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Capitolo 1
UNA SERATA INDIMENTICABILE
Dio vuole infiammare il cuore dei credenti con un’intensa,
ardente passione quale non abbiamo mai conosciuto prima.
Era la quarta e ultima di una serie di riunioni presso la Chiesa del Patto d’Amore di Fayetteville nella Carolina del nord. Non era la prima volta che tenevo delle riunioni in quella comunità, vi avevo predicato molte volte prima. Le riunioni producevano sempre eccellenti frutti perché la gente aveva fame e amore per Dio.
Era piuttosto tardi quella sera, parecchio tempo dopo l’ora in cui di solito si chiudevano le riunioni, e tuttavia ero in dubbio se porre fine alla riunione o no; ero molto combattuto. Il messaggio era stato chiaro e conciso e la gente aveva risposto con entusiasmo. Ma c’era in me come una sensazione d’incompiutezza. In genere ero solito terminare una serie di predicazioni con un senso di completezza, particolarmente in quella chiesa così ricettiva. Quella sera era tutto diverso.
Si aggiungeva al mio conflitto interiore il ricordo di quanto mi aveva sussurrato lo Spirito Santo mentre volavo verso Fayetteville: “Queste riunioni saranno le più potenti che tu abbia mai avuto in questa chiesa”.
Negli anni precedenti ero stato in questa chiesa sette o otto volte e non avrei certo esitato a considerare quelle riunioni come le più ricche di frutti e di vite trasformate di tutto il mio ministero. Ricordo di aver mormorato sull’aereo: “Questo significa molto per me”.
Appena salii sul pulpito mi afferrò lo sgomento. Le riunioni non erano affatto le più potenti. Era triste per me paragonarle alle testimonianze significative delle volte precedenti. Lottai contro la tentazione di esprimere il mio disappunto; ma ormai dovevo portare avanti le riunioni per le quali mi ero impegnato. Avevo una disperato bisogno che Dio mi parlasse.
Mi sembrava che la presenza di Dio indugiasse sulla gente. Era come se Dio volesse scendere in modo forte e potente su quella comunità, ma ci fosse qualcosa che lo tratteneva. C’erano alcuni gruppi isolati di fratelli e sorelle che piangevano, ma sapevo che Dio voleva molto di più. Benché avessi percepito un’atmosfera simile nelle riunioni precedenti, ero certo che nell’ultima serata il Signore ci avrebbe onorati con la sua presenza rinnovatrice, come aveva fatto nel passato. Non ci sarebbero state altre riunioni. Continuavo a chiedermi: “Perché Dio non afferra queste persone, mentre io so che egli desidera farlo?”
UNA RIVELAZIONE INDICATIVA
Allora udii la voce dolce e sommessa dello Spirito Santo che mi parlava. Mi fece capire che c’era qualcosa che bloccava le chiese di quella città, così come c’era un ostacolo nel nostro servizio di quella sera. Quell’ostacolo impediva alle chiese di crescere oltre a un certo punto, dopo il quale o si dividevano, o diventavano formaliste e indifferenti.
Appena comunicai questa rivelazione alla comunità, il pastore si alzò per confermarla pienamente. Aveva compiuto delle ricerche storiche e attuali sulle chiese della città e affermò che la mia dichiarazione era statisticamente corretta. Mentre parlava, udii nuovamente la voce dello Spirito che mi spiegava come questo ostacolo poteva essere rimosso.
Quando il pastore ebbe finito di parlare e mi restituì il microfono, io dissi: “Fratelli e sorelle, Dio mi ha fatto capire che quaranta giorni di digiuno riusciranno a spezzare questo ostacolo!” Mi sembrava quasi di udire i pensieri della gente: “Stare quaranta giorni senza mangiare!”
Perciò continuai: “Non si tratta necessariamente di una rinunzia totale al cibo. Ma si tratta di un digiuno di tutto ciò che vi tiene lontani da Dio. Può essere la televisione, le videocassette, i giochi al computer, i giornali, un eccessivo vagare per i negozi, conversazioni telefoniche e così di seguito”.
