Il timore del Signore
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Il timore del Signore

Scopri la strada per una conoscenza più intima con Dio

 
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Il segreto del Signore è rivelato a quelli che lo temono, egli fa loro conoscere il suo patto (Salmo 25:14).

Oggi più che mai c’è qualcosa che manca nelle nostre chiese, nelle nostre preghiere e nella nostra vita. È ciò che ci permette di avere una relazione intima con Dio. È ciò che rende la nostra vita reale e pura. È ciò che ci trasforma in veri figli di Dio guidati dallo Spirito Santo. È… il timore del Signore. 

In queste avvincenti pagine John Bevere affronta il nostro bisogno di temere Dio. 
Con il suo tipico stile amorevolmente severo ci sfida a ritrovare il rispetto di Dio nell’adorazione e nella vita di tutti i giorni, facendoci scoprire che il timore del Signore è la chiave per conoscere Dio come egli desidera essere conosciuto e che qualsiasi altro approccio comporterà inevitabilmente il giudizio. 

La profondità di questo messaggio ti spingerà a onorare Dio in un modo che rivoluzionerà la tua vita.
ISBN: 9788880772545
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Original Title: The fear of the Lord
Product Code: 9788880772545
Dimensions: 150 x 210 x 14 mm
Weight: 0,220kg
Binding: Brossura
Number of pages: 208
Language: Italian

Book contents

Introduzione; Vento dal cielo; Gloria mutata; Il sermone dell'Universo; Ordine gloria, giudizio (in 2 parti); Un nuovo santuario; Un'offerta irriverente; Giudizio rinviato; La gloria che verrà; La restaurazione della Sua gloria; La capacità di vedere; Di gloria in gloria; Amicizia con Dio; Le benedizioni del sacro timore.

Sample chapter

Capitolo 1

Vento dal cielo

“Io sarò santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicino e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo” (Levitico 10:3).

