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Introduzione
Nei versetti precedenti, l’apostolo Paolo ha parlato delle grandi dottrine della giustificazione e dell’adozione, che sono misteri così profondi che senza l’aiuto dello Spirito Santo ci si smarrirebbe. Tuttavia, in questo versetto l’apostolo tocca la corda che reca maggior conforto all’anima. In esso notiamo tre parti principali:
PRIMO, un glorioso privilegio: “tutte le cose cooperano al bene”.
SECONDO, gli individui ai quali è riservato questo privilegio. Costoro sono identificati in due modi: “quelli che amano Dio” e “i quali sono chiamati”.
TERZO, l’origine di questa chiamata efficace: “secondo il suo disegno”.
Prima di tutto, dunque, consideriamo il glorioso privilegio. Dobbiamo osservare due cose: la certezza del privilegio, “sappiamo” e l’eccellenza del privilegio, “tutte le cose cooperano al bene”.
1. La certezza del privilegio, “sappiamo”.
Non è una questione dubbia o incerta, né teoria o “desiderio”, ma una verità evangelica evidente, certa e infallibile. Come gli assiomi e gli aforismi sono evidenze per la ragione, così le verità della religione sono evidenze per colui che possiede la fede. Sappiamo, dice l’apostolo. Sebbene il cristiano non abbia una conoscenza perfetta dei misteri del Vangelo, pure possiede una certa conoscenza: «Poiché ora vediamo come in uno specchio, in modo oscuro» (I Corinzi 13:12). Quindi, pur non avendo una conoscenza perfetta, “noi tutti, a viso scoperto” contempliamo (II Corinzi 3:18), pertanto abbiamo certezza. Il cristiano può conoscere in modo infallibile il male del peccato e la bellezza della santità e può sapere che si trova in uno stato di grazia: «Noi sappiamo che siamo passati dalla morte alla vita» (I Giovanni 3:14).
Il cristiano può sapere che andrà in cielo: «Sappiamo infatti che se questa tenda che è la nostra dimora terrena viene disfatta, abbiamo da Dio un edificio, una casa non fatta da mano d’uomo, eterna, nei cieli» (II Corinzi 5:1). Sulle questioni che riguardano la salvezza, Dio non lascia il suo popolo nell’incertezza. “Sappiamo”, afferma l’apostolo, intendendo che il cristiano è giunto ad ottenere una santa fiducia: «Abbiamo lo Spirito di Dio e la nostra esperienza come suggello». Pertanto non dubitiamo. Da dove proviene l’apostasia se non dall’incredulità? Gli uomini prima mettono in dubbio la verità e poi l’abbandonano. Oh, che lo Spirito di Dio non solo ci unga, ma che ci segni col proprio sigillo (II Corinzi 1:22)
2. L’eccellenza del privilegio, “tutte le cose cooperano al bene”.
Cosa potrà soddisfarci e renderci contenti se non questa verità? L’espressione “cooperano” è come nel caso delle medicine. Seppure vengono mescolati vari veleni, mediante la perizia del farmacista diverranno una medicina sovrana ed opereranno per il bene del paziente. Allo stesso modo le varie circostanze provvidenziali saranno santificate e temperate così da cooperare al bene dei santi. Chi ama Dio ed è chiamato secondo il suo disegno, può star certo che tutto ciò che è nel mondo servirà per il suo bene. Per quale ragione i cristiani dovrebbero struggersi ed avvilirsi quando tutte le cose concorrono... anzi “cospirano” per il loro bene?
Il significato di questo testo è, dunque, il seguente: il modo in cui Dio agisce verso i suoi figli, mediante speciali provvidenze, tornerà al loro bene, poiché “tutti i sentieri del Signore sono bontà e verità per quelli che osservano il suo patto e le sue testimonianze” (Salmi 25:10).
