Combatti come una ragazza - La potenza dell'essere donna
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Combatti come una ragazza - La potenza dell'essere donna

 
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Chi ha detto che sia sbagliato battersi come una ragazza?Le attuali immagini distorte concernenti i ruoli di genere creano confusione riguardo a come una donna dovrebbe definirsi. Come può una donna sentirsi a proprio agio con la propria femminilità quando la società vuole costantemente stabilire che cosa lei può e dovrebbe essere? Come possiamo distinguere tra l'autentica idea di femminilità di Dio e le idee dell'uomo al riguardo?L'autrice ci invita con urgenza ad accettare le differenze tra i sessi, invece di tentare di sradicarle. Viviamo in una cultura in cui donne e uomini vengono incoraggiati a spostarsi verso il centro e ad allontanarsi dalle caratteristiche che distinguono il sesso femminile da quello maschile. Invece di adattarsi a uno scomodo modello maschile le donne hanno bisogno di afferrare la potenza stabilita da Dio e lasciare il loro segno unico e assolutamente necessario nella società, nel mondo e nella chiesa.• Scopri come abbracciare pienamente la femminilità concepita da Dio• Qualsiasi sia la tua età, impara a combattere come una ragazza• Scopri l'autentico potenziale di una donna e la soddisfazione che ne deriva
ISBN: 9788880773504
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Product Code: 9788880773504
Weight: 0,270kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Sample chapter

Ti batti come una femminuccia!

Ehi, ma ti batti come una femminuccia! Ovviamente questa frase è di solito intesa come un insulto. Che la dica un maschio a un altro maschio, un ragazzo a una ragazza o una donna a un uomo, non è intesa come un complimento. No, viene lanciata come reazione a un pugno privo di forza, a un graffio o anche a un colpo basso. Perché, allora, dovrei incoraggiare qualcuno a battersi come una ragazza? Prima di tutto, un insulto a uomini o ragazzi non dovrebbe essere sempre considerato tale dalle donne. Le ragazze dovrebbero battersi da ragazze, ma per qualche strana ragione la maggior parte di noi si sente piuttosto dire che combatte come un uomo. Sarà forse perché le ragazze hanno sviluppato l’abitudine di lottare sporco?
Prima di iniziare sappi che non voglio che mi consideri una femminuccia che sostiene che bisognerebbe frustare la gente con nastrini rosa. Non è così. Mi piace praticare il surf, lo sci e cacciare, tutto in quest’ordine. Vivo con cinque maschi intorno, mio marito e quattro figli, e viaggio per il mondo, spesso da sola. Sono sopravvissuta al cancro, sono madre e moglie, ma sono stata prima di tutto una figlia. Non intendo asserire che dobbiamo mostrarci meno di quello che siamo o fingere di essere qualcosa che non siamo. Penso che dovremmo chiederci perché sia un insulto dire a qualcuno che si batte come una femminuccia. Anzi, ancora meglio, voglio che ragazze e donne considerino come un complimento quando viene loro detto che si battono come ragazze.
In realtà potremmo anche aver dimenticato che cosa significhi combattere come una ragazza. Abbiamo tentato così a lungo di batterci come uomini e quando non funzionava siamo ricorse a qualche colpo basso o addirittura all’inganno! Altre si sono semplicemente sottratte ai conflitti che infuriavano intorno a loro pensando che fosse il modo giusto di reagire per una donna. Altre ancora hanno dimenticato che ciò che viene visto come debolezza in un genere rappresenta spesso un punto di forza nell’altro. Voglio dire: colpire duro come un uomo non dovrebbe sempre essere considerato sbagliato?
I ragazzi si guadagnano il rispetto degli altri quando si battono come ragazzi. Sono considerati forti e coraggiosi quando si battono per qualcosa di importante per i maschi. Sono ammirati se tengono testa ai bulli, se proteggono i più piccoli, se difendono l’onore della propria famiglia. è quando i ragazzi non si battono per ciò che è giusto che vengono scherniti e insultati. “Femminuccia!” e “Mammone!” potrebbero essere i termini che fioccano su un ragazzo che non si è dimostrato all’altezza dell’idea di maschio che hanno gli altri. Questa dinamica non cambia con l’età. Uomini che si battono e reagiscono come donne sono considerati deboli o effeminati. Uomini e ragazzi dovrebbero battersi con la potenza e la forza in loro connaturate. Gli uomini sono fisicamente più forti e perciò hanno la meglio quando si viene allo scontro fisico. Ma alla luce di ciò, qual è la forza di una donna? Differenti questioni e conflitti provocano l’ira di un uomo. Che cosa esaspera una donna? E come sarebbe combattere come una ragazza se venisse fatto nel modo giusto?

