Sample chapter
Capitolo 1
LA POTENZA DELLA LODE
Il padre di Jim beveva da trent’anni. In tutti questi anni la madre di Jim e più tardi egli stesso e sua moglie avevano pregato perché Dio lo guarisse, ma senza ottenere risultati. Il padre di Jim rifiutava di ammettere la sua passione per l’alcol e aveva l’abitudine di inalberarsi quando gli si parlava di religione.
Un giorno Jim mi sentì parlare della forza che si sprigiona quando cominciamo a lodare Dio per ogni difficoltà della nostra vita, invece di supplicarLo di cambiare le circostanze che ci sono sgradite. Jim portò con sé una registrazione della riunione e la fece ascoltare e riascoltare ai suoi amici. Poi, un giorno, fu colpito da quest’idea: non aveva mai pensato di lodare Dio per la situazione in cui suo padre si trovava. Tutto eccitato ne parlò a sua moglie:
“Cara, dobbiamo ringraziare Dio e lodarLo per il fatto che mio padre è alcolizzato, perché fa parte del piano meraviglioso che Egli ha per la sua vita”.
Nel corso della giornata ringraziarono e lodarono Dio per ogni aspetto della situazione. La sera si sentirono ricolmi di una gioia e di una speranza completamente nuove.
Il giorno seguente i genitori arrivarono a mezzogiorno per la tradizionale visita della domenica. Il padre di Jim aveva l’abitudine di renderla più breve possibile e di lasciare suo figlio appena terminato il pranzo. Questa volta, mentre beveva il caffè, chiese all’improvviso:
“Che cosa pensate di questa ‘Rivoluzione di Gesù’? Ieri sera la televisione ce ne ha mostrato alcune immagini. E’ semplicemente una nuova moda? O succede realmente qualcosa a questi giovani dediti alla droga?”
La domanda condusse a una lunga e sincera discussione sul cristianesimo e i genitori rimasero fino a sera.
Nel giro di alcune settimane il padre di Jim ammise di essere alcolizzato. Si rivolse a Gesù Cristo e fu completamente liberato dall’alcol. Ora, insieme con la sua famiglia, racconta a tutti coloro che incontra come Dio agisce mediante la lode.
“E pensare che per trent’anni abbiamo pregato perché Dio trasformasse papà; abbiamo trascorso solo una giornata a lodarLo per il suo stato e guarda che cos’è successo!” mi raccontava Jim.
Lodare, secondo la definizione del vocabolario, significa: fare l’elogio di qualcuno, portarlo alle stelle, rendergli onore, celebrare il suo merito e acclamarlo. Lodare è dunque dare la propria approvazione, esprimere il proprio benestare di fronte a qualcosa. Dare la propria approvazione significa che si accetta, che si è d’accordo con ciò che si approva. Così, lodare Dio per una situazione difficile, una malattia o una catastrofe, significa letteralmente che accettiamo e approviamo queste circostanze come facenti parte del piano di Dio per la nostra vita. Non possiamo lodare realmente Dio per una determinata circostanza senza essere riconoscenti per essa. E non possiamo essere realmente riconoscenti senza credere che un Padre onnipotente e amoroso sta operando per il nostro bene. La lode presuppone dunque la riconoscenza e la gioia perché Dio realizza nella nostra vita la Sua promessa che farà cooperare ogni cosa per il nostro bene se Lo amiamo (Romani 8:28).
Il fatto stesso di lodare Dio e non un qualche ignoto destino, significa che riconosciamo il fatto che Dio è responsabile di ciò che ci succede. Altrimenti lodarLo non avrebbe alcun senso. “Abbiate sempre gioia; non cessate mai di pregare; in ogni cosa rendete grazie, perché questa è la volontà di Dio in Cristo Gesù verso di voi” (1 Tessalonicesi 5:16-18).
Ho conosciuto molte persone capaci di lodare Dio per ciò che succede loro, semplicemente perché accettano questo comandamento della Bibbia. Nella lode non tardano a costatare i risultati di un atteggiamento deciso di riconoscenza e di gioia. La loro fede allora ne è fortificata e continuano a vivere in questo nuovo modo.
Altri hanno maggiori difficoltà. “Non riesco a capire!” dicono. “Provo a lodare Dio, ma mi è talmente difficile credere che sia coinvolto in tutte le disgrazie che mi capitano”.
Diciamo che non comprendiamo e ci arrendiamo. Il nostro ragionamento diventa allora un ostacolo nel nostro rapporto con Dio. Ma Dio ha un piano perfetto per il nostro intelletto e quando lo utilizziamo come Dio vuole non è più un ostacolo ma diventa un prezioso aiuto per la nostra fede. “Poiché Dio è re di tutta la terra”, dice il Salmista, “cantate lodi con bravura” (Salmo 47:7, versione Nuova Diodati).
