La mano nuda di Dio - Uno studio preliminare sui miracoli
La mano nuda di Dio - Uno studio preliminare sui miracoli

La mano nuda di Dio - Uno studio preliminare sui miracoli

 
5,0 (1 vote(s))

€10,33


Ultime copie
Solo 1 copia con disponibilità immediata

  Add to cart

Questo libro vuole essere un preliminare alla ricerca storica sui miracoli raccontati nei Vangeli; l'intentoè di mettere i lettori nelle condizioni di poter esaminare le prove storiche dei miracoli cristiani.
ISBN: 9788888270425
Producer: Edizioni GBU
Product Code: 9788888270425
Weight: 0,250kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

Scopo del libro; Il naturalista e il soprannaturalista; Il naturalista si contraddice; Natura e "supernatura"; Un'altra difficoltà da superare nel naturalismo; Risposte alle perplessità; Un capitolo sulle piste false; I miracoli e le leggi della natura; Un capitolo non strettamente necessario; "Orribili cose rosse"; Cristianesimo e "religione"; La convenienza dei miracoli; Sulla probabilità; Il grande miracolo; Miracoli della vecchia creazione; Miracoli della nuova creazione; Epilogo; Appendice A (Sulle parole "Spirito" e "spirituale"; Appendice B (Sulle "provvidenze speciali").

Sample chapter

I
SCOPO DEL LIBRO

Chi vuole avere successo, deve prima fare le giuste domande preliminari.
Aristotele, Metafisica II (111). i.


In tutta la mia vita mi sono imbattuto in una sola persona che dichiarasse di aver veduto uno spirito. La cosa interessante è che prima di vedere lo spirito quella persona non credeva nell'immortalità dell'anima, e non ci ha creduto nemmeno dopo averlo veduto; e riguardo a quanto ha veduto dice che deve essersi trattato o di un'illusione o di uno scherzo giocato-le dai nervi. Può anche aver ragione; vedere non equivale a credere.
Questo è il motivo per cui alla domanda se avvengano o no i miracoli non si può rispondere in base alla sola esperienza. Ogni avvenimento la cui pretesa sia di essere un miracolo, in ultima analisi è un fatto messo a contatto con i nostri sensi, qualche cosa da noi veduta, udita, toccata, odorata o tastata. E i nostri sensi non sono infallibili. Se pensiamo sia accaduto un fatto straordinario, possiamo sempre dire di essere stati vitti-me di un'illusione; e lo diremo certamente se seguiamo una filosofia da cui sia escluso il soprannaturale. Ciò che impariamo dall'esperienza dipende dal tipo di filosofia con cui affrontiamo l'esperienza stessa. Perciò è inutile appellarsi ad essa se prima non si è risolta nel miglior modo possibile la questione filosofica.
Se l'esperienza immediata non può né provare né smentire il miracoloso, ancor meno può farlo la storia. è opinione di molti di poter stabilire se un miracolo sia o no avvenuto nel passato vagliando le prove «secondo le normali regole della ricerca storica». Ma si può servirsi di queste «normali regole» solo se prima si è risolto il problema dei miracoli, e cioè se essi sono o no possibili, e nel caso lo siano, quanto sono probabili. Perché, se sono impossibili, non ci saranno prove storiche sufficienti a convincerci. Se sono possibili ma assai improbabili, saremo convinti solo da prove matematicamente dimostrabili; ma siccome mai e per nessun avvenimento la storia fornisce prove di tal fatta, non sarà mai la storia a convincerci che sia avvenuto un miracolo. Se d'altro lato i miracoli non sono intrinsecamente improbabili, allora a convincerci che un discreto numero di essi si è verificato basteranno le prove esistenti. Il risultato delle nostre ricerche storiche dipende quindi dalle posizioni filosofiche da noi abbracciate ancor prima di prendere in considerazione le prove. E dunque si deve cominciare dalla questione filosofica.
Eccovi un esempio di quanto accade quando si trascura la questione filosofica preliminare e ci si butta a capofitto nella questione storica: in un ben noto commentario alla Bibbia si discute ad un certo punto il problema della data di redazione del Quarto Vangelo; l'autore del commentario sostiene una data posteriore alla esecuzione della condanna a morte di San Pietro, sulla base che nel Quarto Vangelo è riportata la predizione di Cristo riguardo a quella esecuzione capitale. Secondo l'autore, «un libro non può essere scritto prima degli avvenimenti cui fa riferimento». Certamente non lo può — a meno che qualcuno non possa fare vere predizioni. Ma se ciò accade, allora tutta quella argomentazione sulla data crolla. L'autore, però, non ha discusso affatto se sia o no possibile fare vere predizioni; ha (forse inconsciamente) preso per detto che non lo è. Forse ha ragione; ma se ha ragione, non ha scoperto questa verità tramite la ricerca storica; ha invece inserito nella sua opera storica la sua incredulità, per così dire già confezionata, nelle predizioni. Se non fosse stato questo il processo da lui seguito, non avrebbe potuto affatto arrivare alla sua conclusione storica sulla data del Quarto Vangelo. Quindi, per chi vuole sapere se le predizioni avvengono o non avvengono, il suo lavoro è perfettamente inutile. L’autore del commentario si è messo all’opera solo dopo aver già risposto a quella domanda in modo negativo, e su basi che non ci comunica mai.
Questo mio libro vuol essere un preliminare alla ricerca storica. Io non sono uno storico e non è mia intenzione di esaminare le prove storiche dei miracoli cristiani; ma cercherò di mettere i miei lettori in condizione di poterlo fare. Non serve a niente rivolgersi ai testi se prima non si ha qualche idea sulla possibilità o sulla probabilità del miracoloso. Chi si mette ad esaminare i testi avendo già deciso che i miracoli non possono accadere, sta semplicemente perdendo il suo tempo; ha cominciato con il dare la cosa per scontata, e perciò sappiamo già in anticipo quali saranno le sue conclusioni.



