Questo testo di Carmine Napolitano, al quale va la mia più viva gratitudine, non vuole essere l'erezione di un monumento a Giuseppe Petrelli, bensì la proposta rinnovata di una voce che ancora si può ascoltare all'interno della movimentistica pentecostale, entro la quale potrebbe svolgere una funzione di coagulo dialogico e non per la messa a punto di una improbabile teologia petrelliana, bensì per il recupero di una ricerca libera a partire dalla voce di un testimone del quale si può dire, e senza alcuna retorica agiografica:
"benché morto, parla ancora" (Ebrei 11:4d).
Tutto quello che si può dire di Giuseppe Petrelli si riassume nell'essere egli stato un autentico "testimonium Christi".
Avvalersi delle sue pagine è il modo più efficace per onorarne la memoria.
(Mario Affuso)