aveva vissuto come straniera nella terra di Canaan, anche se era rimasta sempre salda nella fede che, secondo la promessa, quella terra sarebbe stata la loro eredità divina.
Quando Giacobbe la lasciò per andare in Egitto, ebbe la sicurezza che non sarebbe stato là per sempre, perché Dio aveva detto ad Abramo, decenni prima: Sappi per certo che i tuoi discendenti dimoreranno come stranieri in un paese che non sarà loro: saranno fatti schiavi e saranno oppressi per quattrocento anni; ma io giudicherò la nazione di cui saranno stati servi e, dopo questo, se ne partiranno con grandi ricchezze (Genesi 15:13-14).
Così, l’Egitto non era la terra di Giacobbe, ma era solo il luogo in cui lui e la sua famiglia sarebbero cresciuti per diventare un popolo. Io sono Dio, il Dio di tuo padre. Non temere di scendere in Egitto, perché là ti farò diventare una grande nazione (Genesi 46:3).
L’Egitto doveva essere il luogo in cui i dodici figli di Giacobbe e le loro rispettive famiglie sarebbero cresciuti diventando 12 tribù prima e una nazione poi. La Bibbia ci dice in Esodo 1:7: “I figli d’Israele... si moltiplicarono abbondantemente, divennero numerosi, molto potenti e il paese ne fu ripieno”. A questo punto, però, sorse un nuovo Faraone che cominciò a perseguitarli. Per tutto il tempo in cui essi erano stati solo in numero insignificante, venivano guardati con disprezzo e talvolta con vero e proprio odio, e come gente che non meritava nessun tipo di considerazione. Invece, quando cominciarono a moltiplicarsi, vennero considerati come una minaccia, ma non di tipo territoriale o politico. Il pericolo era di un altro tipo: era spirituale.
Mano a mano che le tribù crescevano, essi diventarono come Dio aveva chiesto loro di essere ed entrarono nella chiamata che egli aveva loro rivolto; divennero il suo strumento di benedizione per l’umanità, e incontrarono immediatamente una resistenza spirituale!
Comunque, a dispetto dell’intensa opposizione nel paese, niente poteva impedire alle promesse di Dio di compiersi pienamente, e queste promesse includevano la totale liberazione del suo popolo. è vero che Dio li aveva guidati in Egitto, ma si trattava pur sempre di una terra che non era la loro, ed egli aveva loro promesso che l’avrebbero lasciata di nuovo. In Esodo 2:23-25, troviamo la descrizione di quanto accadde durante quel periodo:

“Durante quel tempo, che fu lungo, il re d’Egitto morì. I figli d’Israele gemevano a causa della schiavitù e alzavano delle grida; e le grida che la schiavitù strappava loro salirono a Dio. Dio udì i loro gemiti. Dio si ricordò del suo patto con Abraamo, con Isacco e con Giacobbe. Dio vide i figli d’Israele e ne ebbe compassione” (Esodo 2:23-25).

L’ESODO

Quando Dio inviò Mosè e liberò il suo popolo dalla terra d’Egitto, lo fece tramite segni, prodigi e atti di potenza. Il più grandioso miracolo dell’Antico Testamento fu la liberazione soprannaturale da parte di Dio del suo popolo. Nel furore della persecuzione d’Egitto, gli Israeliti si ritrovarono insieme. Quando poi si strinsero insieme nel passaggio del Mar Rosso, essi costituirono un solo corpo, e fu lì che nacque la nazione di Israele.
La modalità della loro liberazione fece di essi ciò che erano predestinati ad essere: il popolo di Dio. Egli li ama e ha cura di loro, e lo dimostrò allora con la sua meravigliosa operazione di soccorso: l’Operazione Esodo. Il suo popolo uscì dall’Egitto, in prosperità e salute, e il loro Dio fece l’ impossibile per loro.
Nello stesso tempo, proprio come Dio aveva detto ad Abraamo, egli giudicò la nazione che aveva tormentato e perseguitato Israele. Dapprima, dieci piaghe ricoprirono la loro terra, e poi le acque del Mar Rosso coprirono e sommersero l’esercito Egiziano che li inseguiva (Esodo 14).
Sebbene Mosè avesse ripetutamente avvisato il Faraone dichiarando: “Così dice il Signore: Lascia andare il mio popolo, perché mi serva (Esodo 8:1); questo non accadde finché le dieci piaghe non ebbero riversato tutta la loro forza distruttiva nella terra d’Egitto; solo allora egli si decise a liberarli!