Non dobbiamo stringere i denti e tormentare la nostra intelligenza pensando: “Non ha nessun senso per me, ma bisogna che io lodi Dio, costi quel che costi, perché per me è il solo modo di cavarmela!”
Questa non è lode, è un ricatto. Noi tutti abbiamo cercato di mercanteggiare con Dio ed è meraviglioso pensare che Egli ci ama troppo per cedere. Dobbiamo lodare Dio con la nostra intelligenza e non malgrado essa.
Ma la nostra intelligenza ci causa problemi quando cerchiamo di immaginare perché e come Dio permette certi avvenimenti nella nostra vita. Noi non potremo mai capire perché e come Dio fa qualcosa, ma Egli vuole che accettiamo con il nostro ragionamento il fatto che la fa. E’ la base della lode. Dio vuole che capiamo che Egli ci ama e ha un piano per noi.
“Or sappiamo che tutte le cose cooperano al bene di quelli che amano Dio, i quali sono chiamati secondo il suo disegno”(Romani 8:28).
Vi trovate proprio ora in una situazione difficile? Vi siete torturate le meningi nel tentativo di comprendere perché tutto ciò vi accade? Cercate dunque di accettare con la vostra intelligenza che Dio vi ama veramente e ha permesso queste circostanze perché sa che serviranno per il vostro bene. LodateLo per quello che ha permesso nella vostra vita: fatelo deliberatamente e con la partecipazione della vostra ragione.
Un giorno una coppia mi sentì parlare del principio di lodare Dio in ogni circostanza. Tornarono a casa molto turbati per quello che avevano udito. Da mesi si erano lagnati per le condizioni della figlia che avevano dovuto affidare a un ospedale psichiatrico e la cui malattia mentale era stata dichiarata incurabile. Avevano chiesto a parecchi gruppi di preghiera d’intercedere per lei e loro stessi, ogni giorno, supplicavano Dio di guarirla. Tuttavia il suo stato non era migliorato. La sfida che era loro stata lanciata di lodare Dio per la malattia della figlia li aveva lasciati entrambi infelici e sconcertati.
“Ma sarebbe una bestemmia!” disse la madre. “Ringraziare Dio per una cosa così orribile! Ma è come accusarLo di fare volontariamente del male a nostra figlia! Questo non corrisponde assolutamente all’idea che ho di un Dio d’amore”.
“No, non sembra giusto. Ma se questo predicatore avesse ragione?...” rispose il padre.
La donna lanciò uno sguardo disperato a suo marito. “Proprio non lo so”, disse.
“Ad ogni modo non abbiamo niente da perdere. Allora, perché non tentare?” concluse il marito.
S’inginocchiarono. “Signore”, pregò il marito, “sappiamo che ci ami e che ami nostra figlia persino più di noi. Abbiamo fiducia in Te e crediamo che Tu permetti nella sua vita ciò che è meglio per lei. Ti ringraziamo dunque per la sua malattia. Grazie perché è all’ospedale, grazie per il fatto che i medici non hanno trovato come guarirla. Noi Ti lodiamo, Signore, per la Tua saggezza e per il Tuo amore nei nostri riguardi...”
Mentre pregavano erano sempre più convinti che Dio stava effettivamente facendo cooperare le cose per il meglio. L’indomani mattina ricevettero una telefonata dallo psichiatra dell’ospedale.
“S’è verificato un cambiamento strabiliante in vostra figlia. Venite personalmente a rendervene conto”.
Nel giro di due settimane la ragazza poté lasciare l’ospedale.
Un anno dopo un giovane venne a trovarmi al termine di una riunione. Si presentò come il fratello di questa ragazza e m’informò che ella si era sposata, aspettava un bambino ed era la “donna più felice del mondo!”
Una madre mi chiese di pregare per la figlia che lavorava come ballerina in un ritrovo notturno. Le risposi che sarei stato felice di pregare e di ringraziare Dio con lei per la situazione di sua figlia. Mi guardò inorridita.
“Non ditemi che devo ringraziare Dio per mia figlia che irride il più elementare pudore e si beffa della religione. Devo ringraziare il diavolo e non certamente un Dio d’amore”, disse.
Questa madre si trovava di fronte ad una scelta difficile. Per tutta la sua vita era stata condizionata a ringraziare Dio per il bene e ad accusare il diavolo per il male. Cercammo insieme nella Bibbia i versetti in cui si afferma che Dio fa cooperare tutte le cose al bene di coloro che Lo amano e che confidano in Lui e che Egli desidera la nostra riconoscenza per tutte le cose, qualunque sia la difficoltà della nostra situazione.