ESTRATTO DAL DAL CAPITOLO 1
Le cose migliori cooperano al bene
di quelli che amano Dio
Considereremo prima quali cose cooperano al bene di quelli che amano Dio e, poi, mostreremo come, sia le cose migliori sia quelle peggiori, concorrono al loro bene. Cominciamo con le cose migliori.
1. Gli attributi di Dio
La potenza di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. è una potenza gloriosa ed è impiegata a favore degli eletti (Colossesi 1:11). La potenza di Dio opera per il nostro bene per sostenerci nelle difficoltà: «Sotto di te stanno le braccia eterne» (Deuteronomio 33:27). Da chi fu sostenuto Daniele nella fossa dei leoni? Ed i tre nella fornace ardente? E Giona nel ventre del pesce? Soltanto dalla potenza di Dio! Non è forse strano vedere fiorire una canna rotta? Com’è possibile che un debole cristiano non solo sopporti le afflizioni, ma perfino si rallegri in esse? Perché è sostenuto dalle braccia dell’Onnipotente. Dio dice: «La mia potenza si dimostra perfetta nella debolezza» (II Corinzi 12:9).
La potenza di Dio opera per provvedere alle nostre necessità. Quando i mezzi vengono meno, Dio crea il conforto. Come egli provvide del cibo al profeta Elia mediante i corvi, così sosterrà il suo popolo: Dio farà durare “l’olio nel vasetto” (I Re 17:14). La potenza di Dio sottomette la corruzione della nostra natura: egli “metterà sotto i suoi piedi le nostre colpe” (Michea 7:19). Se il nostro peccato è forte, Dio è più potente e schiaccerà il capo di questo Leviatano! Se il nostro cuore è duro, Dio è capace di sciogliere questa pietra nel sangue di Cristo! La potenza di Dio conquista i nostri nemici. Egli li svergogna e spezza il loro orgoglio: «Tu le spezzerai con una verga di ferro» (Salmi 2:9). La sua potenza è spiegata in favore della sua chiesa: «Te beato, Israele! Chi è pari a te, popolo salvato dal Signore? Egli è lo scudo che ti protegge, e la spada che ti fa trionfare» (Deuteronomio 33:29).
La sapienza di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. La sapienza di Dio c’istruisce. Il Signore è il “Dio potente”, ma anche il “Consigliere ammirabile” (Isaia 9:5-6). Spesso siamo nelle tenebre, in situazioni difficili e complicate e non sappiamo quale direzione scegliere. Ad un certo punto, ecco che giunge la luce: «Io ti consiglierò e avrò gli occhi su di te» (Salmi 32:8). I santi del Signore sono più lungimiranti del più scaltro dei politici, essi vedono giungere il male e si nascondono, conoscono i sofismi di Satana. La sapienza di Dio è la colonna di fuoco che li guida.
La benignità di Dio opera per il bene di quelli che lo amano. La benignità di Dio è il mezzo che ci rende migliori, in quanto la bontà di Dio “spinge al ravvedimento” (Romani 2:4). Essa è il raggio di sole che scioglie in lacrime il cuore. L’anima dirà: «Dio è stato così buono con me! M’ha tolto l’inferno dal cuore ed io contristerò ancora il suo Spirito? Peccherò ancora contro la sua bontà?» La bontà di Dio opera per il bene e produce ogni benedizione. I favori che riceviamo sono le sorgenti argentee che scaturiscono dalla bontà di Dio. L’attributo divino della bontà ci dona due tipi di benedizioni: le benedizioni comuni a tutti gli uomini, che Dio largisce tanto ai buoni quanto ai malvagi e che sono come la rugiada che bagna la rosa e i rovi; le benedizioni speciali, che coronano l’anima e sono conosciute soltanto dai santi. Il Signore ci “corona di bontà e compassioni” (Salmi 103:4).