Satana usò il Faraone per cercare di impedire la realizzazione del piano di Dio. Questo attacco fu indirizzato verso:

1. Il Popolo - Israele non doveva diventare una nazione forte.
2. La Promessa (la terra) - Israele non doveva entrare a fare parte dell’Eredità promessagli da Dio.
3. Lo scopo - Israele non doveva servire e adorare il suo Dio.

Queste aree erano centrali per lo scopo di Dio. Egli voleva un popolo che potesse considerare suo “mio popolo”. Questo fu il suo piano per costituirli una nazione e condurli nella Terra Promessa. Egli voleva portarli a onorarlo e ad adorarlo.Voleva che essi vivessero per lui; gli Israeliti dovevano essere, totalmente separati dagli altri per questo servizio.
Dio aveva bisogno di un popolo, qui sulla terra, mediante il quale si potesse vedere la sua gloria. Voleva mostrare, a loro e a tutte le altre nazioni, chi egli è veramente. Voleva un popolo attraverso cui si potesse manifestare la sua potenza e si potessero realizzare i suoi piani e i suoi propositi sulla terra.
Questa è la ragione per cui Dio si occupa con tanta cura del suo popolo di Israele. Questo è il motivo per cui egli prova ira e dolore a ogni sua disubbidienza; questo è anche il motivo per cui la resistenza satanica contro questa nazione è così forte. Se il popolo fallisce, Dio fallisce. Se il suo popolo potesse essere bloccato, ingannato o distrutto, lo sarebbe anche il piano stesso di salvezza divina. Questa è la portata dell’impegno di Dio verso il suo popolo eletto.
La chiamata divina ai figli d’Israele cominciò a concretizzarsi con il loro esodo dall’Egitto. Ad essi Dio chiese di non dimenticare mai il giorno della loro liberazione, ma di ricordarlo commemorandolo per sempre. Quel giorno sarà per voi un giorno di commemorazione, e lo celebrerete come una festa in onore del Signore; lo celebrerete di età in età come una legge perenne (Esodo 12:14).

LA PASQUA EBRAICA

Con queste parole, dunque, Dio ordinò a tutti gli Ebrei di ogni generazione di celebrare la festa della Pasqua per sempre. Questo perché essi ricordassero a sé stessi e ai loro figli la liberazione miracolosa dall’Egitto. Dio non ha mai cambiato questo precetto.
Per migliaia di anni, la Pasqua, o Pesach, in ebraico, è stata fedelmente commemorata; a ricordo del tempo in cui il distruttore passò oltre le case di quelli che ne avevano asperse gli stipiti con il sangue di un agnello.
Il popolo mangia regolarmente le erbe amare prescritte (Esodo 12:18) in memoria dell’amara oppressione che gli avi dei loro padri patirono in Egitto. Il piatto speciale di Pasqua consiste anche di Matza, un pane non lievitato (pane azzimo), per ricordare che il popolo lasciò l’Egitto in tale fretta che i loro impasti per il pane non ebbero tempo di lievitare prima di essere messi a cuocere nel forno (Esodo 12:34).
Dio ordinò chiaramente che queste regole per celebrare la Pasqua dell’Agnello non fossero limitate a un solo giorno: ogni anno, nel medesimo periodo, essi dovevano celebrare questo avvenimento indimenticabile. Perché? Perché quella era stata la notte in cui erano diventati una nazione! In quella notte Dio era andato in loro soccorso! In quella notte Israele rispose alla sua chiamata. Nessuna meraviglia dunque se gli Ebrei di ogni tempo hanno conservato Pesach per il loro Signore, e l’hanno celebrata cibandosi dell’Agnello Pasquale. Sebbene i Nazisti rastrellassero in modo capillare le rovine bombardate del ghetto di Varsavia, minacciando di uccidere gli Ebrei sopravvissuti, i fedeli continuavano a celebrare la Pesach durante la settimana di Pasqua. Osservate dunque questo come un’istituzione perenne per voi e per i vostri figli (Esodo 12:24).
Così, i figli di Israele lasciarono l’Egitto, e infine arrivarono al Sinai. Qui il Signore disse loro: Dunque, se ubbidite davvero alla mia voce e osservate il mio patto, sarete fra tutti i popoli il mio tesoro particolare; poiché tutta la terra è mia e mi sarete un regno di sacerdoti, una nazione santa. Queste sono le parole che dirai ai figli d’Israele (Esodo 19:5-6).