“Potete continuare a pensare che la situazione di vostra figlia sia sotto il controllo del diavolo e, a causa della vostra mancanza di fede nell’onnipotenza di Dio, ostacolare la realizzazione del piano perfetto che Egli ha per lei”, le dissi. “Ma potete anche fare il contrario: credere che Dio è all’opera e ringraziarLo di tutto. Con la vostra lode permetterete allora alla Sua potenza di intervenire e di agire nella vita di vostra figlia”.
Finalmente la madre acconsentì a tentare:
“Non capisco, ma voglio credere che Dio sa quello che fa e Lo ringrazierò”.
Pregammo insieme, dopodiché la madre ripartì con una pace completamente nuova nel cuore, annunziandomi con un sorriso radioso:
“E’ la prima volta che non sono preoccupata per mia figlia”.
In seguito mi raccontò che cos’era successo. La sera stessa del nostro incontro sua figlia, come ogni sera, ballava seminuda sul suo piccolo palco quando un giovane entrò nel locale notturno. Le si avvicinò, la guardò dritto negli occhi e le disse: “Gesù ti ama!”
La ballerina del cabaret era solita sentire ogni sorta di battute da parte degli uomini, ma non aveva mai udito una cosa simile. Scese dal palco, si sedette a un tavolo in compagnia del giovane e domandò:
“Perché mi hai detto questo?”
Egli le spiegò che stava passeggiando per la strada quando aveva sentito che Dio lo spingeva ad entrare in quel luogo per dire alla ballerina che Gesù le offriva il dono della vita eterna.
La ragazza lo fissava sbalordita. Poi i suoi occhi si riempirono di lacrime e con calma annunciò:
“Sì, mi piacerebbe ricevere questo dono”.
E lo ricevette, proprio là a quel tavolo nel locale notturno.
Lodare Dio non è la medicina miracolosa, la panacea universale o la pozione magica che assicura ogni volta il successo. E’ un modo di vivere saldamente fondato sulla Parola di Dio. Lodiamo Dio per la situazione così com’è e non per i risultati sperati! Finché lodiamo Dio puntando segretamente ai risultati sperati, prendiamo in giro noi stessi e possiamo essere certi che noi non saremo trasformati e neppure la nostra situazione.
La lode è basata sull’accettazione totale e gioiosa del presente come facente parte della volontà perfetta d’un Dio d’amore; non è fondata su ciò che pensiamo o speriamo di veder succedere nell’avvenire. Ecco una regola nella pratica della lode. Lodiamo Dio, non in rapporto a ciò che speriamo di veder accadere in noi o attorno a noi, ma per chi Egli è, nella situazione nella quale ci troviamo. E’ vero che se lodiamo Dio con sincerità succede qualcosa. La Sua potenza fa irruzione in una data situazione e ben presto notiamo un cambiamento sia in noi, sia attorno a noi. Questa trasformazione ci porterà forse una gioia e una felicità reali in mezzo a quella che ci sembrava essere una situazione impossibile; oppure sarà la situazione stessa che cambierà. Ma questo cambiamento sarà sempre una conseguenza della lode, non la sua motivazione. Lodare non è mercanteggiare. Non diciamo: “Signore, Ti lodo, ma dopo Tu mi benedirai, vero?”
Lodare Dio è trovare la nostra gioia in Lui, come dice il Salmista: “Trova la tua gioia nel Signore, ed Egli appagherà i desideri del tuo cuore” (Salmo 37:4).
Notate bene, in questo versetto, le priorità. Non redigiamo una lista di tutti i nostri desideri per poi trovare la nostra gioia nel Signore allo scopo di vederli appagati. Troviamo invece prima la nostra gioia in Dio e, quando l’avremo sperimentata, non tarderemo a scoprire che tutto il resto diventa secondario. Tuttavia Dio aspira sempre ad esaudire ogni desiderio del nostro cuore. Tale è la Sua volontà e il Suo piano per noi! Oh, se potessimo imparare a far prima e sempre del Signore la nostra gioia!
Una coppia di cristiani aveva due figli. Uno era il loro orgoglio e la loro gioia. Viveva in casa e condivideva la fede calorosa e felice dei genitori.
Un giorno, mentre cenavo con loro, mi confidarono che il loro figlio maggiore si era ribellato e se n’era andato di casa. Era riuscito brillantemente negli studi, ma aveva voltato le spalle ai genitori e alla società . Era diventato hippy e percorreva il paese senza uno scopo apparente nella vita. Sconcertati, i genitori mi chiesero se avessi qualche consiglio. Dissi che ero convinto che Dio avesse donato loro questo figlio e che avrebbe certamente risposto alle loro preghiere per la sua salvezza.
“Se le vostre preghiere sono sincere, potete essere sicuri che la vita che conduce attualmente fa parte del piano di Dio per lui e per voi”, dissi loro.
“Comprendo”, rispose il padre. “Desideriamo la cosa migliore per nostro figlio e questo è anche ciò che Dio desidera per ciascuno di noi”.
