Ho perso il controllo... e mi piace! - Affida a Dio il controllo della tua vita
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Sei stanca della tua vita caotica, frenetica e snervante?La vita di Lisa Bevere era un turbine di agitazione finché non scoprì che ogni qualvolta si ostinava a volere mantenere il controllo, tutto finiva in un disastro."Ho perso il controllo... e mi piace!" descrive il suo passaggio dal controllo dal controllo ansioso e frenetico della propria vita a un porto di pace e riposo sotto il controllo di Dio.Le pagine di questo libro ti mostreranno come cedere la tua vita-marito, figli, finanze, lavoro e ministero-a Dio.Stringi talmente le redini che Dio non può operare nella tua vita?Rinuncia al controllo e scopri la libertà e la pace che Dio ha in serbo per te.Non importa quante volte hanno fallito coloro che ti circondano. Non importa quante volte hai fallito tu stessa. Dio non ha fallito mai.Lisa Bevere è una scrittrice di fama internazionale e un apprezzata oratrice. Insieme con il marito John Bevere, anch'egli scrittore rinomato, ha fondato nel 1990 l'organizzazione John Bevere Ministries. Il ministero si è sviluppato grandemente nel corso degli anni e tra le sue molteplici attività evangelistiche spicca la produzione di un programma televisivo settimanale, The Messenger, diffuso in 214 nazioni.I loro libri sono pubblicati in italiano dall'Editrice Uomini Nuovi.
ISBN: 9788880773214
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Product Code: 9788880773214
Weight: 0,190kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Book contents

"Un messaggio prezioso" di John Bevere, "Come argilla nelle sue mani" di Suzanne Hinn, La mia riconoscenza, Introduzione.

PRIMA PARTE: LA DONNA PRIGIONIERA
1 Svegliati, figlia di Sion, 2 Sollevati dalla polvere, 3 Il tuo passato non ? il tuo futuro, 4 E' tempo di scatenarsi, 5 Ges? torner? a prendere una moglie o una sposa?, 6 Scossi per essere svegliati.

SECONDA PARTE: IL FRUTTO DELLA PAURA
7 Non sei ci? che vedi, 8 Figlie del deserto, 9 Avere il controllo e non sopportarlo, 10 La paura: la battaglia per la tua mente, 11 Sfuggire alla collera, 12 Pettegolezzi: pi? che semplici parole, 13 Rinuncia o trascuratezza?

TERZA PARTE: FINALMENTE LIBERA
14 Sopra la testa e senza controllo.

Epilogo, Appendice: Proverbi riguardanti il pettegolezzo.

Sample chapter

Prima parte


La donna prigioniera


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Ero stanca di agire da donna libera mentre non lo ero,
stanca di atteggiarmi a donna forte quando in realt? ero debole.
______________________________________________________________


Capitolo 1

Svegliati, figlia di Sion

?Risv?gliati, risv?gliati, riv?stiti della tua forza, Sion! Mettiti le tue pi? splendide vesti, Gerusalemme, citt? santa! Poich? da ora in poi non entreranno pi? in te, n? l?incirconciso n? l?impuro. Scuotiti di dosso la polvere, ?lzati, mettiti seduta, Gerusalemme! Sciogliti le catene dal collo, figlia di Sion che sei in schiavit?!? (Isaia 52:1-2).
Inizio con questi versetti perch? credo che dietro queste immagini toccanti si celi abbondanza di verit?. Furono queste verit? a iniziare un risveglio nella mia vita, un risveglio che ? risuonato nella mia anima fino a toccare ogni parte del mio essere. Voglio renderti partecipe del loro prezioso messaggio di libert?. Ti invito a meditarli e a sezionarli con me, alla ricerca di ogni segmento di verit? in essi celata. Andiamo a trovare insieme la figlia di Sion in schiavit?.
Me la immagino disperatamente incatenata a una parete di pietra. Vedo le orme sul suolo polveroso dove ha lottato nel tentativo di fuggire. Ha il collo escoriato dal giogo di metallo che lo circonda. Cammina insensatamente su e gi? per quanto la lunghezza della catena glielo permette, ripercorrendo accuratamente ogni passo in cerca di un modo per riuscire a liberarsi. Fruga tra la polvere e colpisce e scandaglia ogni crepa nella parete.
Disperata e scoraggiata siede ora nella polvere, le spalle ricurve, gli abiti a brandelli, esausta. ? ancora giorno, ma non pu? fare a meno di cedere al torpore di un sonno inquieto.
Poi vedo arrivare un robusto messaggero. Guardo oltre le sue spalle mentre compatisce questa donna sfinita e ferita. Sta in piedi davanti a lei e la osserva in silenzio agitare la testa nel sonno. Tutt?a un tratto il messaggero fa un passo avanti, la scuote e la chiama per nome.
?Risv?gliati, risv?gliati, riv?stiti della tua forza, Sion! Mettiti le tue pi? splendide vesti, Gerusalemme, citt? santa! Poich? da ora in poi non entreranno pi? in te, n? l?incirconciso n? l?impuro. Scuotiti di dosso la polvere, ?lzati, mettiti seduta, Gerusalemme! Sciogliti le catene dal collo, figlia di Sion che sei in schiavit?!? (Isaia 52:1-2).