UN POPOLO MESSO DA PARTE PER DIO

Presso il Sinai, Dio rivelò il suo piano per la nazione di Israele, e la ragione per cui essi sarebbero stati il suo “popolo eletto”. In quanto suo tesoro prezioso, essi dovevano divenire un regno di sacerdoti, una nazione di persone sante. Dio voleva fare di loro un popolo distinto e separato dagli altri; un popolo che avrebbe dovuto conservare e rispettare i suoi comandamenti e votarsi completamente a lui.
Dio voleva un popolo consacrato e santo: un popolo messo da parte per servirlo. Voleva un popolo che fosse aperto a ricevere e a custodire la santa rivelazione che gli avrebbe affidata. Essi dovevano risplendere di una luce speciale davanti al resto delle nazioni: il mondo dei Gentili. Il suo popolo avrebbe dovuto insegnare agli altri popoli le vie del Signore, con la parola e con l’esempio.
La chiamata di Dio per Israele consisteva nell’invito a consacrarsi a lui e ad essere separato dagli altri. Gli Israeliti non dovevano quindi imitare le nazioni pagane intorno a loro. I Gentili (detto Goyim, ovvero i popoli non Ebrei), avevano le proprie usanze, leggi, religioni e idoli che disgustavano Dio. Le loro morali, consuetudini, religioni e tradizione erano detestabili agli occhi di Dio (Romani 1:18-32; Genesi 6:5-6, 8:21).
Dio voleva un popolo di persone che fossero suoi amici; che volessero rispettare, amare e servire, lui l’unico vero Dio, il Dio vivente, El Shaddai. Se questo popolo avesse accettato la sua parola, Dio avrebbe profuso le sue benedizioni tramite loro su ogni nazione della terra.
La promessa che Dio fece ad Abramo fu: In te saranno benedette tutte le famiglie della terra (Genesi 12:3). Questa promessa fu fatta anche ad Isacco in Genesi 26:4, “Tutte le nazioni della terra saranno benedette nella tua discendenza. Alla luce di ciò, considera le parole di Gesù: La salvezza viene dai Giudei” (Giovanni 4:22). Là nel deserto del Sinai, ai piedi del Monte Oreb, Dio dichiarò le sue leggi ai figli di Israele. Egli fa conoscere la sua parola a Giacobbe, i suoi statuti e i suoi decreti a Israele. Egli non ha agito così con tutte le nazioni; e i suoi decreti esse non li conoscono (Salmo 147:19-20).
è importante capire il piano di Dio: per raggiungere tutte le nazioni egli ne scelse una. Mentre quella nazione andava avanti nel corso della storia, aveva il compito di rivelare i piani di Dio per tutta la creazione.
A questo punto possiamo considerare il profeta Balaam, che fu chiamato da Balak, re di Moab, per maledire i figli di Israele e impedire loro di entrare nella terra promessa. Lo Spirito del Signore scese su Balaam che, e invece di maledirli, pronunciò per essi una benedizione. Teniamo presente il piano di Dio di scegliere Israele, e notiamo che egli profetizzò su quanto gli altri avrebbero detto di questa nazione eletta.
Come farò a maledirlo se Dio non l’ha maledetto? Come farò a imprecare se il Signore non ha imprecato? Io lo guardo dalla sommità delle rupi e lo contemplo dall’alto dei colli; ecco, è un popolo che dimora solo e non è contato nel numero delle nazioni (Numeri 23:8-9).

Egli non scorge iniquità in Giacobbe, non vede perversità in Israele. Il Signore, il suo Dio, è con lui e Israele lo acclama come suo re. Dio lo ha fatto uscire dall’Egitto, e gli dà il vigore del bufalo. In Giacobbe non c’è magia, in Israele non c’è divinazione; a suo tempo viene detto a Giacobbe e a Israele qual è l’opera che Dio compie (Numeri 23:21-23).

Che cosa significa veramente questo? Significa che Dio è dalla parte dei figli d’Israele. Significa che essi sono stati messi da parte per lui, distinti dagli altri popoli. Perché? Al fine di realizzare gli obiettivi che Dio si era proposto al momento della creazione!
I figli di Israele, gli Ebrei, hanno un ruolo importantissimo nel piano globale di Dio per tutta l’umanità.

