Lutero sapeva che la messa è il cuore della vita della chiesa e che perciò non era possibile riformare la chiesa senza modificare la messa. Sapeva pure che, ponendo mano a quest'opera, avrebbe attizzato «un altro incendio» (come scrisse a un amico). E così avvenne, anche se in questo campo Lutero cercò di contemperare il consueto rigore teologico con molta prudenza pastorale ritardando l'introduzione di innovazioni liturgiche non ancora sufficientemente spiegate al popolo: conservava le forme rivoluzionando il contenuto.L'eucaristia non è un sacrificio ma un dono; è un «testamento» con cui Dio ci lascia una preziosa eredità; quindi: non siamo noi che la offriamo a Dio ma è Dio che la offre a noi: decisivi non sono i poteri del celebrante ma le parole di Cristo e la fede che crede in esse ricevendo i segni del pane e del vino; il ministro non è sacerdote perché l'unico sacerdozio cristiano è quello di tutti i credenti, conferito da Cristo con il battesimo e non dal vescovo con l'ordinazione; la Cena dev'essere celebrata secondo il modello lasciato da Gesù, senza inutili aggiunte e senza togliere il calice ai laici («bevetene tutti» aveva detto Gesù!); la lingua del culto dev'essere quella parlata dal popolo. C'è però un tipo di messa che non può essere riformato ma che deve essere abolito: la «messa privata», celebrata in suffragio dei defunti, spesso dal solo sacerdote.Delle riforme proposte da Lutero, una sola è stata pienamente accolta (dopo oltre 4 secoli) dalla Chiesa cattolica: l'uso della lingua parlata. Un netto miglioramento s'è avuto anche per quanto riguarda il posto riservato alla sacra Scrittura nella messa comunitaria. Non sono invece ancora state attuate le altre riforme: le «messe private» continuano ad essere celebrate, i credenti continuano a «comunicare» con l'ostia soltanto, la dottrina della «transustanziazione» non è stata abbandonata almeno ufficialmente (il recente Catechismo della Chiesa cattolica la ribadisce), e si continua a concepire l'eucaristia come sacrificio, identificato con quello della croce.I tre scritti che pubblichiamo permettono di comprendere come, sulla base e alla luce della sacra Scrittura, Lutero sia giunto a distanziarsi criticamente dalla teologia sacramentale scolastica e dalla prassi cultuale e devozionale che ne conseguiva, proponendo alloro posto una nuova comprensione, biblicamente fondata, del sacramento, del ministero, del culto e della chiesa stessa. Grazie ad un discorso critico molto limpido, si possono capire in profondità le ragioni e i contenuti essenziali della riforma evangelica del cuIto e si è quindi in grado di cogliere, su questo terreno meglio che altrove, la differenza sostanziale tra cattolicesimo e protestantesimo. Il discorso di Lutero in questi scritti, pubblicati per la prima volta in italiano, entra dunque nel vivo dell'odierno dibattito ecumenico sul significato del sacramento e sulla natura del culto cristiano.