La donna si sforza di rimettersi in piedi, dondola leggermente e indicando la parete, la catena e il giogo implora: ?Aiutami?. Fa per prendergli la mano, ma lui si tira fuori della sua portata.
L?uomo ripete il messaggio, si ferma, si volta e se ne va.
Disorientata lei lo chiama, ma il vento le porta via la voce e lui non ritorna. La donna geme: ?La parete ? troppo solida, la catena ? troppo pesante e io sono troppo debole per elevarmi al di sopra di tutto questo!? Disperata, tira con forza la catena finch? non riesce pi? a sopportarne la resistenza. Si ritira al riparo della sua parete. Almeno l? sa che cosa ha dietro e vede ci? che ha davanti.
Rivissi ripetutamente la scena nella mia mente, sperimentando intensamente la sua sofferenza e la sua frustrazione. Perch? la mia visione era cos? vivida? Perch? anch?io ero una figlia di Sion in schiavit?.
? una contraddizione che una figlia di Sion sia in schiavit?. Una figlia ? un?erede e una figlia di Sion ? erede di Dio! Come potrebbe un qualsiasi figlio di Dio essere tenuto in schiavit?? Eppure io ero senza dubbio prigioniera.
Mi consolavo pensando: Forse se frequento questo seminario o se quella persona prega per me sar? libera. E cos?, con ogni nuovo insegnamento o sermone, indietreggiavo e poi mi mettevo a correre, tentando di liberarmi e dichiarando: ?Questa volta ne ho abbastanza!? Ma la catena era troppo robusta e la sua lunghezza limitata finiva sempre per strattonarmi indietro e ricondurmi all?amara realt? della mia schiavit?.
Stanca delle continue delusioni, finii per rassegnarmi alla mia condizione. Conclusi che era meglio non sperare piuttosto che sperare per essere nuovamente delusa. Perci? nascosi le mie catene e presi a muovermi dimessamente entro i confini delle mie restrizioni.
Poi lo Spirito Santo soffi? nella mia direzione le parole di Isaia 52:1-2. Fui incuriosita da quelle immagini vivide e da quel contrasto. Feci un parallelo tra quella antica prigioniera e me stessa.
Ero stanca di agire da donna libera mentre non lo ero, stanca di atteggiarmi a donna forte quando in realt? ero debole. Ero pi? interessata alla libert? che all?approvazione di chi mi circondava. Avevo gi? scoperto che la loro approvazione non avrebbe mai potuto rendermi libera.
Cos? iniziai la mia ricerca. Non c?era uomo o donna o ministro di culto che potesse rendermi libera. La mia libert? era celata da qualche parte in questo messaggio da parte del Padre, il mio Creatore.
Nella mia mente andai spesso a trovare la figlia di Sion in schiavit?. Le sue condizioni e la sua disperazione peggioravano di volta in volta. Quando la vidi per l?ultima volta era seduta intontita nella polvere mentre il messaggero le parlava.
Sollev? il capo solo leggermente per osservare in silenzio l?uomo che andava via. Sembrava che il sole stesse tramontando sulla sua speranza di libert?. Chi era quel messaggero? L?aveva mandato il suo nemico per provocarla con sogni che non si sarebbero mai realizzati?
Ma questa volta, mentre saliva sul colle che di nuovo l?avrebbe celato alla sua vista, lo straniero si volt? e guard? indietro.
Perplessa, la donna ne scrut? la sagoma contro il sole calante. Il vento le port? di nuovo alle orecchie le sue parole: ?Risvegliati, risvegliati? Sion?.
Ma questa volta la voce era differente. Questa volta la donna riconobbe chi la stava chiamando. Era la voce di qualcuno che aveva amato molto tempo prima. Percep? una strana forza dentro di s?. E se avesse osato afferrare il significato di quelle parole?
Alz? il capo e incontr? il suo sguardo. Sebbene fosse lontano, ud? chiaramente il suo messaggio: ?Sciogliti le catene dal collo, figlia di Sion che sei in schiavit?!? Lui sapeva chi era lei. E adesso anche lei lo riconosceva: era il Padre che la chiamava. Il messaggero era stato mandato da lui!
Credo che questa immagine illustri la condizione della maggioranza delle donne nel corpo di Cristo. Eredi, eppure prigioniere. Libere, eppure in schiavit?.
Che cosa vide questa toccante figlia? Come torn? in s? per afferrare la propria libert??
Credo che questo libro possa indicare la strada anche a te. Credo che tu l?abbia tra le mani per un motivo ben preciso. Questo messaggio liberer? le figlie di Sion che devono ancora essere manifestate, una generazione che attende di essere liberata. Le vedo alzare il capo, all?ascolto del vento dello Spirito Santo.
Prego affinch? per mezzo di queste verit? tu possa trovare la libert? e adempiere il tuo destino. Puoi dubitare di me, ma credi a Dio, tuo Padre.

