Prevale oggi l'idea, nel mondo scientifico e super tecnicizzato, che ogni credo religioso sia antiquato o del tutto inammissibile. Secondo l'opinione dominante, la scienza si basa su fatti dimostrati e conduce quindi ad una conoscenza reale; la religione si fonda invece solo su opinioni, su «credenze» personali, che possono essere vere per me o per voi, ma non possono ambire ad essere il «vero» puro e semplice. Ma questa è un'idea errata, da respingere, dice Polkinghorne. D'altra parte la religione ha valore solo se può avvicinarsi alla verità: non è una tecnica per farsi coraggio e tenere alto il morale.
In realtà, superata la prima impressione, scienza e religione sono cugine, da un punto di vista intellettuale. Ambedue sono alla ricerca di un «credere» che sia motivato. Né l'una né l'altra possono pretendere di possedere la conoscenza assoluta, certa, poiché ciascuna deve fondare le proprie conclusioni sul ruolo reciproco che giocano interpretazione ed esperienza. Nessuna delle due si basa soltanto su puri fatti o su mere opinioni. Sono parte ambedue del grande tentativo umano di capire.
J. Polkinghorne, già docente di Fisica matematica all'Università di Cambridge e ora teologo anglicano, ha alle spalle una lunga serie di opere sul tema «scienza e fede». Qui raccoglie la summa del suo pensiero in forma chiara ed accessibile al non specialista. è il libro di uno scienziato serio e scrupoloso che si pone interrogativi inconsueti: «C'è la mente di un creatore dietro l'universo?», «Come finirà il mondo?», «Uno scienziato può credere in Dio e pregare?», «Che cosa pensare dei miracoli della Bibbia?», «Vi sono argomenti per credere alla risurrezione di Gesù?».
Un libro lucido e originale, per chi crede e per chi non crede, che invita alla riflessione sul modo in cui procedono la scienza e la fede religiosa, ognuno nel proprio campo, in vista di un superamento di barriere e di schemi precostituiti, tipici del nostro tempo.