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Capitolo 1
Sacro diletto
Ha ogni motivo per essere amareggiata. Per anni nessuno le riconobbe il talento di cui ? dotata. Prestigiosi circoli operistici serrarono le file quando tent? di accedervi. I critici statunitensi ignorarono la sua voce irresistibile. Si vide rifiutare ripetutamente parti per le quali era straordinariamente qualificata. Fu soltanto quando si rec? in Europa e conquist? l?esigente pubblico del vecchio continente che gli opinionisti degli Stati Uniti ammisero le sue capacit?.
Ma se la sua vita professionale ? stata una battaglia, la sua vita personale non ? stata da meno in quanto a sfide. ? madre di due invalidi, uno dei quali con una grave forma di ritardo mentale. Anni fa, nel tentativo di sfuggire ai ritmi frenetici di New York, acquist? una casa a Martha?s Vineyard*. Un incendio la rase al suolo due giorni prima che vi si trasferisse.
Rifiuto nella vita professionale. Imprevisti nella vita personale. Terreno perfetto per i semi dell?amarezza. Un campo ideale per le radici del risentimento. Ma in questo caso la collera non ha trovato posto.
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* Isola del Massachusetts nota soprattutto come luogo di villeggiatura. (N.d.T.)
Gli amici non la conoscono come amareggiata; gli amici la chiamano: ?Bollicine?.
Beverly Sills. Cantante d?opera acclamata in tutto il mondo. Direttrice a riposo dell?Opera di New York.
Il suo parlare ? condito da risate. La serenit? rende dolce il suo volto. Dopo averla intervistata, Mike Wallace ha affermato: ?? una delle signore pi? impressionanti, se non la pi? impressionante, che io abbia mai intervistato?.
Come pu? una persona gestire rifiuti cos? pesanti nella vita professionale e traumi cos? duri nella vita personale e tuttavia essere nota come ?Bollicine?? ?Ho scelto di restare di buon umore?, dice. ?Anni fa sapevo di aver poca o nessuna scelta riguardo al successo, alle circostanze o anche alla felicit?. Sapevo, per?, che potevo scegliere di conservare il buon umore?.
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?Abbiamo pregato per la guarigione. Dio non l?ha concessa. Ma ci ha benedetti?.
Glyn parlava lentamente. In parte a causa della propria convinzione. In parte a causa della propria malattia. Suo marito, Don, era seduto accanto a lei. Ci eravamo incontrati tutti e tre per pianificare un funerale, il suo. E ora che gli inni erano stati scelti e i dettagli erano stati discussi, Glyn parlava.
?Ci ha concesso una forza che non conoscevamo?.
?Ce l?ha data quando ne avevamo bisogno e non prima?. Le parole erano biascicate, ma comprensibili. Aveva gli occhi umidi, ma pieni di fiducia.
Mi chiesi come mi sarei sentito se avessi dovuto lasciare questa vita a quarantacinque anni. Mi chiesi che cosa avrei provato se avessi dovuto dire addio a moglie e figlie. Mi chiesi come sarebbe stato essere testimone della mia stessa morte.
?Dio ci ha dato pace nella sofferenza. Ci avvolge in ogni momento. Persino quando noi perdiamo il controllo, egli ? l??.
Era trascorso un anno da quando Glyn e Don avevano appreso della condizione di Glyn: sclerosi laterale amiotrofica, anche nota come morbo di Lou Gehring. La causa e la cura restano un mistero. Ma non gli effetti. La forza muscolare e la mobilit? regrediscono inesorabilmente, lasciando al malato soltanto la mente e la fede.
E fu proprio l?unione della mente e della fede di Glyn a farmi comprendere che stavo facendo qualcosa di pi? che pianificare un funerale. Stavo ammirando i gioielli sacri che lei aveva estratto dalla miniera della sua disperazione.
?Possiamo usare qualsiasi tragedia come un ostacolo o come un trampolino di lancio?
?Spero che questo non provochi amarezza nella mia famiglia. Spero di poter essere un esempio di come Dio vuole che confidiamo in lui nella buona e nella cattiva sorte. Perch? se non abbiamo fiducia quando le cose vanno male, non abbiamo fiducia per niente?.
Don le teneva la mano. Le asciugava le lacrime. Si asciugava le proprie.
