Ho trovato il mio destino
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L'avvincente testimonianza di interventi miracolosi, coincidenze straordinarie, passi di fede e risposte alla preghiera oltre ogni aspettativa. L'autore racconta come Dio ha trasformato i problemi in motivo di gloria...
ISBN: 9788880770961
Producer: Editrice Uomini Nuovi
Product Code: 9788880770961
Weight: 0,160kg
Binding: Brossura
Language: Italian

Sample chapter

Capitolo 1

Nato di nuovo a Gothenburg

“Alleluia!”
Il telefono quasi vibrava mentre il mio amico mi urlava quell’esclamazione nell’apparecchio. Mi aveva posto alcune domande alle quali avevo risposto affermativamente. Le domande erano:
“Credi in Gesù nel tuo cuore?”
“Sei pronto a dichiarare con la tua bocca che Gesù è il tuo Signore?”
“Sei sinceramente disposto ad appartenere a lui e a seguirlo?”
“Hai consacrato a lui la tua vita?”
Mi aveva inoltre letto alcuni versetti della Bibbia e io avevo apertamente dichiarato di fronte a lui e a Dio di credere in Gesù Cristo. Quell’alleluia! attraverso il telefono aveva qualcosa di sconcertante. Era soltanto il mio amico Axel che parlava, ma c’era qualcuno ben più autorevole dietro la sua voce che mi chiedeva se ero pronto ad appartenergli e a seguirlo.
Stavo seduto nella mia poltrona: un vero novizio, completamente digiuno dei primi elementi della vita cristiana, e tuttavia con una pace nel cuore e una certezza che non avevo mai conosciuto prima. Non avevo soltanto accettato il cristianesimo come mia religione, ma io personalmente ero stato salvato e rigenerato. Proprio io che provavo disgusto a udire il termine “salvato” e prendevo in giro i miei compagni di classe che leggevano la Bibbia e credevano in Cristo. Che cosa mi era successo?
La mia infanzia a Gothenburg, sulla costa occidentale della Svezia, era stata assolutamente normale. La nostra era una semplice, ma solida famiglia di operai. Non c’erano mai litigi, né problemi di alcol, né mancanza d’amore. Quando penso a quei giorni, negli anni ’50 e ’60, mi vengono alla mente solo ricordi felici.
Quando arrivavo a casa da scuola, mia madre era sempre presente, allegra e sorridente. Mio padre lavorava alla manutenzione delle linee tranviarie di Gothenburg. Rientrava puntualmente a casa dal lavoro, posava il berretto dell’uniforme sull’attaccapanni e dopo essersi lavato le mani si sedeva a tavola per la cena. Dopo aver cenato, spariva nel garage, per ricomparire in tempo per guardare il telegiornale delle ore 21. Mio padre non parlava molto, ma leggeva parecchio e per me rappresentava sempre fermezza e sicurezza.
Non eravamo abbonati a nessun quotidiano, ma leggevamo il Gothenburg Post e The Work (Il lavoro) che mio padre riceveva tramite il sindacato. Inoltre leggevamo il Reader’s Digest e un settimanale per la famiglia. La gran parte delle nostre letture era quanto di meglio offriva la stampa di sinistra e votare per qualsiasi altro partito diverso dai socialdemocratici era una cosa impensabile in casa nostra.
Dalla metà degli anni ’60 la società svedese incominciò a diventare sempre più radicalizzata. Persino la mia scuola a Gothenburg non sfuggì a questa tendenza e l’atmosfera di fiducia si trasformò in qualcosa di appannato che ispirava la ribellione.
Nel periodo in cui frequentavo le scuole superiori i sindacati nazionali degli impiegati proclamarono un grande sciopero e noi studenti prendemmo un treno speciale per Stoccolma dove ci unimmo alla marcia di protesta.
La guerra nel Vietnam incominciava a gettare le sue ombre sulla Svezia in quei giorni e le dimostrazioni aumentavano. Moltissimi giovani amanti dei Beatles e dei Rolling Stones improvvisamente erano diventati radicali. Sognavano la grande rivoluzione che avrebbe risolto tutti i problemi del mondo. Una nave cinese carica di esponenti della rivoluzione culturale e cosparsa di frasi scritte in rosso sangue si presentò nel porto di Gothenburg. Io stesso andai in bicicletta dai sobborghi della città, dove abitavamo, fino in centro alla libreria marxista per acquistare il libretto rosso di Mao Tse tung.