Donne e battaglia

Prima di approfondire e rispondere alla domanda, dovresti chiederti se sia opportuno che le donne si lascino coinvolgere nei conflitti. Per rispondere è necessario tornare al motivo per cui esistiamo. Le donne non sono state concepite per la battaglia, ma per la vita, il nutrimento e la relazione. Forse è per questo che non reggiamo bene il conflitto. Ma allora è sbagliato per le donne battersi? No, non più di quanto lo sia per gli uomini. Non siamo stati creati per distruggere, ma per la crescita, l’ordine e la coltivazione. E verrà il giorno in cui le armi saranno deposte in favore di questo mandato. La Bibbia afferma che le spade saranno trasformate in vomeri d’aratro (Isaia 2:4). Poi uomini e donne ritorneranno alla loro posizione e alla loro dinamica relazionale originarie. Ma in questo momento c’è un problema, c’è un nemico, c’è una battaglia in corso.
Adamo ed Eva avevano in origine quel privilegio e quella responsabilità che un giorno saranno ristabiliti. La terra era stata loro affidata nella sua interezza. Avevano a disposizione ogni risorsa per garantire la crescita e l’ordine affinché ogni creatura vivente prosperasse. Con la caduta tutto cambiò; il dominio divenne dominazione, la moltiplicazione divenne divisione e l’ordine mutò nel caos. Il decadimento subentrò al rigoglio e le piante portatrici di frutto e gli alberi dovettero vedersela con spine e cardi. Semi portatori di vita dovettero combattere per farsi spazio in terreni pieni di erbacce e foglie morte. Ancor prima, però, che questo sconvolgimento avesse luogo sulla terra, l’ultimo essere vivente creato divenne il primo nel conflitto. La strada per la battaglia era stata preparata.

“Io porrò inimicizia fra te e la donna e fra la tua progenie e la progenie di lei” (Genesi 3:15a).

Per comprendere appieno la portata e il peso di questa lotta dobbiamo prima di tutto definire il termine inimicizia. Ogni volta che leggevo questo versetto ero solita sostituirlo con ostilità o odio. Voglio dire, non è che nelle conversazioni di tutti i giorni usiamo il termine inimicizia. Ma il problema delle mie sostituzioni era che, per quanto simili, le parole da me scelte non erano abbastanza dure. Il dizionario biblico Unger definisce l’inimicizia come “odio profondamente radicato e ostilità inconciliabile”. Non confondere l’inimicizia con l’espressione “differenze inconciliabili” che siamo soliti sentire nelle procedure di divorzio. Si tratta di “ostilità inconciliabili”. Si tratta di un odio così profondo che non soltanto è destinato a perpetuarsi, ma anche ad acuirsi e a espandersi senza fine. Potremmo tradurlo in termini matematici immaginando un singolo punto da cui si dipartono due raggi. Uno va verso occidente e l’altro verso oriente. Seguono direzioni diametralmente opposte e non avranno mai la possibilità di incontrarsi. Non seguono la curva della terra, ma il percorso lineare del tempo. Questo significa che la polarità dell’ostilità perpetua cresce con il passare del tempo a mano a mano che entrambe le parti si espandono e si moltiplicano in portata e numero. Generazione dopo generazione l’ostilità cresce.
Inimicizia è una parola talmente intensa che viene usata soltanto otto volte nella Bibbia. Dopo essere stata introdotta nella Genesi, l’inimicizia allunga il suo braccio oscuro per racchiudere e vessare la progenie della donna. La sua influenza si estende fino al libro dell’Apocalisse.