II
IL NATURALISTA E IL SOPRANNATURALISTA
«Santo cielo!» esclamò la signora Snip, «c'è un posto dove la gente si arrischia a vivere sopra la terra?» «Non avevo mai sentito di gente che vivesse sotto terra» replicò Tim, «prima di venire nel Paese dei Giganti». «Venire nel Paese dei Giganti?» gridò la signora Snip, «perché, il Paese dei Giganti non è dappertutto?»
Roland Quiz, Giant-Land, cap. 32.

Uso la parola miracolo per intendere un'interferenza nella Natura di un potere soprannaturale. Non vi possono essere miracoli se, oltre alla Natura, non esiste qualcos'altro che possiamo chiamare soprannaturale (1). Secondo alcuni, nulla esiste tranne la Natura; io li chiamo i naturalisti; secondo altri, qualcosa esiste oltre alla Natura, e questi io li chiamo soprannaturalisti. Perciò il nostro primo problema è sapere chi ha ragione, se il naturalista o il soprannaturalista. E qui ha inizio la nostra prima difficoltà.
Prima di poter cominciare a discutere le loro divergenze di opinione, il naturalista e il soprannaturalista devono per forza mettersi d'accordo sulla definizione da dare a Natura ed a soprannaturale; ma sfortunatamente formulare tale definizione è quasi impossibile. Proprio per il fatto di pensare che null'altro esiste oltre la Natura, per il naturalista la parola Natura significa semplicemente «ogni cosa», o «l'intera faccenda», o «tutto quello che c'è». E se con Natura si intende questo, allora è scontato che non esiste nient'altro. Il vero problema tra il naturalista e il soprannaturalista ci è sfuggito. Alcuni filosofi hanno definito la Natura «quello che percepiamo con i nostri cinque sensi», ma ciò nemmeno soddisfa, perché non è così che percepiamo le nostre emozioni, eppure anch'esse sono avvenimenti presumibilmente «naturali». Per evitare questo punto morto e scoprire in cosa veramente consistano le divergenze fra il naturalista e il soprannaturalista, dobbiamo affrontare il problema aggirandolo.
Io comincerei col prendere in esame le frasi seguenti: 1) I denti di quell'uomo sono naturali o ha una dentiera? 2) Il cane al suo stato naturale è pieno di pulci. 3) Mi piace andarmene via dalle terre coltivate e dalle strade asfaltate e starmene solo con la Natura. 4) Sii naturale. Perché sei così affettato? 5) Forse non era giusto baciarlo, ma era così naturale farlo!
Si può facilmente scoprire in tutte queste frasi una linea comune di significato. I denti naturali sono quelli che cresco-no nella bocca; non devono essere progettati, fabbricati o adattati. Lo stato naturale del cane è quello in cui si troverebbe se nessuno intervenisse con acqua e sapone per evitarglielo. La campagna in cui la Natura regna suprema è quella dove il suolo, il tempo e la vegetazione producono i loro frutti senza che l'uomo ci metta mano. Naturale è quel comportamento che la gente avrebbe se non si desse la pena di modificarlo. Il bacio naturale è quello che si dà quando non interferiscono considerazioni morali o prudenziali. In tutti gli esempi, con Natura si intende quanto accade «da sé» o «spontaneamente»; quanto accade senza che tu ti ci debba affaticare; quanto avrai se non prendi nessuna misura per impedirlo. La parola greca per Natura (Physis) è connessa col verbo greco per «crescere»; la parola latina Natura è connessa col verbo «nascere». Il naturale è quello che spunta, vien fuori, capita, o va avanti spontaneamente; è il dato, il già esistente, lo spontaneo, l'involontario, il non sollecitato.