?Chi sono questi due?? mi chiesi osservandolo passare un fazzoletto sulla guancia di lei. ?Chi sono costoro che, sul margine del fiume della vita, riescono a guardare al di l? con una tale fede??
Il momento era solenne e delicato. Dissi poco. Non si ? sfrontati in presenza del sacro.
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?Ho tutto ci? di cui ho bisogno per rallegrarmi!? disse Robert Reed. ?Stupefacente!? pensai.
Ha le mani ritorte e i piedi inutilizzabili. Non pu? farsi il bagno da solo. Non pu? alimentarsi da solo. Non pu? lavarsi i denti, pettinarsi o indossare la biancheria. Le sue camicie sono tenute insieme da strisce di velcro. La sua parlata ? strascicata come un nastro consumato.
Robert soffre di paralisi cerebrale.
La malattia gli impedisce di guidare l?auto, di andare in bicicletta e persino di fare una passeggiata. Ma non gli ha impedito di diplomarsi e di frequentare l?Abilene Christian University, dove ha conseguito una laurea in latino. La paralisi cerebrale non gli ha impedito di insegnare in una scuola media di St. Louis e nemmeno di affrontare cinque viaggi missionari all?estero.
E la malattia non ha impedito a Robert di diventare un missionario in Portogallo.
Raggiunse Lisbona, da solo, nel 1972. L? si sistem? in una stanza d?albergo e cominci? a studiare il portoghese. Conobbe un ristoratore che si premurava di farlo mangiare dopo l?ora di punta e un tutore che ne seguiva i progressi nella lingua.
Poi inizi? a frequentare quotidianamente il parco, dove distribuiva opuscoli su Cristo. Nel giro di sei anni port? al Signore settanta persone e una di esse, Rosa, divenne sua moglie.
L?ho sentito parlare di recente. Ho visto alcuni uomini spingere sul palco la sua sedia a rotelle. Li ho visti poggiargli una Bibbia in grembo. Ho visto le sue dita rigide sforzarsi per sfogliarne le pagine. E ho visto persone tra il pubblico asciugarsi lacrime di ammirazione. Robert avrebbe potuto chiedere solidariet? o compassione, e invece ha fatto proprio l?opposto. Ha alzato la sua mano ricurva e si ? vantato: ?Ho tutto ci? di cui ho bisogno per rallegrarmi!?
Ha le camicie tenute insieme con il velcro, ma la sua vita ? tenuta insieme dalla gioia.
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Nessuno aveva pi? motivo di lui di essere infelice, eppure nessuno era pi? allegro.
La sua prima casa era un palazzo. Aveva la servit? ai suoi ordini. Uno schiocco delle sue dita cambi? il corso della storia. Il suo nome era conosciuto e amato. Aveva tutto: ricchezza, potenza e rispetto.
E poi fin? per non avere nulla.
Gli studiosi riflettono ancora sul suo caso. Gli storici non riescono a farsene una ragione. Come aveva potuto un re perdere tutto in un istante?
Ora faceva parte della famiglia reale e l?attimo dopo era ridotto in povert?.
Nel migliore dei casi aveva per letto un giaciglio preso in prestito, ma il pi? delle volte riposava sulla nuda terra. Non possedette mai nemmeno il pi? semplice mezzo di trasporto e il suo reddito dipendeva dalle donazioni. A volte aveva talmente fame che mangiava frumento crudo o staccava un frutto da un albero. Sapeva bene che cosa significasse subire le intemperie, la pioggia, il freddo. Sapeva bene che cosa significasse non avere una casa.
I pavimenti del suo palazzo erano immacolati; adesso era esposto al sudiciume. Non aveva mai conosciuto la malattia, ma adesso ne era circondato.
Nel suo regno era riverito; adesso veniva schernito. I suoi vicini cercarono di linciarlo. Alcuni gli diedero del pazzo. La sua famiglia cerc? di tenerlo chiuso in casa.
Coloro che non lo schernivano cercavano di approfittarne. Volevano favori. Volevano trucchi. Era una novit?. Volevano farsi vedere con lui, almeno finch? la cosa non pass? di moda. Poi cercarono di ucciderlo.
Fu accusato di un crimine che non aveva mai commesso. Testimoni prezzolati mentirono sul suo conto. La giuria era manipolata. Non gli fu assegnato alcun avvocato difensore. Un giudice asservito alla politica lo condann? a morte.