Questo è il vero digiuno. Troppo spesso noi ci asteniamo dal cibo per essere in sintonia con Dio, ma poi continuiamo a vivere le nostre giornate affannate e distratte. Quello non è il vero digiuno e quindi ne traiamo ben poco beneficio. Un vero digiuno avviene quando ci asteniamo dalle cose che ci impediscono di cercare veramente il Signore in modo appropriato.
I figli d’Israele si astenevano dal cibo e quindi chiedevano al Signore: “Perché quando abbiamo afflitto le anime nostre, non v’hai tu posto mente?” E Dio rispondeva tramite il profeta Isaia: “Ecco, nel giorno del vostro digiuno voi fate i vostri affari, ed esigete che siano fatti tutti i vostri lavori. Ecco voi digiunate per litigare, per questionare, e percuotere empiamente con il pugno; oggi voi non digiunate in modo da far ascoltare la vostra voce in alto!” (Isaia 58:3-4).
Restituii il microfono al pastore e immediatamente egli si impegnò a digiunare e implorò tutta la congregazione di fare lo stesso. Si accordarono nei loro cuori di ricercare Dio.
Il giorno seguente, guardando la mia agenda, mi resi conto che 40 giorni dopo, una domenica, ero libero da impegni. Lo comunicai al pastore, il quale mi disse: “Sarei molto felice se tu potessi essere qui!”
Nelle settimane successive ci mantenemmo in contatto. Ben presto giunsero notizie incoraggianti da parte delle famiglie che avevano accettato l’appello al digiuno: giovani studenti che prima andavano piuttosto male a scuola stavano migliorando e riportando ottimi voti. Bambini e adolescenti stavano assumendo un atteggiamento di maggior rispetto e ubbidienza verso i genitori. I divertimenti e gli impegni mondani sembravano aver perso la loro attrattiva. Le mogli testimoniavano con gioia che i loro mariti erano diventati uomini diversi. Alcuni genitori facevano studi biblici in casa e pregavano con la famiglia. Le relazioni fra i membri di chiesa miglioravano di giorno in giorno e altri sperimentarono persino la guarigione fisica. Le case venivano come rivoluzionate via via che le persone si avvicinavano a Dio.
Il pastore inoltre m’informava che le riunioni in chiesa erano sempre più possenti e molti volti nuovi entravano nel regno di Dio. Praticamente tutti gli aspetti della vita della chiesa erano trasformati da questo nuovo impegno di ubbidienza alla Parola di Dio.
UNA GIORNATA CHE NON DIMENTICHERò MAI
Sei domeniche dopo, il 3 novembre 1996, ritornai in quella chiesa per predicare. Sarebbe stato un giorno che non avrei più dimenticato. Già quando entrai nella sala per il culto del mattino, mi resi conto che l’atmosfera era densa di aspettativa. Il messaggio che predicai dalla Parola di Dio penetrò profondamente nel cuore e nell’animo degli ascoltatori.
Al termine del culto, il pastore esortò la comunità ad arrivare in anticipo per il culto della sera, in modo da prepararsi con la preghiera. Aggiunse che tutti bambini al di sopra dei sei anni avrebbero partecipato al culto insieme agli adulti, senza andare nelle loro classi. Soltanto i piccoli avrebbero avuto la loro riunione solita. Aggiunse: “Se voi o i vostri figli perderete questo culto, lo rimpiangerete per tutta la vita”. Questa affermazione mi lasciò sorpreso e anche un po’ imbarazzato, ma non dissi nulla.
Quella sera la sala di culto era stipata con circa 1.300 persone. Parlai del timore del Signore, concludendo il mio messaggio verso le 9 di sera. Il messaggio venne ricevuto con tanta attenzione che si sarebbe potuto udire uno spillo cadere in terra durante le pause del discorso, nonostante la presenza di tanti giovani.