“Allora il dragone s’infuriò contro la donna e andò a far guerra a quelli che restano della discendenza di lei che osservano i comandamenti di Dio e custodiscono la testimonianza di Gesù” (Apocalisse 12:17).

Chi conduce questa guerra senza fine contro Eva, le sue figlie e ogni vita umana passata attraverso il suo ventre? Un serpente, il principe delle potenze dell’aria. La guerra iniziata da un serpente astuto adesso coinvolge il grande dragone e tutti i suoi seguaci (vedi Genesi 3:15 e Giovanni 8:44). Nel giardino brandì abilmente la sua arma dell’inganno e riuscì a rubare il dominio della terra ai due che erano uno.
Allo scopo di vincere, il nemico doveva dividere. Lo fece conquistandosi l’appoggio della donna. Per far sì che Adamo rinunciasse alla sua posizione, doveva ricorrere a qualcosa di più dell’inganno. Ricorse allora alla potente influenza della donna. Senza la sua influenza è probabile che l’uomo non avrebbe dato ascolto al consiglio del serpente. Si arrese alla voce di sua moglie. La osservò mangiare e quando sembrò che nulla fosse cambiato allungò la mano e prese il frutto da Eva.

“Prese del frutto, ne mangiò e ne diede anche a suo marito, che era con lei, ed egli ne mangiò” (Genesi 3:6b).

Credo che agli albori della creazione la bellezza e l’influenza di Eva fossero talmente profonde da essere irresistibili. Il mondo perfetto con la donna perfetta conteneva un avversario perfetto. Adamo non era stato incaricato di custodire l’albero?
Perché la splendida Eva, madre di tutti gli esseri viventi, usò la sua abilità per influenzare suo marito a danno di entrambi? Credo che si possa affermare che non sapeva quello che stava facendo. Pensava ovviamente di avergli dato un buon consiglio. Ma non siamo mai davvero saggi quando agiamo al di fuori della saggezza di Dio. Che cosa aveva offerto il tentatore per indurli a rischiare così tanto?

“La donna osservò che l’albero era buono per nutrirsi, che era bello da vedere e che l’albero era desiderabile per acquistare conoscenza” (Genesi 3:6a).

Sono certa che molti alberi nel giardino erano buoni per nutrirsi e belli da vedere. Ma un albero i cui frutti avevano il potere di elevare qualcuno allo stato di Dio era tutta un’altra cosa. Eva pensò che ci fosse qualcosa di più oltre a quello che le era già stato dato. Trovo soprendente che abbia tentato di afferrare qualcosa che non poteva avere, cioè l’uguaglianza con Dio, e nel farlo abbia perduto qualcosa che già aveva, cioè il potenziale di acquisire saggezza. Inoltre il serpente fece leva sul desiderio di Adamo ed Eva di essere come Dio al di fuori della sua sfera di influenza e autorità. L’uomo e la donna volevano assumere un ruolo che non spettava loro. Molto tempo dopo la progenie di Eva, Gesù, avrebbe ribaltato la loro follia.

“Il quale, pur essendo in forma di Dio, non considerò l’essere uguale a Dio qualcosa a cui aggrapparsi gelosamente” (Filippesi 2:6).

Erano stati creati a immagine di Dio, ma non uguali a lui. L’immagine di qualcosa è un riflesso, non una rappresentazione completa. Mediante la sua retorica ingannevole, il serpente li indusse a credere che avrebbero ottenuto qualcosa, mentre in realtà persero entrambi. Non li illuminò; ne ottenebrò invece la mente e loro credettero che fosse saggezza. Il serpente non aveva intenzione di fare amicizia con loro; voleva togliere loro ogni potere e autorità. Essendogli già stata negata la sua posizione, ambiva alla loro. Troppo spesso di fronte all’inganno dimentichiamo chi siamo e chi sono i nostri veri alleati.