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Il pi? desolato dei deserti ? il nostro passato.
? privo di vita e il suo suolo arido ? insaziabile.
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Capitolo 2

Sollevati dalla polvere

Dai versetti di Isaia 52:1-2 trapela cos? tanto che reputo necessario considerare nel dettaglio ogni singola fase del processo di Dio. Le esamineremo perci? a una a una, fase dopo fase. Consideriamo ora in modo pi? approfondito il messaggio che viene rivolto alla donna.

Un appello urgente

?Risvegliati, risvegliati? Sion?. ? importante notare che il messaggero si ripete. In questo modo centr? due obiettivi:
1) la risvegli? dal torpore;
2) la avvert? della sua reale condizione.
Le parole del messaggero scossero la donna dal torpore che la avviluppava, strappandola al sogno in cui si nascondeva. Era prigioniera del proprio passato, ma spaventata dal futuro. Un po? come cercare di andare avanti guardandosi sempre indietro.
La maggior parte delle mattine sveglio i miei figli per la scuola, cercando di essere gentile e dicendo con voce cantilenante: ?? ora di alzarsi?. Mi piace vederli stirarsi e volgere verso di me i volti assonnati, battendo le palpebre alla luce del primo sole. Magari li sprono anche a darsi una mossa aggiungendo: ?Pap? sta preparando le frittelle?. Allora sorridono e saltano gi? dal letto. Il processo mattutino ? iniziato.
Ci sono per? altre mattine, quelle in cui abbiamo dormito pi? del dovuto. In quei giorni il mio approccio ? alquanto differente. Mi precipito nelle loro camere, accendo la luce e tuono: ?Sveglia!? Appena mi rendo conto di essere stata sentita li informo che ? gi? tardi e che non c?? un istante da perdere. ?Passeranno a prendervi tra un quarto d?ora!? Allora sbarrano gli occhi e scattano su. Non c?? tempo per le frittelle. Tutto ? volto a farli arrivare a scuola in tempo.
Ricordo che anch?io venivo svegliata in questo modo da ragazza. Non era mai piacevole. Ma sarebbe stato molto pi? grave svegliarsi e rendersi conto di aver perso lo scuolabus. Nel primo caso avevo una possibilit? di farcela, ma nel secondo caso non c?era pi? nulla da fare.
Credo che il messaggero, ripetendo l?esortazione a svegliarsi, volesse dire: ?Svegliati! ? molto tardi e rischi di restare prigioniera!?
Ma la figlia di Sion era assonnata per l?oppressione e la depressione. Chiusa in s? stessa e sola. Riservata e stanca. Si chiedeva se sarebbe mai stata libera.
Nota che il messaggero la chiam? per nome: Sion. Voleva che la donna riconoscesse senza ombra di dubbio alcuna che il messaggio era rivolto personalmente a lei. Non si trattava di un allarme generico, ma di un mandato specifico. Sapeva bene chi era quella donna, sebbene lei pensasse di essere stata dimenticata.