Terminato il messaggio, il responsabile del canto e io indicammo alla comunità un paio di inni di adorazione. Mentre la comunità cantava, udii nuovamente la voce dello Spirito Santo che mi sussurrava: “Voglio agire direttamente io stesso su queste persone: lasciami operare”.
Compresi che non erano i canti che lo Spirito desiderava, ma ben altro. Avvisai la comunità: “Il Signore ha parlato al mio cuore. Egli vuole operare in noi: stiamo dunque in silenzio concentrando il nostro pensiero su di lui”.
Per circa una decina di minuti si potevano osservare gruppi di persone che piangevano silenziosamente alla presenza del Signore. Sembrava che si ripetesse quanto era successo sei settimane prima, ma ero convinto che sarebbe stato qualcosa di ben diverso.
Verso le 9.15 l’atmosfera cambiò improvvisamente. Si udivano provenire dal fondo della sala dei pianti fortissimi. Era facile capire che si trattava dei più giovani. Circa 150 ragazzi fra i sette e i dodici anni erano seduti con i loro monitori sulle ultime panche a destra della sala. Compresi che Dio stava operando nel loro cuore e quindi li invitai a venire avanti, dicendo: “Dio sta operando nei bambini e nei ragazzi. Chiedo a tutti loro di venire avanti intorno al pulpito”.
Non dimenticherò mai quello spettacolo. Qualche lettore può forse pensare che sto esagerando e sarei d’accordo anch’io, se non avessi visto quello spettacolo insieme ad altri 1.200 testimoni. Francamente temo di non essere capace di rendere giustizia alla potenza dell’opera di Dio in quella serata, ma cercherò di farlo.
Premetto che si tratta di una chiesa piuttosto conservatrice. La maggior parte dei membri provengono da denominazioni che non usano manifestazioni entusiastiche oppure sono persone che vengono dal mondo e hanno conosciuto Cristo in quella chiesa. Il pastore è un ottimo insegnante, non tendente agli estremismi sensazionali.
Osservavo quei ragazzini, i più fra i sette e i nove anni, venire avanti verso di me, piangendo in modo incontrollabile. Molti si coprivano il volto con le mani. Altri si dovevano sforzare per mantenere la giusta direzione. Giunti nei pressi del pulpito, alcuni caddero in ginocchio perché non avevano più la forza di stare in piedi, ma i più crollarono a terra perché le loro ginocchia non li reggevano, alcuni addirittura gli uni sopra gli altri. Gli assistenti, con gli occhi pieni di lacrime, cercavano di aiutarli. In pochi istanti vidi circa cento ragazzi che piangevano e gridavano. Erano afferrati dalla presenza evidente del Signore.
Tutto questo non durò alcuni minuti, ma oltre un’ora. Forse pensate che udire piangere tanti bambini per un tempo così lungo avrebbe potuto irritare qualcuno; viceversa fu un tempo glorioso. Quasi tutti gli adulti avevano gli occhi pieni di lacrime mentre osservavano ciò che Dio stava compiendo nei bambini. Gli adulti stessi erano profondamente impressionati dalla potente presenza di Dio. Era come se delle ondate di presenza di Dio si susseguissero le une alle altre, in un crescendo di potenza. Quando sembrava che i bambini non ce la facevano più a piangere, gridare, agitarsi, ecco che un’altra ondata della presenza di Dio sopravveniva ricreando le emozioni con maggiore intensità. A volte potevo solo appoggiare la mia testa sul podio a causa della pesante presenza di Dio.
Osservavo una bambina, di non più di sette anni, che si torceva le mani come se stessero bruciando. Il suo volto era bagnato di lacrime, mentre singhiozzava forte. Era così evidente la presenza di Dio in questi bambini che gli assistenti non osavano toccarli, dopo averli aiutati inizialmente. Osservavano stando in piedi e piangendo.
