David Brainerd
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Sin dai tempi biblici, poche biografie hanno avuto un impatto maggiore di quella di David Brainerd sulla visione e sullo spirito della missione cristiana, non potendo vantare un esempio più fulgido di santità personale e di consacrazione a Dio.William Carey, chiamato spesso “il padre delle missioni moderne”, stimava a tal punto la biografia di Brainerd da incoraggiare i suoi collaboratori a leggerla per intero tre volte l’anno. John Wesley esortava tutti i suoi predicatori a leggere attentamente la vita di Brainerd e ad essere «suoi imitatori, come egli lo [era stato] di Cristo». Henry Martyn, Robert Murray M’Cheyne, Jim Eliot e Oswald J. Smith testimoniarono tutti di ammirare molto David Brainerd, il cui esempio era servito loro di sprone a maggiore santità e fedeltà nel servizio reso a Dio.Nello scrivere questa biografia, messa oggi a disposizione del moderno lettore, John Thornbury ha attinto sovente al racconto autobiografico che Brainerd stese nel diario personale, come anche al suo carteggio, nonché agli scritti degli amici e del suo mentore, Jonathan Edwards. L’Autore ci aiuta altresì a comprendere e a valutare la vita e i successi di Brainerd inserendoli nel contesto temporale in cui egli si trovò a vivere.La storia di quest’uomo straordinario, la cui vita fu breve ma incredibilmente intensa, incoraggerà il popolo di Dio di oggi, come ha fatto con quello di ieri, nel suo pellegrinaggio, stimolandolo a dedicarsi maggiormente all’evangelizzazione e alle missioni.
ISBN: 9788888747040
Producer: Alfa e Omega
Product Code: 9788888747040
Weight: 0,430kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

INDICE

Prefazione
Introduzione

1. In lotta per il Nordamerica
2. Il puritanesimo
3. Gli Indiani d’America
4. Il Grande Risveglio
5. Haddam: gli anni dell’infanzia
6. Comincia il pellegrinaggio
7. Studente dello Yale College
8. Il bollo d’infamia
9. Il santuario
10. La mèsse di pagani
11. Preparativi per la partenza
12. Il campo d’addestramento della missione indiana
13. Gli sviluppi della sua teologia
14. Nel deserto
15. La passione per i perduti
16. L’inverno dell’anima
17. I pròdromi del risveglio
18. Sorgenti nella steppa
19. Si aprono le cateratte del cielo
20. I frutti della conversione
21. Nella contrada e nell’ombra della morte
22. Un periodo di riflessione
23. La porta stretta
24. Betel, la casa di Dio
25. False accuse
26. Una comunità fondata sulla fede
27. Una scelta cruciale
28. Tra sangue e lacrime
29. Calano le tenebre
30. Il passaggio del testimone
31. L'arrivo del carro
32. Uno fra mille

