La storia della Bibbia è un'avventura meravigliosa. Per secoli gli antichi testi furono copiati e ricopiati a mano su papiro o su pergamena, con un lavoro estenuante e costosissimo. E a un certo punto pochi li potevano ancora capire, perché le lingue parlate dalla gente erano ormai cambiate.
Ma ecco che, tra la fine del Medioevo e l'inizio dell'Evo Moderno, a Fabriano si comincia a fabbricare la carta dagli stracci, mentre in Germania Gutemberg inventa la stampa a caratteri mobili. E infine i Riformatori, convinti che la Parola di Dio debba essere compresa da tutti i cristiani, promuovono le traduzioni dei testi nelle lingue parlate dal popolo.
Questa si può veramente definire una grande svolta: finalmente la Bibbia alla portata di tutti, a basso costo e nella propria lingua!
Sappiamo che la Bibbia è la raccolta di tanti libri, e questa raccolta si definisce "canone". Ma perché questi libri e non altri sono venuti a far parte del canone? Chi ha deciso, e quando, che quello era il "canone"? E se i manoscritti originali non si trovano più, come possiamo fidarci delle traduzioni attuali, basate su manoscritti che sono copie di copie? E perché oggi Bibbie di edizioni diverse non sempre coincidono nel testo?
A queste e ad altre legittime domande cerca di dare risposta Davide Valente (già noto per i suoi libri sull'archeologia biblica) con questo agile lavoro, che contiene anche alcune tavole assolutamente inedite sulle versioni della Bibbia.
È un libretto che si può leggere tutto d'un fiato, ma sarebbe meglio non farlo, ed affrontarlo invece con maggior attenzione, per poter prendere piena coscienza dei problemi. E cosi, per esempio, nel constatare che le traduzioni moderne si sono scostate troppo dalla gloriosa vecchia Diodati, potrà anche succedere che ne resteremo meno sorpresi!