Diversi adulti erano con la faccia a terra, fermi. Altri guardavano la scena con stupore, mentre i loro occhi si riempivano di lacrime. Di tanto in tanto mi voltavo indietro e vedevo il pastore piangere con il volto fra le mani, mentre sua moglie si era adagiata piangente sulle sedie del coro. Più tardi il pastore scrisse una lettera descrivendo la serata dal suo punto di vista. Per quanto il suo racconto sia simile al mio, ho ritenuto opportuno riprodurre la sua lettera:
“Domenica 3 novembre 1996 è stato un giorno che non dimenticherò mai. Credo che abbia in qualche modo anticipato ciò che Dio vuol fare sulla terra. John Bevere presiedeva il culto della sera predicando sul timore di Dio. A un certo punto esclamò: ‘Dobbiamo permettere a Gesù di essere il Sovrano di tutti gli aspetti della nostra vita e dobbiamo abbandonarci a lui come il nostro Signore’.
“Trascorremmo alcuni istanti in adorazione e quindi John continuò: ‘Ho la sensazione che lo Spirito Santo si stia muovendo in questo luogo’. In quel momento udii dei singhiozzi elevarsi dai bambini, dai giovani e dagli adulti. Alcuni adulti incominciarono ad avvicinarsi al pulpito piangendo e singhiozzando. Allora John esclamò: ‘Dio sta operando nei bambini che saranno profondamente investiti dalla potenza di Dio’. Incoraggiò quindi i bambini che si sentivano afferrati dal Signore a venire avanti verso il pulpito.
“Vidi allora i bambini correre verso il pulpito piangendo in modo incontrollabile, inclusi i miei figli (tre maschi e una femmina). Da ogni parte i bambini inginocchiati gridavano a Gesù. Alcuni si torcevano le mani come se il fuoco di Dio fosse presente fra loro. Circa cento bambini attorniarono il pulpito, mentre le ondate dello Spirito di Dio passavano attraverso il locale. Osservai alcuni bambini cadere gli uni sugli altri, senza che nessuno li avesse toccati. Per circa un’ora e mezza fummo come ripieni della presenza di Dio. Verso la fine del culto i genitori e i bambini si abbracciavano piangendo, mentre il Signore riempiva il loro cuore.
“Un ragazzino di dieci anni ci disse che mentre giaceva sul pavimento vide i raggi di una brillante luce bianca scendere dal soffitto e posarsi su ciascuno. La stessa esperienza fu fatta da vari membri di chiesa e del coro. Nessuno lasciò il locale prima delle 11 di notte. I bambini vennero portati a casa mentre ancora piangevano.
“Continuo a ricevere resoconti di famiglie completamente trasformate: i bambini testimoniano la loro fede e ubbidiscono e così via. Come pastore posso dire sinceramente che la famiglia e i miei figli sono diversi”.
Dr. Al Brice,
pastore senior
Chiesa del patto d’amore
Fayetteville
Carolina del nord
La dichiarazione del ragazzo che aveva visto i raggi di luce bianca brillante scendere dall’alto attirò la mia attenzione. Nel libro del profeta Abacuc leggiamo:
“Signore, io ho udito il tuo messaggio e sono preso da timore. Signore, dà vita all’opera tua nel corso degli anni! Nel corso degli anni falla conoscere! Nell’ira, ricòrdati d’aver pietà! Dio viene da Teman, il Santo viene dal monte Paran. La sua gloria copre i cieli, la terra è piena della sua lode. Il suo splendore è pari alla luce; dei raggi partono dalla sua mano; là si nasconde la sua potenza” (Abacuc 3:2-4).
Sono certo che quel giovane non avesse la minima idea della presenza di quella profezia nel libro del profeta Abacuc. Con i nostri occhi abbiamo visto realizzarsi la profezia di Gioele: “I vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno... i vostri giovani avranno delle visioni” (Gioele 2:28). Quel ragazzo di dieci anni descrisse una simile visione senza mai averla letta nella Bibbia.