Le celebrazioni del Primo Maggio presero il posto dei moti rivoluzionari e soltanto poche persone impegnate frequentavano le classi di cultura marxista, le “classi rosse”, che venivano aperte in varie parti della città. La gran maggioranza dei giovani preferiva frequentare il centro di divertimenti o le discoteche, che incominciavano a sorgere.
Tramite l’influenza dei Beatles, si era manifestato in quel periodo un nuovo interesse per le religioni orientali. La confusione era generale. Bisognava scegliere la rivoluzione politica o il misticismo interiore? Un rappresentante del misticismo, Maharishi, visitò ripetutamente la Svezia per introdurvi la meditazione trascendentale.
Durante gli anni dei miei studi superiori, rigiravo continuamente questi problemi nella mia mente. Il disprezzo per ogni ordine stabilito si era radicato in me, in modo particolare per tutto ciò che riguardava il cristianesimo. Così posso dire che sono cresciuto proprio in mezzo a queste suggestioni.
Improvvisamente, un giorno, un mio compagno, Axel, credette in Cristo. Il fatto mi colpì come un tuono. Che cos’era successo? Sapevo che quel poveraccio del mio amico era circondato da ogni genere di influenze evangeliche ed ecclesiastiche, ma che significava questo improvviso cambiamento? Dov’erano finite le nostre lunghe discussioni intorno a Wittgenstein, Herman Hesse, buddismo e socialismo? L’unica realtà di cui parlava era Gesù!
Da un lato mi sentivo attratto; dall’altro tutto questo mi rendeva infelice. Axel cambiava ideologia come si cambia una giacca. Ne aveva provate molte, solo per abbandonarle pochi giorni dopo. Ma questa volta Axel continuava a parlare di Gesù. Mi separai da lui e nei seguenti sei mesi lo vidi solo due o tre volte. Ma mi bastarono: vedevo che era cambiato. Era molto più felice e del tutto diverso e incominciai a sentirmi a disagio, impuro, incoerente e fortemente egoista.
Durante il mio terzo e ultimo anno di scuole superiori, un pastore venne incaricato di insegnare religione. Il pastore Ahlstedt era sereno sulla cattedra ed era evidente che per lui era una gioia insegnarci i principi del cristianesimo. Più i miei compagni tentavano di metterlo in difficoltà con le loro posizioni marxiste, più il signor Ahlstedt sembrava gioioso. Rispondendo con calma ai loro argomenti urlati, diceva: “Il cristianesimo può essere riassunto in una sola parola: gioia”.
Non sapevo più che cosa pensare. Per me il cristianesimo rappresentava tutto ciò che c’è di più noioso, reazionario, superstizioso, opprimente e negativo. Le parole di questo anziano pastore erano rassicuranti, serene e libere da ogni pregiudizio e illusione. Insieme con le cose che diceva, manifestava pace e allegrezza.
Il mio disprezzo per la Bibbia era basato interamente sui sentimenti. Era del tutto fuori di ogni logica. Io che avevo aperto la Bibbia forse un paio di volte, a parte i corsi biblici in vista della confermazione nei quali non avevo capito quasi nulla, ero abbastanza sfrontato per confutarla. Mi vantavo di aver letto le Upanishad e la Bhagavadghita, i libri sacri indiani, ma non sapevo nulla di Isaia, Geremia, Paolo o Pietro. Così quando un credente mi chiese che cosa avessi contro la Bibbia, rimasi in un silenzio imbarazzato. La mia stupidità venne alla luce e mi sentii profondamente a disagio.
La vita che il mio insegnante aveva descritto e la vita che Axel stava vivendo parlavano da sole molto chiaramente. Era difficile contrastarle. Peggio ancora, c’era qualcosa dentro di me che protestava. La mia coscienza incominciava a risvegliarsi. Ciò che non sapevo era che un gruppo di credenti, fra cui un giovane americano appartenente al “movimento di Gesù”, si riuniva regolarmente per pregare perché io fossi salvato. Questo fatto aprì la strada allo Spirito di Dio per operare nel mio cuore tramite la Parola del Signore che udivo dal vecchio signor Ahlstedt e da Axel.