Rivestiti

Il messaggero riconobbe la sua debolezza e disse: ?Rivestiti della tua forza, Sion?. Non si offr? di darle forza, ma la esort? a darsi forza da s?. Sono sicura che lei pens?: Sono senza forze. Quando esauriamo le nostre forze troviamo la forza di Dio. Una prigioniera non ha forze degne di questo nome. Aveva dunque bisogno della sua forza interiore, del genere che soltanto Dio provvede. Aveva bisogno di attingere dal suo pozzo, dalla sorgente di forza nel suo intimo, dalla fonte che non si esaurisce mai. Sollev? il capo.
Indicando i vestiti che le erano stati strappati di dosso il messaggero la esort?: ?Mettiti le tue pi? splendide vesti?. Credo che quelle vesti rappresentino le speranze infrante e i sogni perduti che le continue delusioni e le ripetute violenze le avevano strappato. Il messaggero li riconsegn? nelle sue mani. E lei si meravigli? nel rivederli sani e intatti. Aveva temuto di non poterli mai pi? rivedere. Stringendoli tra le mani pens?: Posso davvero osare? Sono venuta meno quando ero pi? giovane e pi? forte. Non sono stata fedele. Mi appartengono ancora?
Il messaggero percep? la paura della donna e la rassicur? facendosi pi? intimo: ?Gerusalemme, citt? santa! Poich? da ora in poi non entreranno pi? in te, n? l?incirconciso n? l?impuro?.
Con queste parole volle comunicarle: ?So chi sei, che cosa hai fatto e che cosa ti ? accaduto?. Poi si occup? del suo timore di fallire e delle ricorrenti vessazioni. Le garant? che non sarebbe pi? stata stuprata, contaminata e privata della dignit?. Era santa, rinnovata e protetta.
Sion rappresenta tutto ci? che ? di discendenza ebraica. Ci? include il seme naturale di Abraamo, cio? la nazione di Israele, e il seme spirituale di Abraamo, cio? la chiesa. Gerusalemme, in questo versetto, ? un riferimento alla citt? santa: ?pronta come una sposa adorna per il suo sposo? (Apocalisse 21:2). Il messaggero le si rivolse affettuosamente per ristabilirla, suscitandola come un residuo del tutto.

Scuotiti di dosso la polvere

?Scuotiti di dosso la polvere?: una rimozione aggressiva di tutto ci? che l?aveva sporcata o macchiata. La polvere ? ci? che resta dei viaggi e dei fallimenti del passato. La polvere ? portata dentro dal vento, ma si accumula nel vuoto torpore. Si deposita sulla nuda terra priva di vegetazione e di umidit? e produce aree votate alla carestia. Il pi? desolato dei deserti ? il nostro passato. ? privo di vita e il suo suolo arido ? insaziabile, completamente privo di vita.
La donna disperata sedeva circondata dalla polvere. Ogni nuova folata di vento gliene portava ancora: la polvere delle ferite e dei fallimenti del passato. Pi? ce ne stiamo seduti nel nostro passato, pi? lo studiamo e pi? siamo condannati a ripeterlo. Dobbiamo scuotercelo di dosso.
La figlia di Sion si scosse la polvere dalle spalle e dalle braccia. Se la tolse dagli occhi e se ne liber? i capelli.

Alzati e prendi il tuo posto

Il messaggero le disse poi: ?Alzati?. E lei si alz? lasciando a terra il suo passato.
Poi le fu detto: ?Mettiti seduta, Gerusalemme!?
La diletta di Dio non deve pi? sedersi negli errori, negli abusi e nei fallimenti del passato. Le ? stato preparato un trono. La attende una posizione di autorit? delegata. Deve far sua quella posizione, esercitare e godere i diritti e i privilegi che ne derivano. Il trono ? destinato ai figli di Dio, spezzati e contriti.
Dopo averle annunciato queste promesse, il messaggero esclama: ?Sciogliti le catene dal collo, figlia di Sion che sei in schiavit?!?
Riconosce lo stato di schiavit? della donna, ma le fa anche sapere che non deve restare in quella condizione. Le garantisce che ha in s? il potere di liberarsi dalle catene dell?oppressione.
Le catene non le legavano le mani o i piedi, n? le circondavano la vita. Erano intorno al suo collo e lo immobilizzavano. Sebbene potesse muovere braccia e gambe, era trattenuta e impedita da quelle catene al collo.
Si muoveva con circospezione, consapevole dei suoi limiti. Eppure insistette, spronata dalla speranza di libert? che aveva cominciato a provare nei confronti di ci? che non poteva ancora vedere. Quando si fu scossa di dosso la polvere le parve di sentire qualcosa.
Perci? sollev? il colletto della sua veste a brandelli e raggiunse il proprio cuore. Le catene le avevano impedito di vederlo, ma le sue dita avevano seguito i contorni di una chiave poggiata sul suo seno. La tir? fuori alla debole luce del sole calante e se la rigir? tra le dita. Non aveva mai visto la serratura che le chiudeva il giogo intorno al collo. Poteva soltanto sentirla. Ma era certa che quella era la chiave. Suo Padre l?aveva celata l? da tanto, tanto tempo. Inser? la chiave nella serratura e con un roco cigolio le catene caddero ai suoi piedi.
Quante di noi sono bloccate al muro da una catena! Muoviamo braccia e gambe, ma non ci serve a nulla. Siamo tenute prigioniere per il collo.
La chiave per la libert? ? gi? nascosta nel cuore di coloro che osano credere. Non ? una chiave per accedere a qualcosa, ma a Qualcuno.