Un altro ragazzo esclamò con decisione: “Mamma, il digiuno non è finito!” Non solo queste parole erano profetiche, ma esprimevano il desiderio di molti. Questi ragazzi avevano fatto l’esperienza della presenza del Signore vivente e la loro vita era stata trasformata. Volevano andare avanti e non fermarsi.
Più tardi, in quella stessa notte, la moglie del pastore ci fece conoscere la Parola che Dio le aveva suggerito intorno a ciò che stava succedendo:
“Nondimeno, anche adesso, dice il Signore, tornate a me con tutto il vostro cuore, con digiuni, con pianti e con lamenti [finché ogni impedimento viene tolto e le relazioni spezzate vengono restaurate]. Stracciatevi il cuore, non le vesti” (Gioele 2:12-13, versione Amplified).
Mentre lei leggeva questi versetti, il mio cuore ardeva. L’espressione “tornate a me” descriveva proprio ciò che la chiesa aveva deciso di fare. La gente era ben decisa nel proprio cuore di seguire quella via e non sarebbe tornata indietro.
Dio c’insegna che dobbiamo stracciare i nostri cuori e non i nostri vestiti. Ho conosciuto credenti e comunità che apparentemente si erano comportati così, ma in realtà non erano arrivati a toccare il cuore di Dio. Per quale motivo? Possono digiunare, organizzare riunioni di preghiera e astenersi dai divertimenti, in modo da offrire una ammirevole impressione di sé per quanto riguarda “i vestiti esteriori”, ma interiormente conservano dei cuori ostinati. Vivono sempre per i loro interessi e non per il servizio degli altri. Dio è molto più interessato alla nostra sottomissione interiore che non alle apparenze del cristianesimo. Gioele continua:
“Sonate la tromba a Sion, proclamate un digiuno, convocate una solenne assemblea! Adunate il popolo, santificate l’assemblea! Adunate i vecchi, i bambini, e quelli che poppano ancora! Esca lo sposo dalla sua camera, e la sposa dalla camera nuziale!” (Gioele 2:15-16)
Il fuoco nel mio cuore ardeva sempre più forte mentre la moglie del pastore continuava la lettura. Era la descrizione di come Dio aveva guidato la chiesa 40 giorni prima. Quando la parola profetica venne annunziata, tutti incominciarono a cercare Dio. Dai leader ai bambini, nessuno si tirò indietro. La signora continuò la lettura:
“Dopo questo, avverrà che io spargerò il mio Spirito su ogni persona: i vostri figli e le vostre figlie profetizzeranno, i vostri vecchi faranno dei sogni, i vostri giovani avranno delle visioni. Anche sui servi e sulle serve, spargerò in quei giorni il mio Spirito” (Gioele 2:28-29)
“Dopo questo avverrà...” Ho udito citare questo versetto molte volte. Infatti dal momento della mia conversione il testo di Gioele 2:28-29 mi è stato ripetuto spesso, sia dai credenti sia dai pastori. Si parla di figli e di figlie che profetizzano e hanno visioni con grandi segni dello Spirito Santo; eppure il più delle volte l’espressione “dopo questo” veniva ignorata nella discussione o nella predicazione. Se viene profetizzato che qualcosa deve accadere “dopo”, vuol dire che qualcosa di significativo deve accadere “prima”: la risposta della chiesa al richiamo di Dio.
Dio risponde con potenza quando ci avviciniamo a lui. Dobbiamo essere disponibili alla sua chiamata. Un altro elemento importante è il tempo, che molti credenti trascurano. Credo che abbiate capito, da quanto avete letto, che, nonostante i credenti ricevano il costante invito ad avvicinarsi al Signore per mezzo della preghiera e della comunione fraterna, vi sono momenti in cui il Signore ci chiama per scopi particolari. Durante questi periodi il tempo diventa essenziale, perché se non rispondiamo perderemo la benedizione che Dio ha preparato per noi.