Un giorno saltai le lezioni e decisi di andare in bicicletta fino a una chiesa. Era chiusa e quindi mi sedetti sulla gradinata pensando. Infine qualcosa si mosse dentro di me mettendo in luce il mio orgoglio e i miei deboli tentativi di sfuggire a Dio. Quando rientrai a casa, telefonai al mio amico, proprio quello che avevo evitato d’incontrare per sei mesi, e gli chiesi un appuntamento per parlare con lui.
Quel sabato sera, il 28 maggio 1970, mi recai alla casa di Axel ben intenzionato a non lasciarmi abbindolare dalle sue parole. Avevamo sempre avuto le nostre discussioni, a volte per ore e ore al telefono, sugli argomenti più stupidi ed ero ben deciso a non permettergli di avere il sopravvento su di me. Quando mi chiese se potevamo pregare insieme, per poco non scoppiai. Aveva messo un disco di canti cristiani che parlavano del “tunnel della vita” e ogni parola mi colpiva diritto in mezzo alla fronte. E tuttavia preferivo ascoltare quel canto piuttosto che udire la preghiera di Axel.
Quando mi chiese se poteva pregare per me, borbottai che poteva fare quello che voleva. Così Axel incominciò a pregare chiedendo che io fossi salvato. E mentre pregava così, io incominciai a sentirmi male. La mia coscienza soffriva e nello stesso tempo mi rendevo conto che in quella stanza si stava svolgendo una feroce battaglia per la mia vita. Solo più tardi avrei conosciuto la guerra che si svolge nel regno spirituale per il possesso delle anime. Gesù ha detto: “E che giova all’uomo se guadagna tutto il mondo e perde l’anima sua?” (Marco 8:36). La vita di ogni creatura umana è preziosa agli occhi di Dio!
Non ce la feci più a resistere. Balzai in piedi e mormorando un frettoloso “arrivederci!” scappai via dall’appartamento e m’infilai nella metropolitana verso casa. Durante tutti i 45 minuti del viaggio potevo udire dentro di me una voce che ripeteva: “I tuoi peccati possono essere perdonati!” Queste parole turbinavano nella mia mente.
Giunto a casa, entrai nella mia stanza e caddi sulle ginocchia chiedendo a Gesù di perdonarmi. Quasi balbettando, gli chiesi di entrare nella mia vita e diventarne il Signore. In quell’attimo ero nato di nuovo. Una pace che non avevo mai conosciuto prima riempì il mio cuore: era come se una pietra immensa fosse caduta dalle mie spalle.
La mattina seguente, domenica, mi svegliai con tutto il mio essere avvolto nella pace. Per la prima volta da parecchi anni mi sentivo la coscienza a posto. Capivo di essere stato purificato interiormente. All’esterno udivo gli uccelli cinguettare. Una vita completamente nuova. Ero rinnovato, ero un cristiano! Lo sapevo, lo sentivo: in che modo tutto questo si fosse verificato non lo capivo in quel momento; l’avrei capito più tardi, quando lessi il passo di Giovanni: “Vi ho scritto queste cose perché sappiate che avete la vita eterna, voi che credete nel nome del Figlio di Dio” (1 Giovanni 5:13).
Il mio primo pensiero quando mi alzai fu: “Oggi è domenica. Che cosa fanno i cristiani la domenica? Vanno in chiesa. Quindi devo andare in chiesa anch’io”. Così mi recai alla chiesa dov’ero stato confermato. Era una grande struttura gotica che incuteva un certo timore. Poche persone erano presenti al culto. Ero un po’ a disagio nell’entrare e sedermi in mezzo ad alcune anziane signore. Alcuni pensieri turbinavano dentro di me: “Vattene di qui: questo non è un posto per te!” Era il mio orgoglio che voleva di nuovo prendere il sopravvento, ma la mia fame della Parola era più forte e così rimasi al mio posto.
Non conosco il nome del pastore che presiedeva il culto quella domenica, ma lo ringrazierò certamente quando lo incontrerò in cielo. Il suo sermone fu per me di grande aiuto e mi diede nuova certezza nei riguardi della mia salvezza. Dapprima descrisse la persona che non crede in Dio, non convertita, peccatrice. Quindi mostrò in che modo lo Spirito di Dio opera nel cuore del peccatore, attirandolo verso Cristo. Spiegò poi come una creatura umana diventa cristiana, tramite il perdono dei suoi peccati, sulla base di quanto Gesù ha compiuto sulla croce, quando ha preso su di sé tutti i peccati degli uomini. Infine ci indicò in che modo possiamo ricevere il dono di Cristo per mezzo della fede, diventando così figlioli di Dio.
