Risposta alle nostre domande - Pensieri sulla Bibbia
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Leggere la Bibbia, riflettere sulla Bibbia, fidarsi della Bibbia, significava per Dietrich Bonhoeffer colloquiare con Dio. Il volume della Bibbia, che egli aveva ereditato da suo fratello Walter, caduto al fronte nel 1918, fu per lui una compagnia quotidiana e il fondamento della sua fede, anche e soprattutto nei momenti più bui e disperati. Il libro raccoglie i testi, i pensieri, le riflessioni e le osservazioni più importanti di Dietrich Bonhoeffer sulla Bibbia. Tali testi - molto diversi fra loro per genere, provenienza, finalità - permettono di gettare uno sguardo nella fede profonda di Dietrich Bonhoeffer, fede che commuove ancora oggi uomini e donne per la intensa certezza della grazia di Dio che essa attesta. Scrive Bonhoeffer: "Credo che soltanto la Bibbia sia la risposta a tutte le nostre domande e che abbiamo solo bisogno di domandare con insistenza e con un po' di umiltà per ricevere la risposta".
ISBN: 9788839922502
Producer: Queriniana
Product Code: 9788839922502
Language: Italian

Book contents

Prefazione all'edizione italiana (E. Bianchi); Introduzione di M. Weber; Una grande liberazione; Parola degli uomini e parola di Dio; Il principio; La parola; L'unit?; Il tempo finale; Il dono della verit?; La buona novella; Bene e male; La parola di Dio non ha bisogno di alcun ornamento; Pregare con i Salmi; Mai dimenticher? la Tua Parola (Salmo 119); Il linguaggio; La parola e l'azione; Parola di Dio e professione di fede; Antico Testamento e Nuovo Testamento; La promessa; La risposta; Abbreviazioni.

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Dietrich Bonhoeffer
Dietrich Bonhoeffer (Breslavia, 4 febbraio 1906 - Flossenbürg, 9 aprile 1945) è stato un teologo luterano tedesco, protagonista della resistenza al Nazismo. Col fratello Klaus e il cognato Hans von Dohnanyi entrò in contatto con l'ammiraglio Wilhelm Canaris, capo del servizio segreto militare (Abwehr), che con altri ufficiali stava organizzando una congiura per assassinare Hitler (il putsch del 20 luglio 1944), ma il 5 aprile del 1943 il capo del tribunale militare dr. Manfred Roeder e l'agente della Gestapo criminale Sonderegger lo arrestarono. La vita nella cella del carcere di Tegel, nei sobborghi di Berlino, fu all'inizio per Bonhoeffer un tormento. Soffriva dello stretto isolamento poiché ai guardiani era proibito parlare coi "politici". Il procedimento contro Bonhoeffer si articolò durante la prigionia in tre fasi distinte. La prima fase, iniziata con l'accusa e terminata con gli interrogatori di Roeder (dall'aprile al luglio 1943). Le indagini abbracciavano quattro elementi: 1) l'esenzione dal servizio militare disposta dalla Abwehr che aveva permesso a B. di sottrarsi al controllo della polizia di Stato e di svolgere il suo lavoro ecclesiastico; 2) l'«Operazione 7», cioè il trasporto di un gruppo di ebrei in Svizzera; 3) i viaggi all'estero che avevano poco a che fare con compiti militari; 4) la mediazione esercitata dalla Abwehr a favore di alcuni esponenti di spicco della Chiesa confessante come Niesel, Bethge e altri. Bonhoeffer ha redatto in cella una nutrita serie di resoconti e note su questi interrogatori. Il tentativo di mettere allo scoperto i fatti cospirativi era fallito e per chi conduceva le indagini diveniva impossibile sollevare l'accusa di alto tradimento o di tradimento alla patria. Rimaneva solo l'accusa di "disfattismo in seno alle forze armate" a causa dell'esenzione dal servizio militare. La seconda fase della prigionia fu caratterizzata alla preparazione al processo (fino all'aprile 1944). I termini del processo furono spostati ripetutamente, finché gli amici del detenuto vennero a sapere (nell'aprile 1944) che non ci sarebbe stato nessun processo e che non si poteva fare nulla se non lasciare che la cosa venisse "insabbiata" fino al colpo di Stato. Nella terza fase iniziò in cella il lavoro più fruttuoso. Alcuni teologi considerano le lettere di contenuto teologico che Bonhoeffer ha spedito dal 30 aprile 1944 come l'inizio di una nuova epoca teologica. Egli seppe del fallimento del colpo di Stato già nella sera del 20 luglio. Così il giorno successivo perse ogni speranza e si preparò al peggio. In questo periodo (un anno e mezzo) produsse una serie di scritti che verrà poi raccolta nel volume Resistenza e resa, la sua opera più famosa, in cui rifletteva sul rapporto tra fede e azione, tra religione e mondo. A un compagno di prigionia italiano, che gli chiese come potesse un sacerdote partecipare a una cospirazione politica che prevedesse anche lo spargimento di sangue, disse: « Quando un pazzo lancia la sua auto sul marciapiede, io non posso, come pastore, contentarmi di sotterrare i morti e consolare le famiglie. Io devo, se mi trovo in quel posto, saltare e afferrare il conducente al suo volante La squadra della Gestapo tardava ad arrivare. Passarono giorni, settimane. In questo periodo prese in considerazione l'idea di fuggire dal carcere. Il suo guardiano, il sottufficiale Knobloch, un operaio di Berlino nord, aveva collaborato nel periodo di prigionia di Bonhoeffer, a far uscire la sua corrispondenza clandestina. Una settimana dopo però il fratello Klaus e Schleicher vennero arrestati a causa della loro partecipazione al complotto, così Bonhoeffer non dette seguito al suo piano di fuga per non compromettere ulteriormente il fratello e i parenti. Nel frattempo la Gestapo aveva trovato dei documenti della Abwehr che dimostravano la partecipazione alla congiura di Bonhoeffer fin dal 1938. Hitler era fuori di sé. Revocò l'ordine di eliminazione immediata dei cospiratori al fine di accertare ulteriori ramificazioni. Questo spiega perché le esecuzioni furono rimandate per lungo tempo. Insieme ad altri congiurati, venne impiccato nel campo di concentramento di Flossenbürg all'alba del 9 aprile 1945, pochi giorni prima della fine della guerra. Nel 1945 la Chiesa confessante offrì a Stoccarda la famosa ammissione di colpa: «La chiesa [...] è rimasta muta dove avrebbe dovuto gridare, perché il sangue degli innocenti gridava al cielo... Essa è rimasta a guardare quando sotto la copertura del nome di Cristo si sono compiute violenze ed ingiustizie... La chiesa confessa di aver assistito all'uso arbitrario della forza brutale, alle sofferenze fisiche e spirituali di innumerevoli innocenti, all'oppressione, all'odio, all'assassinio senza levare la propria voce in loro favore, senza aver trovato vie per correre loro in aiuto. Essa si è resa colpevole della vita dei fratelli più deboli e indifesi di Gesù Cristo (gli ebrei)... Lo confessa... Non ha rinfacciato al calunniatore la sua ingiustizia e ha abbandonato il calunniato al suo destino».

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