Congiunte le mani attorno al tavolo, ringraziammo Dio per l’adempimento del Suo piano secondo il Suo pensiero. Dopo la preghiera i genitori provarono un grande sollievo e una nuova pace li invase.
Poco tempo dopo mi scrissero. Dal nostro incontro avevano continuato a lodare Dio con perseveranza per la vita che il figlio conduceva, malgrado trovassero difficile capirla. Poi, un giorno, il figlio ebbe un incidente con la bicicetta e rimase ferito gravemente ad un piede. Invalido per un certo tempo, decise di tornare a casa per un po’. Informò i genitori che aveva accumulato parecchi debiti in giro per il paese. I genitori pregarono per questo fatto e conclusero che se Dio era realmente all’opera nella vita del loro figlio aveva anche permesso i debiti. Lo ringraziarono quindi per ogni debito e li pagarono tutti!
Il figlio era molto stupito. Si era aspettato rimproveri e l’invito a far fronte da solo ai suoi obblighi. Ed ecco che, al contrario, i suoi genitori erano sereni e colmi d’affetto; sembravano persino accettare il suo modo di vestire e di portare i capelli.
Una sera un gruppo di giovani cristiani venne a far visita al fratello più giovane. Il maggiore fu visibilmente contrariato dalla loro visita, ma non poteva uscire di casa a causa del suo piede malato.
Questi giovani parlarono con entusiasmo di come Gesù Cristo agiva nella loro vita. In principio il fratello maggiore criticò quella che lui chiamò la loro concezione ingenua e irrealista della vita, ma non tardò a prestare ascolto attentamente e a porre domande. Prima che la serata fosse finita aveva abbandonato a Cristo la propria vita.
Con una lettera impregnata di gioia i genitori mi informarono del radicale cambiamento che si era prodotto nel loro figlio maggiore: era deciso a seguire Cristo e a servirLo, si era messo a leggere avidamente la Bibbia e, nel giro di alcuni giorni, aveva chiesto e ricevuto il battesimo nello Spirito Santo, l’esperienza che i discepoli di Gesù avevano fatto nella prima Pentecoste, dopo la morte e la risurrezione del Signore. Poco tempo dopo aveva incontrato una ragazza cristiana e due settimane dopo si erano fidanzati.
Mesi di preghiere ansiose ed intense non avevano portato alcun cambiamento in questo giovane, ma quando i suoi genitori si erano rivolti a Dio accettando con gioia lo stato del figlio, Dio era intervenuto, realizzando il Suo piano perfetto.
Dio ha realmente un piano perfetto per la vostra vita e per la mia. Se consideriamo le circostanze in cui ci troviamo, potremmo pensare che la nostra difficile e dolorosa situazione non cambierà mai. Più preghiamo e chiediamo a Dio di aiutarci, più le difficoltà sembrano aumentare. Il cambiamento non potrà avvenire se non cominciamo a lodare Dio per la nostra situazione, invece di supplicarLo di toglierci da essa.
Una giovane mi scrisse per raccontarmi come fosse giunta allo stremo. Certe imbarazzanti circostanze personali le avevano fatto perdere il rispetto di sé e aveva cominciato a trascurare il suo aspetto esteriore.
“Mangiare era la mia via d’uscita”, mi scrisse, “e ben presto cominciai ad ingrassare al punto da sembrare una grossa botte. Mio marito cominciò allora a guardare le altre donne e un giorno chiese il divorzio e andò via”.
I debiti s’accumulavano; era sull’orlo dell’esaurimento nervoso e pensieri di suicidio l’assalivano sempre più frequentemente.
“In tutto questo periodo non smettevo di pregare”, continuava. “Leggevo la Bibbia, andavo assiduamente in chiesa e chiedevo a tutte le mie conoscenze di pregare per me. I miei amici cristiani continuavano a dirmi di conservare la fede, di non lasciarmi abbattere, che l’indomani le cose sarebbero andate meglio. Ma la situazione continuava a peggiorare. Poi qualcuno mi diede il libro Dalla prigione alla lode (Edizioni Uomini Nuovi). Lo lessi, ma sulle prime non riuscivo a credere che fosse qualcosa di serio. Nessuna persona sensata poteva aspettarsi di vedermi riconoscente per tutte le mie disgrazie; ma più leggevo il libro, più piangevo. A poco a poco mi resi conto che tutto quello che dicevate era vero. Quante volte nella mia Bibbia avevo letto e riletto versetti sulla riconoscenza a Dio per tutte le cose, senza mai comprendere davvero che cosa volessero dire!”
Decise di provare a ringraziare Dio per ogni cosa. Dopotutto, che cosa aveva da perdere? Era ingrassata così rapidamente che era cosciente del rischio di una crisi cardiaca in qualsiasi momento. Con un debole bagliore di speranza s’inginocchiò nel suo soggiorno per pregare.
