È la prima traduzione completa della Bibbia in lingua italiana sicuramente condotta sui testi originali, ebraico (e in alcune parti aramaico), per quanto riguarda l’Antico Testamento, greco per quanto riguarda il Nuovo. È anche la più antica traduzione italiana della Bibbia tuttora in uso e il testo di riferimento per le chiese scaturite dalla Riforma protestante.
Altre traduzioni italiane precedenti erano basate sulla Vulgata (la traduzione latina opera di Gerolamo e in uso fin dal IV secolo) o su altre edizioni latine della Bibbia, oppure è difficile stabilire con sicurezza, oggi, se siano state interamente condotte sui testi originali o se fossero basate su altre traduzioni. Si tratta, in ogni caso, di versioni attualmente non più in uso che mantengono un valore soprattutto sul piano storico e antiquario.
Di famiglia lucchese (come lui stesso ci tenne a stampare sul frontespizio della sua Bibbia), Giovanni Diodati nacque e visse a Ginevra, città dove i suoi genitori si erano dovuti rifugiare per avere aderito al credo protestante. All’età di vent’anni divenne professore di Ebraico presso l’Accademia di Ginevra, dove, dal 1608, rivestì anche l’incarico di rettore.
Poco più che trentenne, nel 1607, pubblicò la sua traduzione della Bibbia in lingua italiana; opera di cui fu solo in parte soddisfatto, tant’è che la sottopose a una profonda revisione che lo impegnò per più di trent’anni.
La seconda edizione, del 1641, è quella tuttora considerata il punto di riferimento delle comunità evangeliche di lingua italiana. Fino alla pubblicazione della traduzione di Mons. A. Martini, alla fine del XVIII secolo, fu, di fatto, l’unica traduzione in Italiano circolante (quantunque, in Italia, spesso in forma clandestina essendo un testo proibito dalle censure dell’epoca).
L’opera si caratterizzava per:
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una grande aderenza alla lettera dei testi originali;
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una resa italiana estremamente vigorosa e letterariamente pregevole.
I pregi linguistici dell’opera sono stati riconosciuti anche dall’Accademia della Crusca.
I “limiti” che oggi si possono riconoscere a questo lavoro, sono legati in gran parte all’epoca in cui fu realizzato: un linguaggio oggi decisamente arcaico (il linguaggio “alto” in uso nel XVII secolo) e il limitato numero di manoscritti conosciuti o accessibili ai tempi del Diodati.
Anche tenuto conto di questi limiti, che forse la rendono poco adatta a un utilizzo “quotidiano”, secondo molti studiosi resta ancor oggi un’opera insuperata e resta sicuramente un aiuto e un punto di riferimento importante per chiunque desideri studiare in profondità i testi biblici.