Il 1997 era iniziato da appena dieci giorni e avevo già predicato in Europa e in Asia. Ero pieno di entusiasmo quando ancora una volta mi imbarcai su un aereo, questa volta diretto in America del sud. Non ero mai stato prima in Brasile e avevo avuto l’onore di essere invitato come oratore a una conferenza nazionale che avrebbe toccato tre delle città principali del paese. Dopo aver volato per tutta la notte fui accolto all’aeroporto dagli organizzatori affamati di conoscenza e colmi di aspettative. Avevano a lungo pregustato quegli incontri e il loro entusiasmo mi diede vigore.
La prima riunione si tenne la sera stessa del mio arrivo a Brasilia, la capitale. Dopo poche ore di riposo in albergo io e il mio interprete fummo accompagnati al luogo dell’incontro. Le automobili affollavano il parcheggio e le strade adiacenti e mi rendevo già conto che la partecipazione sarebbe stata elevata. Mentre ci avvicinavamo all’edificio sentii la musica che usciva da un’apertura di circa un metro e mezzo praticata tra la parte superiore della parete e il tetto per garantire l’aerazione. Il mio entusiasmo e la mia pregustazione salirono all’ascolto di quei noti cori di lode cantati in portoghese.
Una volta dentro fui accompagnato direttamente sul palco. L’auditorium, che poteva contenere all’incirca quattromila persone, era al completo. Sul palco risuonava musica di lode ad alta intensità. La qualità della musica era molto buona, i musicisti erano abili e affiatati. Anche il canto era eccellente e i solisti erano dotati di voci davvero ottime. Eppure mi resi subito conto che la presenza del Signore era del tutto assente. Scrutavo la folla e i musicisti e non potei fare a meno di pensare: Dov’è Dio? Perciò chiesi immediatamente: Signore, dov’è la tua presenza?
Mentre attendevo la sua risposta notai quello che stava accadendo nell’edificio. Nella luce abbagliante del palco notai la gente che andava qua e là. Molti se ne stavano con gli occhi spalancati come se cercassero qualcuno o qualcosa da qualche parte della sala. Tanti apparivano annoiati. Le loro mani affondavano nelle tasche o pendevano pesanti dai loro fianchi. Tutto nella postura e nel portamento di quella gente faceva pensare a una folla distratta in attesa dell’inizio di uno spettacolo. Alcuni chiacchieravano tra di loro e altri percorrevano le navate entrando e uscendo dall’auditorium.
Ero addolorato. Questa non era una riunione di evangelizzazione, ma una conferenza di credenti. Sapevo che magari c’era qualche non credente tra i tanti, ma mi rendevo conto che la maggioranza dei presenti in questa folla noncurante erano “cristiani”.
Aspettai, nella speranza che tutta quella gente mostrasse infine una sincera riverenza nei confronti del Signore. Pensai: Quest’atmosfera cambierà sicuramente. Ma non fu così. Dopo venti o trenta minuti il ritmo della musica rallentò per adeguarsi a quella che siamo soliti chiamare “musica d’adorazione”. Eppure quello che vedevo era ben lungi dalla vera adorazione. Lo stesso comportamento distratto che avevo osservato al mio ingresso nell’edificio si era spinto fin dentro il culto vero e proprio. Quando la musica ebbe fine sembrava che fosse trascorsa più di un’ora e invece erano passati meno di quaranta minuti. Fu detto ai presenti di prendere posto. Si sedettero tutti, ma il mormorio distratto continuò. Uno dei responsabili prese il microfono per esortare la folla, ma le chiacchiere proseguirono. Il predicatore lesse qualcosa dalla Bibbia e predicò, ma per tutto il tempo continuai a sentire quel cicaleccio e a vedere gente spostarsi qua e là. Notai anche che molti non mostravano alcun interesse per l’oratore. Stentavo a credere a quello a cui stavo assistendo. In preda alla frustrazione mi rivolsi al mio interprete brasiliano e gli chiesi se quel comportamento fosse normale per i loro culti.
Condivise il mio disgusto. “A volte devo alzare la voce e pregare la gente di fare attenzione”, mi sussurrò. A questo punto cominciavo a incollerirmi. Sono stato in altre riunioni dove la gente si comportava in modo analogo, ma mai a questi livelli. In ognuno di quegli incontri avevo incontrato una simile atmosfera spirituale: pesantezza, mancanza della presenza di Dio. Sapevo a questo punto che la mia domanda: Signore, dov’è la tua presenza? aveva ottenuto risposta. La sua presenza non era certamente in quel luogo.
Allora lo Spirito di Dio mi parlò e mi disse: “Voglio che affronti direttamente la situazione”.
Quando infine venni presentato il mormorio era diminuito, ma non scomparso. Raggiunsi il pulpito e restai lì a osservare l’uditorio. Ero deciso a non dire nulla finché non avessi avuto la loro attenzione. Sentivo una pia indignazione ardermi nel petto. Dopo un minuto tutti si zittirono, rendendosi conto che sul palco non succedeva nulla.
Non mi presentai, né salutai la folla. Esordii invece con una domanda: “Come reagireste se, mentre parlate con qualcuno, quello vi ignorasse per tutto il tempo o continuasse a conversare con la persona che gli sta accanto? O se i suoi occhi vagassero dimostrando mancanza di interesse e di rispetto?”
Feci una pausa e poi risposi io stesso alla domanda: “Non vi piacerebbe nemmeno un po’, vero?”
Sondai oltre: “E se ogni volta che suonate alla porta di un vicino veniste accolti con atteggiamento noncurante e uno stanco: ‘Ah, sei ancora tu; entra’?” Feci un’altra pausa, poi aggiunsi: “Non fareste più visita a quel vicino, vero?”
Poi dichiarai con fermezza: “Pensate davvero che il Re dei re e Signore dei signori possa mettere piede in un posto in cui non gli vengono dati l’onore e la riverenza che gli spettano? Pensate davvero che il Signore di tutto il creato si metterà a parlare quando si rispetta talmente poco la sua Parola che le si nega un ascolto attento? Se la pensate così vi illudete!”
Continuai: “Questa sera, quando ho messo piede in questo edificio, non ho assolutamente percepito la presenza di Dio. Non nella lode, non nell’adorazione, non nell’esortazione e nemmeno durante l’offerta. C’è un motivo: il Signore non va mai dove non è riverito. Il presidente della vostra nazione riceverebbe molti più onori questa sera su questo palco semplicemente per il rispetto suscitato dalla sua carica. Se fossi qui con uno dei vostri calciatori preferiti molti di voi se ne starebbero seduti sul bordo della sedia. Non vedreste l’ora di ascoltare ogni sua parola. Eppure un momento fa è stata letta la Parola di Dio e voi avete ascoltato a malapena, perché la prendete alla leggera”.
Proseguii leggendo ciò che Dio esige da coloro che si avvicinano a lui:

“Io sarò santificato per mezzo di quelli che mi stanno vicino e sarò glorificato in presenza di tutto il popolo” (Levitico 10:3).