L’attenzione, in questi periodi di tempo, dev’essere posta sull’ubbidienza più che sulla nostra volontà o sul nostro desiderio. Dio gradisce molto di più l’ubbidienza che non i sacrifici. Ho conosciuto chiese che digiunano regolarmente e pregano per 24 ore con membri importanti che sacrificano le loro ore di sonno per mantenersi fedeli all’impegno della preghiera. Tuttavia questo non garantisce le potenza e la presenza di Dio. Troppo spesso ho osservato che queste chiese mancavano di ciò che aveva in abbondanza la chiesa di cui ho parlato prima. Avevano la forma esteriore, ma non possedevano un cuore rinnovato.
La stessa cosa avviene con i singoli individui. Ho osservato molti che digiunano e pregano regolarmente e tuttavia mancano della libertà, della potenza e della conoscenza interiore di Dio che ho riscontrato in altri che forse non hanno sacrificato tanto, ma hanno risposto alla guida dello Spirito Santo.
La chiesa di cui stiamo parlando prestò attenzione alla chiamata di Dio. Nei seguenti 18 mesi la chiesa raddoppiò il numero di membri. Infatti avevano da poco terminato i lavori per la costruzione della sala dove ci eravamo riuniti quella sera che già sei mesi dopo incominciarono a costruire una sala di culto più grande.
Il pastore e io ci parlammo spesso per vari mesi dopo quella sera. Mi disse una volta: “John, il secondo culto della domenica, che ha inizio alle ore 10, si conclude fra le due e le tre pomeridiane”. Una domenica mi telefonò dicendomi che era stato costretto a dire alla gente: “Per favore, andate a casa”.
Dio ha messo in atto la sua Parola. Quelle riunioni furono le più potenti che io avessi mai sperimentato. Attraverso la nostra cooperazione con il suo Spirito e la nostra ubbidienza alla sua guida, Dio ha potuto operare. Sono trascorsi ormai tre anni, ma il pastore continua a ricevere notizie di quel culto straordinario. Il frutto è rimasto. Ho predicato varie altre volte in quella chiesa e ho sempre notato un aumento di passione e di vera fame di Dio.
UNA ANTICIPAZIONE DI CIò CHE AVVERRà
Un anno prima mi trovavo a Kuala Lampur, in Malesia, per una settimana di predicazione nella più grande scuola biblica di quel paese. Al nostro ottavo culto si manifestò un’esperienza simile a quella di Fayetteville, della durata di appena una decina di minuti. Lo Spirito di Dio scese sugli studenti e su molti altri presenti. Anche questa è una riunione che non dimenticherò mai. La mattina seguente, mentre stavo pregando, Dio mi parlò: “Quello che hai visto ieri, lo vedrai ripetersi ovunque, poiché è una delle manifestazioni finali del mio Spirito nella chiesa”. Mi mostrò come questo movimento del suo Spirito porterà frutti di vera santità nella chiesa preparandola per la messe che deve venire. Dio vuole suscitare nei credenti un’intensa, ardente passione quale non abbiamo mai conosciuto prima.
Non credo che siate venuti in possesso di questo libro per caso; piuttosto lo avete per la divina provvidenza al fine di creare in voi una fame di Dio e preparare il vostro cuore per ciò che il Signore vuol fare. Dobbiamo essere pronti per la sua seconda venuta. L’apostolo Giovanni ha scritto: “Rallegriamoci ed esultiamo e diamo a lui la gloria, perché sono giunte le nozze dell’Agnello e la sua sposa si è preparata” (Apocalisse 19:7).
Noi siamo la sposa di Cristo, e abbiamo quindi l’impegno di prepararci per essere uniti a lui. Desidero sottolineare questo punto. Siamo chiamati a essere pronti: è una richiesta che viene da Dio. Egli non fa tutto al nostro posto: è la nostra risposta a tutto quello che ci ha dato. Egli ci dà la grazia, noi rispondiamo con ardore. Egli non ritorna per una chiesa macchiata e biasimata dal mondo. Egli ritornerà per una sposa pura il cui cuore è ardente di vera santità.