?Ecco, io sto alla porta e busso? (Apocalisse 3:20).

Sta a noi usare la chiave e aprire la porta del nostro cuore prigioniero.

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Puoi passare tutta la vita a cercare di capire perch?
sei piena di problemi ed essere ancora piena di problemi
una volta che l?hai capito.
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Capitolo 3

Il tuo passato non ? il tuo futuro

Forse ti ? parso di conoscere la donna fin qui descritta. Forse ti ha ricordato un?amica, una sorella o una parente. O magari la connessione ha radici ancora pi? profonde: nella sua condizione hai scorto la tua stessa sofferenza, la tua frustrazione, i tuoi sogni infranti e la tua schiavit?.
Come lei, hai provato collera e frustrazione per i messaggi di libert? che ti hanno soltanto fatto sentire ancora pi? prigioniera. Forse hai cercato di afferrare la mano del messaggero nella speranza di ricevere aiuto e sostegno, ma lo hai visto indietreggiare al di fuori della tua portata. Ti sei dibattuta, ma alla fine non hai potuto far altro che tornare a sederti nella polvere del tuo passato.
Quando hai esaurito tutte le tue risorse, sei pronta per il cambiamento. Anzi no: hai un bisogno disperato di un cambiamento. Magari proprio adesso stai dicendo: ?Ci ho provato tante di quelle volte e non ha mai funzionato!? Ma c?? qualcosa che Dio vuole dirti: il tuo passato non ? il tuo futuro.
Se valutiamo il futuro alla luce del passato saremo condannati a ripetere i nostri fallimenti. ? errato credere che l?analisi dei fallimenti, dei traumi e delle violenze che hanno caratterizzato il nostro passato possa aiutarci a prevenire o ad affrontare in modo efficace situazioni analoghe nel nostro futuro. Studiare il passato non ci assicura un futuro: ce lo nega. Quando indaghiamo, analizziamo, approfondiamo il passato veniamo limitati dall?accumulo di informazioni concernenti le violenze subite o le decisioni errate. Attingere al nostro buon senso e alla nostra esperienza non tuteler? il nostro futuro.
? necessario che qualcuno pi? grande e pi? saggio di noi ci guidi e ci protegga. Abbiamo bisogno di Dio. Egli sa gi? dall?inizio come tutto andr? a finire. Egli vede chiaramente il quadro completo, mentre noi vediamo soltanto un frammento confuso e distorto (1 Corinzi 13:12). Egli non dipende dal tempo a cui noi siamo soggetti. Come possiamo attingere dalla sua saggezza?
Prima di tutto dobbiamo occuparci del passato nel modo prescritto da Dio. E qual ? il trattamento che Dio riserva al nostro passato? Quali sono le sue istruzioni in merito?

Il passato non c?? pi?

?Fratelli, io non ritengo di averlo gi? afferrato; ma una cosa faccio: dimenticando le cose che stanno dietro e protendendomi verso quelle che stanno davanti, corro verso la m?ta per ottenere il premio della celeste vocazione di Dio in Cristo Ges?? (Filippesi 3:13-14).