“Signore, Ti ringrazio per la mia vita, così com’è. Tu hai permesso ogni problema per condurmi al punto in cui mi trovo ora. Non avresti mai permesso queste cose se non avessi saputo che era il meglio per me. Oh Signore, Tu mi ami veramente. Io so che mi ami...”
In quell’istante la sua preghiera fu interrotta dal cane che abbaiava al portalettere. Ogni giorno il cane accoglieva i visitatori con latrati; anche questa era una delle numerose cause di irritazione che l’opprimevano e rendevano le sue giornate un insopportabile inferno. Si alzò per andare a far tacere il cane con un ordine severo, secondo la sua abitudine, ma all’improvviso si ricordò: “Devo lodare Dio per tutte le cose! Signore, grazie per il mio cane che abbaia continuamente!”
Il portalettere le consegnò una lettera e lei rimase a bocca aperta nel riconoscere la scrittura sulla busta. Non era possibile! Non aveva ricevuto notizie di suo marito da mesi! Dio non poteva rispondere così presto! Con le mani tremanti aprì e lesse. “Se lo desideri ancora possiamo trovare una soluzione ai nostri problemi”.
Dio aveva calcolato gli avvenimenti alla perfezione. Ora questa giovane poteva costatare gioiosamente che Dio faceva effettivamente cooperare tutte le cose per il suo bene. Cominciò a perdere rapidamente i chili che aveva accumulato. I suoi amici glielo fecero notare:
“Che bell’aspetto hai! Che cosa ti è successo? Non sembri più la stessa persona!”
La stessa? Sì e no. Certamente era la stessa persona, ma viveva in una nuova dimensione di fede, sapeva che Dio faceva cooperare ogni dettaglio della sua vita per il suo bene. Suo marito tornò e furono di nuovo una coppia unita. Mi scrisse ancora: “Al mattino, quando mi sveglio, non posso fare a meno di dire a Dio: Oh Signore, grazie per questa meravigliosa giornata. Ti amo!”
Il punto di svolta nella sua vita era stato quando aveva accettato con riconoscenza le circostanze nelle quali si trovava. L’intera vicenda è un’ottimo esempio di questo principio spirituale in atto.
Dio ha un piano perfetto per la nostra vita, ma non ci può far progredire secondo il Suo piano se non accettiamo con gioia la nostra situazione attuale come facente parte del Suo piano. Che cosa succederà dopo è affar Suo, non nostro.
Ci sono persone che non ammettono questo principio. Vedono la trasformazione avvenuta nella vita di coloro che imparano a lodare Dio per tutte le cose e sostengono che la ragione è molto semplice. “Un cambiamento di atteggiamento provoca un cambiamento delle circostanze”, dicono. “Questa è psicologia elementare. Quando smettete di lamentarvi e cominciate a sorridere vi sentite diversi e gli altri vi trattano in modo diverso e la vostra vita può subire radicali trasformazioni in meglio”.
La formula: “Sorridete e tutto il mondo vi sorriderà; piangete e piangerete soli”, è un consiglio valido, ma fino a un certo punto. Lodare Dio non significa semplicemente cambiare atteggiamento.
Le esclamazioni “Gloria a Dio!” e “Grazie Signore!” sono talmente impiegate alla leggera da molti di noi che tendiamo a perdere il loro vero significato. C’è potenza nelle parole di lode che pronunciamo. C’è potenza nel nostro atteggiamento di riconoscenza e di gioia. Ma Dio è onnipotente e ha il controllo assoluto. Dobbiamo ricordarci sovente di questo fatto. E’ talmente facile cadere nella trappola di credere che noi abbiamo potere sulle circostanze recitando semplicemente certe preghiere.
Quando accettiamo sinceramente le circostanze così come sono e ringraziamo il Signore nella certezza che Egli le ha permesse, allora interviene una forza divina, soprannaturale, che trasforma gli avvenimenti al di là del loro logico e naturale sviluppo.
Quand’ero cappellano a Fort Benning, in Georgia, un giovane soldato venne a trovarmi con sua moglie per chiedere aiuto. Ella aveva fatto un tempo uso di LSD e ora soffriva ancora di orribili allucinazioni. I medici non avevano saputo prescriverle una cura. Il suo bel viso era segnato profondamente dalla paura e dalla sofferenza. “Non posso dormire”, diceva, “non posso nemmeno chiudere gli occhi un momento senza vedere ogni sorta di bestie orrende scagliarsi contro di me”.
Il marito mi spiegò che quando sua moglie, stremata, finalmente si addormentava, cominciava a urlare quasi immediatamente. E aggiunse: “Cerco allora di svegliarla, ma qualche volta occorrono dieci minuti prima che riprenda coscienza e in tutto questo tempo urla con un’angoscia che sta portando alla disperazione anche me”.