Il naturalista crede che il Fatto ultimo, la cosa oltre la quale non si può andare, sia un immenso processo nello spazio e nel tempo, il quale va avanti spontaneamente. All'interno di questo sistema totale, ogni singolo evento (per esempio, che voi state seduti a leggere questo libro) accade perché qualche altro evento è accaduto e, alla lunga, perché l'Evento Totale è nel processo di accadere. Ogni singola cosa (per esempio, questa pagina) è quella che è perché altre cose sono quelle che sono; ed in conclusione perché l'intero sistema è quello che è. Tutte le cose e tutti gli eventi sono così completa-mente interdipendenti l'uno dall'altro che nessuno di essi può reclamare per sé la minima indipendenza «dall'intera faccenda». Nessuno esiste «di per sé» o «va avanti spontaneamente», se non nel senso di esibire, in qualche luogo e tempo particolari, quella generale «esistenza propria» o quel «comportamento spontaneo» appartenente alla «Natura» (il grande e interdipendente evento totale) nella sua globalità. Quindi nessun vero naturalista crede nella volontà libera, perché volontà libera significherebbe riconoscere agli esseri umani il potere di agire indipendentemente, di fare più o altro di quel-lo necessariamente determinato dalla serie totale degli eventi. E ciò che il naturalista nega è proprio la possibilità di un potere singolo capace di dar origine agli eventi. La spontaneità, l'originalità, l'azione «indipendente» sono per lui un privilegio riservato a «tutta la faccenda» da lui chiamata Natura.
Il soprannaturalista, d'accordo col naturalista, pensa che debba esservi qualcosa esistente di esistenza propria, qualche Fatto fondamentale del quale sarebbe assurdo cercar di spiega-re l'esistenza, perché è esso stesso la base o il punto di partenza di tutte le spiegazioni. Ma il soprannaturalista non identifica quel fatto con «l'intera faccenda»; secondo lui, le cose si dividono in due classi; nella prima troviamo le cose, o (più probabilmente) la Cosa Unica, basilare e originale, esistente di per sé; nella seconda troviamo le cose che sono semplicemente una derivazione della Cosa Unica. E questa Cosa fondamentale ad aver dato origine a tutte le altre. Esiste di per sé; le altre esistono perché essa esiste, e cesserebbero di esistere se mai la Cosa smettesse di mantenerle in vita; si modificherebbero se essa volesse modificarle.
La differenza fra i due punti di vista può essere formulata dicendo che il naturalismo ci dà una visione democratica della realtà e il soprannaturalismo, ce ne dà una monarchica. Il naturalista pensa al privilegio dell'«esistere di per sé» come ad un privilegio pertinente alla massa totale delle cose, così come in una democrazia la sovranità è pertinente al popolo nella sua totalità. Il soprannaturalista pensa che questo privilegio appartenga ad alcune cose o (più probabilmente) ad una Cosa Unica e non ad altre, così come in una vera monarchia la sovranità ce l'ha il re e non il popolo. E come in una democrazia tutti i cittadini sono uguali, così per il naturalista una cosa, o un evento vale tanto quanto un altro, nel senso che tutti sono ugualmente dipendenti dal sistema totale delle cose; in effetto ogni cosa è solamente il mezzo per il quale il carattere di quel sistema totale mostra se stesso ad un particolare punto del tempo e dello spazio. Il soprannaturalista, da parte sua, crede che la cosa unica, originale ed esistente di per sé sia, in rapporto a tutte le altre cose, ad un livello diverso e più importante.
A questo punto può nascere il sospetto che il soprannaturalismo sia all'inizio sorto per aver decifrato nell'universo la struttura delle società monarchiche. Ma con altrettanta ragione può venire il sospetto che il naturalismo sia sorto dall'avervi decifrato la struttura delle democrazie moderne. I due sospetti perciò si annullano a vicenda e non ci aiutano a stabilire quale delle due sia con più probabilità la teoria corretta. Quei sospetti ci fanno piuttosto ricordare che il soprannaturalismo è la filosofia caratteristica di un'epoca monarchica e il naturalismo di un'epoca democratica, nel senso che il soprannaturalismo, anche se falso, corrispondeva a quanto amava credere la grande massa della gente non-pensante di quattrocento anni fa