ESTRATTO DAL DAL CAPITOLO 2
Le cose peggiori cooperano al bene
di quelli che amano Dio
2. Il male della tentazione
Anche il male della tentazione coopera al bene dei credenti. Satana è chiamato “Tentatore” (Matteo 4:3). Egli tende le sue imboscate ed è continuamente all’opera per danneggiare i figli di Dio. Il Diavolo va attorno ogni giorno perché non è stato ancora definitivamente messo in catene. è come un detenuto in libertà vigilata ed è sempre pronto a tentare i santi. Certamente questa situazione reca grande molestia ai figli di Dio. Ci sono tre verità che dobbiamo tenere a mente sulle tentazioni di Satana.
a) Il metodo di Satana nel tentare. Le tentazioni del Diavolo sono violente, tanto che è chiamato “il gran dragone rosso” (Apocalisse 12:3). Il suo compito è quello di dare l’assalto alla cittadella del nostro cuore umano, scagliandovi contro pensieri blasfemi, tentandoci a rinnegare Dio. Questi sono i “dardi infuocati” del Maligno (Efesini 6:16), che cercano di infiammare le nostre passioni. Inoltre, consideriamo l’astuzia che usa nel tentare, tanto che è chiamato “il Serpente antico” (Apocalisse 12:9). Ci sono cinque modi in cui Satana dimostra tutto il suo perverso acume nel tentare.
I. Egli tiene presente qual sia il temperamento e la costituzione fisica delle persone, così da gettare le esche più adatte. Come un contadino, egli è un esperto nella sua “arte” e conosce quale sia il seme migliore per ciascun tipo di terreno. Satana non tenta gli uomini in modo contrario alla loro inclinazione naturale e al loro carattere. Questa è la sua strategia: egli fa sì che il vento e la marea si levino insieme, affinché il vento della tentazione soffi secondo la direzione naturale della marea del cuore. Sebbene il Diavolo non possa conoscere i pensieri degli uomini, pure sa riconoscere il loro temperamento e in base ad esso escogita le sue macchinazioni. Ad esempio, tenterà l’uomo ambizioso mediante una corona e il sanguigno mediante la bellezza.
II. Proprio come un abile pescatore, egli aspetta il tempo opportuno per tentare e getta l’amo al momento giusto, poiché sa quando i pesci abboccano più facilmente. Generalmente, Satana ci tenta dopo che abbiamo compiuto un dovere sacro, in quanto sa che tendiamo a sentirci più al sicuro dopo aver fatto ciò che è giusto agli occhi di Dio. Quando abbiamo svolto con grande solennità il nostro servizio a Dio, siamo indotti a credere che, ormai, avendo fatto tutto ciò che ci era stato comandato, possiamo permetterci di essere negligenti e lasciare che lo zelo e la serietà che abbiamo mostrato nel passato, si allentino. Proprio come un soldato che, dopo aver combattuto, si spoglia della propria armatura senza pensare che un nemico potrebbe raggiungerlo mentre si rilassa, Satana sa attendere il tempo opportuno e, quando meno ce lo aspettiamo, ci trascina nella tentazione.
III. Il Maligno si serve delle persone che ci sono più vicine e care. Il Diavolo si serve del nostro prossimo. Fu così che fece con Giobbe, servendosi di sua moglie: «Ancora stai saldo nella tua integrità?» (Giobbe 2:8). Perfino la moglie che riposa sul nostro petto, può divenire uno strumento di Satana per indurci a peccare (Deuteronomio 13:6).
IV. Egli ci tenta a compiere il male anche servendosi di persone buone. In tal modo, ci porge il suo veleno in una coppa d’oro. Egli tentò Cristo per mezzo di Pietro, quando questi cercò di dissuaderlo dal soffrire e di risparmiare la propria vita (Matteo 16:21-22). Chi avrebbe mai potuto credere che le parole del Tentatore potessero giungere al Redentore per bocca di un apostolo?