Lo uccisero.
Se ne and? cos? come era venuto: poverissimo. Fu sepolto in un sepolcro preso in prestito, il suo funerale finanziato da amici compassionevoli. Sebbene un tempo avesse avuto tutto, mor? senza niente.
Sarebbe dovuto essere infelice. Sarebbe dovuto essere amareggiato. Avrebbe avuto ogni diritto di infuriarsi. E invece nulla di tutto questo.
Era allegro.
I musoni non attirano un seguito. La gente lo seguiva dovunque andasse.
I bambini evitano gli irascibili. I bambini correvano dietro a quest?uomo.
Le folle non si radunano per ascoltare un piagnone. Le folle chiedevano a gran voce di ascoltarlo.
Perch?? Era allegro. Era allegro quando era povero. Era allegro quando fu abbandonato. Era allegro quando fu tradito. Era allegro persino quand?era appeso a uno strumento di tortura, le mani perforate da quindici centimetri di chiodi romani.
Ges? incarnava una gioia ostinata. Una gioia che rifiutava di piegarsi al vento delle difficolt?. Una gioia che non perdeva terreno di fronte alla sofferenza. Una gioia le cui radici affondavano profonde nelle fondamenta dell?eternit?.
Forse ? l? che Beverly Sills la apprese. Non c?? dubbio che Glyn Johnson e Robert Reed la impararono l?. E l? ? dove anche noi possiamo apprenderla.
Che tipo di gioia ? questa? Che cos?? questa allegria che osa passare sopra alle avversit?? Che uccello ? mai questo che canta quando ? ancora buio? Da dove scaturisce questa pace che sfida la sofferenza?
Io lo chiamo sacro diletto.
? sacro perch? non ? di questa terra. Ci? che ? sacro ? di Dio. E questa gioia ? di Dio.
Ed ? diletto perch? il diletto appaga e sorprende allo stesso tempo.
Diletto ? la danza dei pastori di Betlemme davanti a una grotta. Diletto ? Maria che osserva Dio dormire in una mangiatoia. Diletto ? il canuto Simeone che loda Dio che sta per essere circonciso. Diletto ? Giuseppe che insegna al creatore dell?universo come tenere in mano un martello.
Diletto ? l?espressione sul volto di Andrea davanti al secchiello del pranzo che non si svuota mai. Diletto ? il sonnellino degli invitati dopo aver bevuto il vino che era stato acqua. Diletto ? Ges? che cammina tra i flutti con la stessa disinvoltura con cui tu passeresti attraverso dei tendaggi. Diletto ? un lebbroso che vede un dito dove prima c?era una protuberanza? una vedova che organizza una festa con il cibo preparato per un funerale? un paraplegico che fa le capriole. Diletto ? Ges? che compie cose impossibili in modi assurdi: guarisce il cieco con lo sputo, paga le tasse con una moneta trovata nella bocca di un pesce e risuscita camuffato da giardiniere.
Che cos?? il sacro diletto? ? Dio che fa cose che non immagineremmo mai: indossa pannolini, cavalca asini, lava piedi, si fa una pennichella mentre infuria la tempesta. Diletto ? il giorno in cui accusarono Dio di divertirsi troppo, di partecipare a troppe feste, di trascorrere troppo tempo con la folla dell?Happy Hour.
Diletto ? il salario di un giorno pagato a chi ha lavorato soltanto un?ora? il padre che ripulisce la schiena del figlio dal puzzo di porcile? il pastore che organizza una festa perch? ha ritrovato la pecora. Diletto ? la scoperta di una perla, un talento moltiplicato, un mendicante diretto al cielo, un criminale nel regno. Diletto ? la sorpresa sul volto della gente di strada che ? stata invitata al banchetto del re.
Diletto ? la donna samaritana con tanto d?occhi e senza parole, l?adultera che si allontana dal cortile cosparso di sassi e un Pietro in mutande che si tuffa nell?acqua gelida per avvicinarsi a colui che aveva maledetto.