Un giorno lo Spirito Santo mi parl? contrapponendo questo versetto a quella che sembra essere la sua applicazione attuale. Mi avvert?: ?La chiesa ? protesa verso le cose che stanno dietro e dimentica quelle che stanno davanti?.
Quando ci guardiamo alle spalle e cerchiamo di dare un senso a tutto ci? che ? successo nel nostro passato, ci ritroviamo inevitabilmente frustrati. Se rievochiamo, ripercorriamo e riesaminiamo continuamente il nostro passato, non facciamo che elaborare una sfilza di ipotesi differenti riguardo a ci? che sarebbe potuto essere. ? come tentare di camminare in avanti guardando indietro. Pensiamo: Se soltanto avessi fatto questo o quello le cose avrebbero preso un?altra piega. S?, ? vero, le cose sarebbero state diverse. Ma cos? non ? stato e pensarci adesso non potr? mai cambiare ci? che ? successo allora. Il tuo passato, per quanto tragico e orribile, non c?? pi?. Non potrai mai tornare indietro e cambiarlo.
Anche gli aspetti meravigliosi del tuo passato non ci sono pi?. Non cercare nemmeno di riviverli lasciando che ti impediscano di vivere il presente. Sar? soltanto uno spreco di tempo e di energia.
Dio non torna mai indietro, sebbene sia l?unico a poterlo fare. Egli va avanti. Guarda sempre in avanti e va oltre il presente.
Quando Adamo cadde, Dio non si sedette a rimuginare: Dove ho sbagliato? Non avrei mai dovuto piantare quell?albero! Avrei dovuto mettervi di guardia un angelo. Adesso mi tocca rifare tutto. Sar? meglio capire a fondo la questione affinch? la cosa non si ripeta.
No. Dio spieg? a Adamo e Eva le conseguenze immediate e a lungo termine delle loro azioni. Eppure gi? nel pieno di quella angosciosa separazione Dio profetizz? la redenzione dalla caduta e dalla maledizione del peccato (Genesi 3:15).
? una tragica verit?: puoi passare tutta la vita a cercare di capire perch? sei piena di problemi ed essere ancora piena di problemi una volta che l?hai capito. Dopo aver faticosamente scavato a fondo scopri il perch?. Ma conoscere il perch? non ti pone in grado di cambiare le cose. Hai bisogno di conoscere il Chi. Non ti rivolgi al problema per trovare la soluzione. Devi spostarti dal problema alla soluzione. E la nostra soluzione ? Ges?. Dobbiamo chiederci: crediamo che ci? che Ges? fece fu sufficiente?
Troppo spesso permettiamo al nemico di ingannarci spingendoci a credere che la nostra situazione sia unica o che la nostra sofferenza sia troppo grande per Dio. Pensiamo: Il mio ? un caso eccezionale e va quindi affrontato in modo particolare. Raccogliamo quindi tutte le informazioni e ricapitoliamo la nostra storia nel tentativo di capire perch? ? successa una determinata cosa. Ma sapere perch? non significa necessariamente che riusciremo a dare un senso a quel che ? successo.

Dimentica

La nostra ?amica?, la donna di Isaia 52:1-2, rappresenta Israele quando fu condotto in cattivit? per aver dimenticato Dio. Il popolo si era dato a ogni genere di idolatria, aveva infranto ogni comandamento dato dal Signore ed era divenuto superbo e arrogante (Isaia 14:1).
Gli israeliti in cattivit? si sentivano disperati e abbandonati a s? stessi. Temevano che Dio li avrebbe lasciati in schiavit?. La colpa li opprimeva a tal punto che dubitavano che Dio avrebbe mai potuto perdonare la loro iniquit?. Osservando i cittadini babilonesi e la terra straniera di cui erano prigionieri, non riuscivano a far altro che ricordare ci? che era stato. Avevano costantemente davanti a s? i propri fallimenti.
Ma Dio si rivolse agli israeliti durante la cattivit? e li consol? mostrando loro un?immagine differente, un?immagine di speranza. Voleva che si sforzassero di credere che li avrebbe ristabiliti ancora una volta. Li esort? a dimenticare i fallimenti e le infedelt? del passato.

?Non temere, perch? tu non sarai pi? confusa; non avere vergogna, perch? non dovrai pi? arrossire; ma dimenticherai la vergogna della tua giovinezza, non ricorderai pi? l?infamia della tua vedovanza? (Isaia 54:4).
Dio non disse: ?Voglio che ricordi la tua vergogna e impari da essa?. Disse: ?Dimenticala, perch? io l?ho dimenticata?. Si rivolse alle loro paure, ammonendoli: ?Non temete. Non vi lascer? svergognati, disonorati, umiliati. Non mi ricorder? del vostro passato, ma non permettete che lo faccia qualcun altro. Dimenticatelo?. In sostanza stava dicendo loro: ?Un tempo eravate in quel modo, ma ora vi ho resi nuovi e presto sarete cos?!?

Pi? di quel che ci aspettiamo

?Ecco, io sto per fare una cosa nuova; essa sta per germogliare; non la riconoscerete? S?, io aprir? una strada nel deserto, far? scorrere dei fiumi nella steppa? (Isaia 43:19).