Ascoltai la loro tragica storia e conclusi:
“Non ho che un consiglio da darvi: inginocchiamoci e ringraziamo Dio per la situazione in cui vi trovate”.
Mi guardarono sorpresi, persuasi che le mie parole non corrispondessero al mio pensiero. Spiegai loro dettagliatamente come avevo imparato che Dio desidera la nostra riconoscenza per tutte le cose.
“Tutto ciò che è successo fino ad ora nella vostra vita è servito a condurvi a questo punto”, spiegai loro. “Io credo che Dio vi ama e farà qualcosa di meraviglioso per voi. Ora vuole che Lo ringraziate per le circostanze che vi hanno condotto a Lui”.
Sfogliai la mia Bibbia e indicai loro i versetti che avevo sottolineato. Entrambi accettarono il principio, si inginocchiarono e ringraziarono Dio per tutto quanto era loro successo e, in particolare, per le conseguenze della droga. Sentivo la presenza di Dio nella stanza.
“Lo Spirito Santo vi sta guarendo proprio adesso”, dissi. Posai una mano sulla testa della giovane e pregai. “Grazie, Signore, perché Tu la guarisci in quest’istante stesso”.
Ella aprì gli occhi e mi guardò stupita. “Mi è successo qualcosa: per la prima volta ho chiuso gli occhi e non ho visto niente!”
“Gesù vi ha guarita”, risposi, “e ora desidera venire nella vostra vita come Salvatore. Lo accettate?”
La giovane e suo marito accettarono subito. Sempre in ginocchio chiesero a Gesù di entrare nella loro vita. Poi lasciarono il mio ufficio veramente felici.
La guarigione della giovane fu permanente. Le allucinazioni non ricomparvero più. La potenza di Dio aveva distrutto la potenza della droga sulla sua mente. Le autorità mediche riconoscono la loro impotenza nel guarire i tossicomani inveterati. Tuttavia hanno potuto costatare numerosi casi di liberazione dopo dieci, venti o persino trent’anni di uso regolare. Questo è avvenuto per l’intervento soprannaturale di Dio nella loro vita. Questo cambiamento nessuno lo può produrre con un nuovo atteggiamento o con uno sforzo di volontà. E’ la forza divina che agisce nella vita umana. Ogni preghiera sincera libera e mette in atto la potenza di Dio nella nostra vita. Ma la preghiera di lode è molto più efficace di ogni altra forma di supplica. La Bibbia offre numerosi esempi che dimostrano questa verità. “Tu sei il Santo che siedi circondato dalle lodi d’Israele”, leggiamo nel Salmo 22:3. Dunque Dio, con la Sua potenza, è vicino a noi quando Lo lodiamo. Egli dimora, abita, risiede veramente nelle nostre lodi!
Nel secondo libro delle Cronache, al capitolo 20, troviamo un esempio importante di come Dio opera quando Lo lodiamo.
Giosafat era re di Giuda. Un giorno scoprì che il suo piccolo regno era circondato dai potenti eserciti dei suoi nemici: moabiti, ammoniti e maoniti. Giosafat sapeva di non avere alcuna possibilità di vincere. Allora gridò a Dio: “Siamo senza forza di fronte a questa gran moltitudine che s’avanza contro di noi e non sappiamo che fare, ma gli occhi nostri sono su te!” (2 Cronache 20:12).
Quando lodiamo Dio è essenziale distogliere lo sguardo dalle circostanze e guardare a Lui. Notate bene che Giosafat non chiuse gli occhi davanti al pericolo che minacciava il suo regno, come se non avesse nemici. Al contrario, fece accuratamente il punto della situazione, riconobbe la sua impotenza e si rivolse a Dio per ottenere aiuto. Non dobbiamo ignorare volontariamente il male che c’è attorno a noi, ma dobbiamo valutarlo per quello che è. Questo ci permette di lodare ancora di più Dio e ringraziarLo perché interviene e controlla perfettamente questo male. Non dobbiamo più lasciarci intimidire da questo pericolo che ci attende nell’ombra ma vederlo com’è, riconoscere la nostra impotenza nell’affrontarlo e rivolgerci a Dio.
Dio disse a Giosafat: “Non temete e non vi sgomentate a motivo di questa gran moltitudine; poiché questa non è battaglia vostra ma di Dio” (2 Cronache 20:15).
Per me è un’affermazione straordinaria. Noi non siamo in grado di dominare le circostanze della nostra vita, dunque in realtà questo combattimento non è nostro, ma di Dio! “Questa battaglia non l’avete a combattere voi; presentatevi, tenetevi fermi e vedrete la liberazione che l’Eterno vi darà” (2 Cronache 20:17).