IL POPOLO DELLA LEGGE

Nel Sinai, il Signore rivelò il suo piano a Israele e gli diede le sue leggi e i suoi decreti. Prima di tutto, diede loro i Dieci Comandamenti, scrivendoli con il dito su due tavole di pietra. Poi diede loro una serie di leggi, regole e ordinamenti.
Queste norme includevano ogni cosa: dalle leggi morali riguardo alle parentele e ai rapporti sociali, alle direttive per la collocazione del tabernacolo e le regole che ne governavano il servizio; regole che più avanti sarebbero state usate nel tempio. C’erano ordinanze per le feste, elenchi di norme che stabilivano che cosa era santo e che cosa non lo era, le cose da considerare pure e quelle impure, e infine regole riguardanti il mangiare e il bere.
Agli occhi dei non Giudei che vivono migliaia di anni dopo, questi precetti possono apparire superflui e irrilevanti. Per un non Giudeo, è facile vederli come dettami superati e non applicabili a noi, che siamo liberi dalla legge. Ma un tale modo di pensare porta a una lettura superficiale della Bibbia, e non tiene in considerazione il contesto storico e gli scopi di queste leggi.
I Dieci Comandamenti sono ancora validi oggi. Siamo liberi dalla legge, ma siamo forse anche liberi di rubare, mentire, uccidere, o commettere adulterio? Naturalmente no!
In secondo luogo, queste leggi, regole e ordinamenti furono donati al popolo di Dio, affinché in base ad essi regolasse i suoi rapporti con lui e i rapporti fra di loro quando sarebbero entrati nella Terra che egli aveva promesso. Perché? Perché Dio voleva far crescere una nazione in santità e giustizia. Egli voleva una nazione che portasse la sua presenza in mezzo al mondo pagano. Questo è il motivo per cui egli disse loro che avrebbero dovuto osservare le sue leggi per sempre.
Per un non ebreo è difficile rendersi conto del fatto che Dio ha scelto la nazione di Israele per sempre. è facile dimenticare che le promesse, i patti e le regole che Dio ha dato a Israele, sono per sempre. Pesach avrebbe dovuto essere celebrata per sempre e così tutte le altre feste, il Shavuot ( la Pentecoste) ed il Succot (la festa dei Tabernacoli). Lo stesso è vero per il giorno del Sabato (Esodo 31:16-17) e per la circoncisione (Genesi 17:9-14), che avrebbero dovuto essere osservate da tutte le generazioni successive.
Nella Legge sono stati dati ordini chiari da Dio circa le modalità di osservanza di queste feste. è interessante notare che quando Paolo parlò della funzione della Legge e delle sue implicazioni per gli Ebrei e per i Gentili, egli disse: la Legge è santa, e il comandamento è santo, giusto e buono (Romani 7:12).
Molti non Ebrei pensano che la Legge, oggi, sia negativa e inappropriata per la nostra società. Una idea di questo tipo è antibiblica e, ovviamente viene da persone non ebrea.
Il popolo Ebreo guarda alla Legge (Torà) come Parola di Dio e vera espressione della sua essenza. I figli di Israele sono il popolo della Legge, coloro ai quali egli la consegnò. Ascolta ciò che dice il Salmista:

Tu sei benedetto, o Signore; insegnami i tuoi statuti. Ho enumerato con le mie labbra tutti i giudizi della tua bocca. Gioisco seguendo le tue testimonianze, come se possedessi tutte le ricchezze. Io mediterò sui tuoi precetti e considererò i tuoi sentieri. Mi diletterò nei tuoi statuti e non dimenticherò la tua parola. Fa’ del bene al tuo servo perché io viva e osservi la tua parola. Apri i miei occhi, e contemplerò le meraviglie della tua legge. Io sono straniero sulla terra; non nascondermi i tuoi comandamenti (Salmo 119:12-19).

Dio volle che il suo popolo rispettasse la sua legge e obbedisse ad essa, in quanto suprema espressione della sua volontà e della sua santità. Gesù stesso disse:

Non pensate che io sia venuto per abolire la legge o i profeti; io sono venuto non per abolire ma per portare a compimento. Poiché in verità vi dico: finché non siano passati il cielo e la terra, neppure un iota o un apice della legge passerà senza che tutto sia adempiuto (Matteo 5:17-18).
I figli di Israele poi divennero il popolo della Legge. Essi la tennero nella massima considerazione, e la copiarono lettera per lettera nel minimo dettaglio, in modo che niente potesse essere alterato o perduto. Essi sostennero e difesero la Legge attraverso i Secoli.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, i Rabbini e gli altri Ebrei furono pronti a sacrificare la loro vita quando i nazisti distrussero le loro sinagoghe e incendiarono o strapparono in mille pezzi i rotoli di pergamena della loro Torà, e, poiché gli Ebrei ortodossi tennero ben strette le loro preziose Scritture, che sono la Legge di Dio, cercando invano di metterle al riparo dalla profanazione, furono spesso oggetto di pubblica derisione. Alcuni furono persino presi a calci fino a farli morire, mentre cercavano coraggiosamente di salvare i rotoli della Legge da quelli che essi pensarono essere dei Cristiani, i soldati delle SS.