e il naturalismo, anche se falso, corrisponde a quanto ama credere la grande massa della gente non-pensante di oggi.
Come tutti ci saremo accorti, la Cosa Unica esistente di per sé — o la ristretta classe delle cose esistenti di per sé — in cui crede il soprannaturalista, è ciò che noi chiamiamo Dio o gli dèi. Io propongo di trattare per il resto di questo libro solamente quella forma di soprannaturalismo la quale crede in un unico Dio; in parte perchè è assai improbabile che il politeismo sia un problema di grande attualità per la maggioranza dei miei lettori, e in parte perché, in effetto, quelli che credo-no in molti dèi assai raramente considerano quei loro dèi come creatori dell'universo e come esistenti di per sé. Gli dèi della Grecia non erano realmente soprannaturali nel senso stretto dato da me al termine; erano il prodotto di un sistema totale di cose, dal quale erano inglobati. E ciò introduce una distinzione importante.
La differenza tra naturalismo e soprannaturalismo non è esattamente la stessa esistente tra il credere a un Dio e il non crederci. Il naturalismo, senza cessare di essere se stesso, potrebbe anche arrivare ad ammettere un certo tipo di Dio. Il grande evento interdipendente chiamato Natura potrebbe esse-re tale da produrre in qualche momento una grande coscienza cosmica, un «Dio» costantemente presente, che sorga da tutto il processo, come la mente umana (secondo i naturalisti) è prodotta dagli organismi umani. Il naturalista non muoverebbe obiezioni contro un tale Dio, e ciò perché un tale Dio non potrebbe sussistere al di fuori della Natura o del sistema totale, non potrebbe esistere «da solo». Ancora e sempre, «l'intera faccenda» rimarrebbe il Fatto fondamentale, e quel Dio sarebbe semplicemente una (magari anche la più interessante) delle cose contenute nel Fatto fondamentale. Ciò che il naturalismo non può accettare è il concetto di un Dio sussistente al di fuori della Natura e suo creatore.
Siamo ora in grado di specificare la divergenza fra naturalista e soprannaturalista, malgrado il fatto che con la parola Natura essi non intendano la stessa cosa. Per il naturalista, c'è un gran processo, o un «divenire», esistente «di per sé» nel tempo e nello spazio e al di fuori di esso nient'altro esiste, essendo quanto chiamiamo cose singole ed eventi particolari solamente le parti in cui dividiamo il processo quando lo analizziamo, o le forme assunte dal processo in momenti e punti dati nello spazio. Il naturalista chiama questa singola e totale realtà: Natura. Per il soprannaturalista c'è una Cosa unica, esistente di per sé, da sola, la quale ha prodotto la struttura del tempo e dello spazio e la lunga teoria di eventi connessi sistematicamente l’uno con l’altro in essa contenuti. Questa struttura e questo suo contenuto, il soprannaturalista li chiama: Natura. Essa può essere ma può anche non essere l'unica realtà prodotta dalla Cosa Primaria; potrebbero esservi altri sistemi oltre a quello da noi chiamato Natura.
