Di tutte le vocazioni, quella pastorale è la più difficile. Secondo la definizione biblica, infatti, l’opera di un pastore consiste nel curare le persone da un punto di vista spirituale e morale, quindi nel fortificare le deboli, curare le malate, fasciare le ferite, riportare a casa le smarrite e andare alla ricerca delle perdute (Ezechiele 34:4).
E se compiere un’opera del genere è stato sempre molto difficile, quanto più lo è oggi, in una società disfatta come la nostra, piena di matrimoni falliti, famiglie smembrate, giovani disperati, vite umane ridotte a brandelli.
Questo ovviamente è il risultato del radicale decadimento morale che si è verificato negli ultimi decenni, ma quelle che spesso non vengono considerate sono le pesanti ricadute che questo disfacimento umano ha avuto sull’opera pastorale, che di conseguenza è divenuta sempre più complessa, difficile, esigente.A fronte di tale realtà, è stata ripubblicata L’opera del pastore di Richard Baxter.
Fin da quando fu pubblicato, nel 1656, questo testo è stato riconosciuto come uno dei libri più importanti mai scritti sull’opera pastorale. Per l’eccezionalità della sua caratura, dovrebbe essere letto da ogni giovane che aspira al ministero, come anche da ogni pastore che già da anni è impegnato nell’opera. Scrittura a parte, forse nessun libro è atto più di questo a ravvivare e rivitalizzare lo spirito e l’opera di un pastore.
“Oggi non ho predicato come avrei dovuto, con la compassione con cui Dio vuole che predichi… Cara, per favore, vai nello studio e prendimi L’opera del pastore di Richard Baxter. Forse mi risveglierà dalla mia indolenza”.– Da una lettera di C.H. Spurgeon alla moglie Susanna