Ero come stordito. Il pastore aveva descritto nei dettagli tutto ciò che mi era successo la sera precedente. Ricevetti ogni parola come diretta a me personalmente e dovetti fare uno sforzo per non alzarmi e gridare: “è proprio così! Questo è quel che è successo a me ieri sera!” Quando il culto ebbe termine, mi raccolsi nuovamente in preghiera per chiedere ancora al Signore di entrare e rimanere nella mia vita. Mentre scendevo i gradini della chiesa mi resi conto che ormai non sarei più tornato indietro. Ora ero un credente!
Immediatamente la mia vita si riempì di grandi desideri. Avevo sete della Parola di Dio, proprio come un assetato brama acqua. La mia vita era mutata. Persino la natura assunse un nuovo aspetto per me e io la osservavo ammirato e pieno di gioia. In realtà ogni cosa attorno a me era rimasta tale e quale, e questo fatto induceva la mia instabile emotività ad avere degli alti e dei bassi e i miei pensieri a vagare senza meta.
L’esclamazione “alleluia” di Axel giunse al momento giusto. Avevo bisogno di confessare la mia fede con la mia bocca non solo viverla nel mio cuore. Presto mi giunsero altri aiuti. Le case di vari credenti si aprivano per me, mostrandomi tutto un mondo - fino allora a me sconosciuto - di preghiera, di studio della Bibbia, di comunione fraterna e amicizia, di evangelizzazione, d’incoraggiamento e sostegno.
Poco prima della mia conversione avevo incontrato Ray Durr, un americano che aveva conosciuto il Signore durante una campagna di evangelizzazione negli Stati Uniti. Axel me lo aveva presentato e Ray mi aveva dato la sua testimonianza, in modo molto cortese, ma con grande fermezza. Mi aveva messo terribilmente a disagio, anche se ero ben convinto che Ray era dalla parte della ragione. Tutta la sua persona irradiava Gesù. Ero molto attratto da lui.
Dopo che gli ebbi dichiarato di riconoscere Gesù Cristo come mio Signore, Axel mi richiamò al telefono per dirmi che un gruppo di amici si preparava ad andare a una riunione sotto una tenda e mi chiese se volevo unirmi a loro. Avrebbe cantato una corale che già avevo ascoltato nel centro d’incontri della città e che mi aveva vivamente impressionato. Era stato come un lampo di luce in mezzo alle mie dense tenebre interiori. Alla riunione sotto la tenda ci sarebbe stato anche Ray. Quando udii questa notizia, decisi di andare: volevo dire a quell’uomo che era stato così cortese con me che ora anch’io ero un credente.
Non dimenticherò mai quella riunione sotto la tenda. Arrivammo un pochino in ritardo, quando la riunione aveva già avuto inizio. La tenda era piena di gente. L’atmosfera era impregnata dell’odore della segatura che copriva il pavimento. Tutti apparivano felici: il messaggio era ispirato e pieno di forza. Ogni parola sembrava detta per me.
Ray mi aspettava e mi aveva riservato un posto a sedere. Ci guardammo negli occhi: l’amore di Dio risplendeva nel suo sguardo. Ray sorrise, io sorrisi: ci abbracciammo senza dire una parola. Non ce n’era bisogno: sapevamo entrambi che cos’era successo. Gesù era una persona reale, vivente: io ero stato perdonato! Veramente ero diventato un figlio di Dio in Cristo, una nuova creatura! Era una sensazione commovente, meravigliosa e naturale nello stesso tempo. Proprio come quando si ritorna a casa dopo una lunga assenza.
Qualche tempo dopo la mia conversione, scoprii per la prima volta un bellissimo versetto biblico, le cui parole si impressero profondamente nel mio cuore:
“Se dunque uno è in Cristo, egli è una nuova creatura; le cose vecchie sono passate: ecco, sono diventate nuove” (2 Corinzi 5:17).
Ricordo bene la mia reazione la prima volta che lessi questo versetto: “è proprio così, lo so, è successo a me!” Non era stato quel versetto, né alcun altro, che mi aveva insegnato a pensare e agire come credente. Mi era successo proprio l’opposto: la Bibbia confermava esattamente ciò che era avvenuto nella mia vita, ciò che sapevo già nel mio cuore.