Scopo perduto, posti perduti

Spesso perdiamo ciò che abbiamo perché dimentichiamo il motivo per cui ci è stato dato. Adamo ed Eva dimenticarono il loro scopo e persero il loro posto. Sapevano di essere stati creati per il dominio, ma si erano dimenticati perché. Cercando di afferrare ciò che avevano perduto cominciarono a misurare le proprie forze e usarono il loro dominio l’uno contro l’altro piuttosto che l’uno per l’altro. In sostanza la caduta dell’uomo diede origine alla battaglia fra i sessi. Così cominciò la lotta.
Abbiamo imparato qualcosa in tutti questi anni di sofferenza? Quanti genitori hanno perso l’affetto dei figli perché hanno dimenticato il motivo per cui li avevano concepiti? Non è mai stato per controllarli, ma per provvedere loro un ambiente in cui potessero prosperare. Quante coppie hanno perso il matrimonio perché hanno dimenticato il motivo per cui stavano insieme? Combattono l’uno contro l’altro invece che per il loro amore. Lottiamo con gli altri per afferrare il loro ruolo perché abbiamo perso di vista il nostro? Perdiamo sempre quando cerchiamo di prendere ad altri qualcosa che non sta a loro darci. Perché non ci accontentiamo di vivere con l’autorità e la posizione che ci sono state affidate?
La posizione dell’uomo non può essergli tolta e lui non può darla via. Lo stesso vale per il ruolo della donna, che non può esserle tolto dall’uomo e al quale lei non può rinunciare. I due devono stare insieme mantenendo i rispettivi ruoli. Non dovremmo mai cedere a qualcun altro ciò che ci è stato dato in custodia. L’uomo e la donna diedero via ciò che era stato affidato loro affinché lo proteggessero e lo amministrassero nel giardino dell’Eden. In tutto questo tempo abbiamo cercato di far ritorno all’Eden, il paradiso di Dio, dove la sua creazione prospera di nuovo. Questo giardino un tempo rigoglioso è ormai scomparso, ma i semi della verità e i principi rimangono. Bramiamo la restaurazione del nostro paradiso perduto. Era un modello, un’ombra del nuovo che alla fine sperimenteremo. Nello Spirito, Gesù Cristo, la progenie di Eva, ci ha assicurato questa vittoria.

“Questa progenie ti schiaccerà il capo e tu le ferirai il calcagno” (Genesi 3:15b).

Dov’è allora questo ribaltamento? Dov’è la prova della sconfitta del nemico? Quando vedremo svanire le tenebre e l’oppressione? Quando i figli di Eva cominceranno a godere la vittoria ottenuta dalla sua progenie? Credo che cominceremo ad assistere a una svolta quando smetteremo di fare un cattivo uso del nostro potere e della nostra autorità. Che cosa accadrebbe se le donne usassero il loro discernimento e la loro influenza per guarire e nutrire? Che cosa accadrebbe se gli uomini usassero la loro forza per perseguire verità e giustizia? Che cosa accadrebbe se gli uomini lottassero da uomini? Che cosa accadrebbe se le donne riuscissero davvero a battersi come ragazze? Vinceremmo tutti.
Gli uomini otterrebbero il rispetto che hanno perduto e le donne recupererebbero la potenza dell’amore. Sappi che ciò che è stato perso è in via di restaurazione. Il modo in cui le cose sono adesso sta lasciando il posto al modo in cui dovrebbero essere. Afferra con me questa verità. Donne, lasciate che queste parole vi parlino e potrete di nuovo essere tutto ciò per cui siete state create.