Poi, per un’ora e mezza, predicai il messaggio che Dio aveva fatto ardere nel mio cuore. Le parole uscivano con forza e autorità e io non avevo paura alcuna di ciò che la gente avrebbe pensato o di come avrebbe reagito.
Se anche mi allontanassero dalla nazione domani stesso, non mi importa, perché preferisco ubbidire a Dio! dissi a me stesso, pienamente convinto.
Si sarebbe potuto sentire uno spillo cadere nei momenti di silenzio tra ognuna delle mie affermazioni. Per un’ora e mezza non ci fu più alcun rumore tra la folla. Non ci fu più mancanza di rispetto. Lo Spirito di Dio aveva catturato l’attenzione dei presenti con la sua Parola. L’atmosfera mutò nel giro di qualche istante. Sentivo la Parola di Dio penetrare il cuore indurito dei presenti.
Alla fine del messaggio chiesi a ogni presente di chiudere gli occhi. La chiamata al pentimento fu chiara e breve: “Se avete trattato ciò che Dio considera santo come una cosa comune, se avete vissuto con un atteggiamento irriverente nei confronti delle cose di Dio e se questa sera siete stati convinti di peccato dallo Spirito Santo per mezzo della sua Parola, siete pronti a pentirvi di fronte al Signore? Se è così, alzatevi in piedi”. Senza esitazione il 75 percento dei presenti balzò in piedi.
Io chinai il capo e pregai a voce alta questa preghiera semplice e sincera: “Signore, conferma la tua Parola predicata oggi a queste persone”.
Immediatamente la presenza del Signore riempì l’auditorium. Sebbene non avessi guidato la congregazione in preghiera, sentii singhiozzi e gemiti levarsi dalla folla. Era come se un’ondata della presenza di Dio avesse percorso l’edificio portando purificazione e ristoro. Sarebbe stato impossibile far venire all’altare tutti i presenti, perciò li guidai in una preghiera di pentimento che potevano elevare dal loro posto. Osservai la gente che si asciugava le lacrime. La sua meravigliosa presenza continuava a riempire l’edificio.
Dopo qualche minuto la presenza di Dio cominciò a scemare. Incoraggiai i presenti a non perdere la loro concentrazione sul Maestro. “Avvicinatevi a Dio, ed egli si avvicinerà a voi” (Giacomo 4:8).
Passò qualche istante e un’altra ondata della sua presenza percorse l’edificio. Ci furono altre lacrime e il pianto crebbe di intensità. Questa volta la sua presenza era di portata più vasta e altre persone furono toccate dal Maestro. Durò qualche minuto, poi scemò nuovamente. Esortai la gente a non andare alla deriva tra un’ondata e l’altra, ma di mantenere il cuore saldamente concentrato sul Signore.
Alcuni minuti dopo sentii lo Spirito di Dio sussurrare al mio cuore: “Sto per tornare”. Immediatamente lo percepii e dissi: “Sta per tornare!”
Quello che stai per leggere non potrà in alcun modo rappresentare in modo accurato ciò che accadde dopo. Le mie parole sono troppo limitate e Dio è troppo grande. Nemmeno esagererò, perché anche questo sarebbe irriverente. In seguito parlai con altri pastori presenti in quell’occasione per chiarire e confermare quello che sono in procinto di riferire.
Mi era appena uscita dalle labbra la parola “tornare” quando successe quel che segue. L’unico modo che conosco per descriverlo è paragonarlo allo stare a un centinaio di metri dalla fine di una pista e osservare un enorme aeroplano che decolla proprio davanti a te. Così potrei descrivere il mugghìo del vento che immediatamente prese a soffiare attraverso l’auditorium. Quasi simultaneamente i presenti proruppero in preghiere ferventi e intense, le loro voci che si alzavano e si mescolavano a formare quasi un’unica invocazione.
Appena udii il vento impetuoso immaginai che fosse appena passato un aeroplano sull’edificio. Non volevo in alcun modo attribuire a Dio qualcosa se c’era la possibilità che non provenisse da lui. La mia mente si affrettò a ricordare quanto l’aeroporto distasse dal luogo della riunione. Non era nelle vicinanze ed erano trascorse due ore senza che si fosse sentito il minimo rumore di un aeroplano.
Mi rivolsi interiormente allo Spirito e mi resi conto di riuscire a sentire la presenza di Dio in maniera grandiosa e che i presenti erano esplosi in preghiera. Non era certo in reazione al passaggio di un aeroplano. Se si fosse trattato di un aeroplano, allora sarebbe dovuto volare a non più di un centinaio di metri al di sopra dell’edificio perché noi sentissimo un suono del genere. E anche se così fosse, io non sarei stato in grado di udirlo in mezzo allo strepito di tremila persone che pregavano a voce alta.