BENEDIZIONE O MALEDIZIONE?

Tramite la Legge, consegnata da Dio sul Sinai, gli Israeliti entrarono nella loro identità come popolo di Dio. Ricevettero il suo Patto eterno, ricevettero le sue promesse e appresero quali doveri essi dovevano adempiere in cambio. I comandi, le benedizioni e le maledizioni erano tutte incluse nel patto stretto fra Dio e il suo popolo. Nessun’ altra nazione ha avuto questo privilegio. Perché? Perché Dio ha scelto loro, e li ha chiamati attraverso la fede dei loro progenitori; Dio ha posto il suo cuore su un popolo, che aveva deciso dovesse essere vitale per i suoi piani per tutta l’ umanità. Si è udito continuamente il Signore dire: Voi sarete mio popolo, e io sarò il vostro Dio (Geremia 30:22).
Mentre Dio confermava il suo Patto con il suo popolo dando loro la Legge sul Sinai, riaffermò anche le promesse che aveva fatto ai patriarchi, Abraamo, Isacco e Giacobbe. Poi, per mezzo di Mosè, furono chiarite le condizioni per l’ adempimento di queste promesse.
Da allora in avanti, poiché il popolo rispose affermativamente all’offerta di Dio e alle condizioni del suo Patto, essi divennero automaticamente un popolo che a volte gli obbedì e a volte gli disobbedì. Essi avevano accettato il Patto di Dio con la formula “Noi faremo tutto quello che il Signore ha detto e ubbidiremo” (Esodo 24:7).
L’obbedienza a Dio e alla sua Legge procura benedizioni. La disobbedienza invece porta con sé delle maledizioni. Ora, se tu ubbidisci diligentemente alla voce del Signore tuo Dio, avendo cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti che oggi ti do, il Signore, il tuo Dio, ti metterà al di sopra di tutte le nazioni della terra; e tutte queste benedizioni verranno su di te e si compiranno per te, se darai ascolto alla voce del Signore tuo Dio (Deuteronomio 28:1-2).
Ma se non ubbidisci alla voce del Signore tuo Dio, se non hai cura di mettere in pratica tutti i suoi comandamenti e tutte le sue leggi che oggi ti do, avverrà che tutte queste maledizioni verranno su di te e si compiranno per te (Deuteronomio 28:15).
Questi versetti hanno fatto sì che spesso si guardasse a Dio come a un essere capriccioso e facilmente irritabile. Si è parlato di un Dio di collera nell’Antico Testamento, e di un Dio d’amore nel Nuovo Testamento. Questo non solo non è vero, ma è teologicamente scorretto.
Dio è immutabile nella sua natura e coerente nelle sue azioni. Egli si è rivelato come un Dio di amore anche nell’Antico Testamento. Per mezzo di Geremia 31:3 egli dice a Israele: “Sì, io ti amo di un amore eterno; perciò ti prolungo la mia bontà”.
Così quando leggiamo in Deuteronomio 28 di benedizione e maledizione, si tratta, in effetti, di un’offerta da parte di Dio di benedire Israele. Sotto l’ ombrello del patto c’è protezione e benedizione, ma fuori di esso divengono operative le stesse condizioni che sono state applicate al resto della creazione dalla caduta del peccato originale nel Giardino dell’Eden, in poi.
A causa della caduta, l’umanità ha sperimentato peccato, malattia, odio, guerra, solitudine, povertà e morte. Solo in virtù del patto di grazia di Dio, della sua generosa opera di ristabilimento, una persona può sperimentare qualcosa d’altro rispetto alla maledizione che il peccato comporta. Dio non forza nessuno a ricevere le sue benedizioni, esse si possono ricevere e godere appieno se si decide liberamente di adempiere ai doveri indicati nel Patto.
Ecco perché il Signore disse per mezzo di Mosè, in Deuteronomio:

Io prendo oggi a testimoni contro di voi il cielo e la terra, che io ti ho posto davanti la vita e la morte, la benedizione e la maledizione; scegli dunque la vita, affinché tu viva, tu e la tua discendenza, amando il Signore, il tuo Dio, ubbidendo alla sua voce e tenendoti stretto a lui, poiché egli è la tua vita e colui che prolunga i tuoi giorni. Così tu potrai abitare sul suolo che il Signore giurò di dare ai tuoi padri Abraamo, Isacco e Giacobbe (Deuteronomio 30:19-20).