A Dio piace trasformare i deserti in fertili pianure. Ha un piano per irrigare la nostra terra arida. ? un piano che conosce lui, non noi.
Chi si guarda indietro dice: ?Domani sar? come oggi perch? oggi era come ieri?. Ma non ? cos? che Dio vede le cose. Egli sa bene che la natura umana lotta contro la paura, perci? ci incoraggia.

?Infatti io so i pensieri che medito per voi, dice il Signore: pensieri di pace e non di male, per darvi un avvenire e una speranza? (Geremia 29:11).

Nota che Dio non illustra il suo piano e non dice nemmeno: ?Sarete informati del mio piano?. Si limita ad assicurarci che conosce il piano e che esso ? buono.
Ovviamente ci piacerebbe conoscerne i dettagli. Vorremmo sapere quando, dove, come e con chi. Sono dell?idea che se anche ci riferisse i particolari del piano, noi continueremmo a chiedere perch?. Ma Dio non fornisce dettagli e ci offre l?opportunit? di confidare in lui.
Ci sentiamo sopraffatti se tentiamo di comprendere tutti questi elementi. Non possiamo farlo. Non possediamo le informazioni necessarie. E anche quando pensiamo di aver afferrato il piano, Dio non fa mai ci? che ci aspettiamo. Fa di pi?.

?Or a colui che pu?, mediante la potenza che opera in noi, fare infinitamente di pi? di quel che domandiamo o pensiamo? (Efesini 3:20).

Osa credere quando non riesci a vedere o a comprendere. Decidi di confidare in Dio piuttosto che rimuginare le tue paure. ? la forza potente che distingue i credenti dai non credenti. La conoscenza completa non richiede fede. Dio ci sfida a confidare semplicemente in lui e nella sua Parola.
Mio marito, John, dice sempre questa verit?: ?C?? soltanto una persona che pu? sottrarti alla volont? di Dio e quella persona sei tu!? Non c?? uomo, donna, ministro, ministero, genitore, coniuge o amico che possa farlo. Soltanto tu puoi farlo. Quando decidi di agire in accordo con la volont? e il piano di Dio per la tua vita, le opinioni degli uomini, delle donne, delle organizzazioni e dei diavoli non hanno pi? alcuna importanza. Non importa quante volte hanno fallito coloro che ti circondano. Non importa quante volte hai fallito tu stessa. Dio non ha fallito mai.
?Che diremo dunque riguardo a queste cose? Se Dio ? per noi chi sar? contro di noi?? (Romani 8:31). Il piano di Dio trionfer?, a meno che non sia tu stessa a scegliere di non credere.
Se nessuno pu? sottrarti alla volont? di Dio, allora ? anche vero che soltanto tu puoi sottometterti a essa. ? una scelta che devi fare tu.

La scelta ? tua

L?elemento pi? straordinario del nostro brano di riferimento (Isaia 52:1-2) ? che la libert? della prigioniera dipendeva completamente dal passaggio all?azione della donna, non di Dio. Fu la sua reazione alla direttiva di Dio a determinarne il destino. Dio le aveva gi? provveduto tutto ci? di cui aveva bisogno per ottenere la libert?, ma ella doveva agire sulla base del messaggio. Doveva essere completato dalla fede. A quel punto stava a lei scegliere: credere o restare in schiavit?.
Spesso scarichiamo la responsabilit? sugli altri. Vogliamo che ci aiutino. Ci rivolgiamo a familiari, amici o ministeri, pensando che se soltanto riuscissimo ad avvicinarci abbastanza a loro, saremmo finalmente liberi. Ma capita invece che, pi? ci avviciniamo, pi? difetti notiamo. Ci rendiamo allora conto che anch?essi sono soltanto esseri umani che devono dipendere da Dio. Cadono dai piedistalli sui quali non avremmo mai dovuto porli. E la fine del mito ci lascia spesso disillusi.
Dio lo permette per una ragione. Vuole che consideriamo il messaggio, non il messaggero. Vuole ricevere tutta la gloria per ci? che compie nella nostra vita. Noi abbiamo il privilegio di collaborare con lui in questo processo. Egli addestra le nostre mani al combattimento e le nostre dita alla battaglia (Salmo 144:1).
Quando decidiamo di seguire Dio e ci? che ha preparato per noi, tutto l?inferno trema. ? allora che il nemico scatena il suo furioso attacco di scoraggiamento. Cerca continuamente di farci voltare, mettendoci sotto gli occhi fallimenti e paure del nostro passato. E noi, scoraggiati, scambiamo spesso la resistenza del nemico come un rifiuto da parte di Dio di venire in nostro aiuto.
Ma Dio non ci rifiuta il suo aiuto. Ci sta semplicemente aspettando. Decidi oggi stesso di non tollerare pi? la schiavit?. Non vivere al di sotto di ci? che la morte di Ges? ti ha provveduto. Sei destinato a regnare con lui. Scegli la sua vita.
Mi sono sentita spinta a chiudere questo capitolo con alcune parole di incoraggiamento tratte dal mio diario. Sono parole destinate originariamente a me stessa, ma al termine troverai i riferimenti biblici che ti permetteranno di applicarle alla tua vita. Dio non contraddice mai la sua parola. ? qualcosa che Dio mi ha dato in preghiera. Lascia che ti infonda speranza.