“Il Signore dà un ordine: le messaggere di vittoria appaiono in grande schiera. I re degli eserciti fuggono, fuggono, e quelle che stavano in casa si dividono il bottino” (Salmo 68:11-12).

Dio annuncia la vittoria ed è ora che le figlie proclamino con gioia la verità di ciò che è stato conquistato. è un trionfo troppo esteso perché una sola voce possa celebrarlo. Abbiamo bisogno della voce di molte che gridino all’unisono. La menzogna è stata di vasta portata, ma la verità è più potente. Se proclameremo la verità, i re e gli eserciti del nemico fuggiranno. E quando saranno andati via ritroveremo i tesori e le ricchezze da lungo tempo smarriti.


Completamente libera, completamente di Dio

“Cristo ci ha liberati perché fossimo liberi; state dunque saldi e non vi lasciate porre di nuovo sotto il giogo della schiavitù” (Galati 5:1).

Dio è un Dio di libertà. La libertà è una sua grande idea. Vuole che tu sia completamente libera affinché tu possa essere completamente sua. Nel corso degli anni mi sono resa conto che a Dio piace porci in situazioni e posizioni che hanno il potenziale di mettere a dura prova le nostre aree di schiavitù. Credo che gli piaccia vedere i suoi figli in situazioni disagevoli e al di fuori del loro controllo. Forse dal suo punto di vista non è molto diverso da quando io osservo i miei figli dibattersi tra le onde.
è importante che tu capisca che ero fondamentalmente una persona molto paurosa. Persino scrivere un libro che accennava al conflitto mi avrebbe messo paura. Ma poi venne il momento in cui il mio desiderio di sentirmi al sicuro fu surclassato dal desiderio di essere libera. Siamo arrivati? A me accadde quando vidi le mie paure riflesse nei miei figli. Se si fosse trattato soltanto di me onestamente non so se sarei cambiata. Sarebbe stato per molti versi più facile se l’avessi tenuto nascosto.
Un esempio calzante: all’ultimo anno di scuola superiore dovevo scegliere se fare un discorso o partecipare ad un dibattito al fine di ottenere il diploma. Nessuna prospettiva avrebbe potuto spaventarmi di più. Mi terrorizzava l’idea di stare davanti a un pubblico. Avevo perso un occhio a causa di una forma di cancro chiamata retinoblastoma quando avevo cinque anni. La mia vita cambiò da un giorno all’altro. Da fiduciosa ed estroversa qual ero divenni burbera e introversa. Controllavo se cercavano di capire in quale occhio dovessero guardare quando mi parlavano. A scuola gli insulti presero il posto dei complimenti. Fui soprannominata “guercia” e “ciclope”. Mi atteggiavo da dura nel tentativo di lasciar intendere che le loro parole mi facevano un baffo. Ignoravo i commenti e mantenevo la calma finché non ritornavo a casa; allora piangevo inconsolabilmente nella mia camera. Perché non potevo essere come tutti gli altri?
E adesso mi si chiedeva di andare davanti a tutta la classe e tenere un discorso. Del dibattito non se ne parlava proprio. Non riuscivo proprio a immaginarmi di poter prevalere in una discussione di gruppo. Sopportai le prime settimane di corso, poi giunse il momento dei discorsi. Mi preparai, ma che importanza aveva? Quando giunse il giorno designato non riuscii a parlare. L’insegnante mi diede l’opportunità di uscire dalla classe per ritentare più tardi, ma fu inutile. Guardavo i miei compagni di classe e non mi usciva una parola. Mi scusai e mi precipitai nell’ufficio dell’orientatore scolastico. Gli spiegai la mia incapacità di completare con successo un discorso di fronte alla classe. Come avrei potuto ottenere la sufficienza, per non parlare di un giudizio più alto? Ero andicappata, dopotutto! L’orientatore fu sorprendentemente comprensivo. Mi fece alcune domande, tra cui: “Hai in mente di fare qualcosa nella tua vita che richieda il parlare in publico?” Assolutamente no! Gli assi-curai che non avevo alcuna intenzione di parlare a più di due persone per il resto della mia vita.
“Allora ti suggerisco di scegliere un altro corso di lettere e ti esonereremo dall’obbligo di tenere un discorso”. Non riuscivo a credere alle mie orecchie.
In quel preciso istante mi iscrissi a un corso su Kurt Vonnegut.
Poiché l’orientatore era così comprensivo sottoposi alla sua attenzione un altro corso che mi poneva grossi problemi: dattilografia. Era praticamente impossibile per me riuscire a battere più di venticinque parole al minuto. Mi ascoltò pazientemente mentre gli esponevo la situazione.