LA CHIAMATA

Quando i figli di Israele lasciarono il Sinai, tutto il loro futuro era tracciato. Il piano di Dio per loro era la benedizione, la crescita, il possesso della terra, una vita di abbondanza e di adorazione sincera del loro Dio.
In questo modo, Dio sarebbe stato in grado di rivelarsi sempre di più al suo popolo, preparandolo all’avvento del Messia. La gloria del Signore avrebbe riempito la Terra, Israele sarebbe divenuto una luce per le nazioni, legge ed ordine sarebbero provenute da Sion e il regno del Messia sarebbe giunto.
Questo era il piano di Dio; lui stesso lo rivelò con crescente chiarezza per mezzo dei profeti. Dobbiamo capire che la rivelazione nella Bibbia è progressiva. Uno ad uno i tasselli vengono aggiunti al puzzle che si sta formando, fino a che si potrà vedere la figura completa.
Così, Israele diventerà il modello di Dio, il suo “goiello”, posto al centro fra le nazioni. In cambio, ciò che egli chiede loro è: “Tu amerai dunque il Signore, il tuo Dio, con tutto il cuore, con tutta l’anima e con tutte le tue forze” (Deuteronomio 6:5).
Mentre tutto l’Antico Testamento è una progressiva rivelazione della volontà di Dio per il suo popolo e anche per tutti gli altri popoli, esso è anche la storia degli sforzi di Israele per obbedirgli nel mezzo di tante tentazioni. Esso descrive sia il miracoloso potere che Dio ha di salvarli, ristabilirli, proteggerli e benedirli, sia le nefaste conseguenze della loro infedelità e disobbedienza.
è facile per un estraneo leggere la narrazione biblica e poi criticare Israele per le sue decisioni. Perché il popolo non ha ascoltato più attentamente Mosè? Perché non ringraziarono Gedeone per i suoi sforzi? Perché Salomone, che aveva tutto quello che voleva, cadde? Perché sono stati perseguitati Eliseo, Geremia e altri Profeti?
Prima di criticare, però, dovremmo metterci nei loro panni. è facile essere saggi dopo che gli eventi sono già successi.
E dove altro troviamo nella storia del mondo una nazione così, che dichiara apertamente e chiaramente i suoi difetti, i suoi errori e le sue manchevolezze? Le storie nazionali, di solito, sono invariabilmente una sequela di auto-giustificazioni, auto-approvazioni, coperture e auto-rivalutazioni.
Qui, al contrario, abbiamo un popolo con una grande chiamata rimasta, nei secoli, unica! è una chiamata che riguarda non solo il futuro di ogni nazione, ma della creazione stessa. Perciò, non c’è da sorprendersi se da sempre, c’è una battaglia così feroce su Israele. Questa è la battaglia descritta nella Bibbia.