Estratto dal mio diario*

So che ti senti vuota e arida, figlia mia, e sono io che lo permetto. Sto rimovendo le ultime vestigia del tuo passato, ma non fare ritorno all?anima. Resta nello spirito. Scaturisci, o pozzo! Fai scaturire quel pozzo. Chiedimi la pioggia. Chiedimi l?acqua che ristora. Sei sulla soglia e hai bisogno della mia forza per varcarla. Adora e loda alla mia presenza. Fai tacere la tua mente. In questo sar? la tua forza e il tuo ristoro.
Non pianificare, non premeditare, ma sappi che render? confusi e svergognati coloro che si ergono contro di te. Soltanto non temere e non permettere al terrore di insinuarsi come un tempo, ma cingiti di amore e di lode. Fai attenzione a ci? che ascolti e a ci? che dici perch? il nemico brama seminare zizzanie di contesa. Sii di poche parole, perch? avrai ben poco da dire finch? non ti riempir? la bocca, ma ben presto strariperai.

Prima di continuare, eleva con me una preghiera:

Dio, decido oggi di temerti e di onorarti al di sopra dei miei fallimenti passati e di tutto ci? che tenta di scoraggiarmi o di distrarmi.

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* Versetti collegati all?estratto dal diario: Numeri 21:17, Salmo 35:4, 138:2 e 141:3, Isaia 52:9, Geremia 1:17-19, Matteo 13:36-43, Giovanni 4:13-14, 1 Giovanni 4:18.
Bandella

Sei stanca della tua vita caotica, frenetica e snervante?

La vita di Lisa Bevere era un turbine di agitazione finch? non scopr? che ogni qualvolta si ostinava a volere mantenere il controllo, tutto finiva in un disastro.
Ho perso il controllo? e mi piace! descrive il suo passaggio dal controllo ansioso e frenetico della propria vita a un porto di pace e riposo sotto il controllo di Dio.
Queste pagine ti mostreranno come cedere la tua vita ? marito, figli, finanze, lavoro e ministero ? a Dio. Stringi talmente le redini che Dio non pu? operare nella tua vita? Rinuncia al controllo e scopri la libert? e la pace che Dio ha in serbo per te.

Non importa quante volte hanno fallito coloro che ti circondano.
Non importa quante volte hai fallito tu stessa.
Dio non ha fallito mai.

Lisa Bevere ? una scrittrice di fama internazionale e un?apprezzata oratrice. Insieme con il marito John, anch?egli scrittore rinomato, ha fondato nel 1990 l?organizzazione John Bevere Ministries. Il ministero si ? sviluppato grandemente nel corso degli anni e tra le sue molteplici attivit? evangelistiche spicca la produzione di un programma televisivo settimanale, The Messenger, diffuso in 214 nazioni. I loro libri sono pubblicati in italiano dall?Editrice Uomini Nuovi.
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Comments and reviews

isabella mancini  (03.06.2018)

Potente il messaggio. Prestato da un'amica. Ma è ancora in ristampa ed introvabile. In paziente attesa.


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Lisa Bevere
Lisa Bevere

Lisa Bevere è autrice di bestseller del New York Times e i suoi insegnamenti ferventi e genuini intrecciano profonde verità bibliche ed applicazioni pratiche.
Tra i suoi libri ricordiamo Without Rival, Fight Like a Girl (in italiano Combatti come una ragazza), Lioness Arising (in italiano La leonessa si sveglia), e Girls with Swords.

Lisa e suo marito John, anche lui insegnante e autore di bestseller, sono i fondatori di Messenger International, un'organizzazione impegnata nello sviluppo senza compromessi di discepoli di Cristo che cambiano il mondo.

Quando Lisa non è in viaggio per il mondo, vive in Colorado con i suoi quattro figli, nuore e nipoti.


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