Indice analitico

Sample chapter

22
Un periodo di riflessione
Brainerd lasciava la regione del Susquehanna il 23 settembre, col cuore gonfio di tristezza al pensiero delle condizioni disperate degli Indiani, da cui si allontanava, e di quanto poco avesse fatto per cambiarle. A questo si aggiungevano le sue «condizioni fisiche precarie», causate dagli incessanti spostamenti a cavallo, dalla predicazione e dal dormire in scomodi ricoveri di fortuna, che ne avevano minato la salute.
Dopo avere trascorso alcuni giorni con gli Indiani a Forks of the Delaware, Brainerd ritornò a Crossweeksung, dove giunse il 5 ottobre. Che gioia essere di nuovo a casa, fra i suoi Indiani cristiani! La loro risposta entusiastica alla sua predicazione e il loro fervido amore per il Signore gli fecero comprendere quanto fosse stato straordinario il risveglio: «Che grande cambiamento si è prodotto ultimamente fra molti di questi Indiani, che, solo pochi mesi fa, erano incuranti ed avversi al cristianesimo come i pellirosse del Susquehanna! La grazia che ha compiuto questo cambiamento è sbalorditiva» (5 ottobre).
Due anni prima, Brainerd era stato invitato da una chiesa di East Hampton, nel Long Island, a considerare la possibilità di diventarne il pastore. Allora egli aveva rifiutato, essendosi già dedicato alle missioni indiane. Ora quella chiesa stava avendo dei seri problemi, tanto che era stato chiamato un certo numero di ministri di riguardo per cercare di dirimere la questione. Sembra che la chiesa non fosse riuscita a mettersi d’accordo sulla scelta del pastore ed era seriamente divisa. Fu Aaron Burr a presiedere ad East Hampton la delegazione di ministri, nel cui novero c’erano David Brainerd e William Tennent.
Il problema di quella chiesa turbò a tal punto Brainerd da fargli trascorrere parecchie notti insonni. Tuttavia, durante questo viaggio, egli sperimentò ugualmente vari momenti di «dolce refrigerio» e «la sua anima fu sgravata e arricchita di consolazioni divine nella segreta solitudine».
Brainerd ritornò a Crossweeksung il 24 ottobre e continuò ad essere trasportato dai forti venti del risveglio che spiravano nei villaggi indiani. Il 24 ottobre predicò da Giovanni 4:13-14 sull’acqua viva che sgorgherà per sempre nei cuori dei credenti: l’assemblea era «sinceramente commossa». Il giorno seguente, i neoconvertiti esultarono di gioia al sentir parlare il missionario, su Luca 20:27-36, della risurrezione e delle glorie celesti.
Il 27 ottobre, un Giorno del Signore, una donna indiana, che fino a quel momento era stata totalmente digiuna di religione, venne ad ascoltarlo, essendo stata convinta a presenziare al servizio quasi forzatamente. La donna fu «presa da una preoccupazione angosciante riguardo alla propria anima» e se ne tornò immediatamente a casa, a circa 65 km di distanza, per chiamare il marito e portarlo ad ascoltare quel predicatore. Alcuni credenti inglesi erano presenti a questo servizio e si rallegrarono nell’assistere alla “sconcertante visione” di Indiani che adoravano l’Iddio d’Israele con sincera devozione e solennità, il che fede pensare loro ad Atti 11:18: «Dio dunque ha concesso il ravvedimento anche agli stranieri affinché abbiano la vita».
Il 28 ottobre, Brainerd predicò sulla “parabola delle nozze” di Matteo 22:1-14. In quest’occasione, Dio parve concedergli la speciale facoltà di adattare, senza la benché minima difficoltà, le profonde verità della Sacra Scrittura alle capacità dei pellirosse: «In quella circostanza, sembrò che la Parola di Dio avesse fatto irruzione nell’assemblea con una potenza ed un influsso divini, soprattutto verso la conclusione del mio sermone. Fra gli astanti c’era una dolce commozione e, allo stesso tempo, un amaro cordoglio. I cari cristiani venivano restaurati e confortati, mente gli altri erano convinti di peccato. Furono risvegliate anche parecchie persone che non erano mai state presenti prima».
La presenza di Dio si manifestò talmente copiosa che Brainerd ripensò alla testimonianza resa da Giacobbe trovandosi a Betel: «Questa non è altro che la casa di Dio, e questa è la porta del cielo!» (Genesi 28:17). Tutti i presenti che avevano gustato il Vangelo della grazia di Dio furono benedetti e confessarono: «Signore, è bene che stiamo qui». Gli Indiani convertiti apparivano a Brainerd come la nuova Gerusalemme, che scende giù dal cielo «pronta come una sposa adorna per il suo sposo». Il servizio fu così potente e coinvolgente che Brainerd lo concluse a malincuore; quindi andò a riposarsi.
Domenica 3 novembre, il missionario battezzò quattordici pellirosse, fra i quali otto bambini. C’era anche una donna di quasi ottant’anni e un paio di uomini sulla cinquantina, noti per la loro malvagità. Uno dei due era stato un assassino ed entrambi erano stati degli ubriaconi rissosi e violenti. Tuttavia, ora essi mostravano i segni della conversione e Brainerd aveva aspettato a battezzarli per avere un periodo di prova e verificare che quello straordinario cambiamento fosse genuino.
Il giorno seguente, egli parlò della risurrezione di Lazzaro da Giovanni 11, paragonando quest’evento eccezionale alla grazia sovrana di Dio nel liberare le anime morte dalla loro schiavitù spirituale. Alcuni dei presenti erano venuti all’incontro da molto lontano. Una donna aveva sperimentato un cambiamento talmente sbalorditivo da suscitare lo stupore generale: la prima volta aveva partecipato all’incontro mezza ubriaca e aveva inveito contro Brainerd, cercando, se fosse stato possibile, di disturbare il servizio d’adorazione. Improvvisamente, però, aveva sperimentato una tale convinzione di peccato da non riuscire a trovare pace, finché non aveva riposto la sua fede in Gesù Cristo.
Il numero complessivo dei battezzati ammontava a quarantasette, incluse dodici persone provenienti da Forks of the Delaware. Fu con profonda gratitudine che Brainerd annotò: «Per la ricchezza della grazia, nessuno di loro ha disonorato, finora, la professione di fede compiuta mediante un comportamento scandaloso o sconveniente».
Brainerd era solito registrare per iscritto le esperienze vissute nell’opera missionaria. Teneva un diario giornaliero, nel quale descriveva dettagliatamente il suo stile di vita, i viaggi e le persone con cui entrava in contatto. Aveva l’abitudine di annotare su quali testi aveva predicato e i risultati di ogni messaggio, almeno per quanto gli era dato di comprendere. Inoltre, metteva su carta i sentimenti avvertiti durante le varie fasi del lavoro con impressionante franchezza, non passando sotto silenzio i profondi scoraggiamenti e i periodi di depressione.
Il 4 novembre 1745, nel bel mezzo del periodo più incoraggiante della sua vita, Brainerd fece un bilancio dei viaggi missionari compiuti fra i pellirosse: erano trascorsi poco più di due anni e mezzo dal suo arrivo a Kaunaumeek, nel New York; aveva percorso circa 5.000 km, la maggior parte dei quali facendo la spola da Forks of the Delaware a Crossweeksung (due località a circa 110 km l’una dall’altra) e visitando la regione del Susquehanna, a 190 km di distanza. A causa di questi spostamenti, egli era stato costretto a trascorrere in viaggio troppo tempo, che avrebbe potuto spendere diversamente, per esempio studiando le lingue amerindie. Gli anni passati a cercare d’imparare la lingua degli Indiani del New York non gli erano serviti a niente, perché essa era completamente diversa da quella dei pellirosse del Delaware, fra i quali aveva esercitato il ministero negli ultimi diciotto mesi.
Oltre a questa breve disamina dei dati statistici riguardanti la propria esperienza missionaria, Brainerd sentì il bisogno di fare un’attenta valutazione della potente opera di Dio verificatasi fra le tribù del Crossweeksung, che suddivise in sei punti principali, ognuno dei quali evidenziava un aspetto della natura sbalorditiva, meravigliosa e divina di questo risveglio:

1. Il momento giusto stabilito da Dio per il risveglio
Anzitutto, il risveglio era giunto nel periodo in cui Brainerd ci sperava meno, quando il suo fisico era più debole che mai. Il tempo speso a lavorare fra gli Indiani, fino all’estate del 1745, non aveva portato quasi a nessun risultato concreto. Certo, Brainerd si era fatto degli amici fra i pellirosse e molti sembravano portargli rispetto, ma non si erano verificati dei casi lampanti di conversione. Egli stava considerando seriamente di abbandonare l’impresa, perché pensava che, per sostenerlo, la SSPCC stesse sprecando denaro. Ecco quanto scrive egli stesso: «A questo punto iniziai a ritenermi di peso all’onorevole società, che mi aveva assunto e mi sosteneva in quest’opera; perciò pensai seriamente di abbandonare la mia “missione”, e, se non avessi intravisto la possibilità di riportare maggior successo di quello ottenuto fino a quel momento, avevo quasi deciso di andarmene entro la fine di quest’anno».
Quest’opera di Dio dimostrava di essere straordinaria anche perché Brainerd era stanco ed esausto a causa dei lunghi ed estenuanti viaggi compiuti, a cavallo e a volte a piedi, nella regione del Susquehanna, i cui stenti lo avevano sfibrato. A questo si aggiungeva il fatto che le sue fatiche non erano coronate dal successo, cosa che l’abbatteva enormemente. L’ottimismo, la carica emotiva e la fiducia sono delle risorse indispensabili per il buon esito di una qualsiasi impresa: quando Dio prese in mano la situazione, David Brainerd ammise di esserne a corto; eppure fu proprio in questo momento, quando tutto sembrava andare per il peggio ed egli non vedeva possibilità alcuna di riuscita, che Dio intervenne in modo potente.
Come al solito, Brainerd fu pronto a trarre un’applicazione pratica da tutto questo: «Ecco perché egli ha stabilito di “trarre forza dalla debolezza” (cfr. II Corinzi 12:10), per poter snudare il suo braccio onnipotente quando ogni speranza ed ogni possibilità umana sono venute meno, nel modo più eclatante. Per questo ho imparato che è bene proseguire nel sentiero del dovere, anche se tutt’intorno fosse tenebre e avvilimento».