LA MALEDIZIONE: CONSEGUENZA
DELLA DISUBBIDIENZA

Dio avvisò il suo popolo, Israele, di quanto gli sarebbe accaduto se avesse abusato delle sue benedizioni o avesse perduto la fede in lui. Egli aveva loro detto per mezzo di Mosè: “Il Signore ti disperderà fra tutti i popoli, da una estremità della terra fino all’altra” (Deuteronomio 28:64). A dispetto di questo avvertimento, comunque, leggiamo nell’Antico Testamento che Israele ripetutamente si allontanò da Dio.
Il Signore mandò ad essi giudici, profeti, sacerdoti e re per soccorrerli, ammonirli e risanarli. Ma ogni volta che Dio interveniva, nella generazione seguente c’erano pressioni su Israele da parte di altre nazioni, altre culture e altri dei. Gli Israeliti erano costantemente tentati dal compromesso, dal desiderio di cambiare o di assimilarsi alle altre culture.
Quando si trovarono in circostanze sfavorevoli nel deserto gridarono a Mosè: “Lasciaci tornare in Egitto!” Quando furono senza re, invitarono Samuele, per dirgli: “Stabilisci dunque su di noi un re che ci amministri la giustizia, come lo hanno tutte le nazioni” (1 Samuele 8:5).
Quando, a causa del peccato, il popolo cadeva sotto il dominio di altre nazioni come i Madianiti, gli Ammoniti e i Filistei, invocava Dio ed egli inviava dei soccorritori (Giudici 6:1-6).
Essi, però, ricadevano subito, ricominciando con i compromessi e finendo ancora una volta sotto l’influenza pagana delle nazioni circostanti.
Culti pagani e idolatrìa, adorazione di dèmoni e pratiche occulte vennero introdotte dal re Geroboamo, Acab ed altri, sebbene la Legge di Dio li proibisse espressamente. La regina Jezabel sostenne centinaia di profeti di Baal. Essa adibì giardini per all’adorazione rituale degli idoli e bruciò i bambini in sacrificio al dio Moloch, nella valle di Hinnom. Le cose peggiorarono sempre più: gli idoli ormai venivano innalzati nei cortili del Tempio, e il Libro della Legge fu abbandonato.
Il regno del Re Giosia portò a un periodo di riforma (2 Re 22). Il Tempio fu ricostruito e i suoi servizi ristabiliti. Durante tale processo di restaurazione, il libro della Legge fu trovato in un angolo nascosto, dove era rimasto per anni.
Elchia, il Sommo sacerdote, lo portò al re e cominciò a leggerlo ad alta voce. Nell’ascoltarlo, il Re Giosia fu preso da un terribile spavento e si strappò le vesti regali, capendo che il suo popolo aveva disprezzato la Legge e perciò sarebbe stato colpito dalla maledizione: erano nel peccato! Dovevano pentirsi! Per mezzo del risveglio che ne seguì, il re allontanò l’ira di Dio dal suo popolo.
Si può vedere un ulteriore esempio di rinnovamento e di riforma nei giorni del regno del Re Ezechìa. Si tenne unito al Signore, non cessò di seguirlo, e osservò i comandamenti che il Signore aveva dati a Mosè... Soppresse gli alti luoghi, frantumò le statue, abbattè l’idolo di Astarte... (2 Re18:6, 4).
A causa di questo, il Signore fu al suo fianco in ogni cosa che fece e lo benedisse.

IL RUOLO DEI PROFETI

Ogni volta che il popolo d’Israele voltava le spalle a Dio e alla sua legge, Dio mandava dei profeti a correggerlo e a riportarlo sulla retta via. Isaia, Geremia, Osea, Amos e gli altri profeti ebbero tutti lo stesso compito. Essi pronunciarono giudizi contro la mancanza di amore per Dio, l’empietà e le azioni ingiuste, ma parlarono altresì di grazia, perdono, ristabilimento e benedizione.
Nessun profeta ha mai detto “è finita! Questa era l’ultima occasione che avevate e ve la siete giocata. Siete finiti, come popolo e come nazione”. Ogni profeta che pronunciò giudizi parlò nello stesso tempo anche di ristabilimento. Quando i profeti parlarono di dispersione del popolo, parlarono anche di ritorno.
Alla fine, comunque, Dio lasciò che il giudizio cadesse sul popolo di Israele. Egli li sradicò dalla loro terra e li condannò a settant’anni di prigionia sotto l’impero Babilonese. Perciò, così lamenta Geremia:

Le vie di Sion sono in lutto, perché nessuno viene più alle solenni convocazioni; tutte le sue porte sono deserte; i suoi sacerdoti sospirano, le sue vergini sono addolorate, ed essa stessa è piena d’amarezza. I suoi avversari hanno preso il sopravvento, i suoi nemici prosperano; poiché il Signore l’ha afflitta per i suoi innumerevoli peccati; i suoi bambini sono andati in schiavitù, davanti al nemico. Dalla figlia di Sion se n’è andato tutto il suo splendore; i suoi capi sono diventati come cervi che non trovano pascolo e se ne vanno spossati davanti a colui che li insegue (Lamentazioni 1:4-6).