V. Satana usa anche la religione per indurci a peccare. C’è veramente da tremare se consideriamo che egli si traveste da angelo di luce (II Corinzi 11:14). L’Avversario osò presentarsi a Cristo citando la Scrittura: «Sta scritto», disse. Il Diavolo nasconde il suo amo con l’esca della religione. Ad esempio, molte persone sono avare e disoneste nell’uso del denaro, eppure si nascondono dietro la scusa che stanno provvedendo ai “bisogni della propria famiglia”. Questi sono i sottili stratagemmi che Satana adotta per tentarci.
b) Adesso consideriamo l’estensione del suo potere nel tentarci. Fino a dove giunge il potere dell’Avversario? Prima di tutto, egli può proporre l’oggetto della tentazione, come fece nel caso di Acan, al quale propose la verga d’oro (Giosuè 7:21). Inoltre, può avvelenare i nostri desideri e instillare pensieri malvagi nella nostra mente. Come lo Spirito Santo ci stimola donandoci buoni suggerimenti, così il Tentatore ce ne suggerisce di malvagi. Fu lui a mettere nel cuore a Giuda di tradire Cristo (Giovanni 13:2). Satana può incitare e infiammare le nostre concupiscenze, operando in modo da rendere il cuore incline ad accogliere la tentazione. Sebbene egli non possa forzare la volontà umana ad acconsentire, essendo un corteggiatore indomito, mediante la sua continua sollecitazione al peccato, può provocarci fino a quando non finiremo per commettere il male.
c) Infine, la terza verità che dobbiamo tenere presente è che le tentazioni sono governate da Dio, affinché rechino del bene ai suoi figli. Un albero scosso fortemente dal vento, si radica ancora di più e diviene più stabile. Allo stesso modo, il vento della tentazione non fa altro che stabilire nella grazia ancora più fortemente i figli di Dio. Le tentazioni cooperano al bene di coloro che amano Dio in otto modi diversi.
I. La tentazione spinge l’anima a pregare. Più furiosa è la tentazione, maggiore sarà il fervore della preghiera dei santi. Quando un dardo trafigge il cervo, questi corre ancora più velocemente verso l’acqua. Quando il Tentatore scocca i suoi dardi infuocati per trafiggerci, correremo il più velocemente possibile verso il trono della grazia. Quando Satana inviò uno dei suoi messaggeri per schiaffeggiare Paolo, l’apostolo disse: «Tre volte ho pregato il Signore perché l’allontanasse da me» (II Corinzi 12:8). La tentazione è una medicina preventiva, poiché ci fa pregare di più.
II. La tentazione a peccare è un mezzo per tenerci lontani dal perseverare nel peccare. Infatti, più un figlio di Dio è tentato, più lotterà contro quella tentazione. Più l’Avversario istiga alla bestemmia, più il cristiano trema a tale pensiero ed esclama: «Vattene via da me, Satana!» Quando la moglie di Potifar tentò Giuseppe e quando la tentazione si fece più forte, più immediata e pronta fu la sua reazione (Genesi 39:12). La medesima tentazione che il Diavolo usa come un pungolo per stimolarci a peccare, nella mano di Dio è una briglia che serve a frenarci.
III. La tentazione opera per il nostro bene, perché impedisce che ci gonfiamo d’orgoglio. La spina nella carne dell’apostolo, servì a pungerlo affinché non si gonfiasse d’orgoglio: «Perché io non avessi a insuperbire per l’eccellenza delle rivelazioni, mi è stata messa una spina nella carne» (II Corinzi 12:7). è molto meglio quel tipo di tentazione che umilia, che quel tipo di religiosità che rende orgogliosi! Per curare l’ipocrisia, Dio lascerà che il cristiano cada nelle mani di Satana per qualche tempo, affinché non sia altezzoso e superbo.