In questo senso, potrebbero esistere diverse «Nature». Il concetto va tenuto chiaramente distinto da quanto viene comunemente chiamato «pluralità dei mondi», cioè i diversi sistemi solari, o le diverse galassie, gli «universi-isole» esistenti in parti distintamente separate di un singolo tempo e spazio. Anche se remote, sarebbero pur sempre parti della stessa Natura, come lo è il nostro sole; l'uno e le altre avrebbero un rapporto di interdipendenza con il fatto di essere fra loro in relazione reciproca, non solo spaziale e temporale, ma anche casuale, fortuita. è proprio questa reciproca interdipendenza all'interno di un sistema a costituire ciò che chiamiamo una Natura. Altre Nature possono non essere affatto spazio-temporali; o, se alcune lo fossero, il loro spazio e tempo potrebbero non avere nessuna relazione spaziale o temporale con il nostro spazio e tempo. Per questa mancanza di continuità e di interdipendenza con la nostra Natura, le chiamiamo Nature differenti. Ciò non significa che non debba assolutamente esservi alcuna relazione tra di loro; a metterle in relazione l'una con l'altra vi è la loro comune derivazione da un'unica fonte soprannaturale. Sotto questo aspetto si possono paragonare ai diversi romanzi di un unico autore; gli avvenimenti di un intreccio non hanno alcuna relazione con gli avvenimenti di un altro intreccio tranne che per essere stati inventati dallo stesso auto-re, e per trovare la relazione esistente fra di essi si deve risalire fino alla mente dell'autore stesso; non ci sono linee di collegamento fra quello che dice Mr. Pickwick in Circolo Pickwick e quello che ode la signora Gamp in Martin Chuzzlewit (2) Analogamente non dovrebbero esservi normali linee di collegamento fra gli eventi di una Natura e quelli di qualsiasi altra. Con relazione «normale» intendo una relazione ricorrente in virtù del carattere dei due sistemi. Dobbiamo servirci della qualificazione di «normale» perché non sappiamo in anticipo se Dio, ad un certo punto particolare, non porterà due Nature ad avere un contatto parziale fra loro — voglio dire: Egli potrebbe permettere che certi eventi selezionati di una Natura producano un certo numero di risultati nell'altra. Ammettiamo che Egli lo faccia: in determinati punti vi sarà un'interdipendenza parziale, ma ciò non trasformerà le due Nature in una sola, perché mancherà pur sempre la reciprocità totale di cui è fatta una Natura. L'interdipendenza intermittente avrebbe origine non da ciò che ogni sistema era in sé, ma dall'azione divina che li aveva messi in comunicazione. Se questo tipo di azione divina dovesse accadere, ognuna delle due Nature sarebbe «soprannaturale» in relazione all'altra, ma il fatto del loro contatto sarebbe soprannaturale anche in un senso più assoluto, e cioè non perché trascende l'una o l'altra delle due Nature, ma perché trascende entrambe le Nature e tutte le Nature. Sarebbe un Miracolo di un certo tipo. L'altro tipo è l'«interferenza» divina, la quale non agisce col mettere in contatto due Nature diverse, ma agisce direttamente.
Per ora tutto quanto abbiamo detto è pura speculazione. Non è dal soprannaturale che si deduce se avvengono Miracoli, di qualunque specie essi siano. Dio (la cosa primaria) può in effetto non intervenire mai nel sistema naturale da Lui creato. E se, invece di uno solo, ha creato più sistemi naturali, può nondimeno non provocare mai un'interferenza dell'uno nell'altro.
Ma il problema richiede considerazioni ulteriori. Se si stabilisce che la Natura non è la sola cosa esistente, è impossibile dire in anticipo se essa corre o no il rischio di avere miracoli. Vi sono cose al di fuori della Natura, e noi non sappiamo ancora se esse possono o no entrarvi. I cancelli saranno sbarrati? forse sì e forse no. D'altra parte, se il naturalismo è vero, allora sappiamo già che i miracoli sono impossibili; nulla può immettersi nella Natura dal di fuori, perché fuori della Natura non c'è nulla da immettere: tutto è Natura. Senza dubbio, eventi da noi nella nostra ignoranza scambiati per miracoli possono pure accadere; ma essi (come qualsiasi altro comunissimo evento) sarebbero in realtà un risultato inevitabile prodotto dalle caratteristiche essenziali dell’intero sistema.
Dunque dobbiamo prima di tutto scegliere tra naturalismo e soprannaturalismo.



