Spesso Gesù, quando insegnava, faceva uso di paradossi: “Chiunque si innalza sarà abbassato, e chiunque si abbassa sarà innalzato” (Luca 23:12); “Gli ultimi saranno primi, e i primi saranno ultimi” (Matteo 20:16); “Chiunque di voi vorrà diventare grande, sia vostro servo” (Matteo 20:26). L’elemento paradossale di tali affermazioni, così opposte al nostro senso comune, mirava a stimolare il pensiero, scuotere le coscienze e convertire le vite. D’altronde, se i principi enunciati da Cristo ci appaiono paradossali, che cosa possono indicare se non quanto noi siamo divenuti paradossali agli occhi di Dio!
Le due predicazioni contenute in questo libro, prendono in esame uno dei più grandi paradossi mai enunciati da Cristo: “Chi vorrà salvare la propria vita, la perderà; ma chi avrà perduto la propria vita per amor mio, la ritroverà. Che giova infatti all’uomo, se guadagna tutto il mondo e poi perde la propria anima? Ovvero, che darà l’uomo in cambio dell’anima sua?” (Matteo 16:25-26). Che cosa significano queste parole? Che cosa implicano?
A spiegarlo è Francesco Turrettini (1623-1687). Conosciuto come uno dei più grandi teologi riformati della storia, Turrettini fu anche un fedele e premuroso pastore d’anime. Preoccupato per la deriva che vedeva in atto nella comunità evangelica, non si risparmiò. Con la profondità di un teologo e la sensibilità di un pastore, predicò, richiamò e si appellò: perché non può dormire un popolo che proclama il messaggio del Risorto; non può essere infedele una chiesa che predica il messaggio della fede; e non possono compromettersi coloro che sono chiamati ad essere il sale della terra e la luce del mondo.
“I credenti temporanei sono disposti a seguire Gesù Cristo quando fa miracoli, distribuisce pani e va sulla montagna per essere trasfigurato, ma non quando sale sul Golgota, per identificarsi con la sua infamia e portare la propria croce. Preferiscono i beni effimeri e fragili di questa vita ai beni eterni e incorruttibili della vita a venire. Seguendo Gesù Cristo si può essere esposti alla prigione, all´esilio, alla fame, alla nudità, alle calamità più gravi, e spesso a supplizi terribili ed infami. Ma che cosa sono queste cose se paragonate alla pace e alla gioia inesprimibile e gloriosa che prova un credente che è in pace con Dio, nella comunione della sua grazia, godendo già le primizie dell´eternità?” – Francesco Turrettini