Commissionato nella seconda metà del Cinquecento da Federico III del Palatinato, il Catechismo di Heidelberg è un classico della fede riformata, di cui offre uno dei compendi meglio riusciti.
Illustrando con rara chiarezza che cos’è il cristianesimo, il suo rigoroso discorso teologico è tuttavia animato – cosa assai rara in un catechismo – da un afflato di viva pietà.
Ritraducendolo in toto e commentandone con ampiezza ciascuno dei 129 articoli, il teologo Paolo Ricca ne fa concretamente il proprio «testamento spirituale».
«Il Catechismo di Heidelberg è uno di quei testi abbastanza rari che non invecchiano. Certo, l’orizzonte spirituale e culturale nel quale oggi cerchiamo di essere cristiani e di testimoniarlo è completamente diverso da quello in cui il Catechismo di Heidelberg fu concepito e pubblicato.
Da un lato la cultura secolare nella quale siamo immersi ci obbliga a ripensare la nostra fede, a riformulare il messaggio che portiamo e a rimodellare il nostro modo di essere Chiesa nella società.
D'altro lato il contesto ecumenico nel quale la cristianità comincia a pensare e a operare, ci induce a cercare, anche nel campo della formazione, l’incontro, il dialogo e, ove possibile, l’elaborazione di un discorso comune. Proprio un testo come il Catechismo di Heidelberg può trovare posto e suscitare interesse anche aldilà dei confini di una particolare confessione cristiana».
- Paolo Ricca