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CAPITOLO PRIMO
Dio permette la sofferenza: perché?
Non è in grado di fare nulla? Oppure non esiste?
Come esseri umani, ragioniamo in questo modo: «Perché mai un Dio che ci ama e si preoccupa per noi dovrebbe permettere alla sofferenza di esistere?». Ma per poter esaminare attentamente tutte le prove dobbiamo ammettere che il nostro è un punto di vista umano, ed è molto limitato.
Molti si rifiutano di credere che vi sia un Dio, per non parlare di un Dio che intenda prendersi cura degli uomini. Altri credono in Dio, ma il loro Dio si trova al di sopra della Sua creazione, separato da essa, e non si interessa al destino umano. Oppure credono in un Dio che sia parte di tutto ciò che vi è nell’universo: più una «energia» che una persona. Dio, in tutti questi esempi, è impersonale, indifferente e non ama l’uomo. E, a un primo sguardo, l’esistenza di un Dio del genere sembra adattarsi bene al caos e
alla sofferenza che vediamo nel
mondo.
Ma la domanda allora diventa: perché un Dio indifferente dovrebbe creare l’universo, la terra e l’uomo, se non esiste amore o scopo dietro al Suo atto creativo? Oppure, quale scopo può esistere mai in un universo in cui Dio sia soltanto una forza impersonale contenuta nel tutto? Queste domande possono essere più difficili da affrontare e comprendere di quanto non lo sia chiedersi perché un Dio d’amore permetta la sofferenza.
Poi alcuni credono nel Dio della Bibbia. Egli è onnipotente. Benché permetta la sofferenza (che di fatto possiede un suo scopo), Egli è:
1. Santo
2. Giusto
3. Amorevole e misericordioso.
Se Dio non esiste, non vi è alcuna speranza eterna, e siamo completamente in balìa del mondo che ci circonda, con tutto il male in esso contenuto. (Tuttavia, gli uomini hanno sempre saputo istintivamente che un qualche Dio esiste. Vi sono pochissimi veri atei).
Se esistesse un creatore impersonale, indifferente alla Sua creazione, o che fosse solo una «energia» appartenente alla totalità del cosmo, la nostra risposta a Lui (o ad Esso) non avrebbe significato, eterno o di altro tipo. Dopo tutto a un Dio del genere non importerebbe cosa potremmo dirgli.
Ma se un Dio personale esistesse, nulla nella nostra vita conterebbe di più che riuscire a comprenderLo. Perché? Perché un Dio personale come quello della Bibbia amerebbe, si preoccuperebbe e avrebbe un progetto per la Sua creazione. E, in tal caso, dovremmo conoscere quel progetto e il posto che Dio vuole per noi al suo interno. Un tale progetto ci aiuterebbe nella vita quotidiana, e probabilmente anche in quella eterna.
Non dobbiamo chiederci se la sofferenza umana esiste. Sappiamo che è così. Ma sfortunatamente molti sfruttano l’esistenza della sofferenza come scusa per giustificare la loro mancanza di fede in Dio, senza nemmeno analizzare il ruolo di questa sofferenza. La vera domanda è: Un Dio personale permetterebbe mai al dolore che vediamo intorno a noi di esistere? Se sì, perché?
Dal momento che siamo mortali, legati alle tre dimensioni spaziali e al tempo, non potremmo mai comprendere pienamente un Dio che si trovi al di là delle nostre dimensioni, un Dio che poté creare tutto ciò che esiste. Tuttavia, la Bibbia ci fornisce degli indizi che ci fanno intuire perché un Dio d’amore permetterebbe la sofferenza. Questo libro analizzerà tali indizi e considererà il ruolo che la sofferenza ha nella nostra vita; ci aiuterà anche a capire perché questo universo è l’universo migliore che Dio abbia potuto creare, nonostante tutto il dolore e le difficoltà che vediamo intorno a noi.
Le questioni fondamentali
1. Esiste un Dio onnipotente?
L’uomo si è fatto questa domanda sin dall’inizio dei tempi. Ogni cultura mostra i segni di una fede in Dio che risale a epoche preistoriche, benché alcune tradizioni suggeriscano anche l’esistenza di una controparte negativa a Dio, sostenendo una credenza chiamata «dualismo». La Bibbia è l’unico testo che abbia «dimostrato» di contenere informazioni riguardo a Dio1,2,3 (vedi pagg. 17-35) e che indichi chiaramente sia l’esistenza sia la natura onnipotente (o onnipotenza) di Dio. Egli non ha eguali, e il male alla fine non prevarrà.
2. Dio è personale?
Alcuni credono che Dio sia solo una «forza cosmica» che non interagisce con gli esseri umani e non si cura di loro, poiché Egli (o Esso) non possiede una personalità. Dobbiamo nuovamente partire da una fonte di informazione «dimostrabile», ossia di nuovo la Bibbia1,2,3 (vedi pagg. 17-35 per sapere come possiamo essere certi che la Bibbia sia l’unica fonte ispirata da Dio). La Bibbia è affidabile e ci parla dell’esistenza di un Dio personale (Giovanni 3, 16).
3. Dio ci ama?
Persino la Bibbia, secondo alcuni, descrive un Dio crudele. Ad esempio, essi sostengono, Dio permise e addirittura fece sì che enormi castighi si abbattessero sugli esseri umani. Tuttavia, questa idea deve essere rivista prendendo in considerazione la natura complessiva di Dio, che è santo, giusto e amorevole. Spesso tali punizioni divine erano in realtà atti di grande amore, se li consideriamo dal punto di vista dell’umanità nel suo insieme. La Bibbia dichiara esplicitamente che Dio è Amore (1 Giovanni 4, 7-8; vedi anche pagg.
55-81).
4. Allora perché Dio permette l’esistenza del dolore e della sofferenza?
Molti concordano sul fatto che provare un po’ di dolore è positivo. Ad esempio, il dolore ci avverte se siamo ammalati e ci insegna a non toccare un forno rovente. Ciò che risulta difficile da comprendere è perché Dio ammetta la sofferenza apparentemente senza senso. A tale domanda cercheremo di dare risposta in questo libro.