IV. La tentazione opera per il nostro bene, poiché diviene una pietra di paragone per provare cosa c’è nel nostro cuore. Il Diavolo tenta per ingannare, ma Dio permette che siamo tentati per metterci alla prova. La tentazione è la prova della nostra sincerità e dimostra che il nostro cuore è casto e leale a Cristo quando, riuscendo ad affrontarla con coraggio, resistiamo e voltiamo ad essa le nostre spalle.
V. Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché coloro che sono tentati sono, poi, in grado di confortare gli altri che si trovano nella medesima condizione. Conoscere per esperienza cosa significhi “essere schiaffeggiato da Satana”, ci mette nella condizione di poter comprendere coloro che sono tentati e aggravati e di fortificarli con parole di conforto e buoni consigli. Paolo conosceva bene l’arte diabolica della tentazione: «Affinché non siamo raggirati da Satana; infatti non ignoriamo le sue macchinazioni» (II Corinzi 2:11). Proprio per questa ragione egli poteva avvertire e consigliare gli altri sulle terribili armi di Satana (I Corinzi 10:13-15). Colui che è passato molte volte da un certo luogo paludoso e pieno di sabbie mobili, è la persona meglio qualificata a far da guida ad altri che intraprendono quel viaggio pericoloso. Colui che ha conosciuto gli artigli del leone ruggente, che è stato atterrato ed ha sanguinato, è la persona più adattata ad aiutare coloro che soffrono le medesime tentazioni. Nessuno può conoscere i trucchi e gli stratagemmi satanici, più di coloro che hanno speso molto tempo alla scuola di scherma della tentazione.
VI. Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché ravvivano le compassioni paterne di Dio verso coloro che sono tentati. Il figlio malato ed escoriato è quello che riceve le cure maggiori. Quando uno dei santi è oppresso sotto il peso della tentazione, Cristo prega e Dio Padre lo compatisce. Quando Satana infiamma l’anima con la febbre della tentazione, Cristo giunge col suo divino cordiale. Ciò indusse Lutero a definire le tentazioni come gli “abbracci di Cristo”, poiché è in tali occasioni che il buon pastore si manifesta maggiormente all’anima.
VII. Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché rendono i santi maggiormente desiderosi di andare in cielo. è in cielo che i santi saranno veramente al sicuro. Il cielo è un luogo di riposo ed è lì che non si udranno più gli spari né fischieranno le pallottole della tentazione. L’aquila che si libra in volo e si posa sulle vette più alte degli alberi, non teme più il morso del serpente. Così è dei credenti: quando ascenderanno al cielo, non avranno più nulla da temere dal Serpente antico. Mentre rimaniamo in questa vita, quando si conclude una tentazione, ne giunge immediatamente un’altra. Ciò è designato proprio affinché il popolo di Dio desideri maggiormente udire il suono della tromba della ritirata, che è la morte. Infatti, solo allora essi lasceranno il campo di battaglia e non udranno più i fischi delle pallottole, né i suoni minacciosi dei tamburi di guerra o gli spari dei cannoni, e sarà il tempo in cui riceveranno la corona della vittoria e le loro orecchie saranno eternamente deliziate dal suono dell’arpa e della viola.
VIII. Le tentazioni operano per il nostro bene, poiché in esse noi otteniamo la forza di Cristo. Il Signore è il nostro amico e, quando siamo tentati, egli mette a nostro servizio tutta la sua potenza: «Poiché egli stesso ha sofferto la tentazione, può venire in aiuto di quelli che sono tentati» (Ebrei 2:18). Se una povera anima dovesse lottare da sola contro il Golia dell’inferno sarebbe certamente sconfitta, ma Cristo invia i suoi rinforzi e la fornisce di nuova grazia. è così che “in tutte queste cose, noi siamo più che vincitori” (Romani 8:37).
Domanda. A volte Satana riesce a far cadere un figlio di Dio: com’è possibile che questo operi per il suo bene?