Che situazione penosa! Tutte le speranze nelle promesse di Dio vennero meno. Il Tempio fu bruciato completamente, le mura della città furono demolite e Gerusalemme era in rovina. Dio, che in passato era stato il loro scudo e la loro protezione, la loro fortezza e la loro roccaforte, ora era distante da loro. Invece di venire con la grazia, venne con il giudizio.
Osea 4:1 dice: Il Signore ha una contestazione con gli abitanti del paese, poiché non c’è verità, né misericordia, né conoscenza di Dio nel paese
Isaia 1:4,7 continua: Guai alla nazione peccatrice, popolo carico d’iniquità, razza di malvagi, figli corrotti! Hanno abbandonato il Signore, hanno disprezzato il Santo d’Israele, hanno voltato le spalle e si sono allontanati... Il vostro paese è desolato, le vostre città sono consumate dal fuoco, i vostri campi li divorano degli stranieri, sotto i vostri occhi; tutto è devastato, come per un sovvertimento di barbari.
Che disastro! Tutto quello che aveva detto Mosè, tutto quello che Dio aveva promesso e affermato sul Sinai, tutto ciò di cui Davide aveva cantato nei Salmi e che Salomone aveva costruito, era finito. Non era rimasto più nulla. La terra era distrutta. Gerusalemme era stata bruciata e il popolo era stato portato prigioniero lontano. Dov’erano le promesse ora? Anche la speranza se n’era andata. Al loro posto erano rimasti solo lo scoraggiamento, l’amarezza, il cordoglio e una grande infelicità.
Senza dubbio molti si domandarono: “Dio ci ha abbandonato per sempre? Saremo sempre rigettati dalla sua presenza?” Le parole dei profeti si erano avverate. Essi avevano dato i loro avvertimenti, ma il popolo non li aveva ascoltati, ed ora si sentivano abbandonati. Gli Israeliti si chiesero: “Passerò ad altri la nostra terra? La nostra nazione si estinguerà come tante altre?”


LA FEDELTà DI DIO

Allora Dio disse:

Così parla il Signore, che ha dato il sole come luce del giorno e le leggi alla luna e alle stelle perché siano luce alla notte; che solleva il mare in modo che ne mugghiano le onde; colui che ha nome: il Signore degli eserciti. Se quelle leggi verranno a mancare davanti a me», dice il Signore, allora anche la discendenza d’Israele cesserà di essere per sempre una nazione in mia presenza (Geremia 31:35-36).

Dio non vuole che il suo popolo scompaia! Raccoglierò il rimanente delle mie pecore da tutti i paesi dove le ho scacciate (Geremia 23:3).
Dio aveva promesso a Mosè che avrebbe fatto questo se il suo popolo, dopo esser ricaduto nei suoi errori, fosse ritornato di nuovo a lui. Il Signore, il tuo Dio, farà ritornare i tuoi dalla schiavitù, avrà pietà di te e ti raccoglierà di nuovo fra tutti i popoli, fra i quali il Signore, il tuo Dio, ti avrà disperso (Deuteronomio 30:3).
Nessun profeta condannò il popolo per sempre. Qualsiasi peccato e qualsiasi trasgressione possono essere perdonati. Dopo ogni giudizio c’è il ristabilimento, e dopo ogni dispersione, un ritorno.
Perché? Perché i figli di Israele sono il popolo eletto di Dio per l’eternità. Il patto di Dio è un patto eterno! Le promesse fatte ai suoi antenati non verranno mai meno! Questo è ciò che egli dice alla terra bruciata e desolata in Ezechiele 36:8, ma voi, o monti d’Israele, metterete i vostri rami e porterete i vostri frutti al mio popolo Israele, perché egli sta per arrivare.
Dio non può dimenticarsi delle sue promesse. Egli non ha dimenticato i suoi piani, e neppure il suo popolo. Egli non si dimenticherà mai della sua terra, né abbandonerà la sua città, il posto a cui ha legato il suo nome. Egli aveva detto a Gerusalemme: Poiché il Signore ha scelto Sion, l’ha desiderata per sua dimora. Questo è il mio luogo di riposo in eterno... (Salmo 132.13-14).
Quando la situazione sembrava più buia che mai, le promesse risplendevano come luce in un luogo cupo e desolato. Dio continua ancora a dire quello che già disse sul suo popolo! I suoi piani si realizzeranno sempre e il suo popolo sarà benedetto. Le sue promesse sono valide per sempre!

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Ulf Ekman

Ekman Ulf è una figura di grande prestigio in tutto il mondo pentecostale.

La comunità che ha fondato, Livets Ord, o Word of Life in inglese, Parola di Vita, conta una scuola frequentata da un migliaio di alunni, diversi missionari attivi specialmente in Russia, Kazakistan e altre regioni ex sovietiche, nonché una Ong caritativa attiva in India.

Ha dato vita alla più grande scuola di studi biblici dell’intera Penisola scandinava, i suoi libri sono tradotti in 60 lingue e i suoi sermoni televisivi hanno varcato i confini europei.


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