Il sacro diletto ? una buona notizia che entra dalla porta di servizio del tuo cuore. ? quello che hai sempre sognato e che non ti saresti mai aspettato. ? il troppo bello per essere vero che si realizza. ? avere Dio come tuo battitore di riserva, tuo avvocato, tuo pap?, tuo pi? grande ammiratore e tuo migliore amico. Dio dalla tua parte, nel tuo cuore, davanti a te e a proteggerti le spalle. ? la speranza dove meno te la saresti aspettata: un fiore nel marciapiede della vita.
? sacro perch? soltanto Dio pu? accordarlo. ? diletto perch? entusiasma. Poich? ? sacro, non pu? essere rubato. ? in quanto diletto, non ? prevedibile.
Fu questa la contentezza che danz? attraverso le acque del mar Rosso. Fu questa la gioia che suon? la tromba a Gerico. Fu questo il segreto che fece cantare Maria. Fu questa la sorpresa che port? la primavera nella mattina di Pasqua.
? la gioia di Dio. ? sacro diletto.
Ed ? questo sacro diletto che Ges? promette nel sermone sul monte.
Lo promette nove volte. E lo promette a una folla improbabile:
? ?I poveri in spirito?. I mendicanti alla mensa di Dio.
? ?Quelli che sono afflitti?. Peccatori Anonimi uniti dalla verit? della loro presentazione: ?Salve, sono io. Sono un peccatore?.
? ?I mansueti?. Pianole da banco dei pegni suonate da Van Cliburn, talmente bravo che nessuno nota i toni mancanti.
? ?Quelli che sono affamati e assetati?. Orfani affamati che conoscono la differenza tra i cibi precotti e il cenone di Natale.
? ?I misericordiosi?. Vincitori della lotteria di capodanno che spartiscono i montepremi con i propri nemici.
? ?I puri di cuore?. Medici che amano i lebbrosi e sfuggono al contagio.
? ?Quelli che si adoperano per la pace?. Architetti che costruiscono ponti con il legno di una croce romana.
? ?I perseguitati?. Coloro che riescono a non perdere di vista il cielo mentre affrontano l?inferno sulla terra.
? a questo gruppo di pellegrini che Dio promette una benedizione speciale. Una gioia celeste. Un sacro diletto.
Ma questa gioia non ? a buon mercato. Ci? che Ges? promette non ? un trucco per farti venire la pelle d?oca e nemmeno un atteggiamento mentale da sviluppare con un apposito programma. No, Matteo 5 descrive la ricostruzione radicale del cuore da parte di Dio.
Osserva la sequenza. Prima riconosciamo di essere bisognosi: siamo poveri in spirito. Poi ci pentiamo della nostra autosufficienza: siamo afflitti. Smettiamo di fare di testa nostra e cediamo a Dio il controllo: siamo mansueti. Siamo cos? riconoscenti per la sua presenza che non ne abbiamo mai abbastanza: siamo affamati e assetati. Pi? ci avviciniamo a lui, pi? diventiamo simili a lui. Perdoniamo gli altri: siamo misericordiosi. Cambiamo atteggiamento: siamo puri di cuore. Amiamo gli altri: ci adoperiamo per la pace. Sopportiamo l?ingiustizia: siamo perseguitati.
Non ? un cambiamento superficiale dell?atteggiamento. ? la demolizione della vecchia struttura e la creazione di una nuova. Pi? la trasformazione ? radicale, pi? la gioia ? grande. E merita ogni sforzo, perch? ? la gioia di Dio.
Non ? un caso che per promettere il sacro diletto Ges? usi la stessa parola usata dall?apostolo Paolo per descrivere Dio:
? ?Beato Dio?? (1 Timoteo 1:11).
? ?Beato e unico sovrano, Re dei re e Signore dei signori??
(1 Timoteo 6:15).
Pensa alla gioia di Dio. Che cosa pu? offuscarla? Che cosa pu? soffocarla? Che cosa pu? spegnerla? Dio ? mai di cattivo umore a causa del cattivo tempo? Dio si scompone mai per le code o per il traffico? Dio si rifiuta mai di far ruotare la terra perch? ? stato ferito nei sentimenti?
No. La sua ? una gioia che le conseguenze non possono soffocare. La sua ? una pace che le circostanze non possono rubare.
C?? una deliziosa allegrezza che viene da Dio. Una gioia santa. Un sacro diletto.
Ed ? alla tua portata. Soltanto una decisione ti separa dalla Gioia.