NOTE
(1) Non è questa la definizione che molti teologi darebbero. lo la adotto non perché penso che apporti qualche miglioramento alle loro definizioni, ma precisa-mente perché, essendo essa sommaria e «popolare», mi facilita il modo di tratta-re quei problemi che «il comune lettore» ha con molta probabilità in mente
(2) Due romanzi di Charles Dickens, del 1837 e 1844 rispettivamente.

Comments and reviews

Write a review for this product

You must be logged in to add a product review.

Clive Staples Lewis (C. S. Lewis)
Clive Staples Lewis (C. S. Lewis)

Clive Staples Lewis, meglio noto come C.S. Lewis, (1898-1963) fu uno scrittore ed autore di una quarantina libri, molti dei quali sull'apologetica cristiana. La sua opera più famosa rimane forse Chronicles of Narnia (Le Cronache di Narnia), una serie di sette libri divenuti ormai un classico della letteratura fantasy.

L'istruzione era molto importante nella famiglia di Lewis ed anche i suoi genitori erano ben istruiti. Tutti in famiglia erano avidi lettori e Clive era una sorta di prodigio: all'età di tre anni aveva imparato a leggere e a 5 anni già iniziava a scrivere storie di terre fantastiche con animali bizzarri.

Dopo aver ricevuto una prima istruzione domiciliare, sia Clive che il fratello furono mandati in collegio. In seguito, vinse una borsa di studio ad Oxford.
Dopo aver prestato servizio durante la prima guerra mondiale, iniziò gli studi classici ad Oxford dove raggiunse brillanti risultati e completò gli studi in Llingua e letteratura Inglese in un solo anno invece dei canonici tre.

Dal 1925 al 1954 occupò la posizione di tutor al Magdalen College di Oxford e dal 1954 al 1963 insegnò Inglese medievale e rinascimentale presso l'università di Cambridge.