Il suono che udii era molto più potente e sopraffaceva chiaramente tutte quelle voci. Sebbene fossi giunto alla conclusione che quel vento era il vento dello Spirito Santo, non dissi nulla. Non volevo comunicare informazioni inesatte o eccitare la gente con proclamazioni ultrazelanti di manifestazioni spirituali. Il mugghìo di quel vento durò all’incirca due minuti. Quando scemò, lasciò dietro di sé una scia di gente in preghiera e in lacrime. L’atmosfera era carica di sacra riverenza. La presenza di Dio era molto reale e potente.
Le grandiose conseguenze della sua presenza perdurarono per quindici, venti minuti. Poi lasciai il pulpito al pastore e chiesi di essere accompagnato immediatamente fuori dell’edificio. Spesso, dopo un servizio di culto, resto sul posto e parlo con la gente, ma adesso qualsiasi conversazione informale mi sembrava inappropriata. Gli altri pastori mi chiesero di unirmi a loro per la cena, ma declinai l’invito. Ancora scosso dalla sua presenza risposi: “No, preferisco tornare in albergo”.
Mi accompagnarono all’auto. Viaggiai diretto all’albergo insieme con il mio interprete e una coppia di coniugi, entrambi pastori. La moglie era un’artista di professione la cui musica era molto popolare nella nazione.
Salì in auto gridando: “Avete sentito il vento?”
Risposi prontamente: “Era un aeroplano”. Sebbene nel mio cuore sentissi che non era stato un aeroplano volevo una conferma ed ero deciso a non essere il primo a dire qualcosa al riguardo.
“No”, ribadì lei scotendo la testa. “Era lo Spirito del Signore”.
Poi suo marito, un uomo che scoprii essere molto tranquillo e riservato, asserì con fermezza: “Non c’era alcun aereo nei paraggi”.
“Ma davvero!” esclamai.
L’uomo continuò: “Inoltre il suono di quel vento non proveniva dall’impianto di amplificazione, non c’erano letture sull’impianto, né registrazioni di alcun suono”. Sedevo in silenzio, completamente in soggezione.
In seguito compresi il motivo per cui quell’uomo era così sicuro che il vento da noi udito non era stato provocato da un velivolo. Fuori dell’edificio c’erano addetti alla sicurezza e poliziotti che riferirono di aver udito un suono potente provenire dall’interno dell’edificio. Fuori nessun vento. Soltanto un’altra placida serata brasiliana.
Continuò la moglie, con le lacrime che le scendevano lungo le gote. “Vedevo onde di fuoco scendere sull’edificio e angeli ovunque!”
Stentavo a credere a ciò che sentivo. Era la stessa descrizione che due mesi prima avevo udito fare a una ministra di culto che aveva partecipato a una serie di incontri nella Carolina del nord. Avevo predicato sul timore del Signore e la presenza di Dio si era riversata sui fedeli riuniti e più di cento bambini avevano pianto a profusione per un’ora. Una ministra di culto in visita disse al pastore che aveva visto ondate di palle di fuoco riversarsi sull’edificio. Tre membri del coro confermarono le sue dichiarazioni.
Ora volevo soltanto stare da solo con il Signore. Quando raggiunsi la mia camera d’albergo non potei far altro che adorare e pregare.
Prima della mia partenza da Rio de Janeiro avevo in programma un’altra riunione. Questa volta, quando entrai nell’auditorium, l’atmosfera era completamente diversa. Riuscivo a percepire un ritrovato rispetto per il Signore. Questa volta la musica non era semplicemente buona, ma vuota della presenza di Dio; era invece meravigliosa, piena di unzione e dolce era in essa la presenza del Signore.
Davide afferma: “Ma io, per la tua grande bontà, potrò entrare nella tua casa; rivolto al tuo tempio santo, adorerò con timore” (Salmo 5:7). Ogni autentica adorazione è ancorata nella riverenza della sua presenza, poiché Dio dice: “Osservate i miei sabati, e portate rispetto al mio santuario. Io sono il Signore” (Levitico 19:30).
Adesso possiamo comprendere l’esortazione del Salmista:

“Temete il Signore, o voi che gli siete consacrati, poiché nulla viene a mancare a quelli che lo temono” (Salmo 34:9).

Questo è il messaggio che hai tra le mani oggi: il timore del Signore. Cercheremo, con l’aiuto dello Spirito Santo, non soltanto il significato del timore del Signore, ma ciò che significa camminare nei tesori di questa verità.
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John Bevere
John Bevere

John Bevere (2 giugno 1959) è un oratore internazionale e autore di bestseller noto per il suo approccio audace ed inflessibile alla Parola di Dio. È sposato con Lisa da oltre trent'anni e insieme sono i fondatori di Messenger International, un ministero impegnato nella formazione di seguaci di Gesù.

Oltre dieci milioni di risorse tra cui libri, DVD, e cd-audio, sono state donate alle chiese locali grazie alla passione per Gesù di John e sua moglie. Lui e Lisa vivono in Colorado (USA) e hanno quattro figli e cinque nipoti.


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