Il vero cristianesimo è proprio quel che diceva il pastore Ahlstedt: “gioia!” La gioia di essere ritornato a casa; la gioia di aver trovato la via; la gioia di scoprire sempre cose nuove, in particolare il Regno di Dio; la gioia di realizzare il rinnovamento della mia coscienza e la sparizione delle mie paure; la gioia per la comunione con nuovi fratelli e sorelle; la gioia di comprendere chi è Gesù e che cosa ha fatto per me.
Talvolta ho affermato di essere stato salvato quasi contro la mia volontà ed effettivamente credo che sia vero. Noi affermiamo: “Ho accettato Gesù” e dal nostro punto di vista l’affermazione è giusta. Ma dal punto di vista di Dio le cose stanno in modo diverso. La Bibbia dichiara: “Non c’è nessun giusto, neppure uno. Non c’è nessuno che capisca, non c’è nessuno che cerchi Dio” (Romani 3:10-11).
Quando guardo indietro alla mia conversione e a quella vita che ora, grazie a Dio, è morta e sepolta, devo riconoscere che in realtà non ero io a cercare il Signore, ma era il Signore che cercava me. Ricordo che al tempo della mia scuola domenicale cantavo inni che parlavano di Gesù e della sua croce. Quale impressione mi facevano quei canti! Ricordo anche quando il nonno e la nonna recitavano le preghiere serali, a voce alta e chiara, nella loro camera mentre io ero nel mio letto nella stanza accanto e ascoltavo.

Dopo la mia confermazione, rammento che tentai varie volte di leggere la Bibbia per conto mio, ma molte volte me ne andavo lontano dal Signore. Egli mi offriva continue opportunità di ascoltare la sua Parola riguardante Gesù, ma io mi ribellavo o fuggivo lontano. Oggi mi rendo conto che tutto ciò che va sotto il nome di “ricerca” in filosofia, in politica, nelle religioni, nella musica e nelle esperienze varie, non è un desiderio ardente del cuore per il Signore. Non si tratta che della ribellione dell’uomo, del suo orgoglio e delle sue scappatoie per evitare Dio. Il vuoto che c’era nel mio cuore e le ferite che avevo ricevuto erano semplicemente il risultato del mio testardo desiderio di seguire la mia strada e il mio rifiuto di sottomettermi alla volontà di Dio.
Se non fosse stato per l’intervento della grazia di Dio e l’influenza del suo Spirito sulla mia volontà, io non avrei mai trovato Gesù. Non sono stato io a cercare e trovare il Cristo: è stato lui a cercarmi e a salvarmi. Non sono stato io ad approvare e accettare la sua opera e il suo insegnamento; è stato lui che, nonostante le mie azioni e le mie opinioni, mi ha perdonato e mi ha accettato sulla base della sua redenzione. Quale grazia infinita! Quanto sono riconoscente del fatto che, nonostante tutto, sono stato accettato come figlio in Cristo.
Dopo la conversione, molti fatti mi accaddero in rapida successione. Alcune settimane dopo, mentre ero ancora emotivamente molto instabile, venni battezzato nello Spirito Santo. Ecco come accadde. Appena ebbi ricevuto il Signore Gesù, mi resi conto che dovevo raccontare ai miei compagni ciò che era successo. Nessuno me lo aveva detto: lo sentivo come un imperativo dentro di me.
In un primo momento la maggior parte dei miei amici non poteva credere a quel che raccontavo; poi uno per uno incominciarono ad abbandonarmi. Insulti e scherni diventarono il mio pane quotidiano. Un giorno uno dei miei amici più intimi mi offerse una birra. Risposi: “No, grazie”. Se ne andò bestemmiando. Lo incontrai più tardi nel centro della città, completamente ubriaco. Venendo verso di me vacillando, mi apostrofò beffardamente: “Così appartieni al branco dei salvati, adesso!?!” L’odio e il disprezzo che si sprigionavano dalla sua persona erano così intensi che mi venne la nausea. Quando gli risposi: “Sì, è vero”, si girò sui tacchi e se ne andò con i suoi compagni ridendo di me.