Che promessa! Che cosa fece Giosafat nell’attesa della sua liberazione? L’indomani mattina diede gli ordini all’esercito:
“Stabilì dei cantori che, vestiti in santa magnificenza, cantassero le lodi dell’Eterno, e camminando alla testa dell’esercito, dicessero: Celebrate l’Eterno perché la sua benignità dura in perpetuo” (2 Cronache 20:21). Questa scena si svolse di fronte alle file serrate degli eserciti nemici pronti a massacrare gli uomini di Giuda. Potete immaginare la reazione dei loro capi nel vedere questo piccolo drappello di cantori muovere contro di loro?
Sono stato per venti anni nell’esercito e ho assistito a numerosi preparativi di guerra. Ma non ho mai visto un generale ordinare alle sue truppe di attendere tranquillamente di fronte al nemico, mentre un drappello di cantanti, specificatamente designati per la circostanza, sarebbe avanzato sul campo di battaglia cantando lodi a Dio! E’ un’idea veramente assurda, non è vero? Sì, in una situazione simile la nostra ragione è tentata di dimettersi.
“E’ molto bello lodare Dio quando ci si trova in difficoltà”, potremmo dire, “ma non siamo ridicoli! Il proverbio dice giustamente ‘Aiutati che il ciel ti aiuta’. Il minimo che possiamo fare è uscire allo scoperto e combattere il più valorosamente possibile. E lasceremo che Dio si occupi del resto”.
Ma che cosa successe a Giosafat e ai suoi uomini? “E com’essi cominciavano i canti di gioia e di lode, l’Eterno tese un’imboscata contro coloro... ch’eran venuti contro Giuda; e rimasero sconfitti... e si diedero a distruggersi a vicenda” (2 Cronache 20:22-23). Possiamo immaginare che se Giosafat avesse pensato: “E’ meglio andare sul sicuro” e avesse ordinato alle sue truppe di combattere, l’esito sarebbe stato diverso. Molti vengono spesso sopraffatti dalle circostanze in cui si trovano perché non vogliono riconoscere che è Dio che combatte e non loro. Persino quando realizziamo la nostra impotenza davanti al nemico abbiamo paura di affidarci completamente a Dio e alla Sua potenza. Ecco il punto in cui ci lasciamo deviare dalla nostra ragione. Diciamo: “Non comprendo, quindi non oso credere”.
La Parola di Dio è molto chiara su questo punto e ci indica che potremo uscire da questo dilemma solamente con un atto di fede. Riconoscere che le promesse di Dio sono vere, accettarle e crederle, ci permette di comprendere. Il principio biblico è molto chiaro: bisogna accettare e obbedire prima di poter comprendere. Perché? La ragione è molto semplice. La ragione umana è così limitata che non potremo mai capire tutta la grandezza del piano di Dio per le Sue creature. Se dovessimo capire prima di accettare, allora non accetteremmo granché.
Giosafat non avrebbe mai osato seguire il piano di battaglia di Dio se avesse prima voluto comprendere. La proposta e la promessa di Dio urtavano sicuramente contro la logica di Giosafat. Ma egli credette in Dio e si affidò a Lui. La sua ragione si sottomise, ebbe fede e affidò tutto a Dio.
Giosuè fu un altro capo che ricevette da Dio ordini per la battaglia che misero alla prova la sua disponibilità a obbedire a qualcosa che agli occhi di molti sarà probabilmente apparso ridicolo.
Tutti abbiamo cantato: Joshua fought the battle of Jericho... (Giosuè ha combattuto contro Gerico e le mura sono crollate). La città di Gerico era una fortezza circondata da bastioni e gli israeliti, che avevano vagato quarant’anni nel deserto, non avevano certamente né la forza né le armi necessarie per potersi impadronire della città. Ma Giosuè credette in Dio quando Egli promise di consegnare i nemici nelle mani di Israele. Dio disse a Giosuè di marciare attorno a Gerico per sei giorni. Il settimo giorno i sacerdoti avrebbero dovuto suonare le loro trombe e tutti alzare grida. “E avverrà che... le mura della città crolleranno e il popolo salirà, ciascuno diritto davanti a sé” (Giosuè 6:5). Giosuè credette a Dio, ma io mi chiedo che cosa voi o io avremmo detto o pensato se fossimo stati suoi soldati... Avremmo protestato e rifiutato di seguire questa proposta insensata? Che cosa pensavano gli abitanti di Gerico quando stavano sulle spesse mura di cinta e vedevano gli israeliti camminare attorno alla città portando con loro l’arca dell’alleanza?