“Credo di poterti esonerare anche dal corso di dattilografia. Al college potrai sempre farti battere le tesine da qualcuno a pagamento”.
Ero entusiasta! Uscii da quell’ufficio come se mi fosse stato tolto un peso enorme dalle spalle. Raccolsi la mia roba nella classe dove avrei dovuto tenere il discorso e consegnai la nota dell’orientatore al nuovo insegnante, dicendogli che avrei seguito il corso su Vonnegut. Invece di seguire le lezioni di dattilografia, studiavo per gli altri corsi. La vita mi sorrideva. Ma Dio in cielo stava sicuramente ghignando. Me lo immagino che si volta verso gli angeli e dice: “Povera Lisa. Beh, lasciamole un po’ di tempo. Capisco che è troppo terrorizzata per stare davanti a dodici compagni di classe. Aspettiamo un po’ e poi facciamola spaventare veramente facendola stare davanti a centinaia e poi migliaia di persone e mettiamoci dentro pure la televisione tanto per spingerla completamente al limite. Dice che non vuole battere a macchina. Dice che è troppo difficile per lei. Beh, fa bene a riposare adesso, perché dovrà farlo per il resto della sua vita”.
I due corsi che abbandonai in quell’anno di scuola superiore riguardavano abilità che oggi mi impegnano su base regolare. Perché vedi, orientatori, insegnanti e varie organizzazioni saranno d’accordo nel considerarti andicappata, ma Dio non lo farà mai.
Egli ama darti l’opportunità di affrontare ciò che temi, perché quando affronti ciò che temi diventi impavida.
Dove sono le impavide figlie pronte a battersi come ragazze?
Mentre leggerai queste pagine tieni aperto il cuore. Credi di essere una di quelle voci, una di quelle figlie dell’Altissimo che impareranno a combattere come una ragazza. è tempo di riprenderci ciò che il serpente ci ha sottratto, di indossare i tacchi alti e di spiaccicargli la testa.




Padre celeste,

voglio camminare nella verità e nella luce. Voglio rivelarmi come la donna che tu hai creato. Perdonami per essermi nascosta dietro una facciata mascolina. Credo che in definitiva ci sia molta più potenza nella mia rivelazione come donna. Spirito Santo, fa’ ciò che vuoi nella mia vita. Voglio combattere le mie battaglie al massimo della potenza. Non mi ritirerò impaurita, ma accamperò impavida i miei diritti per combattere tutto ciò che si oppone al mio onore, al mio Signore e alla mia famiglia. Amen.
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Lisa Bevere
Lisa Bevere

Lisa Bevere è autrice di bestseller del New York Times e i suoi insegnamenti ferventi e genuini intrecciano profonde verità bibliche ed applicazioni pratiche.
Tra i suoi libri ricordiamo Without Rival, Fight Like a Girl (in italiano Combatti come una ragazza), Lioness Arising (in italiano La leonessa si sveglia), e Girls with Swords.

Lisa e suo marito John, anche lui insegnante e autore di bestseller, sono i fondatori di Messenger International, un'organizzazione impegnata nello sviluppo senza compromessi di discepoli di Cristo che cambiano il mondo.

Quando Lisa non è in viaggio per il mondo, vive in Colorado con i suoi quattro figli, nuore e nipoti.


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