2. La subitaneità del risveglio
Il secondo fatto considerato dal missionario, a dimostrazione della natura davvero miracolosa del risveglio, fu il modo eccezionale e provvidenziale in cui gli Indiani erano stati chiamati, tutti contemporaneamente, a salvezza, se si pensa con quale rapidità essi erano stati inspiegabilmente assaliti dall’angoscia per il futuro della loro anima. Quando Brainerd visitò per la prima volta Crossweeksung, non era presente al culto neanche un uomo, ma solo quattro donne e alcuni bambini. Ma, nel giro di pochi giorni, gli uomini iniziarono ad accorrere anche da 60-70 km di distanza per ascoltare il messaggio del Vangelo. Molte di queste persone venivano solo per pura curiosità, senza la benché minima intenzione di farsi cristiane. Eppure, all’improvviso, tanto da restarne esse stesse meravigliate, venivano convinte di peccato e cominciavano a “domandare la via di Sion” (cfr. Geremia 50:5). Brainerd raffigurò la conversione di queste persone a Saul e ai suoi inviati, che, giunti fra i profeti, iniziarono immediatamente a profetizzare (cfr. I Samuele 10:10; 19:20). Persone totalmente estranee alla vera religione, e assolutamente ignoranti del suo significato, erano risvegliate in un attimo ed imploravano «in preda all’angoscia: “Che dobbiamo fare per essere salvate?”».

3. Il modo in cui erano stati superati i pregiudizi degli Indiani
Un terzo aspetto eccezionale del risveglio fu il modo in cui Dio preservò gli Indiani dai loro consueti pregiudizi nei confronti del Vangelo. Fin dall’inizio, i tentativi di Brainerd di evangelizzare i pellirosse erano stati ostacolati dagli sforzi compiuti dai bianchi per metterli in guardia contro il cristianesimo, arrivando persino a spaventarli e farli fuggire dai servizi religiosi. Costoro avevano detto agli Indiani che erano già abbastanza buoni e che non avrebbero dovuto lasciarsi turbare dalle “chiacchiere” intorno a Gesù Cristo. Essi accusarono Brainerd di essere un furfante ed un imbroglione che insegnava agli Indiani delle false credenze. Quando si accorsero che questo non funzionava, iniziarono ad insinuare che il missionario stava nascondendo il vero scopo per cui era fra i pellirosse, ossia quello di venderli come schiavi agli Inglesi.
Brainerd, nel cercare di rispondere alle accuse, era sicuramente svantaggiato rispetto ai suoi avversari, che gli Indiani conoscevano bene, perché lui, almeno all’inizio, era un perfetto sconosciuto. Gli Indiani, però, si accorsero che questi “nemici del Vangelo” non solo non si preoccupavano dei loro interessi spirituali, ma erano interessati solo a sfruttarli: per questo vendevano loro i superalcolici. Fu subito chiaro che era David Brainerd a dire la verità e ad interessarsi veramente dei loro problemi. Il risultato fu che le tattiche dei nemici fallirono e gli Indiani continuarono ad ascoltare col cuore aperto la predicazione della “buona notizia”. Vedendo Dio perorare la propria causa, Brainerd diceva spesso: «Se Dio vuole operare, chi può impedirglielo?».

4. Dio provvede un interprete
Brainerd era stupefatto da come Dio aveva ovviato ai suoi stessi limiti dovuti all’ignoranza delle lingue amerindie. Se egli si fosse visto costretto a comunicare le verità del Vangelo mediante qualcuno che era totalmente indifferente al contenuto del messaggio, si sarebbe creata fin dal principio una barriera naturale che avrebbe reso artificiosa la resa del messaggio stesso. Ma Dio aveva toccato il cuore di Moses Tattamy e gli aveva donato un amore genuino per il Salvatore, facendolo giungere a comprendere e ad apprezzare le grandi dottrine insegnate dal missionario. Questi non solo riusciva a trasmettere accuratamente il contenuto del messaggio, ma era in grado di comunicare la medesima commozione e lo stesso fervore di Brainerd: «Notavo con stupore che, quando godevo di una speciale assistenza nella predicazione, e quindi avevo una percezione più vivida ed intensa delle realtà divine ed ero reso capace di parlare con una franchezza, un fervore ed una potenza insoliti, il mio interprete manifestava quasi contemporaneamente una disposizione affine e sembrava improvvisamente risvegliato e messo in grado di parlare col mio stesso trasporto, come se stesse subendo la medesima influenza che sperimentavo io». Tattamy non lo aiutava solo traducendo, ma anche ripetendo e corroborando in privato le verità che Brainerd insegnava in pubblico.