Per un certo tempo ho considerato la storia di Giosuè e della battaglia di Gerico come un misto di leggenda, esagerazione e racconto inventato. Ma in questi ultimi anni gli archelogi hanno ritrovato le rovine dell’antica città e hanno scoperto numerose prove del fatto che le mura sono effettivamente crollate in un periodo storico corrispondente a quello narrato dal resoconto biblico. Le mura di Gerico sono veramente crollate. La potenza di Dio era all’opera mentre gli israeliti mostravano la loro fede e la loro fiducia in Lui con squilli di tromba e acclamazioni di lode.
Gli esempi di Giosafat e di Giosuè dimostrano chiaramente che Dio trionfa mediante mezzi e principi apparentemente privi di senso e contraddittori per la saggezza e le strategie umane.
Siamo chiamati a credere a ciò che Dio dice, a LodarLo e poi a vederLo agire. Ecco essenzialmente ciò che faceva Gesù Cristo durante il Suo ministero terrestre. Egli riconosceva apertamente che da Sé non poteva fare nulla. Il Suo compito era dipendere dalla volontà di Suo Padre, in perfetta obbedienza, fiducia e fede, perché la potenza di Dio potesse venire incontro ai bisogni degli uomini.
Consideriamo due preghiere di Gesù riguardanti un problema difficile. Cinquemila persone Lo avevano seguito fuori dalla città per ascoltare il Suo insegnamento. Avevano fame. Il solo cibo disponibile era il pranzo di un ragazzo: cinque pani e due pesci. Come pregò Gesù? Supplicò Dio di fare un miracolo? No. Alzò gli occhi al cielo e, lodando Dio, Lo ringraziò, spezzò i pani e li diede ai Suoi discepoli per distribuirli alla folla. Divise pure i due pesci fra tutti. Tutti mangiarono e furono sazi. E raccolsero dodici ceste piene di avanzi di pane e di pesce (Marco 6:41-43). Alcuni potrebbero obiettare: “Ma era Gesù; Lui sapeva quel che Dio voleva fare! Questo non vale per noi!”
Ma Gesù disse ai Suoi discepoli: “In verità, in verità vi dico, chi crede in me farà anch’egli le opere che faccio io; e ne farà di maggiori, perché io me ne vado al Padre; e quello che chiederete nel mio nome, lo farò; affinché il Padre sia glorificato...” (Giovanni 14:12-13).
Gesù ha dichiarato che faremo opere maggiori. Questo può significare, ad esempio, che Dio ha un piano concernente la fame nel mondo e la penuria di risorse alimentari che gli ambientalisti e gli esperti agricoli descrivono in modo così allarmante? Sì, io lo credo. Conosco molti casi in cui le persone hanno preso Dio in parola, L’hanno ringraziato e lodato per le limitate provviste di cibo e l’hanno poi visto bastare per nutrire molte più persone del previsto.
Quando Gesù apprese della morte di Lazzaro, pronunciò anche in quell’occasione una semplice preghiera di ringraziamento. Quando ebbero aperto la tomba in cui Lazzaro era stato sepolto già da quattro giorni, Gesù alzo gli occhi al cielo e disse: “Padre, ti ringrazio perché mi hai esaudito” (Giovanni 11:41). Poi comandò a Lazzaro di uscire. E l’uomo morto già da quattro giorni uscì dalla tomba!
La Bibbia afferma che Gesù è venuto sulla terra per renderci possibile lodare Dio. Il profeta Isaia predisse la venuta di Gesù e disse che Egli sarebbe venuto “per recare una buona novella... per fasciare quelli che hanno il cuore rotto, per proclamare la libertà a quelli che sono in cattività, l’apertura del carcere ai prigionieri... per consolare coloro che fanno cordoglio, per mettere, per dare... l’olio della gioia in luogo di duolo, il manto della lode in luogo d’uno spirito abbattuto” (Isaia 61:1-3). Può darsi che vi riconosciate in una delle condizioni elencate. Avete il cuore spezzato? Siete legati da un impedimento fisico, da una malattia o da problemi spirituali? Siete in una prigione materiale oppure siete prigionieri della vostra cecità spirituale? Siete nel pianto, incapaci di rallegrarvi, di essere riconoscenti o di lodare Dio? Il vostro spirito è aggravato o abbattuto? Forse è perché non avete pienamente compreso e accettato la Buona Notizia che Gesù è venuto a portare.
La lode è una reazione attiva a ciò che sappiamo che Dio ha fatto e fa ancora nella nostra vita e in questo mondo mediante il Suo Figlio Gesù Cristo e la persona dello Spirito Santo. Ma se nei nostri cuori dubitiamo dell’opera di Dio, non potremo lodarLo con tutto il cuore. Ci sarà sempre un ostacolo alla nostra lode se dubitiamo della Buona Notizia. Se vogliamo essere in grado di lodare Dio per ogni cosa dobbiamo assicurarci che le nostre fondamenta siano solide, senza le crepe del dubbio e dell’incertezza.