Da giovane, Lewis voleva diventare un poeta, ma dopo alcune prime pubblicazioni di non molto successo optò per scritti intellettuali e narrativa in prosa.
La sua prima opera pubblicata di questo genere fu The Pilgrim’s Regress: An Allegorical Apology for Christianity, Reason, and Romanticism, un racconto della sua ricerca della fonte dei suoi desideri dei suoi primi anni che lo hanno portato da adulto ad accettare la fede cristiana. Da adolescente lewis aveva rigettato la fede e aveva vissuto da ateo nel corso dei suoi 20 anni, per poi tornare al cristianesimo nel 1931, in parte grazie alla vicinanza del suo amico J.R.R. Tolkien. Lewis descrisse queso cambiamento nella sua autobiografia Surprised by Joy (in italiano pubblicato come Sorpreso dalla gioia), un resoconto della sua vita intellettuale e spirituale dei suoi primi 30 anni.

La sua prima opera narrativa di successo fu Out of the Silent Planet (in italiano Lontano dal pianeta silenzioso), un romanzo in cui Lewis inserì temi e allusioni cristiane. A questo fecero seguito Perelandra e That Hideous Strength (Quell'orribile forza). Insieme formano una trilogia scientifico-narrativa, incentrata sulla figura di un uomo che viaggiando da un pianeta all'altro rimane coinvolto in una battaglia cosmica tra bene e male.
A questi seguì The Abolition of Man (L'abolizione dell'uomo).

Nello stesso tempo, stava anche diventando conosciuto nei circoli letterari, pubblicando inizialmente articoli e recensioni di libri. Il suo primo libro di stampo intellettuale, The Allegory of Love: A Study in Medieval Tradition, consacrò la sua reputazione come figura guida della letteratura britannica. A questo seguirono ulteriori libri sulla letteratura.

The Problem of Pain (Il problema della sofferenza) e quattro serie di programmi radio durante la seconda guerra mondiale (poi raccolti ne Il Cristianesimo così com'è) lo portarono ad essere riconosciuto come un esponente laico dei principi cristiani. A questi fecero seguito The Screwtape Letters (Le lettere di Berlicche), uno scritto in forma epistolare su come far cadere un giovane credente appena convertito, divenuto presto un bestseller. Tra gli altri libri a difesa del cristianesimo ci sono: Miracles: A Preliminary Study (Miracoli, uno studio preliminare), Reflections on the Psalms e The Four Loves (I quattro amori).

Nel 1950 Lewis pubblicò il primo volume della serie di Narnia cui seguirono gli altri sei, in cui descrive il conflitto tra il bene e il male nel regno di Narnia, unificato dal leone Aslan, che rappresenta il Figlio di Dio.
A Le cronache di Narnia seguì Till We Have Faces: A Myth Retold, il meno conosciuto dei suoi romanzi, ma il più apprezzato dalla critica.

Più tardi Lewis sposò Joy Davidman Gresham, una donna americana che si era convertota in parte anche leggendo i suoi libri. Sei mesi dopo le fu diagnosticato un tumore in stato avanzato che andò in remissione per poi tornare e spegnerla definitivamente quattro anni dopo, tre anni prima della morte di Lewis.

Nel 1963, l'anno della sua morte, Lewis scrisse quello che sarebbe stato il suo ultimo lavoro (pubblicato postumo): Letters to Malcolm, in cui affronta problematiche legate alla preghiera, alla liturgia, all'adorazione e alla dottrina, e si ritirò dalla sua carica a Cambridge, per poi morire pochi mesi dopo.


Customers who purchased this title also purchased:

In the same series:
Collana Pensiero

Cattolici ed evangelici di fronte al messaggio della salvezza.

Your price: €14,00

Fuori Stampa

Your price: €14,46
€12,00
Your price: €11,40
(You save: 5%)
€12,00
Your price: €11,40
(You save: 5%)

Fuori Stampa

Your price: €8,00
€22,00
Your price: €20,90
(You save: 5%)
€28,41
Your price: €26,99
(You save: 4%)

Fuori Stampa

€8,26
Your price: €2,50
(You save: 69%)
€19,63
Your price: €18,65
(You save: 4%)

Fuori Stampa

€9,81
Your price: €9,32
(You save: 4%)