5. Il contenuto della predicazione
Il risveglio fra gli Indiani si verificò senza fare ricorso a quelle verità scritturali particolarmente indigeste ed inquietanti. Sebbene i pellirosse fossero spesso sopraffatti dalla convinzione di peccato e manifestassero visibilmente di essere angosciati riguardo alla propria condizione spirituale, non erano le verità dell’inferno e del Giudizio a provocare in loro tali emozioni, bensì la predicazione della grazia meravigliosa di Dio in Gesù Cristo. Nessuno poteva affermare di essere stato turbato dal predicatore e dalle sue minacce del fuoco eterno. Era la «preoccupazione continua di riproporre l’invito pressante del Vangelo ai peccatori perduti» ad indurre le anime a cercare il Signore.
Inoltre, Brainerd era grato a Dio che non vi fossero motivi d’opposizione al risveglio basati su manifestazioni emotive eccessivamente sgradevoli e disordinate. Spesso, infatti, gli intensi sentimenti religiosi sono accompagnati da varie manifestazioni fisiche come urla, convulsioni e svenimenti. Durante il Grande Risveglio, Edwards, Whitefield, i Tennent e altri leader impedivano tali attitudini ogniqualvolta cominciassero ad apparire, perché, a loro giudizio, tali fenomeni tendevano a screditare ciò che essi cercavano di fare. Essi volevano che i sentimenti spirituali dei peccatori vivificati e dei credenti risvegliati si basassero su una chiara comprensione della verità, sapendo che questa può imprimersi potentemente nella mente ed indurre le persone ad un zelo intenso e ad una grande gioia, ma sempre entro i limiti del decoro. Il comportamento di quanti erano convertiti mediante il ministero di Brainerd rientrava entro tali linee di condotta: la convinzione di peccato derivava dalla comprensione della verità evangelica, non da visioni, estasi o da presunte ispirazioni profetiche, tutte cose, queste, che favoriscono, piuttosto, le eresie e l’orgoglio.

6. I risultati pratici prodotti nella vita degli Indiani
Da ultimo, Brainerd era grato a Dio che i risultati pratici del risveglio di Crossweeksung fossero estremamente positivi. Nell’estate del 1745, gli Indiani convertiti avevano ricevuto, con sommo entusiasmo, tutte le grandiose verità proclamate (in modo non apologetico) dal missionario puritano: «Non dubito – disse Brainerd – che, da quando le ho visitate nel giugno scorso, molte di queste persone hanno acquisito una conoscenza dottrinale delle verità divine superiore a quella che sarebbe stata possibile inculcare nelle loro menti (senza una tale azione divina) servendosi soltanto dei mezzi più appropriati e formativi, e questo per parecchi anni di seguito e nel modo più rigoroso possibile».
Tuttavia, i cambiamenti prodotti negli Indiani non erano appena di natura teologica, bensì morale e pratica. Una volta convertiti, essi abbandonavano il loro paganesimo e l’idolatria, sforzandosi immediatamente di mettere in pratica i principî biblici del matrimonio, rispetto ai quali, in passato, avevano tenuto dei comportamenti estremamente differenti. L’ubriachezza, che era il “peccato prediletto” in pratica da tutti i pellirosse, divenne raro nella comunità convertitasi mediante il ministero di Brainerd. Questo è ancora più sorprendente se si pensa che, per alcuni di loro, era normale alzare quotidianamente il gomito. Oltre a ciò, v’erano anche altre manifestazioni di un cambiamento spirituale vero e potente in loro: essi erano ben lieti di conformarsi ai canoni cristiani dell’onestà e della giustizia, e cercavano di saldare i vecchi debiti contratti. Ma Brainerd era particolarmente contento dello spirito d’amore e di comunione che regnava fra i neoconvertiti: «L’amore sembrava regnare fra di loro, specialmente fra coloro che avevano dimostrato di aver subìto un cambiamento salvifico. Non ho mai scorto in costoro delle tracce di rancore o di ipercriticismo, né alcuna propensione a ‘stimarsi superiori agli altri’».
Ora Brainerd poteva scrivere, con profonda soddisfazione e con estrema gratitudine a Dio, cui solo egli attribuiva queste benedizioni, che fra le tribù indiane di Crossweeksung e fra le comunità circostanti era iniziata una grande opera di Dio. Le professioni di fede fatte da questi pellirosse erano credibili, qualunque fosse il metro di giudizio impiegato per valutarle. Egli concluse le riflessioni su ciò che era accaduto con una preghiera, dando voce ai suoi desiderî: «Possa il “grande Artefice” di quest’opera farla continuare e dilagare qui e poi diffonderla ovunque, finché “tutta la terra sia piena della [sua] gloria!”».

Comments and reviews

Christian Loconsole  (29.07.2020)

Un libro assolutamente da leggere, fa riflettere molto su quale dovrebbe essere l' obiettivo più grande del credente da ricercare con ogni forza: la gloria di Dio


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