Ray, che si trovava con me, mi suggerì di accompagnarlo a casa e pregare insieme. Giunti a casa e dopo un breve scambio di pensieri, mi chiese quasi a bruciapelo: “Sai che cos’è il parlare in lingue?” Lo guardai stupito e mentre aprivo le labbra per rispondergli fiumi di “lingue” scaturirono improvvisamente dalla mia bocca provenienti dal mio uomo interiore. In un istante tutto il mio essere venne immerso in un’esperienza del tutto inattesa di ciò che la Bibbia chiama “battesimo nello Spirito” (Atti 1:8 e 2:1-4).
La felicità che ne seguì e la gioia della presenza di Dio che mi riempì sono indescrivibili. Per circa due ore non potei fare altro se non lodare Dio “in lingue”. Si rovesciarono su di me continue ondate di purificazione, di potenza e d’amore. Ero sbalordito, quasi tramortito, ma che esperienza meravigliosa! Gesù è colui che battezza con lo Spirito Santo e con il fuoco (Matteo 3:11) e sono convinto che in quel momento il Signore spezzò molti legami che mi tenevano ancora unito al mio passato, guarì le mie ferite e mi riempì con la sua presenza e la sua gloria.
Da quel giorno non ho mai più provato la minima attrazione verso la mia vita di prima. La potenza di Dio l’aveva letteralmente spazzata via dai miei orizzonti. Questo non significa che i credenti non siano tentati. Al contrario: il combattimento è spesso molto aspro e ogni credente continua a vivere “nella carne”, indipendentemente dalle sue esperienze spirituali. Ma il battesimo nello Spirito Santo fornisce delle capacità che nessuno sforzo umano può produrre. Fornisce una vera forza soprannaturale per compiere ciò che Gesù vuole che noi facciamo per lui e con lui.
Desidero ancora ricordare altre due esperienze, ricche di significato, fatte durante la mia permanenza a Gothenburg. La prima mi capitò sul treno. Mentre ero seduto, un pensiero improvviso attraversò la mia mente: “Non esiste nessun Dio!” Per un istante rimasi come abbagliato.
Mi trovai come immerso nel buio. Ma subito una risposta sorse da dentro di me: “Sì, Dio c’è, Dio è vivente!” Riaffermai con forza questo pensiero e qualcosa di straordinario avvenne: fu come se una porta si aprisse nella parte posteriore della mia testa ed ebbi la sensazione, o vidi nel mio spirito, che una luce splendesse dal cielo tramite quella porta aperta e penetrasse nella mia mente e nel mio cuore. Ero ripieno di una “presenza” indescrivibile. Dopo quell’esperienza non mi capitò più di dubitare dell’esistenza di Dio, neppure per un secondo. Qualunque senso di solitudine, reale o immaginario, svanì completamente e non mi sono mai più sentito solo.
Ogni giorno realizzo la presenza di Gesù mediante lo Spirito Santo. Nei fatti comuni della vita, in tempo di stanchezza, o durante le tentazioni e persino nelle cadute, questa presenza misericordiosa non mi ha mai abbandonato. Non ne avevo capito l’importanza in quel momento, ma ora comprendo quanto quella presenza sia stata vitale per me. Ci sono state molte situazioni nelle quali potevo sentirmi solo, isolato e disprezzato, ma la sua forza è stata con me. Gesù ha detto:
“Se voi mi amate, osserverete i miei comandamenti; e io pregherò il Padre, ed egli vi darà un altro consolatore, perché stia con voi per sempre, lo Spirito della verità, che il mondo non può ricevere perché non lo vede e non lo conosce. Voi lo conoscete, perché dimora con voi, e sarà in voi” (Giovanni 14:15-17).
Ebbi la seconda esperienza poco tempo dopo. Ormai avevo perso quasi tutti i miei amici e mi sentivo un po’ confuso e depresso. Avevo trovato un secondo lavoro come scaricatore di porto ai moli. Un giorno, mentre scendevo dal treno presso il porto di Gothenburg, la realtà del “grande mandato” di Gesù si presentò in modo impressionante alla mia mente. Le parole di Gesù erano rimaste scolpite in me durante il mio corso di catechismo e ora ritornavano con forza straordinaria. Gesù aveva detto ai discepoli: “Ogni potere mi è stato dato in cielo e sulla terra. Andate dunque e fate miei discepoli tutti i popoli battezzandoli nel nome del Padre, del Figlio e dello Spirito Santo, insegnando loro a osservare tutte quanto le cose che vi ho comandate. Ed ecco, io sono con voi tutti i giorni, sino alla fine dell’età presente” (Matteo 28:18-20).