Risposta. Ammetto che a causa di una momentanea sospensione della grazia divina e per la furia delle tentazioni, un santo può essere sopraffatto; eppure perfino questa caduta, a causa della tentazione, sarà da Dio governata affinché ne risulti un bene per lui. Mediante queste cadute Dio apre la via alle forti e convincenti argomentazioni usate dalla grazia. Pietro fu tentato di riporre una fiducia peccaminosa nei propri mezzi e divenne presuntuoso confidando nelle proprie forze. Così, quando volle rimanere solo con il proprio orgoglio, Cristo lo lasciò cadere, ma ciò servì per il suo bene e gli fece versare molte lacrime: «Uscì e pianse amaramente» (Matteo 26:75). Ciò lo fece divenire più modesto e non si permise più di dire che amava Cristo più degli altri apostoli. La sua caduta ebbe l’effetto di spezzare il collo del suo orgoglio.
Il sorgere delle tentazioni induce i figli di Dio ad usare una maggiore vigilanza e circospezione. Sebbene Satana sia riuscito ad attirarli nella trappola del peccato, nel passato, adesso e nel futuro saranno più cauti. Staranno attenti a non avvicinarsi nel raggio d’azione del leone, laddove la catena che lo trattiene non è sufficiente a garantire che non saranno raggiunti dai suoi artigli. Diverranno così più timidi e timorosi riguardo al peccato. Non lasceranno mai la loro armatura spirituale e l’indosseranno assicurando ogni pezzo mediante la preghiera. Saranno ben consapevoli che stanno camminando su terreno sdrucciolevole e, pertanto, faranno grande attenzione a dove mettono i piedi. Faranno la guardia alla loro anima e, vedendo sopraggiungere il Diavolo, raccoglieranno le loro armi e mostreranno la forza della fede (Efesini 6:16). Questo è tutto il danno che compie il Diavolo. Quando riesce ad attrarre un santo nella trappola della tentazione, egli lo cura della sua superficialità e negligenza, lo rende più vigilante e lo fa pregare di più! Quando le bestie della campagna riescono a scavalcare il muro di cinta e danneggiano le coltivazioni, il contadino lo rinforzerà e lo farà ancora più alto. La stessa cosa accade ad un cristiano che è stato sopraffatto dal nemico: egli migliorerà le proprie difese, in modo che i propri confini non siano più violati dalla forza della tentazione. Il cristiano riparerà certamente le proprie mura temendo sempre più il peccato ed essendo sempre più scrupoloso nel compiere il proprio dovere. Per questa ragione, essere colpiti dalla tentazione opera per il bene.
Obiezione. Ma insegnando che il cadere nella tentazione opera per il bene, i cristiani diverranno negligenti e non si adopereranno a vincere le tentazioni combattendo contro il peccato.
Replica. C’è grande differenza tra il cadere in tentazione e il precipitarsi verso la tentazione. Il cadere nella tentazione opererà per il bene, ma il lanciarsi verso di essa no! Colui che cade accidentalmente in un fiume cercherà anche di venirne fuori e merita d’essere aiutato. Diversamente, colui che in preda alla disperazione ci si butta col proposito di suicidarsi, è colpevole della propria morte. è pura follia gettarsi volontariamente nella fossa dei leoni! Colui che corre verso la tentazione fa come Saul che si gettò sulla propria spada.
Da quanto è stato detto, osserviamo come Dio disorienta il Serpente antico, facendo sì che le sue tentazioni risultino per il bene del suo popolo. Se il Diavolo sapesse quanto bene producono le sue tentazioni ai figli di Dio, certamente si tratterrebbe dal tentarli. Lutero affermò: «Sono tre le cose che formano il cristiano: la preghiera, la meditazione e la tentazione». L’apostolo Paolo, nel suo viaggio verso Roma s’imbatté in un vento contrario (Atti 27:4). Allo stesso modo, il vento della tentazione è contrario a quello dello Spirito; ma Dio si usa anche di questo vento per condurre i santi al cielo.