Svanirono dalla mia vista e dal mio cuore il grigiore del porto e il ricordo dei vecchi amici. Improvvisamente fu chiara per me la direzione che doveva prendere la mia vita: rendere testimonianza a Gesù, istruire dei discepoli, andare nel mondo con la certezza che Gesù sarebbe stato sempre con me. Soltanto parecchio tempo dopo compresi che là, in quella misera stazione del porto, il Signore mi aveva mostrato tutto il mio futuro e quale sarebbe stata l’opera della mia vita. Ma in che modo questo sarebbe avvenuto, lo ignoravo completamente.
La città di Gothenburg non mi era apparsa mai così bella! Questa era la città della mia infanzia, della mia turbolenta adolescenza e infine il luogo della mia nuova nascita. Ma ora dovevo lasciarla. Pensavo che sarei stato lontano per breve tempo; ma più tardi mi resi conto che non vi sarei mai più ritornato.
L’anno precedente avevo deciso di iscrivermi all’Università di Uppsala. Seguendo un impulso della fantasia, avevo scelto un corso di etnografia, uno studio sulle culture non occidentali. Molti miei amici avevano scelto l’Università di Lund, nel sud della Svezia, ma io sentivo il bisogno di operare una rottura chiara nella mia vita e perciò scelsi Uppsala. In quel tempo non potevo sapere quanta parte Dio avesse in questa scelta.
L’estate trascorse velocemente, ma prima che giungesse il momento di partire per Uppsala, accompagnai un gruppo di amici credenti a un campo biblico poco fuori Gothenburg. Partecipare a quella settimana di studi biblici fu un’esperienza straordinaria per me. Ero un neoconvertito e nulla sapevo dell’esistenza di un profeta di nome Abacuc, né avevo mai letto il Cantico dei Cantici.
La prima sera predicò un evangelista cieco, il quale aveva il dono delle guarigioni. Nel bel mezzo della riunione, il predicatore disse: “C’è qualcuno qui che ha dei problemi con il rene sinistro”. Appena ebbe pronunziato queste parole, la potenza di Dio percorse il mio corpo, scuotendolo come una foglia. La persona seduta accanto a me disse: “Si sta rivolgendo a te, lo sento. Vuole che tu vada verso il palco”. Mi alzai avvicinandomi al predicatore e raccontai come il Signore mi avesse guarito in quello stesso istante. Per tutto l’anno, infatti, avevo sofferto un dolore costante al fianco sinistro, ma non ne avevo parlato né con i miei genitori, né con il nostro medico. Da quel momento in poi ogni dolore scomparve e scopersi che quello stesso Gesù che salva i peccatori e battezza con lo Spirito Santo, guarisce anche gli ammalati.
La settimana passò fin troppo presto ed era giunto il momento per me di battezzarmi nell’acqua. Venni battezzato in un piccolo fiume delle vicinanze e anche questa fu un’esperienza meravigliosa: sapere di entrare nell’acqua per riemergere in una nuova vita con Gesù (Romani 6:4).
Quando guardo al mio passato, mi rendo conto che Dio si è servito di molti membri del corpo di Cristo per aiutarmi a sviluppare la mia fede. Questo mi dimostra che Gesù non si lascia mai imprigionare da alcun sistema religioso umano. Egli è presente dovunque le persone credono in lui e si affidano a lui.
è impossibile descrivere tutte le mie impressioni e il mio stupore per la misericordia di Dio nelle esperienze che feci durante quei primi giorni e quando partii per Uppsala non potevo immaginare quel che mi attendeva!

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Ulf Ekman

Ekman Ulf è una figura di grande prestigio in tutto il mondo pentecostale.

La comunità che ha fondato, Livets Ord, o Word of Life in inglese, Parola di Vita, conta una scuola frequentata da un migliaio di alunni, diversi missionari attivi specialmente in Russia, Kazakistan e altre regioni ex sovietiche, nonché una Ong caritativa attiva in India.

Ha dato vita alla più grande scuola di studi biblici dell’intera Penisola scandinava, i suoi libri sono tradotti in 60 lingue e i suoi sermoni televisivi hanno varcato i confini europei.


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